SETTIMANA SANTA IN PUGLIA: I RITI A GROTTAGLIE (TA) 2021.QUINTA PARTE/6

“L’ADDOBBO DEI « SEPOLCRI » DELLA SETTIMANA SANTA, CON L’ERBA, SI CHIAMAVA PER ANTONOMASIA — E NEL GERGO DIALETTALE — « LU SIBBURCU », CIOE IL SEPOLCRO.”,   

Vito Nicola Cavallo

Seguendo dunque i santi vestigi di quei devoti cristiani, abbiamo istituito questa santa Compagnia, il cui fine è l’onore di Dio, e la salute dell’anime nostre, per mezzo dell’orazione, uso di sacramenti e opere di misericordia.” Il privilegio di “visitare” e a piedi nudi e con un caratteristico cerimoniale, e di “custodire” e adorare l’augustissimo Sacramento in tutti i sepolcri del paese, spetta di diritto ai confratelli del Carmine (popolarmente chiamati a Grottaglie Bbubbli Bbubbli) in base al Real dispaccio del 15 Aprile 1756, in cui si stabiliva che tutti i confratelli, compresi  gli “Ufficiali Maggiori siano obligati vestirsi col sacco della Confraternita, e scalzi fare a due a due il suddetto Pellegrinaggio con tutta la Santa Modestia. E chi sarà per mancare non legittimamente impedito, sia sottoposto alla pena di una libra di cera, e come ché è stabilito, nel Venerdì santo la mattina uscire la Confraternita col sacco unitamente con i PP. Carmelitani a visitare i santi Sepolcri, così siano obligati i fratelli non legittimamente impediti, e non impiegati al Pellegrinaggio ad intervenire a

detta Processione…”La confraternita ha sede di fronte alla chiesa del Carmine in un elegante Oratorio che risale ai primissimi anni del Seicento e che conserva molti cimeli e testimonianze di arte e di culto. Interessante sull’angolo sinistro della facciata il gruppo scultoreo raffigurante la madonna del Carmine col Bambino in braccio. All’interno, sul capo altare di legno si possono ammirare nel quadro al centro, la Vergine del Carmine in atto di dare lo scapolare a S. Simone Stock, e  in quelli laterali S. Elia che dorme sotto l’albero del ginepro e S. Eliseo sul carro di fuoco; Qui si conserva pure la bella statua della Vergine del Carmine col bambino, donata alla confraternita dalla Signora Bonaventura Caraglia nel 1706.  Per una descrizione particolareggiata di questo piccolo, ma importante e grazioso monumento si rinvia alle ricche e documentate pagine scritte di recente dall’Occhibianco. Sull’allestimento e sul pellegrinaggio e adorazione dei “Sepolcri” da parte dei Bbubbli Bbubbli non sarà inopportuno sapere che :“già un paio di mesi prima della solenne ricorrenza le massaie più devote seminavano il grano e altre leguminose in vasi di terracotta che custodivano al buio in cantina o sotto il pagliericcio sollevato da terra dai caratteristici « ristiéddi », specie di supporti in ferro battuto con volute terminali.

Così l’erba cresceva nei vasi di un color giallino quasi bianco ed erano le stesse massaie che si premuravano di portarla in chiesa per l’addobbo dei « Sepolcri » nei primi giorni della Settimana Santa.Per tale uso l’erba si chiamava per antonomasia — e nel gergo dialettale — « lu sibburcu », cioe il sepolcro. Aveva così inizio una vera e propria gara di bravura tra i fedelissimi che collaboravano all’allestimento dell’altare nelle varie parrocchie. II Giovedì Santo la gente commentava il risultato dell’opera cominciando l’esame dalla prospettiva scenica, dalla ricchezza degli elementi compositivi al colpo d’occhio determinato dai vasi di erba sistemati a gradoni, tra lo sfavillio di luci e gli Angeli sospesi nel mezzo o in atto di adorazione ai piedi del Sepolcro di Gesù (…)Al mattino del Giovedì Santo uscivano le coppie dei cosiddetti « bbubbli bbubbli »  che visitavano a turno i «Sepolcri» situati ai quattro venti del paese. Col cappuccio che copriva loro il viso e il bastone in una mano, camminavano a lenti passi e a piedi scalzi con grande compostezza. Spesso subivano gli scherzi di qualche bricconcello che seminava per la strada piccoli chiodi corti e acuminati; se capitava il piede incallito di un contadino nulla di male; se invece a calpestarli era il piede di un artigiano erano dolori che i malcapitati sopportavano con cristiana rassegnazione.”

Il   Venerdì Santo rivela pienamente il fervore della devozione e dei riti della Passione del Signore, con la Processione dei Misteri curata fin dai primi anni del Settecento dalla Confraternita del Purgatorio, aggregata alla venerabile Arciconfraternita Romana di Maria Santissima del Suffragio.  E’ scritto in una antica cronaca: “in forza della facoltà di fondare Congregazioni, concessa nelle regole al Prefetto della Congregazione dei Chierici del Beato Gaetano dall’Ill.mo D. Tommaso Caracciolo Arcivescovo di Ta­ranto, D.Federico Monaco istituì il 17 novembre 1641 la Congre­gazione delle Anime del Purgatorio sotto il titolo della Natività della Vergine; egli nell’oratorio della Comunità diede pure le regole che poi lo stesso Arcivescovo confermò”. Godeva di molte indulgenze ed era tenuta a vari obblighi, tra i quali “l’esercizio continuo di ogni umiltà nelle devozioni e nelle opere pie, essendo questa confraternita stata istituita per aiutare le anime che sono in Purgatorio, con  sacrifici, Orazioni, e altre sante opere”.

Le Regole della Confraternita vennero poi munite di regio assenso con Decreto di S. M. Ferdinando di Borbone del 27 Maggio 1779. Di questa congrega facevano tradizionalmente parte, oltre a molti sacerdoti, persone appartenenti al ceto civile e cioè notai, medici, speziali, artisti e artigiani. L’abito, come dispone la Regola, consiste in “veste bianca, moz­zetta negra coll’effigie di S. Maria del Suffragio, il cordone per cingersi, il cappello di feltro negro ed il bordone”. Nelle Regole, al capitolo IX, si stabilisce espressamente l’obbligo  di organizzare e prendere parte alla processione dei Misteri:  “È obbligata la suddetta Congregazione il Venerdì Santo processionalmente visitare i Santi Sepolcri portando le statue della Passione e Morte di N. S. Gesù Cristo, e la Vergine SS. Addolorata, qual Processione spira una gran divozione e pianto Universale a tutti i cittadini e forestieri che appositamente si portano in essa terra a contemplare un tal mistero.” L’oratorio, sito nella piazza principale del centro storico e cioè piazza Regina Margherita, a sinistra della Chiesa Madre, è posto al piano superiore di un’antica casa, già appartenuta  al sacerdote D. Marcantonio Pignatello, e poi trasformata in cappella nel 1672.

L’aula centrale con volta a vele venne poi abbellita e risistemata con fregi e stucchi nel Settecento. E’ stata restaurata negli anni Ottanta a cura del priore cav. Ciro Leopoldo Annicchiarico. L’altare maggiore (sec. XVIII) è finemente scolpito in pietra calcarea. Contigua alla sacra aula è la cappella dei Misteri, in cui, in uno stipone in legno decorato e chiuso da lastroni di vetro della fine sec. XVIII, si conservano le antiche e interessanti statue in cartapesta dei Misteri della Passione e morte di Nostro Signore Gesù Cristo: Cristo all’ortoGesù alla colonna; Cristo alla canna e coronato di spine o Ecce Homo; la Cascata ossia Gesù che cade sotto il peso della croce; Cristo in Croce. Fanno parte dei Misteri anche le statue del Cristo Morto e dell’Addolorata che  appartengono a epoca anteriore e sono realizzate in materiale diverso (in legno dipinto del sec. XVII il Cristo Morto, e alla napoletana (parte nobili in legno dipinto e busto di trespolo impagliato e rivestito con stoffe degli inizi del Settecento) l’Addolorata.

Per quanto riguarda la datazione delle cinque statue in carta pesta si può ragionevolmente supporre che risalgano ai primi anni dell’Ottocento; comunque, non possano essere posteriori alla metà di quel secolo, poiché di esse, già bisognevoli di cure e restaurate, si parla spesso in alcuni registri di conti del tempo.

Le statue vengono portate a spalle da confratelli e da uomini vestiti di nero e accompagnate da donne in abito di lutto, tra le struggenti note e voci di inni religiosi che invitano a meditare sul mistero della passione e morte (particolarmente struggente e suggestivo l’Inno a Cristo Morto, musicato nella prima metà del Novecento dal maestro Giuseppe Cardone su versi di Maria Ciocia D’Ettole). La più giovane delle confraternite grottagliesi ripropone ancora ogni anno una processione che conserva i tradizionali tratti di severa compostezza e di suggestiva partecipazione popolare confermata storicamente dal fatto che nel Settecento richiamava addirittura folle di fedeli dai paesi vicini. Alla processione dei misteri  vi èuna vivace e partecipato racconto di come un tempo si svolgeva (ma in buona parte si svolge ancora oggi) la Processione dei Misteri a Grottaglie. Ultimo atto della Settimana Santa è la

processione del  Risorto il giorno di Pasqua   e a seguire la domenica successiva la Domenica in albis o Pasca tli Palomme. Fino a pochi anni fa si teneva, a cura della Confraternita del Carmine una solenne processione di Gesù Risorto.

Anche questa rientrava tra gli antichi obblighi del pio sodalizio, come specificato nelle Regole: “siccome  è costumanza nella nostra Congregazione di farsi nella mattina di Pasqua di Risurrezione la Processione di Cristo Nostro Signore risorto, così siano obligati tutti i fratelli intervenire col sacco e

colla dovuta Modestia sotto pena, e non legittimamente impediti di mezza libra di cera”.  Nella processione che, come è scritto in una cronaca “è di antica memoria e si faceva con molta pompa e solennità”,  si portava la bella statua in legno dipinto di Gesù Risorto, fatta fare a Napoli nel 1772 e conservata ancora in cornu Evangelii dell’oratorio. Da oltre dieci anni questa manifestazione religiosa è stata però abolita. Un’altra bella statua in legno dipinto, alquanto più antica di questa del Carmine, si conserva ai Paolotti. SEGUE DOMANI

(1) Rosario Quaranta in “  Settimana Santa a Grottaglie Riti Religiosi  e Tradizione Popolare”. Comune di Grottaglie-assessorato al turismo e marketing della ceramica artistica e tradizionale .