IL SEQUESTRO DELL’ACHILLE LAURO.IL GROTTAGLIESE GEN. ERCOLANO ANNICCHIARICO NEL 1985 ERA COMANDANTE DELLA BASE DI SIGONELLA.

GEN. ANNICCHIARICO “LA SERA DE 10 OTTOBRE 1985 ALLE  22,30 IL BOEING EGIZIANO, CON A BORDO I 4 TERRORISTI PALESTINESI CHIEDEVA DI ATTERRARE A SIGONELLA”.

Di Vito Nicola Cavallo

Vincenzo De Florio di DETTAGLI DI GROTTAGLIE ha pubblicato l’interessante racconto del Generale grottagliese Ercolano Annicchiarico nel 1985 era il comandante della base di Sigonella, di seguito il link per la consultazione.

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 La vicenda impegnò il Generale grottagliese Ercolano Annicchiarico  incaricato dal Governo Italiano di comandare il plotone di avieri VAM e da qualche carabiniere, che la sera de 10 ottobre ore 22,30 circondò il Boeing egiziano, con a bordo i 4 terroristi palestinesi che avevano dirottato la nave da crociera

l’Achille  Lauro, sulla quale si scoprì l’omicidio del passeggero americano di origini israeliane Leon Klinghoffer. lo scorso 15 settembre Rai3 ha trasmesso ““ALLARME NEL MEDITERRANEO” un documentario che racconta la storia del sequestro della nave Achille Lauro tra il 7 e il 12 ottobre del 1985.

Dopo l’azione terroristica con il sequestro della nave da crociera Achille Lauro da parte di un gruppo di terroristi palestinesi e l’omicidio del passeggero americano di origini israeliane Leon Klinghoffer, e la conclusione dell’azione terroristica nella base NATO di Sigonella in Sicilia nella base, dove il comandate Ercolano Annicchiarico venne incaricato dal Governo Italiano di “difendere” la sovranità dello Stato attuando un  “braccio di ferro” con la  Delta Force statunitense che “richiedevano” la consegna dei terroristi quattro terroristi palestinesi al Governo Americano. Infatti sull’aereo dell’Egypt Air, che atterrò a Sigonella era presente con i mediatori a Abu Abbas, leader del Fronte Nazionale della Palestina dell’ Olp, il veicolo che i caccia americani vorrebbero catturare, certi che Abu Abbas sia coinvolto  nel sequestro della nave, i responsabili del Governo Italiano erano  Bettino Craxi e e Giulio Andreotti, in quel periodo Presidente del Consiglio dei Ministri e Ministro degli affari esteri. La cronaca di quella impegnativa azione di difesa della Sovranità dello Stato Italiano venne raccontata dal Generale Ercolano Annichiarico, illustre cittadino  della città di Grottaglie in provincia di Taranto, il 12 ottobre 2013 in occasione dei “Sabato Culturali della Biblioteca del Monticello” a Grottaglie, dal titolo “La lunga notte di Sigonella” , riportata dallo storico Cosimo Luccarelli in GROTTAGLIESITA’ BLOG” in cui si legge “La sera de 10 ottobre 1985, vigilia del cambio di comando, avevo organizzato una piccola cena per salutare  i miei più stretti collaboratori.

Verso le 22,30 mi arriva una telefonata dal mio Capo Ufficio Operazioni, il quale mi dice che un Boeing egiziano, con a bordo i 4 terroristi palestinesi che avevano dirottato l’Achille Lauro, chiedeva di atterrare a Sigonella. Mi trasferii immediatamente a Sigonella insieme a due miei collaboratori. Giunto in base, l’Ufficiale di guardia mi informò che nella base, e in special modo nell’area statunitense, erano stati notati strani movimenti di personale e di automezzi americani e che, a scopo precauzionale aveva approntato il plotone di pronto intervento (circa 30 avieri VAM). Contemporaneamente i controllori del traffico aereo mi riferivano che da circa un paio d’ore avevano notato, a est della base, un traffico aereo anomalo, di cui non erano a conoscenza nemmeno gli enti di controllo della difesa aerea. Poco dopo fui raggiunto dal Comandante della base americana che mi chiese di far atterrare il velivolo egiziano. Io opposi un netto rifiuto in quanto, essendo Sigonella un aeroporto esclusivamente militare, non era consentito l’atteraggio di velivoli civili e che, comunque, il velivolo egiziano sarebbe potuto atterrare benissimo sulla vicina base di Catania Fontanarossa. Intorno alla mezzanotte, il velivolo egiziano contatta la torre di controllo di Sigonella e chiede l’autorizzazione all’atterraggio. L’autorizzazione viene negata e, di fronte alla reiterazione della richiesta, decido di far spegnere le luci di pista e di far occupare la pista dai mezzi di soccorso e antincendio, in modo da impedire l’atterraggio del velivolo..Il velivolo egiziano a quel punto dichiara emergenza carburante.

 Di fronte ad una situazione del genere, pur in assenza di disposizioni da parte delle autorità governative, decido di autorizzare l’atterraggio del velivolo.  Dopo l’atterraggio il velivolo viene subito circondato dagli avieri VAM e da qualche carabiniere presente in base.  A seguire atterrano due velivoli da trasporto americani, dai quali sbarcano circa duecento uomini della DELTA Force, armati di tutto punto e si dispongono a cerchio intorno agli avieri. Si avvicina al velivolo egiziano un generale americano, comandante della DELTA force, che mi dice di aver avuto l’ ordine dal presidente americano Reagan di  prendere i quattro terroristi per condurli negli Stati Uniti. Io oppongo un netto rifiuto appellandomi alla sovranità nazionale. Il velivolo si trovava sul territorio italiano e la nave sequestrata era italiana.

L’americano ha continuato ad insistere ed io ad opporre un netto rifiuto, forte anche delle disposizioni governative che avevano legittimato la mia posizione. Lo scontro si faceva sempre più duro, per cui decisi di far intervenire i carabinieri. Avendo riequilibrato i rapporti di forza, ho intimato al Generale americano di ritirare i suoi uomini e che , qualora ciò non fosse avvenuto, avrei dato l’ordine ai miei uomini di disarmarli. A questo punto il Generale, dopo essersi consultato con i suoi superiori, condivide la mia posizione e fa allontanare i suoi uomini.  Subito dopo, dal Boeing egiziano scende un signore che dichiara di essere un diplomatico egiziano, il quale fa sbarcare i quattro terroristi che vengono presi in consegna dalle autorità italiane. La mattina dell’ 11 ottobre salgo a bordo del velivolo per identificare i passeggeri e noto che tra essi ce n’è uno che assomiglia ad Abul Abbas,  che gli americani vorrebbero catturare perché ritenuto la mente di altre azioni terroristiche.

Nel pomeriggio giungono a Sigonella l’ammiraglio Martini (capo dei servizi segreti italiani) e il consigliere diplomatico del Presidente CRAXI, ambasciatore Badini; quest’ultimo ha un colloquio con Abul Abbas, al termine del quale arriva da Roma l’autorizzazione a far ripartire il boeing egiziano con destinazione Roma Ciampino. Informo il comandante del Boeing, il quale, prima di decollare, chiede una garanzia sulla sicurezza lungo la rotta per Ciampino. Gli viene  assicurato che  lungo la rotta sarà scortato da caccia italiani.  Verso le ore 22 il velivolo egiziano lascia la base di Sigonella e tutti quanti tiriamo un sospiro di sollievo.  Ma non è finita! Infatti, all’improvviso decolla un velivolo americano che segue quello egiziano; forse per esser certi che lo stesso atterrasse a Ciampino o perché avessero altre intenzioni, peraltro scoraggiate dalla presenza dei caccia italiani. Verso le 22,30 atterra un velivolo da trasporto americano con a bordo alcuni crocieristi americani dell’Achille Lauro. Tra questi la Vedova Klingoffer, il cui marito era stato assassinato da uno dei componenti il commando. E così si conclude la “lunga notte di Sigonella”.