SETTIMANA SANTA IN PUGLIA: I RITI A GALLIPOLI (LE) 2021.TERZA PARTE/3

S. MARIA DELLA PURITA’, ISTITUITA  NEL  XVI SECOLO CONFRATERNITE DEI FACCHINI SOTTO IL TITOLO DI S. MARIA DELLA PURITÀ TRA IL 1662 E IL 1665.

di Vito Nicola Cavallo

La confraternita di S. Maria della Purita’, istituita  nel  XVI secolo sotto la diocesi del Vescovo Giovanni Montoya y Cardona (1659-1666) fu istituita la Congregazione o Confraternite dei facchini sotto il titolo di S. Maria della Purità tra il 1662 e il 1665. Sempre in quegli anni venne realizzato l’oratorio a navata unica, con cantoria in muratura sul contro prospetto, nei cui sottarchi furono affrescati i quattro Evangelisti. L’aula fu successivamente ampliata e costruito il nuovo altare marmoreo alla romana, con la cantoria e l’organo al lato. Gli statuti della Confraternita furono approvati da Ferdinando IV di Borbone il 31 dicembre del 1768, dopo esser stati esaminati dal Cappellano

Maggiore del Regno e si intitolavano: Regole per i confratelli Bastagi congregati sotto il titolo di S. Maria della Purità nella città di Gallipoli. La regola della Confraternita imponeva che la parte fondante della confraternita fosse il ceto dei facchini cioè degli scaricatori di porto detti vastagi o bastagi e di coloro che lavoravano nella produzione dell’olio lampante ma con rare eccezioni. Per grazia particolare venivano ammessi altri artigiani o civili. I confratelli godevano di alcuni benefici: il diritto per tutti i confratelli, le mogli e le figlie nubili, di esser considerati iscritti alla confraternita, avendo altresì diritto alla sepoltura ed il suffragio di quaranta messe nell’arco di un anno. Per giunta i confratelli di età superiore ai settantenni erano dispensati dal lavoro e percepivano lo stesso salario di un lavoratore e alle vedove e agli infermi era corrisposto un sussidio giornaliero eguale al guadagno dei lavoratori. In quel periodo le confraternite erano delle vere e proprie società di mutuo soccorso , che supplivano alle carenza della vita sociale dell’epoca garantendo standard di vita migliori. L’abito confraternale è composto da saio e cappuccio bianco e mozzetta giallo paglierino profilata di rosso e da cordone rosso.

La Chiesa di Santa Maria a Gallipoli sorge nel centro storico di Gallipoli proprio di fronte alla storica spiaggia del Seno della Purità. Fu edificata tra il 1662 e il 1665 per volere della confraternita degli scaricatori di porto, i Bastasi. Agli occhi del visitatore il prospetto si presenta molto semplice costituito da una facciata bianca, molto luminosa, tutta contornata dal carparo. Su di essa si aprono due ingressi e due finestre simmetriche. L’unica decorazione è costituita dal trittico maiolicato raffigurante al centro la Vergine col Bambino e ai due lati San Giuseppe e San Francesco D’Assisi.L’interno, ad unica navata, sbalordisce per la ricchezza delle opere sacre e delle decorazioni, per i fregi e per gli intagli lignei che offrono, veramente, un autentico trionfo del barocco. Infatti la chiesa, unica nel suo genere, è uno scrigno di opere d’arte, una vera pinacoteca. Lungo i muri vi è

un autentico compendio della Bibbia, Antico e Nuovo Testamento.Grandi artisti hanno lasciato qui le loro opere e non vi è in essa un angolo, una parte del muro che non contenga una loro testimonianza. Sulla volta e sulle pareti si trovano grandi tele del tardo Settecento realizzate da Liborio Riccio e, ancora, personaggi biblici negli archivolti: Caino, Abele, Abramo si susseguono sugli archivolti delle finestre mentre sulla volta si possono ammirare le scene dell’Apocalisse. Il presbiterio è inquadrato da un arco a tutto sesto interamente decorato, fin sui pilastri, da numerosi quadri, ovviamente di tema sacro.

 L’altare maggiore, in marmo policromo, è circondato da nicchie di Santi e della Madonna Addolorata che viene portata in processione durante i riti della settimana santa, mentre lungo le pareti sono predisposti i seggi dei confratelli contrassegnati con le loro rispettive cariche. Sempre sull’altare è collocata una pregevole tela della Vergine col Bambino tra San Giuseppe e San Francesco, che si attribuisce a Luca Giordano. Il dipinto è un autentico capolavoro, uno dei pochi quadri del pittore napoletano, siglato in basso sulla destra, con le lettere L. G., intrecciate e seguite da una F (Luca Giordano fece).Nella sacrestia si trova la settecentesca statua della Madonna della Croce, di manifattura veneziana.

E’ comunque doveroso non avere solo lo sguardo verso l’alto poiché sotto i piedi del visitatore c’è un altro autentico spettacolo: un notevole pavimento maiolicato e decorato da arabeschi e motivi floreali che non può non destare stupore. L’inestimabilità delle opere, unitamente alla grande opera di restauro alla quale negli ultimi anni sono state sottoposte, rendono questo luogo di culto meta imprescindibile per chiunque venga a visitare Gallipoli.(3) Nel descrivere l’oratorio confraternale della Purità, ci si sofferma sulla caratteristica peculiare e in altre parole sulla ricchezza di tele dipinte che ricoprono le pareti e la volta della Chiesa. Originariamente decorata “a fresco”, di cui sono superstiti reliquie le immagini dei quattro evangelisti sul controprospetto, furono poi realizzate, su tavole, le grandi scene bibliche, oggi nel Museo di Gallipoli, e le lunette laterali. Aniello Letizia, notissimo nel panorama della pittura salentina del settecento, lavorò ai dipinti della Chiesa tra il 1726 ed il 1738, anche se oggi sembra problematico individuarne con certezza i lavori.

Di notevole rilievo artistico è la grande tela collocata sull’altare ed eseguita dal più applaudito pittore del tempo, Luca Giordano (come attestano i documenti ritrovati di recente dal Sig. Antonio Faita a Napoli) che volle raffigurare la Madonna con il Bambino Gesù sfolgoranti di grazia tra gli oranti S. Francesco e S. Giuseppe.Un altro pittore che nella seconda metà del ‘700 eseguì numerose opere per la Confraternita della Purità fu Liborio Riccio, un sacerdote secolare nato a Muro nel 1720. Approdato nella Confraternita attorno al 1760, eseguì le tele laterali dei quattro profeti maggiori (Isaia, Geremia, Ezechiele e Baruch), collocati ai lati delle cantorie nel nuovo presbiterio fatto costruire sul suolo appositamente acquistato. Vi ritornò a più

riprese per dipingere tutta la volta del nuovo cappellone, ai cui angoli rappresentò la Carità, la Speranza, la Fede e la Giustizia, a commento delle storie della vita di Giuseppe. Tra il 1771 ed il 1773, infine dipinse le grandi tele della navata, raffiguranti le storie di Giaele e Sisara, Giuditta e Oloferne, Mosè che fa scaturire le acque, Davide e Golia. Al 1773 risale anche il suo grande dipinto, collocato sul contro prospetto, illustrante il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Molto probabilmente sono attribuibili al Riccio anche le tele alla volta della navata raffiguranti alcune scene dell’Apocalisse, storie degli antichi Patriarchi (Noè, Abramo, Giacobbe,), dei nostri progenitori Adamo ed Eva, mentre la stupenda tela del lunotto dell’attico rappresentante la Natività di Nostro Signore Gesù Cristo è stata dipinta con molta probabilità da Francesco De Mura nel 1731. Un altro elemento di decoro della Confraternita è la statuaria. Infatti sono presenti in essa diversi simulacri realizzati sia in legno sia in cartapesta. Le statue lignee

sono quattro: una rappresenta la Beata Vergine Maria della Purità, artisticamente intagliata nel legno a Napoli nel 1768;  altra è quella della Madonna del Canneto che fu commissionata, sempre a Napoli, dalla Confraternita giungendo a Gallipoli il 7 luglio del 1764.

Infine ci sono due piccole statue lignee, poste alle due estremità dell’altare in marmo policromo, che raffigurano San Giuseppe e San Francesco d’Assisi.

Per quanto riguarda, invece, la statuaria in cartapesta ne è esempio prima di tutto il magnifico simulacro ottocentesco della Madonna della Croce o Desolata che assieme al Cristo morto, adagiato nella “bara” in legno intagliato e indorato, è protagonista della commovente e pia processione che la Confraternita cura all’alba del Sabato Santo. Non da meno è la statua del 1867 di Santa Cristina, la compatrona di Gallipoli, frutto della rinnovata popolare devozione promossa dall’allora Padre spirituale della Confraternita il Can. Serafino Consiglio, magistralmente eseguita dal maestro cartapestaio leccese Achille De Lucrezi.  Tutte le notizie storiche riportate sono tratte dagli scritti del Sig. Pindinelli Elio e del Prof. Barbino Antonio (4)

(1)https://www.settimanasantainpuglia.it/content/citta-confraternite.asp?lan=ita&id_citta=6

(2) https://www.perledipuglia.it/it/Notizie/Settimana-Santa-a-Gallipoli-tutte-le-tappe-della-Pasqua.html

(3) https://www.terrarussa.it/8499/guida-salento/cultura/chiesa-della-purita-a-gallipoli-uno-scrigno-di-opere-darte/

(4)https://www.facebook.com/pg/Confraternita-Santa-Maria-della-Purit%C3%A0-Gallipoli-104294597935565/about/?ref=page_internal

(5) http://www.365giorninelsalento.it/it/w/attr/492/chiesa_di_santa_maria_della_purita

(6) https://www.facebook.com/104294597935565/videos/655822264980201/ video vito nicola cavallo