PUGLIA.SETTIMANA SANTA CON I RITI DEVOZIONALI E PROCESSIONALI.PATRIMONIO IMMATERIALE DELLA PUGLIA, TARANTO, GALLIPOLI, FRANCAVILLA FONTANA, GROTTAGLIE.

In Puglia gli eventi legati alla Settimana Santa sono da sempre stati un importante riferimento per la collettività in termini di partecipazione e di coinvolgimento emotivo. Dal Gargano allo Ionio suggestivi itinerari, dove il mistero dei volti incapucciati, dei suoni e dei canti religiosi ti avvolgono e ti accompagnano in un’atmosfera di intensa partecipazione emotiva e sensoriale, dove i profumi unici del mare e della terra si fondono con gli antichi sapori della tradizione enogastronomica pugliese. Da una delle intuizione di Gaetano Armenio, Presidente dell’associazione culturale “Opera” che promuove   l’attività turistica e culturale “Puglia autentica”, con la quale  si vuole raccontare le contaminazioni artistiche e culturali che hanno caratterizzato e caratterizzano ancora oggi la  Puglia, antica terra di confine fra “oriente e occidente” in un dialogo continuo fra tradizione e innovazione. Sulla pagina

https://www.settimanasantainpuglia.it/content/il-racconto.asp?lan=ita troverete gli appuntamenti di questa settimana in tutta la Puglia ed in particolare nelle città di : Alberobello ,Andria, Bisceglie, Bitonto, Botrugno, Canosa di Puglia, Castellana Grotte, Conversano, Corato, Ginosa, Francavilla Fontana, Galatina, Gallipoli, Grecia Salentina, Grottaglie, Molfetta, Monte Sant’ Angelo, Noicattaro, Pulsano, Ruvo di Puglia, San Marco in Lamis, Taranto, Troia, Valenzano, Vico del Gargano. Luoghi urbani caratterizzati da uno “spartito” di antica terra di confine” come scrive Cesare Brandi, il grande antropologo e critico d’arte, durante il suo viaggio in Puglia “  la vera terra di Puglia è quella arcaica non arretrata ma immemorabile ”. La Regione Puglia  con LEGGE REGIONALE 27 MARZO 2020, N. 8 “Interventi regionali di tutela e valorizzazione processioni della settimana santa: le settimane sante pugliesi patrimonio immateriale della Regione”, si punta a valorizzare l’immenso patrimonio artistico, culturale e religioso che caratterizza le Settimane Sante pugliesi. Il Consiglio Comunale della città di Molfetta è stata tra le prime città ad aver dichiarato  “i Riti Quaresimali patrimonio immateriale della Città”, con modifica dello Statuto comunale, volendo così custodire e tramandare e quindi  riconoscere “l’alto valore degli stessi Riti, tutelando e conservando l’ inestimabile patrimonio immateriale quale parte integrante della identità popolare, di fatto riconoscendole come  identitarie di una Comunità che si riconosce e si ritrova nei Riti della Pasqua.”

 Vediamo più da vicino i riti della Settimana Santa in Puglia invitandovi a leggere le nostre pubblicazioni negli anni passati, in particolare per i comuni di Taranto, Gallipoli (Le), Francavilla Fontana (Br), Grottaglie (Ta).

I riti Quaresimali “fissati” “in una sostanziale continuità nei gesti, nei simboli, nei luoghi, nelle forme rituali caratterizza le celebrazioni della Settima Santa . Le confraternite sono ad organizzare e animare tutti gli appuntamenti paraliturgici: settenari, tridui, incontri di preghiera e di penitenza, pellegrinaggi in preparazione dei momenti intensi costituiti dalla visita ai “sepolcri” e dalle solenni processioni. Anche in questi centri le confraternite sotto il titolo della Madonna del Carmine, peraltro assai diffuse, svolgono un ruolo protagonista. Spetta soprattutto ad esse, come avviene nel leccese e nel tarantino, l’antichissimo ed esclusivo privilegio, sancito solennemente nelle statuti confraternali e spesso sentenziato nelle contese presso i tribunali civili ed ecclesiastici, il pellegrinaggio e la ‘“veglia” ai “sepolcri”. I confratelli con tipico cappello a falde larghe, “pazienza” marrone o nera su cui è ricamata la scritta DECOR CARMELI, cappuccio calato sul volto, rosario al cinto, bordone nella

 mano, scalzi, procedono a passo lentissimo in coppia e in assoluto silenzio, tra la folla muta e rispettosa che fa ala, alla volta delle chiese per venerare il Sacramento riposto nell’urna. Il passo è lentissimo ed esasperante: la “nazzicata” con omero contro omero. L’incontro tra coppie di penitenti da luogo al saluto rituale fatto di inchini e gesti detto a Manduria “salamlicc”. Sono detti “pappamusci”, “bbubli bbubli”, “perdoni”, “mai”. Assai suggestivi i riti a  FRANCAVILLA FONTANA: dalla processione dell’Addolorata il Venerdì precedente la Domenica delle Palme, detto di Passione; alla visita dei “sepolcri” che i confratelli incappucciati praticano a coppie e, collegialmente, al seguito della “propria” Addolorata; alla processione serale dei Misteri cui partecipano i numerosi pappamusci cu li trai, penitenti incappucciati e scalzi che si trascinano sotto il peso enormi croci realizzate con travi grezze da carpentiere (li trai)”.( Dott. Francesco Di Palo).Aspetti marcatamente spettacolari e insieme penitenziali mantengono le processioni che hanno luogo a TARANTO assurte ormai a emblema della ritualità pasquale della Puglia. L’accentuata competizione che si manifesta nelle combattute aste della Domenica delle Palme per l’aggiudicazione dei simboli e delle statue, si ricompone nelle due processioni che “bloccano” per un giorno e mezzo la città dei due mari. La prima processione ha luogo a partire dalla mezzanotte del Giovedì Santo quando dalla ripida scalinata barocca della chiesa di S. Domenico, nella città vecchia, scende la statua dell’Addolorata con il cuore trafitto nella mano.La processione dei Misteri si snoda al pomeriggio del Venerdì Santo dalla chiesa del Carmine e si conclude all’alba del Sabato

Santo. Tra le statue coppie di “perdoni” procedono a passo lentissimo richiamando antichissime manifestazioni rituali del cordoglio di matrice medioevale: la parossistica “nazzecata” – assai simile all’”annaccata” dei riti pasquali siciliani – costituisce infatti una sorta di sospensione temporale e la manifestazione del lutto attraverso il rallentamento motorio e gestuale esprime il cordoglio corale per la morte dell’Uomo-Dio.

Anche a Gallipoli, come in altre città del Salento, l’inizio del periodo quaresimale, con la comparsa   nel  centro storico di Gallipoli, (chiamata anche padella, in quanto nelle vedute aeree il borgo antico circolare ed il ponte – che sembra il manico – danno l’idea di una padella) della CAREMMA. “Mentre ancora echeggiava nell’aria il rintocco grave del campanone della chiesa di San Francesco d’Assisi, che allo scoccare della mezzanotte del martedì grasso sanciva la fine del carnevale, nei crocicchi delle strade del borgo antico di Gallipoli, la Caremma, faceva la sua comparsa”. La Caremma  è una figura di donna vestita in gramaglie che simboleggia l’astinenza e la mortificazione del corpo. Da qualche anno questa antica usanza di appendere ai crocicchi delle strade questo fantoccio di donna il mercoledì delle ceneri è tornata, non solo nel borgo antico ma in tutta la città. La caremma nella tradizione popolare è una figura propiziatoria ed esorcizzante, viene raffigurata con in mano il fuso e la conocchia a simboleggiare la laboriosità e lo scorrere del tempo.Ai suoi piedi è legata una marangia (arancia amara), il cui sapore acre rappresenta la sofferenza, l’afflizione e il pentimento. Sulla superficie del frutto sono infilzate sette penne di cappone, come le sette settimane di Quaresima per giungere alla Pasqua. Ogni settimana di Quaresima che passa viene tolta una penna

fino al giorno della risurrezione quando, tolta l’ultima penna, alle 12.00 in punto (mezzogiorno) di Pasqua, la Caremma viene bruciata a simboleggiare la fine del tempo di Quaresima come rito salvifico e di purificazione. Essa si identifica nelle nostre tristezze nei nostri affanni, nelle nostre pene che devono esser eliminate col fuoco per poter godere a pieno la Pasqua. Molti pensano che sia la mamma del Titoru (tradizionale maschera del Carnevale gallipolino, morto strozzato da una polpetta e per la troppa ingordigia il martedì grasso), altri che sia una delle parche greche, Cloto che tiene in mano il destino degli uomini, perché tiene in mano il fuso e la conocchia, per altri ancora è una donna in lutto che piange la morte di Gesù Cristo in attesa della Resurrezione e cioè della Pasqua.La vera origine della Caremma si perde nella notte dei tempi. Il termine Caremma è di derivazione francese, probabilmente furono i soldati francesi che associarono i fantocci di donna in gramaglie a “Careme” (termine francese che si traduce con quaresima).

La processione dell`Addolorata e la benedizione del mare, è primo atto della tragedia di Cristo a Kale Polis, ha luogo una settimana prima del Venerdì.

A Grottaglie i riti della Settimana Santa, continuano a tenere viva la partecipazione, grazie alle Confraternite, custodi della tradizione Cristiana. Confraternite la cui identità è legata alle varie sedi ecclesiali di cui sono esse stesse custodi, e dalle quali la loro appartenenza: del Purgatorio, del Carmine, Il Nome di Gesù, Il Sacramento. Custodiscono nelle loro sedi le immagini e i

simulacri sacri da condurre in processione il giorno della festa, o delle ricorrenze in cui si ripercorre la nascita o la passione del Salvatore, anche quando non è la fede a indurre il ragazzo a fotografare con il suo smart phone, un Cristo in Croce, opera in cartapesta del XVIII sec., sottratto dal suo tabernacolo, e in attesa di essere prelevato e condotto nella chiesa Madre. Da li in seguito, sarà issato alla vista della gente disposta lungo il percorso di una Via Crucis, fra le strade della cittadina Attraverso le Confraternite, è ancora possibile interpretare i riti della Passione di Cristo, da tutti coloro che mantengono la loro devozione alla fede, e che partecipano alle processioni, in cui si ripetono riti antichi, interpretati da ogni uno di queste, con nomi diversi anche se con differenti definizioni. Essi” i Bubbli Bbubbli”, nascosti sotto i loro cappucci bianchi, avvolti sotto vesti merlate, appoggiati ai loro bastoni, percorrono le strade, come fantasmi tra la gente, per ossequiare nei vari sepolcri allestiti nelle chiese, a ricordare un evento accaduto 2000 anni fa, da cui ebbe inizio il nuovo corso della storia.