ESCLUSIVO.STORIA DELLA LIBERAZIONE A GROTTAGLIE, “DOV’È DESERTO COME IL MIO CUORE, 5 LUGLIO – 7 OTTOBRE 1943. “.CI RICONOSCEREMO SEMPRE FRATELLI” (GLI ALLIEVI UFFICIALI NELLA GUERRA DI LIBERAZIONE, 1943-1945).

La mia fidanzata mi portò a Grottaglie, tra l’altro, delle frijelle: specie di pane duro che si bagna. Poi si mette dell’olio, sale, pomodoro e origano. Che fanno i miei cari colleghi polentoni, dopo averle bagnate? Furono cosparse di marmellata!”

“30 settembre 1943 a Grottaglie : Visita di S.A.R. il Principe di Piemonte ed Ereditario, Umberto di Savoia. È mesto, e mal ridotto!”.

Febbraio 2024 a Grottaglie è in corso una “battaglia” per evitare di modificare il profilo architettonico ed urbanistico del Monumento ai Caduti delle guerre ed in particolare degli ultimi due conflitti mondiali. Il nostro editore Antonio Cavallo è riuscito ad avere in esclusiva il “Diario Storico del Raggruppamento “Curtatone e Montanara”.

Nel diario si riporta la cronaca di guerra di Grottaglie, dov’è deserto come il mio cuore, 5 Luglio – 7 Ottobre 1943-Stralcio di vita di Terra d’Otranto, Oria, 8 ottobre 1943 – 4 Gennaio 1944-Manduria 5 – 16 Gennaio 1944-Salice Salentino, 16 – 31 Gennaio 1944, le foto dell’archivio di pegaso.it sono state donate dal prof. Cesare Rolli pervenute dal nonno sottoufficiale al “Marcello Arlotta” di Grottaglie.

Il diario è la trascrizione degli appunti guerra del papà di Ernesto Damiani, soldato e membro del Corpo Italiano di Liberazione, trascrizione iniziata a fine luglio 2002 terminato a  fine settembre, il lavoro era disponibile in rete, nel sito “dalvolturnoacassino.it”. Una vicenda legata al gruppo di Compagni del IX Battaglione d’Istruzione, e poi a quella degli altri Allievi Ufficiali di Complemento, che, per larga parte, formarono i reparti combattenti del ricostituito Esercito Regio, almeno fino alla fine del 1943. Quella narrata nel diario è la storia di diciotto mesi di vita di uno dei tanti giovani, classe 1922, che furono coinvolti, volenti o nolenti, negli eventi che sconvolsero l’Italia, in uno dei momenti più tormentati della sua storia recente. E’ Storia raccontata non dal punto di vista dei Comandanti, che volavano alto come le aquile, ma da quello dei cittadini-soldati, che strisciavano, e non metaforicamente, sul terreno. È per questo che il lettore non troverà notazioni sul livello strategico

del conflitto in corso, né ci potrebbero essere, poiché l’Allievo Ufficiale di Complemento Damiani, dal suo osservatorio limitato, non poteva certo avere una visione complessiva degli eventi.I Soldati italiani non erano addestrati come i soldati tedeschi, né erano armati ed equipaggiati come i soldati anglosassoni, ma non erano certo quegli sprovveduti che, ignoranza dei fatti e opportunismo politico, hanno voluto rappresentare fino ad oggi. Dopo essere passato attraverso l’esperienza del IX Battaglione d’Istruzione e del Raggruppamento Curtatone e Montanara, mio padre era diventato Bersagliere. Le ultime righe del suo Diario sono rivolte ai Compagni, che avevano attraversato assieme a lui i giorni della guerra. Damiani ringrazia infinitamente il Prof. Alvaro Ancora di Oria, ed il Signor Antonio Carone, Responsabile dell’Archivio Comunale di Oria, ai quali va il merito del ritrovamento del manoscritto del Diario Storico del Raggruppamento Curtatone e Montanara.

L’avvicinamento a Grottaglie prende il via il “16 febbraio: Che viaggio disastroso! Ascoli, ore 6, alla Caserma “Umberto”. Carina la città. Ore

9: S. Filippo, al IX Btg. di Istruzione. Sono triste. Effetto del distacco da Chieti? …In giornatami vestono…Ritrovo i miei paesani, amici di Sulmona. Faccio parte della 2a Compagnia, plot. Collegamenti, al Comando del Sten. Santarelli dell’Aquila. Mio Cap. Di Martino Giovanni,

effettivo, severissimo. Mio Col. il Tcol Antinori Armando. Effettivo sono al 49o Ftr. Nel febbraio 1943, Gino Damiani era uno dei tanti studenti universitari, classe 1922, che vivevaassieme alla famiglia (padre, madre e due fratelli, Ernesto, il più vecchio, era già stato in guerra, inRussia, da dove era tornato così minato nel morale e nel fisico, da doverne morire per leconseguenze nel 1952; Alberto, il secondogenito, per sua fortuna, era riuscito a scamparla), nellecondizioni di provvisoria serenità consentite dalla guerra ancora lontana. Nato a Pratola Peligna(L’Aquila), ottenuta la maturità al liceo classico “Tito Livio” di Sulmona, era stato chiamato comesoldato di leva il 3 aprile 1941, e poi lasciato in congedo illimitato provvisorio fino all’apertura dei

corsi di addestramento reggimentali. Ciò era stato possibile perché, nonostante l’Italia fosse in guerra dal 1940, non era mai stata dichiarata la mobilitazione generale. Gli Universitari mantenevano il privilegio di rinviare la chiamata alle armi fino al conseguimento della laurea, o fino al compimento del ventiseiesimo anno di età. Tale privilegio fu abolito alla fine del 1942.Iscrittosi all’Università di Roma “La Sapienza” per seguire i corsi di Giurisprudenza, fu richiamato nel dicembre 1942 e comandato a presentarsi nel febbraio 1943, prima al Distretto militare di 10 Chieti, e poi ad Ascoli Piceno, alla caserma Umberto appunto, da dove fu avviato al IX Btg. d’Istruzione del V Corso d’addestramento A.U.C. (Allievi Ufficiali di Complemento), che era alloggiato nella Caserma Clementi. La Caserma Umberto aveva questo nome perché era il Deposito del 49o Rgt. Ftr., quello del famoso quadrato di Villafranca, al cui interno trovò rifugio e salvezza il futuro Re d’Italia Umberto I nella infausta giornata (24 giugno) della battaglia di Custoza del 1866. Per Gino Damiani, così come gli altri Allievi, l’avviamento al corso A.U.C. era obbligo di legge, conseguente alla loro condizione di diplomati e/o studenti universitari…..

3 luglio: ore 20.00 si parte per Grottaglie. S. Filippo piange. Ci volevano bene e di cuore. Non vedranno più gli Allievi.”

5 luglio: Finalmente arrivo! Quale deserto, quale squallore dove ci attendiamo. Quanto è opprimente questo Sahara! Di bene in meglio per il mio spirito…Sahara italiano! Siamo

accampati a circa 500 metri dal campo d’Aviazione, già tartassato dalle bombe inglesi. Siamo di difesa mobile contro Paracadutisti o sbarco navale. Altro che corso. Grottaglie invece è casino.”

Giovanni Scanni, che è stato dirigente nelle Ferrovie, ricorda bene quel viaggio che “…da Ascoli a Grottaglie durò complessivamente tra 40 e 48 ore, interessando i giorni 3, 4 e 5 luglio. Bisogna tenere conto che il treno del fatto che il treno ebbe uno stop di diverse ore prima dell’arrivo nella stazione di Foggia…Il treno non fermò a Brindisi; a 5 km dalla stazione di Brindisi, il treno

raggiunse la linea Brindisi-Taranto. Era stato costruito un piccolo impianto di diramazione, al fine di evitare Brindisi, sottoposta a bombardamenti.”Sempre Scanni, che è pugliese, e che quindi è stato punto nell’orgoglio dall’affermazione di miopadre relativa al Sahara italiano, mi fa giustamente notare che “il nostro campo era sistemato in un uliveto, circondato da vigneti e ancora uliveti. La terra di colore rosso-scuro, rosso cupo, cretaceo, non era deserto. Damiani percepì l’ambiente come desertico, perché in lui viveva il ricordo della sua ridente terra d’Abruzzo adriatico (Pescara e l’entroterra sino a Chieti), e delle verdi colline ascolane.”

Luglio 1943: Vita ancora più dura di Ascoli. Si lavora per la guerra! Non si dorme per gli aerei nemici, ogni notte sopra di noi. Non si mangia, per la scarsità del rancio, e mal confezionato.Vento, polvere, caldo!…E la tenda, quanti lavori, quanti sacrifici, quante bestemmie per sistemarla secondo le quotidiane idee di Mingori. Corrispondenza rara. Sigarette rare. Tenda: 1)Damiani, Di Martino, Raverta, Meterangelis; 2) Damiani, Di Martino, Raverta, D’Arezzo; 3)Damiani, Di Martino, Raverta, De Matteis.”

Grottaglie è in provincia di Taranto. Il IX Battaglione d’Istruzione era stato inquadrato nella 7° Armata (comandata dal Generale Basso, il cui comando era in Sardegna), IX Corpo d’Armata (Comandante, Gen. Roberto Lerici), alle dipendenze della Divisione di Fanteria “Piceno” (Comandante, Gen. Emilio Coronati).1 Anche gli altri Battaglioni d’Istruzione erano stati spostati in Puglia: il LI a Palese di Bari, il XVII a Gioia del Colle, il LII all’accampamento di Campo d’oro a Mesagne, a protezione dell’aeroporto di San Vito dei Normanni. “Tutta l’Italia degli Atenei s’era insediata nelle Puglie da Bari a Brindisi, a Lecce, a Taranto.”2 Oscar Panichi e Glauco Basti mi hanno riportato che il Colonnello Antinori non partì subito con gli Allievi, ma arrivò a Grottaglie in seguito . Come già detto, i Battaglioni d’Istruzione erano stati trasferiti in zona d’operazioni al Sud “come difesa mobile dell’aeroporto.3 Alla Divisione di Fanteria Piceno, da cui dipendeva il IX Battaglione d’Istruzione, spettava il compito della difesa fissa degli aeroporti di Grottaglie, Manduria e S. Vito dei Normanni.4 L’utilizzo in funzione antiparacadutista era noto in tutti i Battaglioni d’Istruzione per i quali si hanno testimonianze dirette: LII: “i Battaglioni Allievi Ufficiali di complemento erano stati inviati per difesa mobile degli aeroporti…5; LI: “Ai primi di luglio, giunse al Comando di Battaglione, l’ordine di trasferimento del reparto in zona

d’operazioni, con compiti di difesa mobile paracadutisti.6; XVII: “…venimmo a sapere che saremmo stati impiegati come truppa antiparacadutisti.7 Per quanto riguarda il IX Battaglione, aparte l’appunto di mio padre, Luigi Onfiani mi ha scritto che “In quel di Grottaglie il Capitano Di Martino affermò di non temere una calata di Paracadutisti, in quanto scendendo sparpagliati potevano essere facilmente sopraffatti, e raccomandava in questo caso di distruggere le armi. Così avremmo potuto conservare il nostro ’91!”. Anche Alfredo Rho mi ha confermato che lamotivazione ufficiale del trasferimento a Grottaglie era: “…la sostituzione di battaglioni di avieri, in fase di formazione, per la guardia dell’aeroporto militare di Grottaglie. Si temevano lanci di paracadutisti”. Basti dedusse che: “…ci hanno qui spediti per la difesa del campo d’aviazione“,dalla la vicinanza con l’aeroporto di Grottaglie, elencando l’armamento di cui disponevano nel IXBattaglione a tale scopo: “Abbiamo, in tutto, 12 fucili mitragliatori Breda, raffreddati ad aria, 6 mortai leggeri da 45, 3 mortai pesanti da 81, fucili modello ‘91, 4 bombe a mano OTO a testa, e scarse, limitate munizioni per tutte le armi. OK”. Alfredo Rho mi ha confermato la veridicità di questa affermazione sull’armamento degli Allievi. Sulla concretezza di questo ruolo, dissente Eneide Mignacca, il quale mi ha scritto che: “...in tutte le settimane trascorse a Grottaglie non ho mai sentito menzionare di questa difesa antiparacadutisti. Né dal Comandante di Compagnia, né dagli ufficiali subalterni e neppure dai sergenti istruttori. Nemmeno (cosa forse più rilevante) dai vecchi marpioni del Comando di Battaglione: soldati anziani (non allievi) con vari anni di naja. Veri segugi nel fiutare le informazioni più segrete…C’è un’altra considerazione. L’ipotesi della difesa antiparacadutisti mal si spiega col fatto che in tutte le cinque settimane trascorse in zona, mai, non una sola volta, alcuno di noi è stato condotto a fare un giro di ricognizione dell’aeroporto…La diceria, com’è stata spesso riportata, circolava. Chi l’avesse messa in giro non è possibile dire. Come tutte le dicerie, si diffuse con la rapidità e l’estensione della peste manzoniana. A Gioia del Colle (XVII Btg.) trepidavano per gli stessi fantasmi.” Tuttavia, Scanni e Bo, che appartenevano alla IIa Compagnia, ricordano invece di avere pattugliato nottetempo le strade di campagna, attorno all’aeroporto. La spiegazione più plausibile per riconciliare queste discrepanze è che il Comando avesse stabilito dei turni per il pattugliamento, e che nelle prime 5 settimane a Grottaglie la 3a e la 4a Compagnia non fossero state interessate nell’operazione. Il Campo era in realtà una tendopoli, dove le tende erano fatte da “… teli quadrati di due metri per due uniti assieme, per solo quattro persone. Nella mia siamo Faina Renato di Genova Sampierdarena, De Mattia di Corropoli, provincia di Termoli, Carlo Di Marco, che non mi molla mai ed io.” (Basti), o più persone: “Noi della 2a Compagnia avemmo in consegna tende per 6 persone. Nella nostra tenda eravamo Scanni, Bo, Ziliani, Mele, Sasso, Pederiva.” Infine, faceva molto caldo. Gli Allievi del LI Btg. vestivano l’uniforme coloniale. Basti ricordache: “Il caldo è terribile, non tira un filo d’aria…, l’acqua non esiste. Quotidianamente disponiamo di una sola borraccia, che riempiamo da una lillipuziana sorgente, non molto distante dal campo.” Dante Cirillo conferma che: “La poca acqua che avevamo, o la bevevamo, o la usavamo per lavarci”, e infine Scanni aggiunge qualche particolare: “Per circa una settimana abbiamo bevuto acqua dei pozzi. Ho scorto in quell’acqua dei vermi. La sete era tanta.”

28 luglio: Che sinfonia, Dio buono! Dopo tante prove notturne a base di razzi, gli Inglesi, in pieno giorno -ore 12.30- bombardano in 2 ondate, e senza che fosse stato dato l’allarme, il nostro campo d’Aviazione! 1 morto solo, per fortuna; danni ingenti al campo e in apparecchi (circa 15 distrutti). Noi fortunati!.”

Anche Oddino Bo ricorda “alcune incursioni, per lo più notturne9. Ricorda che gli Allievi avevano scavato delle trincee a zig-zag, “di oltre un metro di profondità…costate una fatica senza confronti per l’incredibile durezza di quel maledetto, terribile tufo roccioso che si trovava dopo i primi dieci centimetri di terra, che sprizzava scintille ad ogni colpo e che spezzava persino i manici dei nostri picconi.”Ricorda che, durante queste incursioni, “Avvantaggiati dal fatto che dormivamo vestiti, avevamo imparato – controllando la paura – ad uscire in fila indiana da sotto la tenda ed a buttarci in pochi secondi nei trinceroni.Sul bombardamento diurno, invece, c’è qualche discrepanza tra i ricordi degli Allievi. Basti racconta di un bombardamento diurno a Grottaglie, che per data ed orario potrebbe corrispondere a quello citato da mio padre, che pure Scanni ricorda bene: “Stavamo mangiando il rancio, quando un rombo d’aerei fu da me percepito. Pochi secondi dopo sentii il fragore delle bombe. Mi trovai nella trincea senza nemmeno accorgermi del salto. Quanti aerei? Non saprei dare un dato numerico.” Eneide Mignacca, invece, attribuisce le esplosioni, non a bombardamenti, ma bensì a incidenti durante l’atterraggio. Arrivati a questa data, vale la pena di rilevare l’assenza nel diario di cenni da parte di mio padre relativi a due eventi di grandissima importanza. Il primo è lo sbarco in Sicilia degli alleati l’11 luglio. Il secondo, il colpo di stato del 25 luglio, quando, come noto, Mussolini fu prima sfiduciato dal Gran Consiglio del Fascismo, poi rimosso dalla carica di Capo del Governo e infine arrestato  dai Carabinieri, per ordine di Vittorio Emanuele III. Per spiegare questa mancanza, Alfredo Rho mi ha scritto che “Quegli eventi erano comunque abbastanza lontani da noi”.

Tuttavia, la notizia della defenestrazione di Mussolini arrivò sicuramente a Grottaglie. Basti ricorda: “…all’improvviso, per tutto il campo trincerato si sparge la notizia, incontrollata e forse incontrollabile, della caduta del Cav. Benito Mussolini. Vero? Falso? Per accertarlo vi è un solo mezzo: uscire di contrabbando attraversando le nostre postazioni e, senza conoscere la parola d’ordine, raggiungere l’abitato di Grottaglie, trovare chi abbia una radio e voglia farci ascoltare un notiziario radiofonico, italiano o inglese che sia, compreso il Col. Stevens, ed avere, infine, la fortuna di rientrare senza essere uccisi dai propri colleghi di sentinella…I volontari, questa volta veri sono pronti: Faina Renato, Roberto Di Martino, Glauco Basti, che andranno direttamente alla canonica, giacché il prete non potrà certamente rifiutarsi… È il comunicato di mezzanotte che i tre allievi ascoltano, stentando a credere alle loro orecchie, e non ancora pensando al futuro proprio e di tutti gli italiani…Mussolini è stato arrestato dai RR.CC, all’uscita dal colloquio col Re…Si rientra al Campo tra mille peripezie e giusto in tempo per l’ennesimo allarme e contrappello. Appena possibile, tutti i colleghi del Btg. vengono aggiornati…A noi Allievi, tutti universitari se non già laureati, non sfugge certo quale potrà essere la reazione tedesca…”. E’ pure di grande interesse per capire le diverse reazioni degli Allievi di fronte alla notizia del colpo di Stato (perchétale fu), l’episodio narrato da Oddino Bo e Vittorio Ziliani, anche perché coinvolgente un Ufficiale,il Tenente D’Ottavi: “Ovviamente, i vari momenti di quel periodo di guerra sono stati vissuti dalla nostra generazione in modi diversi, anche secondo la diversità delle situazioni locali. Così per il 25 luglio, quando un ufficiale del nostro Battaglione, il Tenente D’Ottavi, conoscendo l’orientamento di sinistra di un gruppo di allievi ufficiali, chiese a Bo di spiegare, in quel primo giorno di libertà cos’era il socialismo e cos’era il comunismo. E così a notte inoltrata – dopo il suono della ritirata– una ventina e più di commilitoni uscivano dalle tende e, disposti a semicerchio sotto un grande ulivo, ascoltavano…”.Il proclama di Badoglio fu letto nel giornale radio delle ore 22.45.

La notizia, quindi, arrivò a Grottaglie probabilmente a quell’ora, dato che gli Allievi ebbero il tempo di organizzare la fuga inpaese per sentire il notiziario di mezzanotte. Sembra di capire che a Grottaglie non vi furono iniziative da parte del Comando di Btg. tendenti a spiegare l’accaduto ai soldati oppure a prevenire eventuali reazioni tedesche. Alberto Bongiovanni, allora comandante del LXXI Btg. di stanza in Corsica, ricorda invece che, dopo avere appreso della notizia: “…poiché ho sempre pensato che sia meglio avere paura che ricevere brutte sorprese, diedi ordine di rafforzare le guardie, di schierare le armi, come previsto dal progetto di difesa, di prelevare armi e munizioni, come se dovessimo partire da un momento all’altro.” “Poiché era possibile che ognuno desse una propria interpretazione degli avvenimenti di quella giornata, il colonnello decise che fossimo noi aspiegare l’accaduto alla truppa e agli ufficiali…Non fu un discorso lungo, mi limitai a dire questo:noi soldati non facciamo politica, il nostro giuramento ci impone solo alla fedeltà verso ilre…Quella sera non andai a letto…”

Cosa accadde negli altri Battaglioni d’Istruzione? Il LI Battaglione d’istruzione si trovava a Palese di Bari, dove era stato spostato da Marostica (Vicenza): “Il 25 luglio, con i suoi bruschi rivolgimenti, nella politica e nel governo della Nazione, colsero di sorpresa il battaglione. Segno della disciplina, dell’alto concetto del dovere e della coesione dei reparti fu l’assoluta mancanza di crisi di coscienza, almeno appariscenti, in giovani che erano pur nati e cresciuti in un regime che ora crollava. Ognuno si sentiva soldato e responsabile verso le istituzioni e la Patria: le idee personali venivano accantonate.” Gli Allievi del LII Battaglione d’Istruzione appresero “La notizia della caduta del Fascismo…durante una marcia. Essa partì dal fondo della colonna del Battaglione e arrivò a snodarsi come un serpente fino a raggiungere la testa della colonna stessa. Man mano che la voce arrivava, provocava nella colonna delle …reazioni…I comandanti di plotone facevano fatica a tamponare le falle provocate dall’entusiasmo…Come era arrivata la notizia al Battaglione che si trovava quel giorno a tanti chilometri di distanza dall’accampamento, non mi incaricai di appurarlo. E a che pò sapere da dove essa fosse giunta se era così bella e consolante e voleva dire soprattutto “Tutti a casa”? Dopo il subitaneo entusiasmo, la colonna serrò e si fece muta, finirono i canti e le marcette. Ognuno cominciò a fare le sue meditazioni…Era un battaglione di Allievi ufficiali, composto da tutti universitari che adesso volevano darsi una spiegazione dell’avvenimento…

La caduta del Fascismo diede comunque l’opportunità agli Allievi di Grottaglie, di regolare i conti con il delatore fascista responsabile dell’allontanamento di Roberto Lazzarini: “Ma prima di ogni altra cosa, finito il maledetto fascismo, caduto l’odiato Benito, urge, almeno per quel che mi riguarda, sistemare la questione F., in sospeso da quando Roberto Lazzarini è sparito dal corso, dalla sera alla mattina, per avere detto…”col gagliardetto mi ci pulisco il culo”. Solo F. poteva aver sentito e tradito. Da allora, stava sempre lontano da noi, sapeva che attendevamo il momento. Alle 21.00 andiamo alla sua tenda, gli dico di venir fuori e gridando: “ti ricordi di Roberto?”, lo massacriamo di botte. So che l’hanno portato in infermeria, e poi non l’abbiamo più visto.” Anche Oddino Bo ricorda che “Il giorno dopo (il 25 luglio, N.d.A.), in libera uscita a Grottaglie, avevamo strappato a tre fascisti il distintivo di squadrista (il rombo) che continuavano a portare all’occhiello, come se nulla fosse accaduto. Era il segno di una riconquistata libertà, ma anche di un nervosismo destinato ad aumentare per l’incertezza delle prospettive…”Anche altrove “Si seppe anche di qualche bastonatura, fra l’altro ne buscò un ufficiale della Milizia del nostro raggruppamento che si trovava in licenza a Genova, cui tenne dietro la voce dell’arresto di personalità già in vista.” E’ certo è che in Italia, “…la notizia della caduta di Mussolini fa esplodere manifestazioni popolari…si dà l’assalto alle case del fascio, si liberano da molte carceri i prigionieri politici…“In realtà, furono di più le vittime della “sanguinosa repressione delle manifestazioni popolari all’indomani del 25 luglio”attuata dal Governo Badoglio: “La vastità delle dimostrazioni popolari spaventò però il governo, che temeva un’insurrezione guidata da comunisti e repubblicani. Fu perciò adottata una politica duramente repressiva…Tra il 26 e il 30 luglio furono uccise dalla forza pubblica 83 persone, 308 furono ferite e 1554 arrestate.

Agosto 1943: Lavoro, fame, caldo! Siamo nei tropici, forse?…Il luogo ci diventa ormai più ospitale con la sistemazione a “Zerebbe”. Notti sempre insonni: spettacoli folkloristici inglesi…magnifici. Belli e tremendi i bombardamenti di Taranto e zone vicine. Noi finora illesi. Contraerea micidiale. Quante formazioni inglesi, di giorno e di notte, ci attraversano e ci trascurano, per fortuna! Sopra di noi a 400 m ci sono i tedeschi della “Goering”. Impiego bellico, era domenica, sfumato, per nostra fortuna.

La Divisione corazzata “Hermann Goering” era stata impegnata duramente in Sicilia, per contrastare lo sbarco e la successiva penetrazione alleata all’interno dell’isola. Al 10 settembre, la divisione, sotto il comando del Gen. P. Conrath, faceva parte del XIV Panzerkorp del Gen. Hans Valentin Lube. Per quanto prostrata e disorganizzata dai combattimenti, l’armamento di questa Grande Unità era ancora notevolmente superiore a quello delle Unità italiane, specialmente di fanteria. Il termine “sopra” usato nell’appunto va inteso in senso letterale. Infatti Basti e Panichi ricordano che il campo italiano “era ubicato in una conca, in un fosso da cui sarebbe stato puramente impossibile fuggire in caso di attacco“, e che il campo era sovrastato da una collinetta a picco, oltre la quale si trovavano i tedeschi. Sempre Basti ricorda la presenza di “quattro carri Tigre, al comando di un “sturmscharfuhrer” decorato di croce di ferro di prima classe, reduce di Stalingrado!” Dopo il 25 luglio, la presenza dei tedeschi in posizione dominante rispetto al campo italiano non era certo rassicurante, tanté che Basti e i suoi colleghi “pur non ignorando a quali conseguenze andremo incontro per la non autorizzata perlustrazione oltre le linee, decidiamo di informare i nostri capi di quanto abbiamo, purtroppo, visto, proponendo una ennesima ritirata, atteso l’incontrovertibile fatto che abbiamo gli “amici” proprio sulla testa e noi siamo, tutti, in un fosso, anzi…in una fossa!“. Fortunatamente, gli eventi smentirono la fosca previsione di Basti. La Goering fu successivamente impegnata per contrastare lo sbarco americano a Salerno, e fu pesantemente sconfitta. Nel proseguire la ritirata lungo la penisola, combatté ancora sul Volturno, epoi ad Anzio e a Nettuno. Ritirata nel luglio 1944 dal fronte italiano, e trasferita sul fronte orientale, nonostante tutto contribuì all’accerchiamento ed alla distruzione del III Corpo corazzato sovietico. Veramente, si può affermare che andò bene agli Allievi italiani!

L’appunto di mio padre è in contrasto con quanto riportato nei documenti ufficiali dell’Esercito italiano, sulla dislocazione della Goering, che nell’agosto del 1943 viene riportata nei dintorni di Napoli.

Nella zona di Taranto, controllata dalla Divisione Piceno, viene riportata la 1a Divisione paracadutisti. Tuttavia, Eneide Mignacca, così come Oddino Bo e gli altri Allievi del IX Battaglione che ho intervistato al proposito, mi hanno confermato che reparti della Goering erano a Grottaglie in questo periodo, probabilmente per ricostituirsi lontano dal fronte.

“Settembre 1943: Solita vita nera. Inizio esami per promozione a caporale maggiore. Bella soddisfazione dopo tanti mesi di corso. Per il 15 ottobre – dice una circolare – avremo la licenza di fine corso, fino al 20 di novembre. Speriamo! Lavoro enorme – enorme fame. Ci salva la frutta! Uva, fichi, fichi d’India, pesche!”

Nonostante l’incertezza della nostra situazione ci sottoposero agli esami per caporal maggiore.” Anche Basti ricorda che gli esami ci furono, ed anzi: “Ho saputo poco fa, da un ufficiale, un romano del quinto plotone della terza compagnia, che agli esami a caporal maggiore, ben 130 non sono stati promossi…, ed erano stati già inoltrati ai vari reggimenti come rimpiazzi.”

All’arrivo a Grottaglie, secondo Basti, la forza del IX Btg. Allievi era di circa 800 uomini. Tra allontanamento dei bocciati ed altre cause (ammalati indirizzati all’Ospedale), si può stimare una certa riduzione della forza effettiva del Big, alla vigilia dell’8 settembre. In effetti, almeno due Allievi morirono a Grottaglie: Paolo Natti (comunicazione di Alfredo Sabella) e Dino Zambra, che in realtà morì all’Ospedale di Bari, per meningite tubercolare. Il Barone Dino Zambra (era infatti di nobile famiglia) era persona molto religiosa, ed attualmente è in corso la causa di canonizzazione. A proposito della fame, gli Allievi si salvavano con la frutta. Alcuni la rubavano: “… di notte… uva, fichi e fichi d’india, rischiando, al rientro, le schioppettate dei colleghi ignari. E divorando tutto, al buio, spini compresi.” (Basti, e Rho mi ha confermato che “è vero quello che dice Basti”). “Noi della 2a Compagnia la rubavamo anche di giorno.” (Scanni). Lo stesso facevano a Mesagne gli Allievi del LII Btg.: “Qui l’uva era tutta nostra…Per quanto fosse proibito cogliere l’uva regina, bionda, saporita, da quella terra generosa, noi riuscivamo lo stesso ad eludere la vigilianza dei colleghi che erano di sentinella, per perpetrare furti d’uva. Il tenente Angrisani volle dare un giorno una lezione e la dette a me legandomi a un palo esposto al sole di luglio. Quel castigo non fece cessare la vendemmia che continuò fino all’esaurimento del prodotto dell’intera annata.” La dieta a base di frutta aveva però una controndicazione, causava colite e quindi diarrea! Ci si arrangiava anche in altra maniera. Scanni: “Un giorno, fui chiamato per turno in cucina.

Riempii i miei pantaloni di patate e le portai fuori. Il Maresciallo e il Sergente dirigente della cucina, chiudevano non uno ma due occhi. I miei compagni mi ringraziarono.” Infine, per chi aveva agganci locali, c’era una possibilità d’aiuto: ”La mia fidanzata mi portò a Grottaglie, tra l’altro, delle frijelle: specie di pane duro che si bagna. Poi si mette dell’olio, sale, pomodoro e origano. Che fanno i miei cari colleghi polentoni, dopo averle bagnate? Furono cosparse di marmellata!” (Scanni)

5 settembre: Da notizie percepite il 15 settembre! De profundis! Già forse stasera sarei, come del resto tutto il IX Btg. d’Istruzione, fra i trapassati! Un Capitano d’aviazione americano ha parlato: “Se il giorno 3 non fosse stato firmato l’armistizio, il giorno 5 settembre – oggi – una Divisione di Paracadutisti inglesi (circa 6.000) sarebbe scesa tra Taranto e Grottaglie dopo 24 ore di bombardamento – a circonferenza vasta – spezzonamento – zona più limitata – e mitragliamento – zona ristretta alle difese. Sempre fortunato il IX Btg.!” Questa nota è stata inserita da mio padre nel diario alla data del 5 settembre, anche se, comespecifica, la notizia era stata ottenuta il 15 settembre. Non sono riuscito a trovare alcuna confermasu questa operazione, che poteva avere lo scopo plausibile di conquistare intatto il porto di Taranto.A quella data, erano presenti in Italia due Divisioni aviotrasportate alleate, la 82a Divisione (AllAmerican) americana, sotto il comando della 5a Armata americana di Clark, e la 1a Divisioneinglese, sotto controllo di Montgomery e l’8a Armata inglese. Per quanto riguarda l’82a, era statoprevisto il suo utilizzo per un possibile lancio nei dintorni di Roma, in coincidenza con l’annunciodell’Armistizio.

Questa operazione (Operation Giant2), che era stata decisa dal Comando Supremo Alleato, cioè Eisenhower,fu contestata da Clark, e comunque fu cancellata, sulla base di un rapporto negativo del Generale Maxwell Taylor, comandante in seconda della Divisione (e futuro comandante della 101° aviotrasportata americana, “Screaming Eagles”), il quale si era fatto sbarcare a Gaeta da una nave italiana, e si era poi recato audacemente a Roma per verificare la fattibilità del piano. Una volta abortita questa operazione, Clark poté rientrare in controllo della 82°Divisione, per la quale aveva previsto un lancio in supporto dello sbarco a Salerno, con il compito di controllare i ponti sul fiume Volturno e bloccare l’afflusso di rifornimenti tedeschi, da Romaverso Salerno. L’82a fu effettivamente utilizzata nel corso dello sbarco di Salerno, e quindi non vi èalcun elemento di plausibilità nel pensare ad un suo utilizzo nei dintorni di Taranto. Al contrario, nella notte tra l’8 e il 9 settembre, la 1a Divisione aviotrasportata inglese effettivamente sbarcò nel porto di Taranto, forte di circa 6000 uomini (Operation Slapstick), non senza perdite. Infatti la HMS Abdiel, uno degli incrociatori inglesi, affondò a causa di una mina nel porto, causando la perdita di circa 130 uomini del 6o Btg Paracadustisti, della 2a Batteria anticarro edel 127o Parachute Field Ambulance. Nell’emergenza, “i mezzi italiani collaborarono con quelli inglesi al ricupero dei naufraghi e più tardi insieme a quelli inglesi, dragarono le acque. Il 10settembre, quando il Comandante in capo italiano con gli onori del grado si recò a visitare il Comandante in capo inglese, questi lo ringraziò dell’assistenza avuta.” La 1a divisione aviotrasportata restò in Italia fino alla fine del 1943, quando fu richiamata in Inghilterra, in preparazione per l’invasione della Francia. Non utilizzata nella battaglia di Normandia, la divisione fu praticamente distrutta ad Arnhem, in Olanda, tra il 17-24 settembre 1944, nel corso dell’Operazione Market-Garden.

Sebbene la notizia dell’avvenuta firma dell’armistizio sia stata diffusa il giorno 8 settembre, in realtà l’armistizio fu firmato dal generale Castellano il giorno 3 settembre a Cassibile (Siracusa), con l’accordo di tenere segreta la notizia fino al giorno di uno sbarco alleato intorno a Roma. A Cassibile c’era il Quartiere Generale di Alexander, allora comandante del 15o Army Group (7° Armata USA e 8a Armata Britannica). La firma del protocollo avvenne sotto un ulivo. Dopo l’armistizio, il punto fu contrassegnato da un modesto monumento, una piccole stele di pietra su una base di cemento, su cui era scritto in inglese: Armistice signed here. Anni dopo, la stele fu distrutta dai nostalgici e poi ricostruita.

8 SETTEMBRE: ARMISTIZIO! Finalmente! Non più guerra, allarmi, sacrifici, pericoli! Quanto giubilo! Si spara dappertutto e con qualsiasi arma. E i nostri morti per una lotta persa? Bella fine che abbiamo fatto…Che tutto torni normale.”

Secondo Basti, la notizia dell’armistizio arrivò al campo di Grottaglie alle ore 19.40 dell’8 settembre. È sicuro che la voce di Eisenhower, Comandante in capo delle forze alleate, annunciò l’armistizio dalla radio di Algeri intorno alle ore 18.30, stanco dei tentennamenti italiani. Al Governo italiano, spiazzato dall’annuncio, non rimase altro da fare che interrompere i programmi radio, per diffondere alle ore 19.42 appunto, il proclama di Badoglio. Oddino Bo, però, nel suo libro riporta che gli Allievi avevano saputo della notizia almeno un’ora prima del proclama di Badoglio, perché gli Avieri dell’aeroporto avevano intercettato la trasmissione dell’agenzia Reuter, che aveva probabilmente ripreso l’annuncio di Eisenhower. Agostino degli Espinosa attribuisce ad Eisenhower la responsabilità di avere “dato l’annuncio dell’armistizio in notevole anticipo sulle previsioni italiane, sorprendendo i comandi dell’Esercito nella fase più delicata dell’esecuzione dei piani per la difesa di Roma“.Come detto in precedenza, vi furono certamente abboccamenti tra il Governo italiano e gli Alleati per la difesa di Roma (Operazione Giant 2), ma abortirono. Altrettanto, già tre giorni dopo la deposizione del Duce fu preparato un promemoria dal Generale Zanussi, in cui si prefigurava la reazione tedesca successiva all’armistizio. Questo promemoria era stato utilizzato per stilare la Memoria Operativa 44, destinata d’impartire istruzioni ai comandi sottoposti alle pressioni germaniche. Ma la memoria Op. 44 non fu mai diramata e non giunse mai ai comandi interessati, di modo che nessun piano operativo era stato predisposto in periferia, per rispondere alla adeguata difesa alla più che prevedibile reazione tedesca (cfr. A. e G. Ricchezza, op. cit., p16 e seguenti).

La reazione di allegria degli Allievi non lascia dubbi sul fatto che il sentimento generale era che la guerra era finita. E d’altronde la reazione degli Allievi di Grottaglie non differì da quella degli altri soldati italiani: “Incosciente e superficiale, serio e responsabile, assente e menefreghista, ciascuno di noi (alla notizia inaspettata della proclamazione dell’armistizio, N.d.A.) si è comportato in maniera identica: finalmente l’incubo è finito, potremo vivere in pace!”  Basti, conun linguaggio più vivace, conferma che la sparatoria e l’allegria contagiarono anche i comandi:”Tutto il campo, a partire dalla tenda comando, è un fuoco pirotecnico, ma con proiettili veri, e si sentono anche le mitragliere da 20 del campo d’aviazione. Tutti urlano: Armistizio, armistizio! La guerra è finita! Si va a casa! Ci abbracciamo tra di noi, corriamo qua e là come pazzi, senza meta. La pace è fatta. Siamo i più lontani dal comando e non possiamo sapere niente di certo e di preciso. Quindi non sappiamo se credere o no. Nel cielo, però, c’è una fantasmagoria di razzi e traccianti”. Basti aggiunge che “alle 03.00, dopo mesi e mesi, riceviamo il permesso di spogliarci e di andare a dormire. Magnum gaudium!!! Sotto l’unica coperta, più correttamente, di ciò che resta di essa, siamo nudi come vermi, anzi non proprio nudi, perché ricoperti in modo uniforme dallo sporco e dalla sabbia accumulatasi in mesi e mesi, tenuto conto che il nostro ultimo bagno può farsi risalire, ormai, alla preistoria.” Altrove l’apprensione per quanto poteva succedere fu maggiore: “Intanto la voce si era sparsa e fu tutto un accorrere per sentire se era vera e per sapere quello che si doveva fare.. Chiamai i capitani…Ordinai di attuare la difesa, di sorvegliare come previsto i colli e di non lasciare per nessun motivo i reparti…Poi…andai a fare un giro fra gli uomini e volli parlare con quanti più potei…Per quasi tutti la guerra era veramente finita…Forte era la speranza di rimpatriare e tornare a casa (il LXXI Btg. era in Corsica, N.d.A.).”La notte dell’8 settembre passò tranquilla. A Palese, dove si trovava il LI Btg. d’Istruzione: “L’8 settembre molti allievi erano in libera uscita, altri giocavano o conversavano nel cortile della Scuola…quando alle 20.00 circa, la radio installata alla mensa Ufficiali incominciò, monotona, a ripetere il messaggio di Badoglio…Qualche accenno di reazione gioiosa, per la convinzione che la guerra e tutte le sofferenze fossero terminate, venne bruscamente interrotta dai più anziani, che ebbero, netta, la convinzione di nuove e più dure prove. La notte sul 9 settembre trascorse insonne…Ognuno, pur tra dubbi e paure, si fece forte; il Ten. Colonnello Trapani (che comandava il Btg., N.d.A), raddoppiò le guardie e mandò pattuglie bene armate agli sbocchi dell’abitato.”A Mesagne (LII Btg. d’Istruzione): “Tra le nostre file non vi fu la gioia manifestatasi quando si seppe che era caduto il fascismo. L’avvenimento ci aveva resi più prudenti.”Altrettanto interessante è la notazione sugli “spari ovunque e con qualsiasi arma“. Costantinispiega il fatto che pochi tedeschi abbiano potuto disarmare l’intero XVII Btg. d’Istruzione a Gioiadel Colle il giorno 9 settembre, con l’argomento che: “Sicuramente avevano saputo che eravamo praticamente inoffensivi…”, perché “sprovvisti di munizioni.34 Evidentemente, il IX Btg.d’Istruzione le munizioni le aveva.

Fasci di combattimento di S. Giorgio Jonico in visita all’aeroporto di Grottaglie

9 Settembre: Ore 12: si scende in città per la difesa dell’abitato. Ci costituiamo a caposaldo. Beh, cosa significa ciò? Ho la vaga idea che la pazza gioia di ieri sia prematura”…ore 13.30: vanno via i tedeschi dal Campo: circa 200, bene armati. Ore 14: ordine di sparare sui tedeschi. Solita fortuna!”

Per gli Allievi di Grottaglie, l’illusione generata dalla notizia dell’armistizio che la guerra fosse finita, durò letteralmente lo spazio di un mattino. I ricordi di Basti concordano pienamente con la nota di mio padre: “Alle cinque…sveglia. Perché? Alle tredici altro allarme. Non facciamo in tempo a mangiare e ci muoviamo in assetto di guerra per raggiungere Grottaglie dal lato sud, contro (testualmente) il nemico X“.Furono poche le unità che non si sbandarono l’8 settembre. Secondo Agostino degli Espinosa “A Gioia del Colle, a Santeramo, a Gravina, a Spinazzola, ad Andria ed in generale in tutti i centri ad ovest della linea Taranto-Bari, avvenne altrettanto” E’ opinione generale, e come tale l’unico caso sempre citato, che, tra tutti i Battaglioni d’Istruzione di fanteria, l’unico a non sbandarsi sia stato il LI Bersaglieri. Come dimostrano il diario di mio padre e quello di Tamborrino Orsini, almeno altri due Battaglioni, il IX a Grottaglie e il LII a Mesagne non si sbandarono. A questi va aggiunto sicuramente il VII Btg. a Foggia. La prova provata del mancato sbandamento del IX Btg viene dallo stato di servizio dell’Allievo Damiani, che, al n. d’ordine 21, recita: “Alla data del 8.9.1943 trovavasi a Grottaglie (Taranto) presso il IX Btg d’Istruzione ed ha continuato ad appartenere ad unità regolari dell’esercito (circol. 0/121/356 del 15.2.1951 -M.D.E.). In conclusione, il IX Btg. d’Istruzione ha continuato ad esistere come forza combattente, anche dopo l’8 settembre. Onore al merito! Il merito del mancato sbandamento del IX Btg. va ascritto al fatto che un comando funzionò sempre, fino al livello del Colonnello Comandante. A questo proposito è preziosa la testimonianza di tre Allievi, Oddino Bo, Vittorio Ziliani e Giovanni Scanni, che nel 40° anniversario dell’8 settembre 1943 scrissero una lettera all’Unità, intitolata Otto settembre 1943: perché non siamo scappati, il cui testo è stato ripubblicato nel libro di Oddino Bo. Ne cito i punti salienti: “Anche i nostri ufficiali erano in maggioranza di complemento, compreso il comandante della nostra Compagnia (Capitano Rossi) e il Comandante del Btg. Colonnello Antinori, al quale va certamente il merito principale del nostro comportamento nel giorno dell’armistizio ed in quelli successivi.”

Agendo d’iniziativa, il Btg. si costituì a caposaldo nell’abitato di Grottaglie. Il Comando di battaglione reagì correttamente, abbandonando la debole posizione difensiva costituita dal campo affossato, e scegliendo di difendersi nell’abitato. Ecco come i tre succitati Allievi raccontano lo svolgimento dei fatti nella lettera: “…all’annuncio dell’armistizio il colonnello Antinori ordina l’adunata del Btg. per decidere il da farsi. Dopo avere illustrato la situazione e constatata l’assenza di precise disposizioni dall’alto, il nostro comandante propone che tutto il reparto – permeglio difendersi da qualsiasi attacco – si sposti nell’abitato di Grottaglie organizzandosi acaposaldo e bloccando con postazioni (e cariche di dinamite agli ingressi della città) ogni accesso.”Giovanni Scanni, in seguito, mi ha chiarito a voce che Antinori prese alla lettera quella parte del proclama di Badoglio in cui si diceva che i Soldati italiani avrebbero reagito agli attacchi, da qualsiasi direzione arrivassero. Basti lo conferma: “Ordine chiaro, preciso, perentorio: aprire il fuoco a vista, contro chiunque ci compaia dinanzi.”…

Certamente i Tedeschi saggiarono le posizioni degli Allievi del IX Btg. Oddino Bo ricorda che la notte tra l’8 e il 9 settembre fece un turno di guardia (da mezzanotte alle tre) nella postazione di mitragliatrice (era nel plotone mitraglieri che serviva la Breda 37), già approntata nell’abitato di Grottaglie. Ricorda che era una notte di luna piena e di ottima visibilità. Ricorda anche che continuò a tenere sotto tiro la parte posteriore di un carro armato tedesco (unico punto debole per il fuoco di mitragliatrice, essendovi esposti i tubi del carburante), evidentemente venuto in ricognizione a saggiare l’abitato di Grottaglie. Anche Basti ricorda: “Scaviamo una trincea in un grande fosso di…letame solidificato. Obtorto collo, piazzo il più che altro inutile fucile mitragliatore e dispongo gli uomini nelle animalesche feci (se solo animalesche), vivamente sperando in un attacco nemico (ex nemico o attuale), che ci scacci di qui.” Mentre si preparava a difendersi, Basti tuttavia non poteva fare a meno di pensare che: ” a far fuori poco più di 800 uomini, armati di soli fucili ’91, qualche fucile mitragliatore leggero Breda e due mortai con poco munizionamento, gli alleati tedeschi avrebbero impiegato, si e no, un quarto d’ora.” Bastava la rapida reazione degli Italiani a spiegare la frettolosa partenza dei Tedeschi? Sono dell’opinione che due fatti contribuirono al rapido allontanamento dei tedeschi da Grottaglie. Il primo fu lo sbarco alleato a Salerno, iniziato proprio la mattina del 9 settembre alle ore 03.10 e terminato già alle ore 06.00 dello stesso giorno. I Tedeschi reagirono prontamente, ma non avendo grandi unità in zona, furono costretti a contrattaccare in maniera frammentaria con reparti di piccole entità, senza bloccare la formazione della testa di ponte. Per loro fortuna, il Comando alleato preferì consolidare la testa di ponte, prima di avanzare rapidamente in profondità. Questo baratto di tempo consentì ai Tedeschi di accumulare le forze necessarie a sferrare un contrattacco in grande stile il giorno 13 settembre, e tra le unità tedesche che vi presero parte vi era proprio la Goering.

Il secondo fatto fu lo sbarco dei parà inglesi a Taranto nel corso della notte tra l’8 e il 9settembre (vedi appunto del 5 settembre), e il loro rapido arrivo a Grottaglie. Ecco come lo descrive mio padre: “10 settembre: Primi inglesi al campo. Sono diffidenti, ma cordiali. Sono di pattuglia: a me l’onere di fermare la prima “jeep”…armata. Vi siede un tenente e 3 soldati. Si fermano, l’Ufficiale scende, mi saluta cordialmente. Lo affido ad un interprete.” Gli stessi Paracadutisti raggiunsero Gioia del Colle il 30 settembre, tirando definitivamente fuori dai guai gli AUC del XVII Btg. ivi rimasti.

12 settembre: Si ritorna nel Sahara! Tristi nuove dei Tedeschi. Gli esami continuano per la promozione a Cap. Magg. È la farsa dopo la tragedia”.

Gli esami a caporal maggiore erano iniziati, probabilmente il 1 settembre. Infatti “…alla sveglia (il giorno 9 settembre mattina, N.d.A.) il reparto (il LI Btg., N.d.A.) riprese la sua normale attività, compreso gli esami, da giorni in corso, per la nomina degli Allievi a caporal maggiore.“Acompletare la farsa, Basti riporta che i1 13 settembre “a sera giunge altra buona notizia, non potremo più godere della decade, solamente per carenza di provvista. Non hanno più soldi! W L’Italia!” Poi si viene a sapere che la decade, cioè la paga del soldato italiano, sarebbe stata pagata”in Buoni del Tesoro, cioè in pezzi di carta. Non ci hanno spiegato se sono…commestibili!”

15 settembre: Conosciamo i primi americani. Molti parlano italiano. Abbocchiamo un capitano. Belle notizie ci fornisce (vedi 5 settembre). Si lavora sempre. Formiamo il pronto impiego al Campo d’Aviazione. Senza soldi, senza posta e con notizie catastrofiche sul conto dei Tedeschi. Sempre meglio, per la miseria! E come staranno i miei? Quanti dispiaceri. I tedeschi hanno fatto saltare, verso Foggia, l’acquedotto pugliese.”

Per quanto riguarda le “notizie catastrofiche sul conto dei Tedeschi”, Giuseppe Conti osserva che: “Le notizie provenienti dalle terre occupate circa le violenze commesse dai tedeschi facilitavano quest’opera (di convincimento dei soldati italiani a riprendere le armi, N.d.A.), risvegliando o facendo nascere rapidamente sentimenti di ostilità verso il tradizionale nemico.”

27 settembre: Sono caporal maggiore…di lungo corso! Qui nell’esercito han forse voglia di scherzare!”.

La nomina probabilmente fu sancita dall’O.d.G. n. 250 del 26 settembre 1943. Nello stato di servizio, la nomina è segnata in data 15 ottobre 1943.

30 settembre: Visita di S.A.R. il Principe di Piemonte. È mesto, e mal ridotto!”.

Per quanto riguarda la visita di Umberto di Savoia, Basti la colloca al 20 settembre: “Sono le 15.15 del 20 settembre 1943. Gesù! Improvvisamente si è qui presentato, seguito da un limitato codazzo, S.A.R. il Principe Ereditario, Umberto di Savoia con il Gen. Giovanni Messe. Adunata generale in assetto di guerra, al canto del riesumato inno di Mameli. S.A.R. fa dare il riposo e, bontà sua, viene in mezzo a noi…” Poco importa che la visita di Umberto a Grottaglie sia stata il 20 o il 30 settembre. Infatti, la visita rientrava nell’ambito di una iniziativa diplomatica di Casa Savoia. Agostino degli Espinosa ricorda che: “Il Re ed il Principe di Piemonte si recavano quasi quotidianamente e senza clamore propagandistico sui luoghi di battaglia, fra i combattenti italiani ed alleati”. Certamente Umberto di Savoia fu a Bari il 25 o il 26 settembre, dove passò in rassegna il LI Btg d’istruzione sul lungomare, e, in particolare, si soffermò con la Compagnia bersaglieri motociclisti del Cap. Castelli, che aveva inseguito i tedeschi in ripiegamento nei giorni del 9 settembre e seguenti.

Sia Umberto che il Re, durante quelle riviste, portavano al braccio sinistro una fascia nera, a testimoniare il lutto per la morte di Mafalda di Savoia, internata dai Tedeschi ad Auschwitz. Anche altri membri della Casa Savoia furono mobilitati nell’operazione di recupero del consenso tra i soldati: “Verso il 20 settembre transitò da Bari diretto a Brindisi Il Principe di Spoleto. Il Comandante del Reparto si presentò al Principe e gli espose la situazione e i desideri degli alpini (del Btg. Piemonte). Ricevette assicurazione che la questione sarebbe stata esaminata dallo Stato Maggiore.”Il quale Principe di Spoleto aveva abdicato al trono fantoccio di Croazia il 20 Agosto. Lo scopo di queste visite, dopo tanta inerzia, era di convincere gli Allievi a dichiararsi volontari nel ricostituendo Esercito monarchico. Per essere co-belligeranti e tentare di salvarsi nel dopoguerra, Casa Savoia aveva bisogno di un esercito. Basti: “(Umberto) annuncia subito che prestissimo saremo impiegati a fianco degli alleati per difendere le nostre terre, le nostre famiglie, per ridare dignità e gloria all’Italia. Per cacciare dal nostro suolo il tedesco invasore…Anche il Gen. Messe ci esorta a partecipare volontariamente alla rinascita del Paese, ma lo dice con tono…meno enfatico. Forse è ancora abbattuto per la prigionia in Tunisi, da cui è stato liberato di recente.” Nelle parole di Agostino degli Espinosa: “Gli uomini di Brindisi (e tutti gli altri Allievi, N.d.A.) ebbero… il merito incancellabile di capire che quella era l’unica via.”Grazie anche alla disponibilità degli Allievi, quindi, il 28 settembre, “gli Alleati autorizzarono lacreazione di una Unità motorizzata di 5000 uomini, a livello di Brigata, riservandosi la facoltà di decidere se e quando inviarla in linea.“Il I Raggruppamento motorizzato venne costituito nella zona di San Pietro Vernotico, tra Brindisi e Lecce, ad un paio di chilometri da Cellino S. Marco,e posto al Comando del Generale Vincenzo Dapino, già comandante interinale della Divisione Legnano. Confrontando varie fonti, la composizione del Raggruppamento sembra essere laseguente: Reggimento di fanteria Legnano, motorizzato, su tre Btg. di Fanteria (1/67o Reg. Legnano, 1/93o e il LI Btg. d’Istruzione bersaglieri, assieme ad una compagnia fuciloni “S” da 20 e

le salmerie); 11o Rgt. Artiglieria motorizzata (già Divisione Mantova, su quattro gruppi: XII da 105/28, CCCXIV da 100/22, due gruppi da 75/18); una Batteria contraerea da 20 mm già di stanza in Puglia; il V Btg. Controcarri fornito dalla Divisione Piceno (su tre compagnie 16a da 47/32, 56° da 47/32 e 5a con carri L 35); 51a Compagnia Mista Genio; 51a Sezione (o Nucleo) Sanità; 51a Sezione Carabinieri; 51a Sezione (o Nucleo) Sussistenza; un autoreparto pesante; 34o nucleo chirurgico; 244o ospedale da campo, per un totale di 295 Ufficiali, 387 Sottufficiali e 5170soldati.Nella Sezione Sanità, al comando del Reparto Portaferiti, c’era il Tenente D’Ercole,proveniente anch’egli dal IX Btg. Mentre “Nei primi giorni d’ottobre sembrò sicuro che il Raggruppamento motorizzato…dovesse andare in linea nel V Corpo d’Armata inglese, alle dipendenze della Divisione Paracadutisti (la 1a, N.d.A.); invece verso il 20 si seppe che ilraggruppamento sarebbe entrato in linea sul fronte tenuto dalla 5a Armata americana.