GIAMPAOLO CASSESE: “IL REALE CONTRIBUTO DATO ALLA VERTENZA AMBIENTALE A TARANTO”

di Giampaolo Cassese

In quest’intervista rilasciata al Direttore Mimmo Mazza, vi parlo del reale contributo dato alla vertenza ambientale del nostro territorio, di cui fino ad oggi non ho potuto parlare. Per amore del mio e nostro territorio, infatti, ho preferito sacrificare la mia visibilità, pur di non minare l’importante percorso intrapreso

«𝗖𝗼𝗺𝗺𝗶𝘀𝘀𝗮𝗿𝗶 𝗜𝗹𝘃𝗮 𝗶𝗻 𝗔𝘀 𝘀𝘃𝗼𝗹𝘁𝗼 𝘂𝗻 𝗴𝗿𝗮𝗻𝗱𝗲 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗼»

Gianpaolo Cassese è stato parlamentare per il Movimento 5 stelle dal 2018 al 2022. Non è un mistero che abbia avuto un ruolo nella nomina dell’avv. Antonio Lupo, di Grottaglie come lui, a commissario di Ilva in amministrazione straordinaria, sostituito nei giorni scorsi dal Ministro Urso.

𝗖𝗼𝗺𝗲 𝘀𝗶 𝗴𝗶𝘂𝗻𝘀𝗲 𝗮 𝗾𝘂𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗻𝗼𝗺𝗶𝗻𝗮?

La mia elezione in Parlamento nel 2018 fu guidata dalla promessa di contribuire alla questione ambientale del nostro territorio. Realizzai presto che senza un’azione immediata, il mio impatto sarebbe stato limitato. L’occasione mi si presentò in uno dei tanti incontri sul tema con il Ministro Luigi Di Maio, durante il quale si discusse sulla necessità di sostituire i Commissari precedenti, uno dei quali finito poi indagato. Ero convinto della necessità di un Commissario originario del territorio, persuaso che solo un tarantino avrebbe potuto gestire la situazione con la dovuta sensibilità. Qualche mese dopo Di Maio, a cui sono grato, mi accordò la fiducia necessaria e nominò l’avv. Lupo di Grottaglie, oltre ad un altro pugliese, l’avv. Francesco Ardito, e il Prof. Alessandro Danovi, quest’ultimo confermato nel ruolo.

𝗔 𝗱𝗶𝘀𝘁𝗮𝗻𝘇𝗮 𝗱𝗶 𝟱 𝗮𝗻𝗻𝗶 𝗲̀ 𝘁𝗲𝗺𝗽𝗼 𝗱𝗶 𝘁𝗿𝗮𝗰𝗰𝗶𝗮𝗿𝗲 𝘂𝗻 𝗯𝗶𝗹𝗮𝗻𝗰𝗶𝗼.

Guardando indietro, posso dire con orgoglio che la mia decisione è stata la migliore possibile per Taranto. Conoscevo già l’integrità e la competenza dell’Avv. Lupo, noto per il suo impegno in altre questioni ambientali locali e per il sostegno ricevuto dalle associazioni ambientaliste (sua anche la proposta di legge regionale di iniziativa popolare, per la disciplina dei rifiuti extra regione, che con 16mila firme divenne legge nel 2007), ma vederlo all’opera in questi anni, dedicando tutto se stesso in una miriade di circostanze riguardanti la complessità di questo incarico, mi ha fatto capire di essere andato ben oltre le mie aspettative. Non dimentichiamo, tra l’altro, che i Commissari salvarono letteralmente l’azienda dalla chiusura certa non appena insediati.

𝗦𝗶 𝗿𝗶𝗳𝗲𝗿𝗶𝘀𝗰𝗲 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝘃𝗶𝗰𝗲𝗻𝗱𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝘀𝗲𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗿𝗼 𝗱𝗶 𝗔𝗹𝘁𝗼𝗳𝗼𝗿𝗻𝗼 𝟮?

Si, a circa un mese dall’insediamento, arrivò l’ordine di spegnimento dell’AFO2 a causa della mancata esecuzione da parte dei commissari precedenti, nei termini appositamente assegnati e scaduti, di alcune prescrizioni disposte dall’autorità giudiziaria quale condizione per consentire la facoltà d’uso di AFO2. Con il conseguente recesso di Arcelor Mittal dal contratto, che aveva così avuto un formidabile motivo per rivendicare la sopravvenuta impossibilità oggettiva di continuare a godere di un bene evidentemente essenziale come un altoforno. I Commissari gestirono nell’immediato le istanze di proroga della facoltà d’uso di AFO2 con la contestuale richiesta di riassegnazione dei termini per l’esecuzione degli interventi necessari. Ricordo perfettamente che alcuni noti consulenti avevano ritenuto impossibile eseguire gli interventi per realizzare quei dispositivi atti a consentire, con guida da remoto, le operazioni nel campo di colata dell’altoforno. Sembrava compromessa la possibilità di utilizzare AFO2 e sembrava perduta la possibilità di resistere al recesso dal contratto da parte di Mittal. Ebbene, dopo aver ottenuto la proroga della facoltà d’uso al fine di adempiere integralmente alle prescrizioni inadempiute, gli interventi previsti, costati circa 12 milioni di euro, vennero tutti puntualmente realizzati, dotando così AFO2 dei più avanzati e sicuri dispositivi per operare nel campo di colata in condizioni di assoluta sicurezza, e ottenendo, conseguentemente, sia il dissequestro dell’altoforno, sia la neutralizzazione di qualsiasi pretesa di Arcelor Mittal.

𝗠𝗮 𝗻𝗼𝗻 𝗱𝗼𝘃𝗲𝘃𝗮𝘁𝗲 𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲 𝘃𝗼𝗶 𝗴𝗿𝗶𝗹𝗹𝗶𝗻𝗶 𝗮 𝗰𝗵𝗶𝘂𝗱𝗲𝗿𝗲 𝗹𝗮 𝗳𝗮𝗯𝗯𝗿𝗶𝗰𝗮? 𝗣𝗲𝗿𝗰𝗵𝗲́ 𝗽𝗿𝗲𝘀𝗲𝗻𝘁𝗮𝗻𝗱𝗼𝘀𝗶 𝗹’𝗼𝗰𝗰𝗮𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝗹𝗼 𝗮𝘃𝗲𝘁𝗲 𝗳𝗮𝘁𝘁𝗼?

Personalmente non ho mai parlato di chiusura dello stabilimento, ciò avrebbe aggravato ancor di più la deprivazione sociale ed economica non solo di Taranto ma anche di tutto il suo territorio. Ho sempre detto che occorreva chiudere le fonti inquinanti come l’area a caldo, specie se questa provocava ancora inquinamento, malattia e morte. Ma ben presto le cose iniziarono a cambiare, giungendo ad una reale svolta di carattere ambientale e un’accelerazione fu offerta non solo dal c.d. addendum Di Maio del settembre 2018 che prevedeva tra le altre cose l’anticipo delle coperture dei parchi minerari, ma anche e soprattutto dalla rimozione dell’immunità penale.

𝗣𝗮𝗿𝗹𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘀𝘁𝗲𝘀𝘀𝗮 𝗶𝗺𝗺𝘂𝗻𝗶𝘁𝗮̀ 𝗽𝗲𝗻𝗮𝗹𝗲 𝗮 𝗰𝘂𝗶 𝗶𝗻 𝗺𝗼𝗹𝘁𝗶 𝗮𝘁𝘁𝗿𝗶𝗯𝘂𝗶𝘀𝗰𝗼𝗻𝗼 𝗹’𝗶𝗻𝗶𝘇𝗶𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗳𝗶𝗻𝗲 𝗰𝗼𝗻 𝗠𝗶𝘁𝘁𝗮𝗹?

Niente di più falso e ve lo dice uno che ha contribuito significativamente alla rimozione di quella immunità. In realtà Mittal non ha mai avuto interesse nella corretta gestione dello stabilimento. Sin dal suo arrivo iniziò a ricattare il Governo con continue richieste di risorse e alzando sempre di più l’asticella. L’esimente penale era solo una delle armi di ricatto. Tra l’altro, sarebbe stato sufficiente per loro lavorare all’interno delle scadenze del Piano Ambientale per essere tutelati dalle norme ordinarie. Ed il punto è proprio questo. Con la rimozione dell’immunità, Mittal è stata costretta ad eseguire le opere nelle scadenze prefissate, attuando un Piano che era rinviato da anni. E così un’azienda che non spendeva risorse per le manutenzioni ordinarie e straordinarie e gestiva in maniera pessima la produzione, inimicandosi tutti gli stakeholder, spendeva centinaia di milioni per eseguire l’insieme delle opere previste dal Piano Ambientale, la cui vigilanza nell’esecuzione spettava proprio ai Commissari che noi avevamo nominato. E va detto che il termine del 23 agosto 2023 è stato rispettato. I risultati ambientali in termini di riduzione delle emissioni, come ho avuto modo di dire in Aula anche durante il mio ultimo intervento del settembre 2022, sono sotto gli occhi di tutti, al di là delle facili strumentalizzazioni.

𝗔𝗶 𝗖𝗼𝗺𝗺𝗶𝘀𝘀𝗮𝗿𝗶 𝘀𝗽𝗲𝘁𝘁𝗮𝘃𝗮 𝗮𝗻𝗰𝗵𝗲 𝗹𝗮 𝗴𝗲𝘀𝘁𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗣𝗮𝘁𝗿𝗶𝗺𝗼𝗻𝗶𝗼 𝗗𝗲𝘀𝘁𝗶𝗻𝗮𝘁𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗲 𝗮𝘁𝘁𝗶𝘃𝗶𝘁𝗮̀ 𝗱𝗶 𝗯𝗼𝗻𝗶𝗳𝗶𝗰𝗮 𝗲 𝗱𝗲𝗰𝗼𝗻𝘁𝗮𝗺𝗶𝗻𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲, 𝗽𝗲𝗿 𝘂𝗻 𝘃𝗮𝗹𝗼𝗿𝗲 𝗱𝗶 𝗰𝗶𝗿𝗰𝗮 𝟭,𝟮 𝗺𝗶𝗹𝗶𝗮𝗿𝗱𝗶 𝗱𝗶 𝗲𝘂𝗿𝗼, 𝗱𝗶 𝗰𝘂𝗶 𝗰𝗶𝗿𝗰𝗮 𝗹𝗮 𝗺𝗲𝘁𝗮̀ 𝗽𝗲𝗿 𝗮𝘁𝘁𝗶𝘃𝗶𝘁𝗮̀ 𝗮𝗹𝗹’𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗻𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗼 𝗦𝘁𝗮𝗯𝗶𝗹𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗴𝗲𝘀𝘁𝗶𝘁𝗲 𝗱𝗮 𝗔𝗰𝗰𝗶𝗮𝗶𝗲𝗿𝗶𝗲 𝗱’𝗜𝘁𝗮𝗹𝗶𝗮. 𝗔 𝗰𝗵𝗲 𝗽𝘂𝗻𝘁𝗼 𝘀𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗮𝗿𝗿𝗶𝘃𝗮𝘁𝗶?

Da parte dell’affittuario, sono state effettuate e rendicontate spese per lavori di bonifica per circa 200 mln di euro, monitorate dalla struttura commissariale di Ilva. Mentre su aree proprie dell’amministrazione straordinaria i Commissari hanno eseguito opere di bonifica per una spesa di circa 110 mln di euro. Tra le numerose e complesse attività ambientali sulle aree di competenza Ilva: la messa in sicurezza permanente di due discariche (“Ex Cava Due Mari” e “Cementir”), il recupero – e non lo smaltimento – di circa 400.000 tonnellate di c.d. “fanghi” di acciaieria e di altoforno, l’avvio di tutti i piani di caratterizzazione, l’esecuzione dell’analisi di rischio sito specifica per buona parte delle aree Ilva e la bonifica con relativo svincolo per altre. Poche settimane fa i Commissari hanno avuto anche il plauso dell’USB, non certo un sindacato generoso quando si parla di ambiente, per aver completato in anticipo molte opere di bonifica, utilizzando tra l’altro a rotazione circa 600 lavoratori in cassa integrazione straordinaria. Su questo punto, se mi consente, vorrei ricordare anche che a inizio 2022 il Governo Draghi tolse per decreto risorse alle bonifiche di Taranto per 575 mln per destinarli ai processi produttivi di Acciaierie d’Italia e solo un emendamento soppressivo di tale norma a mia prima firma, poi approvato, consentì di recuperare tali risorse e riconsegnarle nelle mani dei Commissari. Anche in quella occasione la mia collaborazione con l’avv. Lupo fu determinante.

𝗦𝘁𝗮 𝗼𝗳𝗳𝗿𝗲𝗻𝗱𝗼 𝘃𝗮𝗿𝗶 𝘀𝗽𝘂𝗻𝘁𝗶 𝗱𝗶 𝗿𝗶𝗳𝗹𝗲𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲, 𝗺𝗮 𝗰𝗼𝗺𝗲 𝗺𝗮𝗶 𝗻𝗼𝗻 𝗻𝗲 𝗵𝗮 𝗽𝗮𝗿𝗹𝗮𝘁𝗼 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗮?

Tante volte avrei voluto elogiare l’operato di Lupo e dei suoi colleghi: dalla meticolosa gestione di uno stato passivo plurimiliardario, ai complessi e difficili giudizi amministrativi dinanzi al TAR, al Consiglio di Stato, al Tribunale di Milano, alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, ai diversi arbitrati con Acciaierie d’Italia (di cui nessuno finora perso da Ilva in as, e, anzi, con i due unici arbitrati conclusi con vittoria di Ilva in as); dagli esposti alla Procura della Repubblica di Taranto effettuati allo scopo di tutelare lo stabilimento d’interesse strategico nazionale di Taranto e la gestione in condizioni di sicurezza, all’elaborazione del piano per le famiglie disagiate dei Comuni dell’area di crisi di Taranto, per un valore complessivo di 30 milioni di euro. Parlare di tutto questo prima, però, avrebbe potuto minare il percorso dei Commissari. Tacere ha consentito loro di superare con disinvoltura il Governo Conte I, Conte II, Draghi e buona parte dell’attuale. Ritengo che sostituire l’Avv. Lupo non sia stata una buona idea, oltre che una mancanza di rispetto nei confronti del territorio che lo esprimeva, ma sono sicuro che il suo impegno continuerà a produrre effetti positivi ancora per molto tempo. All’avv. Lupo e all’avv. Ardito il mio sincero ringraziamento per l’impegno profuso, al prof. Danovi e ai nuovi Commissari un sincero augurio di buon lavoro.