IL PRESEPE PUGLIESE.

LA PRIMA SCULTURA IN ITALIA È…PUGLIESE!  IL CANTO PER IL NATALE DI SANT’ALFONSO MARIA DE’ LIGUORI.

Di Vito Nicola Cavallo

Natale 2023, è in Puglia uno dei più importanti musei della natività in cui sono raccolti diverse opere d’Arte, dedicate alla Natività e dove da molti anni si svolge l’appuntamento della mostra del Presepe, questo luogo è a Grottaglie in provincia di Taranto, città in cui è custodito una delle opere più interessanti dello scultore Stefano da Putignano nella  Chiesa Madonna del Carmine, presepe in pietra policroma  (sec. XVI).

 Adiacente alla gravina di San Giorgio si sviluppato nei secoli un singolare impianto urbanistico a destinazione produttiva artigianale del sud mediterraneo,  il quartiere dei cammenn’ri (che sono i camini dei vecchi forni in legno) in cui ruota intorno la produzione ed il commercio di terrecotte e ceramiche, a guardia dello stesso si erge il Castello Episcopio, che  ospita il più significativo museo di ceramiche pugliesi, distribuito in cinque sezioni (archeologia, maiolica, ceramica tradizionale per l’uso quotidiano, oggetti contemporanei, presepi), ed annualmente ospita il concorso internazionale di ceramica e relativa mostra .

Mostra dei presepi che quest’anno alla sua 44esima edizione che ha premiato “Il Dono” di Stefano e Maria Francesca Monteforte, che prosegue il rito della conoscenza dell’arte presepistica partonopea e pugliese, che da secoli caratterizzala cultura del meridione d’Italia.

Con la dottoressa Bianca Tragni, ed un suo approfondito studio sul Presepe pugliese e sull’arte  e la tradizione presepiale, in cui emerge come ogni “popolo ha riversato la propria sensibilità collettiva e la sua spiritualità cristiana nella raffigurazione della Natività”, l’approfondimento pubblicato in occasione del 25° anniversario della mostra del Presepe di Grottaglie nel 2005 e pubblicato in (1)”Il museo della ceramica di Grottaglie”. Le mostre nel tempo sono state ospitate nel castello Episcopio, che per secoli è stato simbolo della potestà feudale dei vescovi tarantini, e che sorge a monte del centro antico, cerniera di mediazione tra la città storica e la città nuova, l’impianto doveva essenzialmente essere una masseria – fortezza,

tipica della Puglia nel XIII secolo. Il castello-episcopio, infatti, dopo quasi sei secoli, si presenta oggi allo sguardo con l’architettura militare di una rocca medievale anziché come la domus episcopalis avente spiccato carattere di fortezza, caratterizzato dall’altissima torre sorgente dal cortile posteriore della facciata. Il  Museo della Ceramica di Grottaglie, ospita diverse sezioni di manufatti della  tradizione figulina grottagliese, pienamente attestata già in età medievale, si caratterizza per la varietà morfologica, iconografica, decorativa e tecnica con la quale sono stati realizzati nel tempo oggetti finalizzati a usi funzionali, cultuali o prettamente ornamentali. Parallelamente a questa produzione, già nel corso dell’Ottocento, l’artigianato locale realizza presepi in terracotta dipinta composti da figurine e paesaggi piccolissimi, pastorelli di ogni forma e grandezza con il Bambin Gesù sempre paffutello e sorridente nelle braccia di Maria accanto a Giuseppe; i Re Magi e poi i cavalli, le pecorelle, le casette, gli angeli e i pastori fra i quali l’immancabile sbantusu, personaggio colto in pieno stupore alla vista della stella. Si conoscono i nomi di alcuni maestri attivi tra la fine del XIX secolo e gli inizi del XX fra cui Petraroli, Manigrasso, Micera, Esposito e i Peluso, illustri specialisti del presepe per diverse generazioni.La Tragni introduce il suo studio sulle origini del presepe, ed afferma che “ c’è sempre stata nelle diverse forme dell’arte come la pittura, la miniatura, la sacra rappresentazione, l’intaglio in avorio, il mosaico. Ma per parlare propriamente di Presepio occorre riferirsi alla tridimensionalità della scena; quindi essenzialmente alla scultura. La prima scultura in Italia è…pugliese! Non sembri questa una sciocca rivendicazione campanilistica; è solo una riflessione geografica sui fatti della storia dell’arte.

E spieghiamo perché. Nel 1266-68 nel Duomo di Siena viene realizzato un pregevole Pulpito in pietra dallo scultore Nicola Pisano, in collaborazione col figlio Giovanni e con Arnolfo di Cambio. Una delle scene scolpite è un forte e bellissimo rilievo che rappresenta la Nascita di Gesù Bambino. In quest’opera

si trovano per la prima volta tutte le caratteristiche del presepio italiano, quelle che lo connoteranno nei secoli successivi e in tutte le aree della penisola. L’asino, il bue, la mangiatoia in grotta, la sacra famiglia, i pastori, tutto è racchiuso, con potente sintesi, in uno spazio molto piccolo. Un vero capolavoro che darà il via a una lunghissima serie di opere d’arte sul tema. Ma chi era Nicola Pisano? Un artista, scultore e architetto, che Operava a Pisa in quel XIII secolo. Ma dove era nato? Non si sa. Anche la data di nascita è incerta,posta tra il 1215 e il 1220.E’ certo invece che inizialmente veniva chiamato Nicola d’Apulia. Dunque originario della nostra terra dove si era formato a contatto con la cultura figurativa federiciana,com’è confermato da tutti gli storici e critici d’arte. Com’è noto il grande imperatore Svevo aveva istituito una scuola di lapicidi nel suo Regno di Sicilia, con sede probabilmente a Capua dove aveva eretto, come primo monumento a se stesso,la splendida Porta del Regno….Nicola d’Apulia nato fra il 1215-20 e deceduto fra il 1278-1284, e il suo Re e Imperatore Federico  II di Svevia nato a Jesi il 1194 e deceduto a Castel Fiorentino nel 1250, conferma che l’artista visse 30 anni sotto la dominazione sveva.Quindi ebbe tutto il tempo di formarsi a quella vivida temperie artistico-culturale, di frequentarne le scuole,di lavorare coi grandi architetti del tempo che innalzavano i tanti bellissimi castelli federiciani; i quali erano fastosamente decorati di sculture.Com’è noto, una delle più geniali intuizioni del grande svevo fu, sin da allora, quella di impedire la “fuga di cervelli” dal suo Regno. Per questo istituì l’Università di Napoli; per questo la Scuola poetica siciliana; per questo la scuola di scultura di Capua. Dunque il giovane pugliese fu con tutta probabilità una promessa artistica della schiera di talenti che Federico II riuniva intorno a sé.Ma la morte dell’Imperatore e i rovesci di fortuna dei suoi eredi.. determinarono la diaspora di tanti “cervelli” meridionali, artisti enon,che dovettero cercarsi fortuna altrove. Dunque Nicola d’Apulia fu un emigrato in Toscana, precisamente a Pisa, dove trovò terreno favorevole alle sue capacità artistiche e divenne un grande.

Tanto da essere quasi adottato e del tutto assimilato col cambio del nome in Nicola Pisano.Tornando al suoprimo presepe sulpulpito di Siena,il legame con la nostra regione non è dunque solo geografico (la nacita in Puglia), ma anche stilistico,avendo l’artista assunto i primi elementi delle nuove forme d’arte,nel sud normanno-svevo.”Di seguito la Tragni inserisce “il presepe rinascimentale, che trova la sua massima espressione nel Presepe Pugliese, sia per quantità esemplare di maestri scultori,sia per qualità delle forme e delle soluzioni sceniche ed iconiche adottate, sia per la collocazione fissa nelle chiese, specie francescane…in Puglia, terra pietrosa e carsica,  pietra viva,  che sostituisce la creta (prima utilizzata per realizzare i presepi),scalpellata e modellata e dunque dipinta per ricavarne effetti di più evidente imitazione della realtà.

Dunque più che l’artigianato artistico dei figuli della terracotta, occorreva la mano sicura ed esperta dello scultore. Di qui il fiorire di alcune botteghe d’arte pugliesi, intorno a cinque o sei maestri, che ci riportano col pensiero a quei “lapicidi” creati da Federico II, al servizio delle sue costruzioni:quasi una vocazione antica, sopravvissuta nei geni del popolo di Puglia che già con la pietra avaeva eretto stupende Cattedrali romaniche e magnifici castelli normanno-svevi. Il principale e ilpiù famoso di questi maestri si chiama Stefano da Putignano,lo scultore più prolifico del Cinquecento pugliese perché ha realizzato molta statuaria e di svariati soggetti. Suo ilpresepe della cattedrale di Polignano a mare,datato 1503, smebrato e a pezzi…l’arte di Stefano da Putignano, ed il suo straordinario realismo mimetico che si compiace di descrivere minutamente gli abiti,ghi accessori, le espressioni fisiche dei personaggi; cose che lo hanno fatto paragonare al grande Guido Mozzoni del Presepe in terracotta del Duomo di Modena.In completo e restaurato è il Presepe di Santa Maria del Carmine a Grottaglie, collocato nell’ultima cappella della navata laterale sinistra e datato 1530.E’ anche l’unico che reca la firma dell’autore “ Stephanus apulie poteniani me celavit” è inciso sul risvolto dello zoccolo in pietra a sostegno delbambinello.E’ un paffuto infante grassottello e sorridente, con un fiore in mano,verso cui convergono tutti i personaggi della grotta. I santi genitori, gli angeli, ilbue e l’asino, le pecore, i pastori che si affacciano all’ingresso. La Madonna è particolarmente bella , col suo manto fortemente

drappeggiato, le mani incrociate sul petto, la cuffia pieghettata che le copre la fronte e sui cui scivola morbido il velo bianco bordato e ripiegato sotto il mento. Un’espressione estatica e sobria insieme, ne fa il prototipo della donna religiosa pugliese, tutta compresa del mistero divino della intensità dellapreghiera. Sull’estradosso della grotta angeli con cartiglio e la sfilata dei Re magi a cavallo con palafrenieri. E’ la scenografia classica del Presepe pugliese, sviluppata nella maniera più semplice e lineare, proprio per dare il massimo risalto alla scena centrale della natività. Ma anche qui non manca il gusto del particolare come i musi annusanti delle bestie, gli strumenti musicali degli angeli, vestiti dei pastori e degli zampognari. E’ un’ opera permeata di un’aura sacrale e di un’intensità sentimentale che la fanno piùmatura rispetto a quella di Polignano.Nella cattedrale di Martina Franca vi è un altro Presepe attribuito a Stefano da Putignano o a un suo allievo, dato il più basso profilo artistico”.L’antropologa  Bianca Tragni, prosegue nel suo studio con laproduzione presepistica in Salento ed afferma che “ la penisola salentina è il cuore pulsante del presepio con i due centri di produzione più importanti che sono,Grottaglie e Lecce per la cartapesta”. ( in foto il il nome del committente dell’opera presepiale Turco Galeone-SACELLUM STRVRAS ALTARE CELATASQVE IMAGENES TVRCVS GALIONVS CRIPTALIENSIS E FVNDAME NTIS EREXIT ATQUE NASCENTI DEO DICAVIT ANNOSALVTIS MILLESIMOQVINGENTESIMO TRIGESIMO)

Il Natale che ricorda ed esalta l’evento che ha cambiato il mondo; un giorno davvero magico, così cantava Sant’Alfonso Maria de’ Liguori ” dichiara il prof. Rosario Quaranta (1). S. Alfonso Maria De Liguori, che incontrò in fascie il Santo Campano e pugliese  “O patre Francisco”, San Francesco de Geronimo. Sant’Alfonso Maria de’ Liguori fondatore della Congregazione del Santissimo Redentore, è menzionato,nel1818 ,nella biografia “Degli uomini illustri del regno di Napoli, ornata dei loro rispettivi ritratti, compilata da diversi letterati nazionali” (di Nicola Gervasi, Tomo Nono, pag. 1 in Biografia degli uomini illustri del regno di Napoli, Il beato Francesco De Geronimo)si legge “Onorando la memoria di Alfonso de Liguori che la chiesa ha riposto nel novero de’ beati, noi offriamo un omaggio alla sua sublime virtù, non meno che a suoi talenti anche più rispettabili perché sempre mai applicati ad ottenere il miglior dell’uman genere, aprendogli i tesori di quella religione consolatrice , a cui deve l’Europa la sua felicità, e il suo incivilimento.”

Alfonso de’ Liguori nacque nel 1696 nel sobborgo di Napoli detto Marianella di chiarissima schiatta. Furono i suoi genitori D. Giuseppe de ‘ Liguori e D. Anna Caterina, Patrizi napoletani. Apparve Alfonso fin dalla sua prima infanzia destinato ad essere uno degli splendori della cattolica chiesa, ed in lui rifulsero di buon  ora tutte le più sublimi virtù, e le più nobili inclinazioni dell’animo…E perciò alle virtù di questo nobilissimo giovanetto riguardando, quasi da profetico spirito invaso fin da quel’ epoca il Beato Francesco di Geronimo della compagnia di Gesù ebbe a dire :”che Alfonso avrebbe vissuto lunga vita, che sarebbe stato Vescovo e grandi cose avrebbe operato per la chiesa”. Circa un secolo e mezzo dopo, il de ‘ Liguori e “O patre Francisco” furono elevati nello stesso agli onori degli altari. Di seguito la composizione di S. Alfonso Maria De Liguori riportata da l prof. Rosario Quaranta in “Il museo della ceramica di Grottaglie. I presepi-2005”:

Quanno nascette Ninno a Betlemme…

No ‘nce erano nnemmice pe la terra

La pecora pasceva co lione;

Co o crapette- se vedette

O liupardo pazzeà;

L’urzo e o vitello

E co lo lupo ‘n pace o pecoriello.

Se rrevotaje ‘n somma tutt’ o Munno,

Lu cielo, a terra, o mare, e tutt’ i gente.

Chi dormeva-se senteva

‘Npiett’ o core pazzeà

Pe la priezza,

e sonnava pace e contentezza.

Nella diffusione della cultura dell’arte presepista meridionale è stato Emanuele Esposito nato a Grottaglie è sen’altro una figura poliedra:esperto contadino, ceramista e presepista di larga fama, studioso delle tradizioni popolari, conoscitore della storia e della cultura del territorio.Si interessa poi di teologia e di filosofia, di psicologia, di arte e di linguistica.La passione di

Esposito è rivolta alla ceramica e in particolare al presepe che conosce nei vari significati artistici,religiosi,tradizionali.E’ doveroso ricordare che le stesse origini della Mostra del Presepe di Grottaglie sono legate alla felice circostanza dei vari riconoscimenti da lui ottenuti.Grande amico del maestro napoletano De Simone ,che  ha dedicato al “puparo” grottagliese, un intero capitolo della sua famosa opera sul presepe napoletano , svelando i misteri e le leggende legate alla tradizione natalizia, pagine importanti contenute in  una lunga intervista del 1977, che riportaimo.In (1) “registrazione effettuata da Roberto De Simone e da Annibale Ruccello a Grottaglie il 20 novembre 1977, nel laboratorio  di Emanuele Esposito artigiano “puparo” ossia modellatore di figure presepiali:”a proposito di tale iniziativa del De Simone, così commentava la stampa-del maestro napoletano, infatti, Emanuele Esposito e grande amico oltre che interlocutore prezioso su temi che riguardano la cultura e i riti poplari….Un libro importante che grazie ad una

chiave di lettura interpretativa davvero originale ci parla del presepe napoletano e soprattutto dei suoi significati reconditi, svelandoci segreti e aneddoti curiosi e accattivanti che arricchiscono la nostra cultura e soddisfano la nostra curiosità. Oratore affascinante, lo studioso grottagliese non si è però soffermato solo sull’amicizia che lo lega a De Simone, ma ha allietato l’uditorio con racconti legati alla tradizione dei riti della cultura popolare(..) Emanuele Esposito è senza dubbio unodegli ultimi eredi di quella tradizione culturale che faceva della trasmissione orale del sapere il suo elemento fondante. Quello dello studioso grottagliese è infatti un sapere acquisito sul campo, grazie alla sua vicenda personale e ai racconti dei contadini che gelosamente lo custodivano esperienze di vita e di lavoro che altrimenti sarebbero finite nel dimenticatoio della cultura cosidetta ufficiale, complice quello snobbismo intellettuale di matrice accademica che spesso ignora volutamente ogni acquisizione culturale non “ortodossa”. E’ sicuramente Emanuele Esposito incarna il prototipo dello studioso atipico, che alla pomposità accademica preferisce la ricerca continua di fatti ed eventi che non poche volte sono ignoti agli stessi studiosi di professione. Figura poliedrica, il “puparo” grottagliese gode tuttavia della stima di molti intellettuali, tra i quali, appunto, il maestro partenopeo Roberto De Simone..” (Corriere del Giorno 1999).Nel tempo, l’antica tradizione figulina della città ha elaborato nuove forme artistiche che non hanno comunque dimenticato i modelli presepiali tradizionali. Tra le molteplici forme interpretative dell’antica tradizione, si possono apprezzare presepi monoblocco o a figure mobili, complessi o di dimensioni ridotte, decorati su piatti o su pannelli, ma anche elementi scultorei dal modellato plastico imponente e vigoroso, ricchi di personaggi descritti analiticamente in cui forme e colori attestano la continua ricerca e la sperimentazione delle nuove tecniche ceramiche(2),di seguito opere d’arte presentate nell’ultima edizione della mostra del presepe.

La 44esima edizione della Mostra del Presepe a Grottaglie, per il 2023, è stata assegnata all’opera “Il Dono” di Stefano e Maria Francesca Monteforte.

Segnalati le seguenti opere: “Oltre-Mediterraneo” di Annibale Trani (Grottaglie) per la ricerca compositiva e il simbolismo del messaggio;

“E tutto ebbe inizio” di Alice Tomelleri (Padova) per l’interpretazione delicata e poetica del tema della Natività.

“Restiamo Umani – Stay Human (Vik Arrigoni)” di Emanuele Patronelli e Simona Mitrangolo – Cocci d’Autore – (Grottaglie) per la resa paesaggistica del messaggio corale di pace.

Studenti del Liceo artistico “V. Calò” di Grottaglie. La classe V A sez. Design Ceramica è stata premiata per l’opera straordinaria dal titolo “Divina ceramica”, elogiata per il richiamo alla tradizione espresso nelle forme e nei colori, unito a uno slancio creativo e un linguaggio contemporaneo.

La giuria ha voluto segnalare anche l’opera “Cuscini preziosi” di Desirée Caiazzo (Classe IV A sez. Design Ceramica Liceo Artistico “Calò” di Grottaglie) per la sua tecnica e la sintesi concettuale ed evocativa del messaggio di integrazione tra i popoli.

(1)Il museo della ceramica di Grottaglie. I presepi (a cura di Daniela De Vincentis 2005)