SIMBOLI E SUONI DEL SACROLA DEVOZIONE POPOLARE NELLE PROCESSIONI “A LLI VURTAGGHJI”.
Di Vito Nicola Cavallo
Oggi ricorrenza dell’Immacolata pubblichiamo da “SIMBOLI E SUONI DEL SACRO – LA DEVOZIONE POPOLARE NELLE PROCESSIONI “A LLI VURTAGGHJI” di Gaspare Mastro e Cosimo Luccarelli la “FESTA DELL’IMMACOLATA! LA GIOIA DELL’AVVICINARSI AL NATALE”. Nella città delle ceramiche importanza particolare sono state le processioni, scrive Gaspare Mastro “tra i tanti ricordi legati alla mia infanzia quelli vissuti come chierichetto, nella Parrocchia della Chiesa Madre e nella Parrocchia del Carmine, sono tra i più belli. Vestire gli abiti di chierichetto provocava un certo effetto. La veste rossa, la cotta bianca e profumata che metteva in evidenza le trapunte dei merletti fatti a mano dalle mamme e dalle nonne. La sacrestia era sempre il fulcro di ogni iniziativa parrocchiale, compresa la disputa tra coetanei per chi doveva servire la S. Messa o le varie funzioni che di volta in volta si preparavano. Nell’ambiente aleggiava sempre l’odore di cera e d’incenso che veniva assorbito da tutti i paramenti sacri e le vesti di ministranti e chierichetti. Era sempre la sacrestia il luogo dove si organizzavano le processioni con le dispute sulle disposizioni dei posti per poter dimostrare il proprio orgoglio per le strade della città. Processioni che un tempo erano molto vissute e partecipate con moltitudini di folle che vedevano anche gente dei paesi vicinori. La sacrestia era comunque il luogo della preparazione alla liturgia e alle funzioni più importanti della vita della chiesa, come la festa della protettore parrocchiale, il Natale e la Settimana Santa con la preparazione del Sepolcro che coinvolgeva grandi e piccini e che vedeva tante confraternite impegnate nei sacri riti della settimana santa. Ancora oggi come ieri la presenza tli bbubbli bbubbli incappucciati e a piedi nudi emozionano i bambini che non vendendo i loro volti assumono figure surreali. Settimana Santa che si chiudeva con la processione del Gesù Risorto, tripudio di gioia e speranza per tutti. Anche questa processione come tante altre sono state cancellate e per questo il desiderio di ricordarle insieme all’amico Cosimo Luccarelli attraverso questo lavoro ricco di notizie e scene nella speranza di lasciare traccia di questi atti devozionali dove la fede autentica si amalgamava con la tradizione”.
Rientro della processione della Vergine Immacolata in “Piazza R. Margherita”
Cosimo Luccarelli evidenzia che “riportare alla memoria le espressioni, le parole, le testimonianze, gli esempi di vita vissuta e le manifestazioni di fede delle passate generazioni è sempre un atto di umiltà e di rispetto verso tanta gente che ho conosciuto negli anni della fanciullezza. Quegli occhi di bambino e di adolescente hanno memorizzato nel tempo i loro volti, i sentimenti, il coraggio, gli aneddoti, le storie, la semplicità, la generosità e la fede autentica man mano che venivano a contatto con loro, oppure nel guardare tanti avvenimenti quotidiani, feste e processioni di un mondo ormai scomparso.Uomini e donne semplici che nella loro umiltà rendevano dignitosa la povertà, ricca allo stesso tempo di valori che trasmettevano senza nulla a pretendere alle future generazioni. In particolare la religiosità, attestata da esempi e testimonianze, dimostrava un “cattolicesimo popolare” che insieme a quello sociale costruiva il mondo culturale e la storia di un popolo.Se osserviamo attentamente queste tavole colorate delle processioni e leggiamo attentamente i testi ad essi abbinati, notiamo quanta devozione, generosità, amore e sacrificio aveva questa gente, certamente modesta, ma con tanto pudore e tanto rispetto per gli altri senza rabbia dentro; c’erano valori e ideali diversi da quelli di oggi, legati esclusivamente ai beni materiali, che esprimevano tanto sentimento e devozione alle pie pratiche cristiane, che manteneva salda la propria morale sociale e religiosa. Commentando queste tavole, sono “ri-tornati” a vivere, attraverso immagini e parole, tante generazioni che sicuramente non abbiamo conosciuto, ma che hanno testimoniato con il loro esempio e la loro virtù la storia di questa comunità.E sono proprio loro a raccontare, a testimoniare, a insegnare come pregare e far capire che la fede è sempre la stessa, ma occorre rinnovarla. Tutto ciò che leggerete è accaduto in passato. Molti riferimenti, aneddoti e preghiere sono documentati, altri raccontati dalla voce di anziani e tramandati oralmente ai giorni nostri. Si potrebbero definire credenze, comportamenti religiosi popolari, storie d’altri tempi che anche se non riportati negli scritti ufficiali, veritieri e degni di attenzione e interesse. “Suoni e Simboli Sacri” nelle processioni grottagliesi fanno parte della storia popolare.
Festa dell’Immacolata! La gioia dell’avvicinarsi al Natale
Con la processione del simulacro dell’Immacolata a cura della Confraternita del SS. Sacramento, come avviene in tutta Italia, inizia il periodo di preparazione al Natale. La Confraternita, nata nella Collegiata nel 1550, costruì il proprio Oratorio adiacente alla Chiesa Madre dove c’era il campanile romanico distrutto dal fulmine. In questo Oratorio (momentaneamente chiuso per restauro) viene conservata la statua lignea dipinta della Vergine, fatta costruire nel ‘700 da Cicinelli, principe di Cursi e Duca di Grottaglie (documento pubblicato dalla Pasculli Ferrara nel catalogo della mostra “Confraternite, arte e devozione in Puglia del Quattrocento al Settecento”). La paternità della scultura è attribuita a Giuseppe Picano, allievo del Sanmartino, artista di grande talento e sensibilità nelle sculture sacre, operante in quei tempi a Napoli. Il pregevole modellato dell’Immacolata, scolpito in sintonia con le teorie artistiche rococò, esplicita note di viva bellezza e arcadica grazia: la Vergine, avvolta da un ampio mantello svolazzante, è rappresentata su una nuvola con due teste di cherubini alati, mentre calpesta con il piede sinistro il serpente e la falce di luna. La Confraternita del SS. Sacramento, dal momento della sua costituzione, ha ricevuto nelle prestazioni e doveri statutari quello di celebrare ogni anno la festa della Concezione della Madonna, sotto la cui invocazione fu eretto l’oratorio. E così tutti i confratelli in abito di rito composto da: 1) Saio di cotone bianco, stretto in vita da un cingolo di lana bianco con fiocco 2) Mozzetta, mantella color celeste che si abbottona tramite due alamari dorati, con l’effige della confraternita SS. Sacramento sul lato sinistro 3) Cappuccio di cotone bianco, alzato sulla testa. 4) Guanti bianchi. 5) Bordone, azzurro con punta bianca 6) Scarpe e calzini bianchi, portano la statua della Madonna sulle spalle per le vie della città. Negli ultimi dieci anni le confraternite rivisitando i propri statuti, hanno coinvolto le donne alla partecipazione dei sacri riti e processioni. Contrariamente ai confratelli l’abito di rito delle consorelle è composto da una Mantella a tre quarti con color celeste che si abbottona tramite due alamari dorati, con l’effige della confraternita SS. Sacramento sul lato sinistro, posta sopra l’abito personale. Anticamente a questa processione partecipavano tanti canonici, sacerdoti, seminaristi e accoliti, che accompagnavano l’arciprete o in sua vece l’assistente spirituale della confraternita, rappresentante la Collegiata. Il clero precedeva la statua, come di prassi nelle processioni, e tutti indossavano sulla talare nera la cotta di pizzo ricamato. Dietro la statua tanti fedeli in preghiera; molte donne portavano il cero acceso e tra loro c’era sempre qualcuno che recitava il rosario nei momenti di silenzio/riposo della banda musicale. La festa obbligava la banda a suonare inni mariani, ma l’atmosfera pre-natalizia era motivo di far ascoltare in anteprima qualche pastorale.
Processione della Vergine Immacolata “Via Uffici Pubblici”
… e le donne invocavano l’Immacolata dicendo
“Sott’lu peti tla Matonna ccumpariu nna bbédda stella…!
Un rito secolare quello della processione dell’Immacolata che conserva intatto il fascino degli avvenimenti che parlano direttamente al cuore. La semplicità di questa manifestazione religiosa per le vie della città, nella profonda e mistica partecipazione dei fedeli, ha sempre dato vita ad un suggestivo momento di preghiera, ragione della profonda devozione dei grottagliesi alla Madonna. Una processione come tante, che avvenivano nel corso dell’anno liturgico con altre statue della Vergine chiamate diversamente, che si è caratterizzata anticamente dalle innumerevoli preghiere litaniche che tante donne recitavano ad alta voce nel dialetto grottagliese, in quanto imperava l’analfabetismo. Tutto questo lo si ascoltava nel silenzio di un paese privo di rumori ed in particolar modo a conclusione della processione in Piazza Regina Margherita quando la perfezione acustica della piazza era dovuta alla presenza del gruppo di case che comprendeva la torre dell’orologio sovrastante il Comando della Polizia Municipale che chiudeva quel cerchio come un teatro. Erano in tanti ad aspettare il rientro della processione e molte donne ferme ai lati della strada, si univano a quelle che erano dietro la statua con queste invocazioni: “Sott’lu peti tla Matonna ccumpariu nna bbédda stella, è la stella ncurunàta ti Cuncetta Mmaculata” Sotto il piede della Madonna comparve una bella stella, è la stella incoronata di Concetta Immacolata; oppure “Santa Vergini Maria iu ti prèu pi pietà! E pperò no mmi vò scònnu, lu bbisuégnu c’agghju ti Te!” Santa Vergine Maria io ti prego per pietà! Però non mi nascondo, il bisogno che ho di Te! La Banda riprendeva a suonare per smettere dopo qualche minuto affinchè il coro di voci all’unisono potessero salmodiare la preghiera litanica all’Immacolata che così diceva: “A lla mmaculata, sempri Vergini Maria, a lla prena ti tutti li crazii, a lla Bbinitetta ti tutti li fili t’Atamu, a lla Palomma e a lla turturella, a lla tiletta Matri ti Ddiu, anori ti tutti lu ggeniri umanu, litizzia tla Santissima Trinitati; casa t’amòri e tempiu ti li virtuti, Matri tlu bell’amòri e mmàtri tla speranza, abbucata tlu piccatòri e ddifesa tli tébbli, luci tli cicati e mmiticina tli malati, aquila tla cunfitenza e citati ti rifuggiu, pòrta tlu Paratisu, e arca ti vita; vita tla paci e pòrta tla saluti, stella tlu mari, e mmatri ti tuciòri; matri t’amòri e paciéra tlu piccatòri; aiutu tli bbannunati e cunfòrtu tli muribbonni; allicrezza e ssarvezza ti tuttu lu munnu. Amen! ” All’Immacolata sempre Vergine Maria, alla piena di tutte le grazie, alla benedetta di tutti i figli d’Adamo, alla colomba e alla Tortorella, alla diletta Madre di Dio, onore di tutto il genere umano, letizia della Santissima Trinità; casa d’amore e tempio di virtù, madre del bell’amore e madre di speranza, avvocata dei peccatori e difesa dei deboli, luce dei ciechi e medicina dei malati, aquila di confidenza e città di rifugio, porta del Paradiso ed Arca di vita; vita della pace e porta della salute, stella del mare e madre di dolcezza; madre d’amore e paciera dei peccatori; aiuto degli abbandonati e conforto dei moribondi; allegrezza e salvezza di tutto il mondo. Così sia! La statua rientrava in Chiesa Madre al canto del Tota pulchra es, Maria, et macula originàlis non est in te……! Tutta bella sei, o Maria, e in te non c’è macchia originale…..!
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