LIBRI. ALFREDO ANNICCHIARICO “LA CITTA’ CHE VOGLIAMO”


Taranto, la fabbrica, una storia di violenza e di perdono: questo e altro nell’ottavo libro di Alfredo Annicchiarico presentato nella sede de “La Città che vogliamo”

E’ stato presentato nella sede dell’associazione “La città che vogliamo” l’ottavo libro scritto da Alfredo Annicchiarico: “Nulla è stato inutile”.
La storia di Roberto Ruggieri si colloca nella città dei due mari. Il protagonista fa parte di un gruppo armato che agisce nella Taranto degli anni di piombo, convinto di poter cambiare le sorti della nazione attraverso la violenza.


Alla presentazione, oltre l’autore, hanno preso parte il presidente dell’associazione ospitante Gianni Liviano e l’editore Alessio Rega.
A introdurre Gianni Liviano che ha suggerito come chiave di lettura il pentimento,  raggiungibile attraverso un percorso che Roberto Ruggieri sceglie di compiere.
Alfredo Annicchiarico si è soffermato sulla combinazione tra invenzione e realtà: al contesto reale che viene svelato sin dalla copertina,  e che è caratterizzato dalla forte presenza industriale, affianca elementi che non hanno mai fatto parte della città: la presenza di una cellula terroristica, mai esistita a Taranto, pur essendoci stati probabilmente, in un determinato periodo, i presupposti perché ciò potesse accadere.
Taranto inoltre, che non viene mai nominata nel libro, ma è assolutamente identificabile attraverso i moltissimi riferimenti, nella realtà non ha mai avuto i tratti tipici della città operaia, dal momento che sono stati tanti i dipendenti dell’Italsider che, terminato il turno in fabbrica, tornavano a casa, in provincia, e portavano avanti il lavoro in campagna, dando vita ad una figura ibrida e impedendo che Taranto divenisse la città industriale che poteva essere.


Il confronto ha messo al centro molteplici temi, dal perdono nella sua accezione religiosa  e laica, alla giustizia riparativa attraverso la mediazione penale, ai riferimenti fatti all’incontro tra la figlia di Aldo Moro e la brigatista Adriana Faranda, e ancora all’ambiente tarantino, teatro di forti contraddizioni.  Un confronto che pian piano ha coinvolto e appassionato l’intera sala che si presentava gremita. Un momento di intensa partecipazione non solo attorno  al tema principale del libro e alla storia, ma per tutta una serie di altri spunti di riflessione di sicuro interesse.