LA “RIVOLUZIONE PER SAN CIRO A GROTTAGLIE DEL 1961.LE PREGHIERE A SAN CIRO.

di Elio Francescone

Quando scrivo del mio paese e non solo, il filo conduttore che sempre mi muove e’ l’amore che nutro per le sue strade, le sue “nchiosce”,i muri dei suoi edifici che grondano di storia e di arte ,i personaggi che in vario modo hanno dato lustro,nello scorrere del tempo, alla nostra storia ed alla nostra comunita’ e cerco di ampliare le conoscenze, sia le mie che quelle di chi abbia la pazienza e la bonta’ di leggermi e…”dum doceo, disco”(mentre insegno, imparo io stesso). Perfetto!

La “RIVOLUZIONE” del 1961 per S.Ciro a Grottaglie,ovvero quando la Storia non si inventa ma si cerca e si analizza con umilta’,capacita’ e consapevolezza.

“Una vicenda in cui indirettamente venne coinvolta la chiesa di S.Francesco di Paola e che rappresenta l’ultima sommossa popolare cittadina, è quella vissuta ai primi di febbraio 1961, a conclusione della festa del protettore S. Ciro, la cui statua, che si porta in processione, si conserva appunto in una nicchia della chiesa dei Paolotti.

La statua era stata fatta realizzare nei primissimi anni del Novecento dalla Confraternita del Rosario che, all’epoca aveva sede nella chiesa dei Minimi, a seguito della demolizione dell’oratorio sito in piazza Regina Margherita nel 1875, e qui era rimasta anche dopo il ritorno dei Minimi e dopo il passaggio della stessa confraternita in una sede diversa. Bastò un tentativo fatto dall’arciprete del tempo, il tarantino D.Nicola Di Comite di innovare riguardo alla traslazione finale della statua, disponendo il ritorno della medesima non già alla chiesa dei Paolotti, ove tradizionalmente la processione si concludeva, ma alla chiesa di S. Chiara, a due passi dalla chiesa madre, a far scoppiare la manifesta opposizione popolare, sfociata in aperta ribellione.

«Agli otto giorni dalla celebrazione della festa del Patrono S. Ciro, nel 1961, secondo una consuetudine ormai secolare, la statua del santo che doveva tornare alla chiesa dei Padri Minimi, veniva invece portata dalle suore Clarisse, a pochi passi distante dalla Chiesa Matrice. Il popolo, quanto mai attaccato alle tradizioni, si ritenne offeso e oltraggiato nelle sue credenze e fede religiosa Le insofferenze e le intemperanze ebbero strascico anche nei giorni seguenti; nei negozi e luoghi pubblici non si faceva altro che parlare del fatto; la sera, in Piazza R. Margherita, dove, in gran numero, gli uomini si radunavano, molte donne si fermavano, vociando rumorosamente e protestando.

Nelle foto mio nonno.(Ferdinando, Giovanni Manigrasso) nell’anno 1937, con l’abito di San Ciro in Suo onore, per grazia ricevuta.

Al volger di qualche giorno, gli animi si erano talmente surriscaldati da richiedere un più efficace intervento dei tutori dell’ordine, per fermare la folla, armata di mazze e di bastoni e pronta ad irrompere nella Collegiata SS. Annunziata, convinta essere li dentro l’autore di quel subbuglio. La notizia fu oggetto della stampa nazionale, informata dall’Agenzia A.N.S.A.
A comporre la contesa e rabbonire i più scalmanati, il Sindaco(Gaspare Pignatelli) in persona, il quale per la circostanza ebbe a rimediare una legnata, assicurando restituire il santo al suo luogo primitivo e che la processione di ritorno avrebbe assunto un carattere penitenziale.

Ad aprire il corteo, il Primo Cittadino, con nelle mani il legno della Santa Croce, novello Cireneo, quasi in sconto delle irriverenze di quei giorni, come a piangere le colpe e non solamente del suo popolo»(“Ordinedeiminimi”)

Godetevi la bellissima foto dei “rivoluzionari” dell’epoca(De Vincentis).Foto in apertura,

PREGHIERE A SAN CIRO

Queste due preghiera furono composte da quell’illustre grottagliese, pregno di cultura e di amore per il suo paese e troppo presto dimenticato dai suoi concittadini, Don Giuseppe Petraroli, già Arciprete della Collegiata (segue foto) e sono riportate in un suo vecchio libretto del 1938 che ho:

“In onore del glorioso martire San Ciro da recitarsi in ciascun giorno della novena che comincia il 22 gennaio”:

“Amorosissimo mio protettore e

glorioso martire San Ciro,

che illustrato dal celeste lume

conosceste la fallacia dei miseri

beni di questa terra,

sicche’, disprezzandoli, deliberaste

di menar vita nascosta

e mortificata tra lo orrore e le asprezze

di un deserto deh!

Per questo eccelso dono di vera sapienza

onde foste arricchito, vi prego ad ottenermi da Dio,

con l’efficacia delle vostre preghiere,

la grazia che,distaccata dal mio cuore

da ogni oggetto terreno,

non desideri, a vostra ammirazione,

che l’amor di Dio e l’acquisto di quei veri beni

che si godono nel cielo”.

Pater,Ave e Gloria Patri.

INNO:

Di nostra fede – Campione invitto

Speme e conforto- del derelitto

A tanti mali – di nostra vita

Deh! porgi aita.

Fieri nemici- su questa terra

Ci fan continua – ed aspra guerra

Tu nella pugna-salvar ci puoi

Prega per noi!

In ogni morbo-ribelle e fiero

Tu invoca a scampo-il mondo intero

E tu pietoso-dei tuoi devoti

Ascolta i voti.

Fra tante pene-fra tanti affanni

Dura e’ la vita-gravosi gli anni:

Speme e conforto-Tu dar ci puoi

Prega per noi.

Inni di popoli-lodi di santi

A gara elevasi-grati esultanti

Al Duce inclito-del Protettore

Sia gloria ed amore.

Come ben vedete, un inno semplice e genuino, come la fede dei nostri padri, a testimonianza di un vivere civile e religioso, umile ma dignitoso nella sua indigenza.

Il primo santino che vedete e’ un’incisione litografica della metà del 1800, il secondo risale al 1917.