Orsetto Bubú

di Mario Petraroli

Tuu scendi dalle stellee…era questo il motivo più sentito nelle durate le festività natalizie composto da Alfonso Maria de Liguori, a Grottaglie sulla stessa melodia nelle strade si intonava un’altra versione:

La nootti ti Natalii cc’é cunfusiooonii si rraija mescia Bé cu Miiinicooonii, piccé no li cattò luu caapitooonii…

Lu Capitoni, l’anguilla che a quei tempi era il piatto tipico di tutte le vigilie Natale compreso, mica si poteva “n’cammarae”.

Invece in via Corrado Mastropaolo 68 era tutt’altra musica, altro racconto, anche se il contesto fosse uguale. Avevo sei sette anni, papà ci aveva regalato un giradischi “tedesco”, per me fu colpo di fulmine quando ascoltai un disco a 45 giri della favola dell’Orsetto Bubú. Mal incolse a l’intera famiglia, intere giornate a costringere madre, fratello e sorelle ad ascoltare la favola, anche perché appena finiva il lato A e quello B del giradischi, io riiniziavo da capo…ore e ore a costringere tutti a sentire l’Orsetto Bubú. Ricordo ancora oggi ogni sillaba, ogni parola, persino quando il fruscio della puntina del giradischi indicava la fine di un lato del disco. Il Natale a quei tempi era soprattutto “priparae lu Pirsepiu”, con tutti i nostri personaggi tipici: Lu sbantusu, lu ddurmisciutu, la lavandaia, la filanda, quera ca friceva li pettle, lu m’briacone, li pasture, li pecre, l’Anciulu pinnutu cu nnú filu sobbra la grotta dd’ò stavunu la Matonna, San Giseppu, lu ciucciu, lu voe al centro la manciatora ca era rimanee vacante finu alla notte ti Natale, e sulu tannu si putea mettere lu Mamminu. Ruccate stavounu li Re Mage ca’ si poutevounu mettere sulu tlà Befana. Oltre il simbolo per eccellenza si addobbava anche l’albero di Natale, con le palline, i nastri sfrangiati dorati, argentati, rossi e li luci colorate “piccia e stuta”, ca pone li luci nonci erounu comu a mone, ca ete tuttu priparatu, pi ffae li luci piccia e stuta bisugnava mettereiri n’outru menchia ti cosu, e ssini, noutra spina. Ci tune mittivi la spina intra alla presa, li luci erounu fisse, tu picciave e li luci nonci tavounu lu trimulizzu tl’a neve, Bisugnava ccattae noutra doppia spina ca ti nnà vanna si mittea la spina tlì luci, e tl’outra vanna si scaffava intra la presa tlà corrente, alloura li luci facevounu piccia e stuta, era totta notra cousa, culli palle, li nastre e lu piccia e stuta parea lu scennere tlà neve

…il clima del Natale in via Corrado Mastropaolo 68 era , come del resto in tutta Grottaglie vecchia, era scandito dai tempi religiosi, tutto iniziava qualche giorno prima dell’Immacolata, lo capivo dal fatto che di punto in bianco, tornato da scuola vedevi vecchi scatoloni in mezzo casa…ed era già Natale. Immancabile iniziava la litania, dell’Orsetto Bubú. Sin dalla domenica dell’Annunciazione vedevo mamma felice quando armeggiavo col giradischi “tedesco” e mettevo il disco. La memoria dei bambini è qualcosa di portentoso, ricordo come accennato, ogni singola parola, ogni sfumatura del disco ripetuto una infinità di volte.

La favola dell’Orsetto Bubú iniziava con una introduzione cantata:

La lla llaaa la lla llaaala laa la laaa la laaa È permesso…posso entrare, sono il cantastorie di Natale, ti prego per favore un angolino, accanto a proprio lettino, una fiaba ti voglio narrare, sotto voce piano, pianino, per farti dolcemente addormentare sognando Gesù Bambino. Proseguiva la voce narrante, il suono di campane in sottofondo, proseguiva: “L’orsetto Bubú era stato improvvisamente svegliato da un immenso scampanare.

Bru brú brú…ma diavolo sta accadendo non ci capisco nulla, anche se mi gratto tra volte la punta del naso Bru bruu bruu Ah già, dal finestrino della mia casa oggi ho visto molti cittadini del bosco in abito da festa, c’era anche madama volpe con la cuffietta di pizzo, e c’era anche signor lupo con l’abito nuovo e toc toc toc anche il bastone di legno. Per tutti gli orsi del polo nord, adesso ricordo, quando la volpe e il lupo vanno buoni buoni a braccetto è la notte di Natale, così raccontava il nonno al nonno di mio nonno.”

Il disco girava e la favola pure, taglio per evitare di farvi provare le stesse emozioni o scartavetramento che subiva mamma Nena. Dopo che Bubú si era vestito, andò in paese e lì s’imbatte in un Albero di Natale.

” Brú brú brú…Per tutti gli orsi del polo nord da quello che vedo questo Albero è la cosa più commovente, la cosa più sconvolgente che abbia mai visto, brù, brù brù …” Se questo è l’albero del paradiso, quasi quasi decido di trasferire la mia casa in un bosco di lassù.

A questo punto il lato A era finito, la puntina del giradischi gracchiava e faceva avanti e indietro. Mi precipitavo a girare il disco iniziava con un coro

” Din, don dan, din don dan, Suona il Campanile di lassù, stanotte nasce il buon Gesù, sulla neve vola e vaa Babbo Natale oplà..”

Bubú finalmente entra nel paese proprio quando la gente esce dalla chiesa e sente la gente che si scambia gli auguri di buon Natale, infine entra in Chiesa

” Che bel profumo d’incenso, com’è tutto bello qui…cosa vedo mai, vedo l’asinello, il bue, vedo una signora bella e un signore con le mani giunte e poi c’è un bambino la sulla paglia.”

Proprio mentre guardava il presepio si accorse di un bambino povero.

“Caro Gesù bambino , oggi è Natale ed io non riceverò nessun dono, io ho solo un vecchio nonno malato…”

La voce narrante specificava “Era Briciola, il bambino più piccino e più povero di tutto il paese.

” Brú brú brú…

Bubú sentii scendere una lacrima dagli occhi era commosso, si fece coraggio e cercò di parlare col bambinello.

“Piccolo bimbo nella paglia, certamente devi essere una persona buona e grande, se tutti vengono qui per pregarti, se tutti i bambini vengono per te, se tutte le campane suonano per te, ebbene fa che diventi il giocattolo di Briciola, fa che riesca a parlare e giocare con lui…

In men che non si dica, il bambinello nella paglia gli parve sorridere.

Bubú pian pianino si fece coraggio, si avvicinò a Briciola eh: Psst psst ehi bambino dico con te, ti piacerebbe va avere un amico che giochi con te, che ti porti in giro e che stia sempre con te?

Briciola rispose: io, io non ho niente, ho solo un vecchio nonno malato e non ho nemmeno i soldi per comprarti il miele.

Bubú rispose: se è per questo stai tranquillo il miele so procurarmelo benissimo da solo…

Infine la favola finiva con Bubú che si portava Briciola sulle spalle e in mezzo alla neve tornavano “trotterellando nel bosco.”

Bella favola, fuori da ogni canone tradizione grottagliese, ma a sentirla tlà matina alla sera, credo sia stato un tormentone per: Matoo uhe Ma no li tice cu Lla spiccia e da stamattina ca sintimu l’Orsetto Bubú!!!

“Ricordi tristi e lieti eppure tutti dolorosi, che dolorosi li rende la lontananza del tempo.”