FEBBRAIO 1966 A GROTTAGLIE.LA STORIA DI UN AMORE IMPOSSIBILE.“SE DA VIVI NON POSSIAMO ESSERE UNITI FATECI STARE VICINI DA MORTI!”

LA PRECEDENTE DOMENICA 6 FEBBRAIO 1966 SI E’ SVOLTA L’ULTIMA PROCESSIONE DI SAN CIRO IL CUI SIMULACRO VIENE RIPORTATO AI “PAOLOTTI.

Ricordiamo una vicenda struggente e drammatica di due giovani fidanzati grottagliesi, che decisero di terminare la propria esistenza terrena , a causa di una relazione amorosa, che sarebbe stata difficile da proseguire. Da pochi giorni nella città delle ceramiche, anche in quel 1966, si sono conclusi i festeggiamenti si San Ciro d’Alessandria, il 6 febbraio a pochi giorni dal tragico evento, il simulacro del Santo Patrono e stato ricollocato nella teca allo stesso dedicata nella chiesa extramurale dei “Paolotti”.

Pasquale Angolano e Francesca Pappadà avranno partecipato con gioia, come tutti i grottagliesi alle novene, alle tre processioni ( la corta, la più importante il 31 gennaio, e la terza del rientro) , anche loro avranno con i propri coetani e parenti alla confusione delle “bancarelle” del paese.

Ma nel loro cuore ed animo, inizia probabilmente a sentirsi il peso di un fardello che è quelle delle “dicerie di paese”, si mormora che Pasquale intrattiene altra relazione con una giovane del paese. Niente di certo e di vero. Da poco sono stati spettatori dei fuochi d’artificio esplosi nelle gravine del “Fullonese” a poca distante dalla contrada “Malabarba” , luogo dove da li a poco, ritroveranno il corpo esamine di Pasquale e Francesca agonizzante.

Le cronache del tempo, scrivevano che ” la era deceduta all’ospedale di Taranto è sta vestita dimessamente. Sotto un impermeabile di nylon color marrone chiaro, indossava un maglione giallo e una gonna scozzese. Aveva lunghi capelli neri e le mani molto curate, ma nessun segno di trucco sul viso.” Nel ricordo dei grottagliesi nati negli anni ’60. è il sacello funerario, in cui per anni sono stati insieme al centro del cimitero di Grottaglie. Si, volevano stare insieme anche dopo la vita terrena, e quanto avevano in una lettera ritrovata “se da vivi non possiamo essere uniti fateci stare vicini da morti!”