FESTA DI SAN CIRO A GROTTAGLIE SAN CIRO MEDICO EREMITA E MARTIRE IN “S. CIRO M.E. E M.”- CENNI BIOGRAFICI “, GIUSEPPE PETRAROLI   ARCIPRETE 1939.   (speciale San Ciro 5 di 8)

(1) “ Tenera, commovente e grande è la devozione con la quale Grottaglie onora la memoria del martire S. Ciro, perché è il pegno dolcissimo del patrio amore di un Santo concittadino Francesco De Geronimo ed il prezioso legato del suo tenero affetto. Sembra che S. Ciro e S. Francesco s’impegnassero fra loro, il primo ad accodare a Francesco quanto gli chiedeva per sé e per gli altri: il secondo a diffondere la divozione verso il martire di Alessandria, con fervore ed impegno. Difatti..in tutto il Regno Napoletano la divozione a S. Ciro dovunque essa si ritrova, venne introdotta da Francesco De Geronimo, che nel suo apostolato la riteneva efficacissima per ottenere dal cielo qualunque grazia e favore.” “A Napoli la devozione per San Ciro era conosciuta fin dal IX .Da allora colonie commerciali alessandrine operavano in città e avevano addirittura costituito un loro quartiere, detto del Nilo, con la costruzione di una chiesa dedicata ai santi Abba-Ciro e Giovanni. San Francesco de Geronimo missionario a Napoli, nell’ultimo periodo della sua vita lanciò l’idea di una statua d’argento raffigurante S. Ciro.

 Il popolo ne rimase entusiasta e presto si raccolsero l’argento e i fondi necessari. Ai primi di maggio del 1716 la statua, a grandezza naturale, era già terminata, ma P. Francesco era a letto gravemente ammalato. I suoi confratelli e i più devoti, indovinando il suo desiderio, gliela portarono in camera e il Santo potè ammirarla con indicibile gioia. S. Ciro era in abito di eremita, nella mano sinistra stringeva la palma del martirio e aveva la destra distesa, in segno di protezione e di benedizione . Nel 1767 i Gesuiti furono espulsi dal Regno di Napoli e la loro chiesa, il Gesù Nuovo, spogliata di tutti gli oggetti preziosi e fu affidata ai Padri Francescani. Il corpo di S. Ciro e la statua d’argento furono posti in salvo nel vicino monastero di  S. Chiara, ed il corpo del Beato Francesco de Geronimo emigrò a Roma. Quando nel 1814 i Padri tornarono a Napoli e riebbero la chiesa del Gesù Nuovo, il corpo di S. Ciro fu ricollocato al suo posto , ma statua d’argento non fu più trovata. Al tempo del ministro del Regno di Napoli Bernardo Tanucci, durante l’espulsione dei Gesuiti, la statua era stata fusa per i bisogni del Fisco. Così si disse”(7)(8)

Nell’anno 1707 la raccomandò per la prima volta ai suoi concittadini, consigliò l’erezione di una cappella e promise loro di inviare da Napoli una statua dl santo. Studiosissimi i Grottagliesi nel recare ad affetto ogni desiderio del glorioso loro concittadino, auspice la confraternita del Rosario, misero mano alla desiderata cappella. Ma il barone di quel feudo di notte demoliva quanto di giorno si edificava, perché il sacro edificio offendeva per poco la prospettiva del suo palazzo che sorgeva accanto alla chiesa matrice. Nel 1709, reduce da Napoli, Francesco seppe della grave difficoltà e recatosi sul luogo vi fissò di propria mano quella pietra che la baronale audacia non potè più smuovere. Fu condotta così per miracolo a termine quella cappella che forma ancora la parte più ricca e più artistica del Duomo di Grottaglie, per la preziosità dei dipinti ( velette della cupola di Paolo de Matteis ed il bellissimo quadro della Vergine del Rosario ) nonché  per l’armonia dell’architettura, nonostante che un vandalismo pietoso, per una incuria deplorevole, abbia dissipato questi ricchi e delicati lavori. Una lapide murata dalla parte dell’attuale Piazza Regina Margherita nel 1709 così ricorda l’avvenimento :

D.O.M

DIVUS FRANCISCUS DE HYERONIMO

UT INTER SUOS CONC1VES CULTUM

ERGA SANCTUM CYRUM CHRISTI MARTIREM

CONFOVERET

SACELLUM HOC E FUNDAMENTIS EREXIT

ET PRIMUN HANC LAPIDEM

CRUCE OBSIGNATA

AD HOSTES PROFLIGANDOS

SUA MANU POSUIT MDCCIX

L’idea di rimetterla nel pristine splendore è degno di ogni encomio, ed ai Grottagliesi se non manca il buonvolere, non faranno difetto I mezzi. Questa cappella fu abbellita per opera dell’arciprete D. Tommaso De Geronimo , fratello del santo , col concorso dei cittadini e della congregazione del Rosario, della quale S. Francesco era confratello. “ Mi rallegro (così  il Santo medesimo intorno alla già compiuta cappella scriveva da Napoli il 5 Settembre 1711) della magnificenza della cappella, la prego di dire al Signore arciprete ed ai confratelli della congregazione che ogni conto faccino l’altare di S. Ignazio e di S. Francesco Saverio che se ne farà il quadro: mi diano gusto…” invece la Provvidenza disponeva per maggior gloria del Santo che il suo gusto rimanesse insoddisfatto, e che invece a fianco alla Vergine del Rosario, alla cui congregazione egli si gloriava di appartenere, sorgesse l’altare a Lui dedicata da una parte e dall’altra quello di S. Ciro, del quale era si fervente devoto. Alla confraternita del Rosario fu dal R.mo capitolo concesso l’onore di ufficiarvi in detta cappella  e di averne la custodia, con l’obbligo alla medesima di celebrare la festa al 31 gennaio ed al primo giorno di Pentecoste di ogni anno.

Le modalità della festa furono stabilite per   pubblico istrumento rogato dal notaio Tommaso Giurì al 1 agosto 1722. Oggi ancora, dopo 2 secoli la confraternita del Rosario è lieta di tanto onore, custodendone gelosamente la statua, invigilando per la intera manutenzione e per il culto della cappella, ed impostando nel suo bilancio una cospicua somma per acquisto di numerosi ceri da ardere dinanzi alla statua del santo e come concorso alla annuale solennità del 31 gennaio. Il popolo con entusiasmo risponde al ricordo celebrandone con pompa magna la festa, dando così prova di fede viva verso G.C. di gratitudine verso S. Ciro tanto benefico , e di delicato patriottismo, iscrivendo fra i suoi doveri più sacri ed inviolabili quello di corrispondere con slancio ed affetto all’appello di un Santo concittadino, Francesco De Geronimo, gloria della patria sua.

Precedentemente alla lettera del  5 Settembre 1711 dello stesso padre Francesco de Geronimo, il Santo missionario Gesuita che nelle su infaticabili missioni popolari per tutto il regno di Napoli, invitava i grottagliesi  a porsi sotto la celeste assistenza di S. Ciro  in una sua lettera del 21 luglio 1694 a una Dignità del locale Capitolo “ si compiace del ricorso spirituale a “ S. Ciro mio “ ed esorta a promuovere ulteriormente tale devozione:” La supplico a promuovere la devozione di S. Ciro con fare un quadro bello e grande di detto santo per la Chiesa, dove esposto alla pubblica venerazione con accendergli la lampada, sia di giovamento ancora al pubblico; ed io pregherò l’Arciprete perché insieme alla V.S. pali all’Università (al Sindaco), che io li donerò la reliquia di detto Santo, e se si mettesse a far miracoli io potrebbe far padrone meno principale”. E ‘ questa l’attestazione più antica del culto si S. Ciro a Grottaglie”(3)

  1. “S. Ciro M.E. e M”- cenni biografici. Varie traslazioni delle Sante Reliquie. Benemerenze soprannaturali della sua professione. Evoluzione del suo culto. Origine e sviluppo della sua devozione in Grottaglie”. Terza edizione riveduta ed ampliata. Stab. Tip .”PROGRESSO” Francavilla Fontana-1938-XVII.
  2. “San Ciro Medico Eremita e Martire” a cura di Rosario Quaranta. Grottaglie 2001.Parrocchia Chiesa Matrice Maria SS. Annunziata.
  3. “S. Ciro M.E. e M”- cenni biografici. Varie traslazioni delle Sante Reliquie. Benemerenze soprannaturali della sua professione. Evoluzione del suo culto. Origine e sviluppo della sua devozione in Grottaglie”. Terza edizione riveduta ed ampliata. Stab. Tip .”PROGRESSO” Francavilla Fontana-1938-XVII.