SAN CIRO MEDICO EREMITA E MARTIRE  NEI TEMPI MODERNI. DISEGNI DI LUCE DI CIRO QUARANTA E RACCONTI DI ROSARIO QUARANTA. (speciale San Ciro 8 di 8)

Festa popolare e liturgica di San Ciro coincidono in una data fissa: il 31 gennaio, giorno del martirio del santo (dies natalis) avvenuto nel 303.” “Con San  trovarono la morte anche Giovanni l’Esseno, Atanasia e le tre figliolette” (7)

La festa è considerata patronale in quanto il santo fu proclamato patrono minus principalis da Mon. Giuseppe Capecelatro nel 1780.Essa si articola in vari momenti: novena, traslazione della statua, processione, messa e panegirico, pira o foc’ra, fuochi pirotecnici.”(1)Festa popolare e liturgica che nel tempo  ed ancor oggi, hanno visto la pubblica amministrazione  concorrere  con il diretto apporto  economico per la buona riuscita dei diversi eventi. Padre Francesco Stesa e Luigi Galletto nell’opera cit. (3), approfondendo la delibera del consiglio comunale del 12 maggio 1875 ( deputazione per le feste di S. Ciro e San Francesco di Paola) rilevano che “ mentre la cultura moderna viene scoprendo aspetti particolari e caratteristici della storia , come le tradizioni popolari e il folklore, il dinamismo della vita odierna, in pochi decenni, ha allontanato da un mondo, che pare tramontato da millenni, la suggestione e la magia delle cose che furono e che ci fanno sempre tornare indietro con nostalgia, evocandone il ricordo, rimpiangendo la semplicità di tutto un passato.

Sebbene di origine anglosassone, il termine “folklore” è, entrato nella lingua italiana. Il primo componente “folk” fa pensare subito alla corrispondente “popolo”, “lore”, invece, uguale “sapere”, richiama la parola colore, azzurrità del bel cielo meridionale, che illuminava le campagne e le pizze dei paesi, ai tempi dei nostri avi, i quali affollavano le strade con i tradizionali abiti di colore vivace e sgargiante, la domenica e nel giorni della festa del santo Patrono. Le feste, un tempo, attese da tutti, con la policroma della pompa esterna e le chiese rigurgitanti di fedeli di ogni ceto e condizione, vanno scomparendo; allora, invece, costituivano la di un paese e rompevano la monotonia di un anno di fatiche e di stenti. A Grottaglie, almeno quattro erano le feste di richiamo: San Ciro, che ha sempre goduto una particolare devozione; la Madonna della Mutata e S. Francesco di Paola. Ognuna di essa aveva una deputazione, che veniva eletta dal Consiglio comunale-nel 1875 furono elette due di queste Deputazioni: S. Ciro e S. Francesco di Paola”. Della deputazione di San Ciro faceva parte quel Vito Nicola Mummolo, di cui abbiamo raccontato in “miseria e nobilita’ tra le terre di bari e terre d’Otranto: storia di un nobile pugliese tra  politica, amore, religione, beneficenza e possedimenti” conosciuto a dai grottagliesi come il ” Nujese”, “Vivannera-..e vinera li Piemontesi ca si campara a Santu Vilasi; tu fatiavi ddo lu Nujesi, sta turchiavra la ammasci (poesia la Vinnanera).

La Deputazione di San Ciro aveva anche una funzione filatropica, e sempre Stea-Galletto (3),scrivono che ”già quarantenne lo stesso (Mummolo) è componente, (di una di quelle società di uomini riuniti dotati di alta cultura intellettuale- segnalate dall’Arditi),  della deputazione di S. Ciro (-Co-patrono della città di Grottaglie con San Francesco de Geronimo-1875) la quale eletta dal Consiglio Comunale, si occupava della buona riuscita di una delle quattro feste che si svolgevano nella città. IL 19 ottobre 1883 Mummolo è incaricato da comune di Grottaglie “per il buon andamento e la sorveglianza del personale” utilizzato per l’istituita “cucina economica”, realizzata a favore della “povera gente che periva di fame”, il Consiglio Comunale nominò una commissione composta dall’intera giunta e di altri notabili cittadini, i quali, con il soccorso caritativo dei più facoltosi, istituì una cucina economica, distribuendo ai più poveri, gratuitamente, delle minestre…”, per cui è agevole dedurre come la situazione economica e sociale nella città fosse particolarmente critica.”

Lo stesso Mummolo che nel 1894  insieme al Dott. Vincenzo Calò si prodiga per la realizzazione della statua in argento di S. Francesco De Geronimo  conservata nel Monastero di S. Chiara, questa statua venne condotta a Grottaglie da Napoli da P. Guglielmo Celebrano, in tale occasione si sollecitò il ritorno dei padri Gesuiti, al riguardo l’ 8 luglio del 1894 il Corriere Taranto pubblica “Evviva Grottaglie! Evviva la deputazione di S. Francesco de Geronimo… di arricchire la nostra città di una seconda statua d’argento , la prima  è quella della Vergine SS. della Mutata  e quella cioè  del nostro Santo Patrono e concittadino Francesco de Geronimo…..e  gran parte di lode va specialmente tributata all’Egregio Presidente della Deputazione dott. Vincenzo Calò, il quale tra le cure delle sue numerosa clientela e le molte occupazioni della sua professione , cui egli con esemplare abnegazione ha dedicato la sua  balda gioventù ,ha saputo trovare modo e tempo di occuparsi seriamente per la riuscita della nostra festa….Lode infine e non poca va tributati a tutti quei cittadini e membri della deputazione  che si sono sottoscritte per grosse somme, fra i quali il sig. Mummolo Vito Nicola , il quale spende lire 1600 per dotare la statua di una base processionale corrispondente, cioè magnifica”.(2)

Riprendiamo con il prof. Rosario Quaranta il racconto della festa e del culto per il santo alessandrino “oggetto del culto è, oltre al mezzo busto inviato da S. Francesco e oggi conservato nel monastero di Santa Chiara, una statua conservata nel cappellone della chiesa madre : un simulacro ligneo del

 Settecento, rappresentante, a dimensione naturale, il santo nella mano destra trattiene la palma del martirio e nella sinistra un libro, simbolo della scienza medica e della parola divina. Vi è poi un ‘altra statua che nei giorni di festa viene esposta e condotta processionalmente per le vie cittadine. E’ più recente ( dei primi anni del Novecento), anch’essa lignea, ma colorata. Si conserva nella chiesa di S. Francesco di Paola e si accosta iconograficamente al prototipo settecentesco.

Ambedue i simulacri hanno all’altezza del petto una piccola teca contenente minuscole reliquie “ ex ossibus S. Cyri Martiris”.In processione poi viene portata anche un’altra reliquia racchiusa in artistico ostensorio bronzeo.

I luoghi del culto sono legati alle suddette statue e sono perciò: la cappella del Santo Rosario, volgarmente “cappellone di S. Ciro”, in chiesa madre, e la chiesa di S. Francesco di Paola. Il “cappellone”, dichiarato monumento nazionale, è considerato a buon diritto la parte più attraente di tutta la collegiata. La grande cappella, sormontata da cupola, contiene tre altari monumentali. Decorazioni barocche in altorilievo la ricoprono tutta non lasciando a nudo neppure un palmo delle pareti. L’altare centrale è dedicato alla titolare, la Madonna del Rosario, effigiata in una bella tela settecentesca; i pennacchi della cupola sono dovuti al pennello di Paolo De Matteis.

L’altare a destra è dedicato a S. Francesco De Geronimo; quello a sinistra a S. Ciro. Le statue dei due santi sono inserite elegantemente tra colonne tortili decorate fastosamente con motivi ornamentali barocchi. Le manifestazioni religiose iniziano con la traslazione della statua dai Paolotti alla chiesa madre in un giorno domenicale compreso tra il 16 e il 21 gennaio; la novena inizia il 22 gennaio. Il 30 gennaio, la sera precedente la festa, si fa il falò o foc’ra. E’ una manifestazione molto attesa e sentita; si tratta di una catasta di legna di diverso tipo ) tronchi, sarmenti, rami, tavole…) , alta anche fino a 10 metri; sistemata in modo da formare un grande cono alla cui sommità viene posta una croce con su affissa l’immagine del santo.

La sera, al termine della funzione religiosa, l’arciprete e i fedeli si recano, seguiti dalla banda, al luogo destinato che oggi è piazza S. Ciro, e, dopo la benedizione rituale, si dà fuoco al falò che attira moltissimi curiosi. Tradizione che, come abbiamo visto, risale all’introduzione della festa ed è collegata al martirio del santo che prima di essere decapitato subì torture col fuoco. La vigilia della festa si celebrano varie messe. Il 31 gennaio, giorno della festa, dall’alba in poi vi sono messe ad ogni ora ; la messa delle 10 è riservata al pontificale dell’arcivescovo. Le messe terminano alle ore 13 per consentire mezz’ora dopo l’uscita della processione. Da notare la pratica devozionale della “ Guardia a S. Ciro “:un gruppo di fedeli a larga prevalenza femminile prega ininterrottamente e veglia davanti all’immagine  sacra il giorno della vigilia, dalla mattina al pomeriggio. La processione esce, come già detto, alle 13,30 in punto e dura circa cinque ore. Parte da piazza Regina Margherita, antistante la chiesa madre, e attraversa il centro storico; sale oltre il castello, devia per la zona orientale della cittadina, ripiega per la zona orientale della cittadina, ripiega per la zona Nord-Ovest e poi rientra dalla parte occidentale.

La statua, posta su artistica base lignea dorata, è portata a spalle da rappresentanti delle Confraternite del santissimo Sacramento, del Rosario, del Nome di Gesù e del Carmine.  Per il trasporto della statua nelle varie processioni, fino al 1978, si faceva un’asta che è stata abolita per evitare abusi e discussioni. Possono portare quindi la sacra immagine gli appartenenti alle confraternite che fanno richiesta all’arciprete o al comitato; l’assenso non è vincolante a nessuna offerta che rimane volontaria e libera. Analogamente per colo che sostengono i quattro lampioncini attorno alla statua. Il numero dei fedeli è sempre notevole e si aggira su diverse migliaia di persone. Il clero precede il simulacro : l’arciprete, assistito dai ministri sacri e dal piccolo clero, rivestito di piviale rosso, sorregge l’ostensorio che racchiude la reliquia di S. Ciro. Dietro la statua è la banda he esegue marce religiose. Seguono poi le autorità civili, i medici e alcune centinaia di devoti scalzi, con in mano grossi ceri accesi: sono in genere coloro che hanno fatto un voto o una promessa al santo, per impetrarlo ringraziarlo; perciò questi non temono le avverse condizioni del tempo e procedono incuranti a piedi scalzi. Infine le divere migliaia di fedeli in atteggiamento raccolto, recitando preci e cantando inni sacri, senza fanatismi e superstizioni. Al rientro in chiesa madre si celebra la messa solenne con panegirico del santo.

La terza processione è effettuata in una domenica successiva alla festa , tra il 2 e l’8 febbraio per riportare la statua nella chiesa di S. Francesco di Paola. Si svolge nel pomeriggio ed è suggestiva perché è possibile osservare centinaia di persone con ceri accesi formare una scia luminosa nella penombra della sera lungo la XXV Luglio che porta alla bella chiesa dei Paolotti, ove le candele vengono depositate. La processione tocca pure il locale ospedale S. Marco, e dura mediamente un paio d’ore. La festa di S. Ciro a Grottaglie è di carattere prevalentemente religioso. Luminarie sono sistemate in Piazza Regina Margherita, in via XXV Luglio, in  Piazza S. Ciro e in zona S. Elia. Sobrio è l’addobbo in chiesa madre, consistente in un grande trono per l’esposizione della statua. Abbastanza curati e attesi i fuochi pirotecnici. La figura del santo medico, eremita e martire, per l’aspetto taumaturgico che evidenzia, non poteva essere trascurata dal sentimento popolare grottagliese che ha intessuto in proposito una Storia in vernacolo e ha favorito la diffusione di leggende e di qualche detto o proverbio.

Piuttosto interessante la narrazione della vita del santo, nota sotto il titolo di “Storia ti Santi Giru”, che alcune persone anziane ricordano ancora a memoria e cantano secondo un motivo popolareggiante…..Poeti e scrittori, pittori, artigiani e artisti non hanno mancato di registrare in versi e prose, in opere ceramiche o pittoriche non privi talvolta di forte carica suggestiva, i sentimenti e le emozioni che suscita la sentita devozione.La devozione verso il glorioso medico, eremita e martire è molto sentita in diverse località; particolarmente in Campania (Napoli, Portici, Vico Equense) e in Sicilia ( Marineo, ove si conserva la reliquia del teschio).San Ciro è festeggiato solennemente anche nel vicino paese di Villa Castelli (Brindisi),grazie alla devozione introdotta da Grottaglie” (1)

  1. “S. Ciro M.E. e M”- cenni biografici. Varie traslazioni delle Sante Reliquie. Benemerenze soprannaturali della sua professione. Evoluzione del suo culto. Origine e sviluppo della sua devozione in Grottaglie”. Terza edizione riveduta ed ampliata. Stab. Tip .”PROGRESSO” Francavilla Fontana-1938-XVII.
  2. “San Ciro Medico Eremita e Martire” a cura di Rosario Quaranta. Grottaglie 2001.Parrocchia Chiesa Matrice Maria SS. Annunziata.
  3. Francesco Occhibianco- Uomini illustri a Grottaglie.
  4. ”San Francesco de Geronimo e il suo Santuario. A cura della comunità Padri Gesuiti di Grottaglie aprile 2000.
  5.  “ Vincenzo Calò” di Roberto Burano –Scorpione Editore 2014.
  6. Cfr. Benati-C. Spataro, San Ciro da Alessandria d’Egitto. Ila Palma Palermo1995.
  7. Padre Antonio Tripodoro S.I. in “ S. Ciro e S. Francesco de Geronimo” rivista “Il Gesù Nuovo anno LXI- Napoli- Maggio-Giugno 2005-3.
  8. Padre Giuseppe Prevete in “ Le reliquie di S. Ciro da Alessandria d’Egitto a napoli nella chiesa del Gesù Nuovo” rivista “Il Gesù Nuovo anno LXI- Napoli- Gennaio-Febbraio 2003-1.

Ciro Quaranta nasce a Grottaglie nel 1955. Inizia a lavorare come operaio all’età di 16 anni. Nel periodo in cui frequenta le scuole serali, dove conseguirà il titolo di perito elettrotecnico, comincia a interessarsi di fotografia. Nel 1995 pubblica il libro “Foto a ricordo”, una ricognizione sulle feste religiose del Sud Italia. Dal 1996 inizia la sua indagine sul mondo del lavoro partendo dall’industria nella quale è impiegato. Negli anni a seguire contadini, operai, ceramisti

 Rosario QUARANTA( Storico – Scrittore – Preside )

Nato a Grottaglie nel 1948 ha completato la sua formazione culturale a Roma dove si è laureato in Lettere, si è specializzato in Biblioteconomia ed Archivistica. Ha diretto  come Preside la Scuola Media  “Dante Alighieri” di Villa Castelli, e la scuola media F. G.Pignatelli di Grottaglie.Scrittore prolifico e giornalista  E’ socio ordinario della Società di Storia Patria e si interessa di argomenti storico-letterari.  Ha dato alle stampe: “Grottaglie. Vicende- Arte – Attività della città della ceramica”, 1986; “Tolti dall’oblio” di G.B. Vico, 1989; “Grottaglie: Uomini illustri”, 1989; ” San Ciro a Grottaglie. Storia-culto-tradizione popolare”, 1988; “Un prete brigante. Don Ciro Annicchiarico (1775-1818), 1991; “Grottaglie nel tempo”, 1995; “Il tarantolismo pugliese di Ignazio Carrieri”, 1998; “Il Carmine a Grottaglie. Testimonianza storiche, religiose e artistiche”, 1998; “Il viaggio di Minimo Chierico. Padre Francesco Stea dei Minimi”, 1999.