LE FIRST LADY DEL G7 DOMANI IN VISITA A “CASA VESTITA” E CNF DI FRANCO FASANO.

CERAMICHE ECCELENZA DI PUGLIA:”UN ANGOLO DI PARADISO” LA BOTTEGA-CASA-MUSEO. DI MIMMO VESTITA, SCRIGNO D’OPERA D’ARTE IL LABORATORIO DI FRANCO FASANO CNF.

Domani arrivano a Grottaglie le consorti dei capi di Stato e di Governo del mondo, faranno sosta dopo Martina Franca ed Alberobello nell’antico quartiere delle Ceramiche di Grottaglie e saranno ospiti nella Casa-Museo di Mimmo Vestita e del laboratorio di Franco Fasano CNF.

Conosciamo in particolare quali saranno i luoghi che visiteranno le Lady G7.

CERAMICHE ECCELENZA D’ITALIA:CRATOS E CNF IN PUGLIA. DALLE ORIGINI DI UNA TRADIZIONE ALLE MODERNITA’ DEI COLORI.

Dalle origini di una tradizione , dal 1623 al 2020 , con le   antiche tecniche di produzione della ceramica delle storiche ceramiche della bottega di Franco Fasano , che ci porta a visitare la sua esposizione in un ipogeo calcareo nel centro dello storico quartiere delle ceramiche a Grottaglie, e racconta che “ delle nostre produzioni si hanno notizie in una bottega dell’antesignano di questo marchio, tutt’oggi leader nel territorio pugliese nella produzione delle ceramiche tradizionali tipiche, cosiddette ceramiche d’uso, ossia manufatti adibiti alla conservazione di alimenti sia liquidi che solidi, realizzate nella “putea capasonara, invece, com’è noto nella bottega faenzara  si produceva la maiolica per la tavola e la cucina, l’oggettistica per la casa, mattonelle ecc. nonchè le maioliche artistiche, destinate ad una committenza alto-borghese e/o aristocratica. Infatti il feudo di Taranto appartenne a Gregorio Castelli, duca di Genova, acquisito dagli eredi di Isabella d’Aragona. Al seguito di questo personaggio si trasferirono alcuni ceramisti liguri pregni della cultura artistica del nord Europa fra cui l’abile maestro Francisco Nicola Fasano che

diede origine alla sua attività proprio in una grande grotta affidatagli dal suo illustre mecenate di cui si conserva ancora l’ubicazione”. Ci parli del progetto la capsule collection “CRATOS”” CRATOS. L’idea prende forma nel nostro atelier di via dei Banchi Vecchi a Roma, quando il designer Gian Paolo Guerra venne a farci visita e apprezzò le ceramiche di nostra produzione, nonché le riproduzioni delle diverse ceramiche attiche, apule e apula indigena, quindi le ceramiche di Gnathia.

Nei nostri laboratori artigianali,  da molto tempo siamo impegnati nell’elaborazione di nuove produzioni  abbiamo voluto applicare alle nuove ed originali forme progettate da Gian Paolo Guerra, quindi il  prodotto finale, la capsule collection “CRATOS”” , sintesi di antiche forme delle terrecotte delle terre di Puglia dal remoto passato alla proposizione di nuovi smalti colorati (glicine/prugna/blu di prussia/avion abbinati a grigio/fango/giallo ginestra) che esaltano le sinuose linee dei lebete grandi e di Egnazia, le Idria,i Crateri, le Skyphos e  Coppe,i Kylix, le Lekane e Trozzelle, le Pelica.

La capsule collection “CRATOS” (anfore, idrie e crateri) trae ispirazione dall’antica Grecìa Tarantina, reinterpretata in chiave contemporanea e semplificata in quanto non incisa ed istoriata come si usava fare in epoca greca. Gian Paolo Guerra strizza l’occhio al mondo del “decor” con smalti dai colori dei portoni di Parigi,  glicine, prugna, blu di prussia, avion grigio, fango, giallo ginestra. Una collezione destinata ad impreziosire le case degli amanti della ceramica nel mondo, forme sinuose e smalti brillanti la rendono unica nel suo genere.” Queste ri-elaborazioni dell’antica ceramica apula (1) “ceramica di Gnathia” che in origine erano con sovraddipinture in bianco, giallo, rosso, su fondo nero, vasi che oggi sono presenti i quasi tutti i musei del mondo, compreso il MarTa di Taranto; una tecnica utilizzata a partire dalla fine del IV secolo fu usata in quasi tutta l’ Italia meridionale ,imitando quella apula, segnalazioni si riscontrano nelle zone etrusche della Sicilia. Taranto infatti, è stata il luogo di origine ed il massimo centro di irradiazione di questa caratteristica serie di vasi (Forti).Tutta la ceramica di Gnathia     

dipende dalla ceramica italiota, conservando di questa le forme più comuni e più semplici: oinochoe, pelike, skyphos, anfora, cratere a campana, kantharos, craterisco, bacino, coppa semisferica, piatto. Della ceramica apula indigena troviamo la carattteristica trozzella messapica.(1)Tutta questa sintassi di motivi d’arte sembra costituire un lontano precedente della decorazione pittorica pompeiana post augustea, questa ceramica ebbe il suo pieno fiorire nella seconda metà del IV secolo a.C. , per andare a decadere alla fine del III a. C., ultima espressione della pittura vascolare italiota.

      L’antica fabbrica ceramiche della bottega di Franco Fasano non è nuova a queste elaborazioni moderne su forme antiche, 2014 matrimonio in Puglia della facoltosa famiglia Agarwal sposi Ritika e di Rohan Metha  con bomboniere in oro, l’artista è Franco Fasano, che realizza  “Lu Pumu” smaltato in oro, il maestro approfondisce cosa sia” Lu Pumu”, è   un tradizionale manufatto che viene regalato quasi sempre il giorno delle nozze e viene posto sull’angolo del terrazzo della nuova casa dove andranno ad abitare gli sposi. I “Pumi”, dialetto di Pomi o Pigne, sono prodotti ceramici fatti a mano molto diffusi nelle aree del Barocco Pugliese. Nel centro storico di Grottaglie, ad esempio, nelle ville nobiliari, le facciate degli antichi palazzi fanno bella mostra questi elementi decorativi apposti su colonne di grandi o piccole dimensioni sulle estremità dei balconi in ferro battuto.

 La loro forma simile ad un carciofo o ad un piccolo bocciolo di rosa opportunamente stilizzati, rappresenta la sublimazione dell’eleganza che la natura ci regala, unita ad un simbolismo che molti hanno legato al buon auspicio, alla fecondità, alla fortuna, all’abbondanza. Per noi ceramisti il Pomo rappresenta uno dei modi di esprimere al meglio la propria capacità professionale nell’esecuzione, nell’innovazione delle forme, ed esibire la propria sensibilità artistica nelle decorazioni, negli smalti e nei colori. Dal 1 Agosto il quartiere delle ceramiche, come anticipato da Artes’Tv, saranno esposti, dai 60 ceramisti decine di pumi o pomi nel quartiere delle ceramiche, vi aspettiamo”

(1) Egnazia-dalle origini alla riscoperta archeologica. Schiena Editore

     La capsule collection “CRATOS”  -Gian Paolo Guerra Designer-

     Le foto di Vincenzo Tambasco

CASA BOTTEGA VESTITA

CERAMICHE ECCELENZA DI PUGLIA:”UN ANGOLO DI PARADISO” LA BOTTEGA-CASA-MUSEO DI COSIMO VESTITA IN TERRA DEL SALENTO.

“Un angolo di Paradiso nel centro del Salento”, la casa-museo e bottega di Cosimo detto “Mimmo” Vestita, artigiano-artista “illuminato”, che ha impresso innovazione nella produzione della Ceramica artistica pugliese e nazionale, e Mimmo ha scritto una pagina importante, nell’ambito urbanistico e del recupero architettonico, artistico e culturale,  la sua dimora nel centro del quartiere delle ceramiche di Grottaglie. “Grottaglie è la città delle grotte; i primi insediamenti rupestri nelle aperture naturali esistenti nelle pareti delle gravine, poi allargate con scavi e ampliate con ambienti successivamente annessi, non costituiscono certo un unicum nella storia del territorio che tra Taranto e le Murge sconfina in Basilicata…a Grottaglie si verifica una singolare concentrazione dell’attività ceramica in una delle gravine che attraversano, quella di San Giorgio, in cui oggi sorge il Quartiere delle ceramiche, o dei camini, come recita il toponimo dialettale (camenn’re) .Il fondo della gravina è ormai un comodo dedalo lastricato e asfaltato e ai lati delle strade le botteghe conservano le pareti e le volte annerite  dalla fuliggine delle vecchie fornaci. In quegli ambienti per secoli si sono consumate l’arte ruagnara, riferita alla realizzazione di oggetti di uso comune, e l’arte faenzara, relativa alla produzione di ceramiche fine, ingobbiata e decorata.”(1)

Al centro della Gravina di san Giorgio è collocata la casa museo di Mimmo Vestita, e sul promontorio del quartiere la “fucina” delle opere d’arte ceramica dei fratelli Vestita. Iniziamo la visita dalla casa di via Crispi, un tempo, occupata da uno dei notabili locali, nelle cui cisterne interrate nel tufo zuppigno, durante le opere di recupero sono state rivenuti interessanti reperti di maioliche di arte faenzara, come nelle pertinenze sono venuti alle luce antiche terrecotte di remota fattura e pavimenti in arte edificatoria di epoca romana. Nell’opera di recupero di questo nucleo edificato con pertinente area a giardino patronale di fine ‘800,che custodisce , antiche ceramiche depositate con logico ordine  e fichidindia secolari capasoni, antichi secchi in ferro, alberi di melograno e maestose piante di cappero del mediterraneo, che crescono rigogliose vicino ad un antico colonnato  che  precede lo spazio antistante l’ingresso della stupenda   chiesa rupestre di epoca medievale dedicata a Santa Barbara , posizionata ai piedi del vicino, trecentesco  castello Episcopio sede del Museo delle ceramiche e dei Presepi, di altrettanto interesse sono i sotterranei dell’antica abitazione signorile dove, come detto nelle cisterne, sono state rivenute   lucerne di epoca ottocentesca. In questo luogo della memoria è possibile “toccare con mano “ , quanto il prof. Pierluigi Cervellati nel 2002 affermo, nella redazione del “Piano di Recupero del Centro Storico particolareggiato per la Città Antica e il Quartiere delle Ceramiche di Grottaglie”, “ un “piano” per un centro storico lo si redige e (in seguito) lo si attua per raggiungere tre obiettivi, che in tempi recenti hanno assunto il significato di “missione”.

Sono tre finalità che un piano deve prefigurare per ottenere risultati confacenti ad un intervento pianificatorio. Obiettivo culturale, innanzi tutto. Se si ritiene che la propria fisionomia -la propria specificità- abbia o possa avere una ragione d’essere, la memoria del passato, le proprie radici, sono da individuare, tutelare e possibilmente valorizzare. La perdita della memoria collettiva -che mantiene (o ha mantenuto) per secoli una città storica o antica influisce sempre sull’assetto complessivo di un territorio. Come senza memoria il genere umano perde stabilità, vacilla, si disperde: non ha più coscienza di sé e degli altri; così senza passato un luogo difficilmente riesce a costruirsi una prospettiva, ha un futuro. Non solo. La quantità di monumenti che in genere si concentrano in un centro storico – fra chiese e conventi, palazzi, porte e portali- non ha riscontro in nessuna altra parte del territorio. I monumenti architettonici, che spesso racchiudono altre opere d’arte, in una sedimentazione storico e artistica di grande consistenza non solo simbolica, sono indispensabili per arricchire la nostra conoscenza e per formare un identità culturale non omogeneizzata.

L’obiettivo culturale coincide con il principio di rappresentatività. La città del passato identifica e a un tempo, rappresenta una società che ha stabilito regole di comportamento e modi di vivere raffigurati anche dal tipo di assetto che ha costruito nel corso dei secoli. La “cultura” insita nel centro storico esprime anche la comunità che in quel centro vive o é vissuta. C’é quindi anche un fattore “sociale” proprio della tutela di un centro storico. Obiettivi, questo, tutt’altro che secondario per inquadrare il piano di assetto di un centro storico. Luogo -che al di là delle sue dimensioni e dell’area di influenza- rappresenta comunque e sempre una comunità, un modo di “stare insieme” fra classi sociali diverse. Il ricco e il povero convivono e spesso coabitano nello stesso palazzo o nella medesima strada. I centri storici non hanno espresso solo la classe dominante -anche se questa é vissuta nelle zone maggiormente qualificate- hanno rappresentato la collettività.

“ Conosciamo da vicino chi sono i fratelli Cosimo “Mimmo”, Carmelo ed Antonio Vestita, è situata nel cuore dell’antico “Quartiere delle ceramiche” in via Santa Sofia; si raggiunge salendo per una piccola (1) rampa di scale. Dalle prime finestre dello spazio creativo, si, domina l’intero quartiere. Carmelo modella l’argilla al tornio, creando forme meravigliosamente perfette; Mimmo decora i manufatti, trasformandoli in pezzi unici. Antonio, il fratello minore, ingegnere, talvolta impiega la ceramica nei suoi progetti, nella perenne ricerca di nuove forme, colori e significati. Modellata, graffita, ingobbiata, decorata: l’argilla cotta nel forno diventano pumi, vasi, piatti, bicchieri, complementi d’arredo, capolavori. A contatto con questi maestri, artigiani e artisti, è facile restare incantati da storie, aneddoti e mille curiosità suscitate anche da oggetti insoluti come le pupe baffute, le brocche con i segreti, utensili d’uso quotidiano d’altri tempi. Qui il tempo trascorre lentamente e non s’invecchia; poi dalla terrazza della bottega la vista è mozzafiato: siamo davvero in un angolo di Puglia unica e autentica.

Le ceramiche invetriate racchiudono elementi simbolici e carichi di significato sospesi tra recupero della storia e tradizione popolare, architettura colta e design artigianale. Così la Bottega Vestita, ritrova saperi antichi e cultura popolare. Durante le visite in bottega ci si potrà incrociare con le dissertazioni di Antonio Vestita, ingegnere e ceramista, sulla  bellezza e l’uso della ceramica in architettura con un ex-cursus dall’architettura fittile fino alle sperimentazioni di Vittorio Chiaia. Carmelo Vestita “donare” una lavorazione al tornio in cui, «segno e materia, diventano codici complessi e misteriosi che fluttuano sulle note dei Derwish danzanti che ruotano come il tornio del ceramista».

A partire dal frammento ceramico, custode della memoria del tempo,  Cosimo Vestita si pone tra immaginario e tradizione nell’ottica del sogno condiviso di cambiare la realtà, alla costante ricerca di un equilibrio tra cielo e terra(3). Simona Di Giulio ed Emanuela Di Palma dettagliano ancor più l’antica Bottega Vestita (1) “che alla fine  dell’800 era un deposito per la legna, è possibile visionare una vasta collezione di oggetti antichi, della tradizione ceramica grottagliese. Grazie alla sua posizione centrale, del terrazzo “iefo”(ndr iefu) della bottega, si gode una vista a 360° che affaccia sull’interno del “Quartiere”, da cui emerge la splendida cupola di maioliche della chiesa di S. Francesco di Geronimo, con i tre colori predominanti della ceramica grottagliese, il giallo, il verde e il rosso. Per il rivestimento delle cupole delle chiese si usavano mattonelle di forma rettangolare con il lato corto arrotondato ,muniti di un foro per consentire un migliore fissaggio alla cupola e, solitamente, si presentavano invetriate su una faccia e sui lati mentre il retro veniva lasciato grezzo. Tali coperture venivano disposte quasi sempre a squama di pesce creando dei suggestivi effetti decorativi. Alcune di queste maioliche sono state donate dai fratelli Vestita al Museo Nazionale e Tradizioni Popolari di Roma.

La storia della famiglia, è molto antica; si hanno notizie di un tal Vestita Giacomo,  primo tornitore nella fabbrica di ceramica del prof. Galileo Chini a Borgo S. Lorenzo nei primi dell’800. Nel 1818 è attestata l’attività figulina di Giuseppe Felice e nell’Elenco delle maestranze figulina di Grottaglie compilato dal prof. Polidori, compaiono come ceramisti capasonari: Vestita Giacomo, Vestita Salvatore, Vestita Eligio e F. e Vestita Carmine. La nuova generazione dei Vestita ha studiato e ripreso la tradizione della tecnica ceramica magno-greca, allargando la sua competenza alla produzione medioevale. I tre fratelli collaborano oggi con molti artisti, producendo ceramica per l’architettura, non trascurando la sperimentazione e lo studio del design di forme di arredo alternative. Hanno, inoltre, partecipato a diverse mostre internazionali tra cui la biennale di Venezia, e prodotto manufatti per scenografie teatrali. Un oggetto simbolo della loro produzione è il pomo detto “Pumo”, che è un elemento ornamentale tipico dei terrazzi e balconi; sostituisce le piante ornamentali, e viene messo in coppia all’estremità delle ringhiere infilato sopra agli appositi fermi metallici. Altro splendido manufatto è rappresentato dalle casette degli uccelli di cui si conserva nella bottega un antico esemplare. I fratelli Vestita cercano di trasmettere e tramandare con l’oggetto creato, i sentimenti e le emozioni dei padri attraverso al ceramica.”

I “Pumi o “Pigne”, sono prodotti ceramici  fatti a mano molto diffusi nelle aree del Barocco pugliese. Nel centro storico di Grottaglie, nei palazzi antichi sulle facciate e nelle ville nobiliari dell’agro fanno bella mostra sulle facciate ed adornano i rispettivi balconi in ferro battuto, o fanno bella mostra di se su imponenti colonne in tufo dei suggestivi pergolati  a collegamento dei diversi spazi abitati delle ville o delle masserie presenti nel territorio delle ceramiche.

La loro forma è simile ad un carciofo o a un bocciolo di rosa stilizzato, che rappresentano la riproposizione elegante della natura unita al simbolismo legato al buon auspicio alla fecondità, alla fortuna, all’abbondanza. Il pumo è inteso da ceramisti quale espressione di capacità professionale ed innovazione delle forme, della decorazione espressa nella varietà dei colori.

INTERVISTA IN BOTTEGA

Siamo a Grottaglie, città d’arte, nel quartiere delle ceramiche unico al mondo, incontriamo Mimmo Vestita, ceramista di lunga data, che appartiene da generazioni a famiglie di figuli, che arrivano dall’800, abbiamo chiesto se il settore artigianale, nonostante ci siano aiuti economici da parte del Governo, di fatto cosa si sta verificando nel vostro settore?

Allora, questa è una bella domanda. Faccio un esempio, io nasco da una famiglia di ceramisti, da generazioni, le cui origini si perdono nella notte dei tempi, non si sa da quanto tempo si fa ceramica. Io già da bambino, frequentavo la bottega, quando il mestiere si trasferiva, lavoravi con i grandi, e non è vero che ti sfruttavano o ti davano con la mazza in testa. Anzi, per loro eri come un figlio, per esempio, se tu avevi un mal di pancia o un prurito, loro, gli operai, risolvevano tutto con l’argilla-con la “creta”. Avevi un mal di pancia? Allora, ti scoprivano la pancia e  con una “pizza” di creta bella fresca “te la mettevano sulla pancia!” Avevi prurito!? Ecco il rimedio, farina d’argilla, sulla parte afflitta dal prurito! E ti curavano , esclamando “ue picci ce tieni,mo ti curu io “(piccolo cosa ti fa soffrire, ti curo io !). Era un modo bello di vivere con i grandi, questo mi ha consentito di crescere prima. Voi mi direte, ma non giocavate? Certo che giocavamo. Vi racconto un mio ricordo; la bottega di mio padre era ubicata ai margini della città, nell’immediata periferia e nei pressi dell’inizio della campagna, e della macchia mediterranee nella quale pascolavano le mucche in libertà, pensate, il nostro gioco qual era? Non avevamo le pistole ad acqua, giocavamo con le “tette” delle mucche, ”tette” che si trasformavano in getti di latte con cui bagnare i compagni di gioco! Il povero massaro si disperava, ma noi ci divertivamo tanto e davamo sfogo a tanta fantasia, favorendo così la nostra crescita Oggi invece, nonostante si frequenti la scuola, l’università, una volta laureati o diplomati, i giovani hanno comportamenti non sempre in linea con la convivenza civile.

Oggi però, caro Maestro, i ragazzi non sono ne a scuola ne all’Università, a causa del COVID, ma sono in didattica a distanza, quindi dovrebbe essere peggio ?

Guardi, non lo so, sinceramente bisogna inventarsi qualcosa, oggi la scuola ha delle “falle”, non è comprensibile come mai, dopo aver conseguito un titolo abilitante alla professione, devono ancora svolgere stage o anni di formazione per poter svolgere un lavoro.  Ad esempio, sappiamo che, il grande scultore Michelangelo Buonarroti, era già bravo a 17 anni! Non so se ci rendiamo conto, che nel passato, a tren’tanni eri  alla fine della vita o quasi, oggi a trent’anni stai ancora iniziando o quasi, questo non è normale!

Quindi secondo Lei, durante l’estate bisognerebbe far frequentare bottega ai   ragazzi, per un primo apprendistato, con tutti i canoni di sicurezza e di tutela?

E’ difficile fare questo, i problemi sono insormontabili, si lavorerebbe con ansia.

Tornando alla ceramica, secondo Lei quale l’importanza ed il ruolo dell’utilizzo delle maioliche nell’economia nazionale e locale?

La produzione della ceramica ha un ruolo importantissimo, a parte la ceramica d’uso e tradizionale rivisitata, noi facciamo tanto, tanto design, gli oggetti che stiamo in questo momento sono tutte opere di design, infatti su molte riviste di architettura, sono presente installazioni in ceramiche in diverse nuove abitazioni e non solo. Opere disegnate da architetti e design di chiara fama.

Ma mi dica, i design e gli architetti con cui collabora, hanno messo mai le “mani in pasta”, prima di progettare i nuovi oggetti da lei prodotti ?

No, molti di loro, si avvicinano per la prima volta all’arte della creazione, modellazione e trasformazione della materia e del colore  con il calore, ma qualcuno di loro al contrario li abbiamo ospitati per un tempo nella nostra bottega, molti di loro mi ha richiesto di lavorare a “bottega” almeno per un mese. Vogliono conoscere la materia, si affascinano, a parte il luogo, voi vedete che il luogo, in cui produciamo è abbastanza contenuto, e vi spiego anche il motivo di questa dimensione del luogo. Ero bambino e le cose erano migliori di come sono oggi, in realtà, lo stato delle cose è molto peggiorato, perché? Io sto in uno spazio piccolo, noi siamo una bottega d’eccellenza , non lo dico io ma mi viene riconosciuto da più parti; per questo avevo pensato ad ingrandirmi come struttura di creatività e  produzione, grazie all’occasione di poter acquisire un spazio al piano terra sottostante la mia attuale bottega, un luogo di una bellezza “pazzesca”, ho chiesto un prestito in banca di un centinaio di miglia di euro, non un milione di euro, da restituire in toto, senza agevolazioni o benefici dello Stato, che comunque non mi ha dato mai niente. Risposta, Lei Sig. Vestita non “ha i numeri “!.Ho capito che non ho i numeri, e non siamo riuscito a trovare un qualche finanziamento che incentivasse questo mio intendo di poter implementare l’attività artigianale. Voi non ci crederete, ma io ho elaborato il “lutto”, perché questa cosa la volevo a tutti i costi, ho dunque  elaborato il “lutto, nonostante tutto,  ho preso in fitto questo luogo, ho sprecato diecimila euro, in   attesa di una risoluzione, ma niente non è stato possibile. Allora, di cosa stiamo parlando, di cosa? Danno prestiti per realizzare dei capannoni, che dovrebbero dare lavoro, spesso sono delle truffe; e quindi abbiamo sprecato territorio, soldi, e non è nato niente. Io, e chi come me, sono un’ azienda vera, io sono vero, vedete, tutto questo non è cinema, questo è vero, veramente mi viene la pelle d’oca , mi emoziona questa cosa , niente. Qui da noi , sono venuti da tutta Europa designer, che hanno girato tanto, per individuare una bottega che abbia la capacità e  potenzialità di produrre nuovi oggetti con nuove forme; ho ospitato cinque designer, con cui abbiamo realizzato cose che altri non riuscivano a fare, è triste, molto triste è bello per noi, affermare che, sono poche le botteghe di eccellenza in giro per il mondo, loro  non volevano andar via da qui.

Mimmo, vogliamo inviare un messaggio-invito ai designer della Puglia, della Campania e non solo, con il quale si rende disponibile a continuare ad ospitare questi “creativi” dell’arte ceramica?

Si certo, volentieri, stiamo facendo solo quello,  al riguardo, vi anticipo che sto realizzando una installazione artistica contemporanea, molto bella da vedere e che stanno montando, si parte da un frammento e si evolve secondo il progetto di un architetto , per il Museo di Egnazia, in provincia di Brindisi. Egnazia un luogo che racconta del mondo Magno-Greco, in cui è possibile ammirare antichi vasi “neri”, a vernice nera, la vernice nera è un’altra cosa da raccontare, è un mito, se Dio c’è, sul  nero Greco c’è Dio. Vasi neri, belli, tutti metallizzati, in cui si voleva emulare il metallo, anzi ora vi presento un campione della ceramica di Egnazia, una produzione di circa dieci anni fa, che abbiamo al momento fermata, in quanto i costi di produzione sono molto elevati. Dicevo, vasi con vernice nera e con  sovrapposizione di argilla bianca, la decorazione che vedete è fatta con l’argilla bianca ed il nero ( è un mistero ancora oggi la sua realizzazione !) veniva e viene fatto con la “terra rossa”, quindi dall’origine questo nero è ocra di “terra rossa”, terra di Puglia , chi è stato in Puglia conosce questo colore bellissimo, presente sotto gli alberi d’ulivo secolari. Poi c’è tutto un processo, tu metti nel forno gli oggetti, e dopo scopri una magia quando, aprendo il forno,  è come scoprire uno scrigno.

In questa ceramica di Egnazia , si voleva imitare il metallo, ed infatti colpendo con le dita il vaso, lo stesso restituisce note metalliche, con tono fermo ed inconfondibile, una creazione che l’artigiano del tempo e quello di oggi ha voluto creare la ceramica ma particolarmente il suono di una piccola campana. Sentite come “suona”, una meraviglia,  un suono non proprio pieno, in quanto il vaso è bi-ansato e che determina una discontinuità sonora nei punti di “saldatura”, senza manici , il suono sarebbe stato uguale al bronzo. Quindi questa è la ceramica di Egnazia, che risulta essere un invenzione degli Apuli, mentre i Greci idealizzavano tutto ciò che facevano, quando sai fare quei vasi, tutto diventa semplice e banale, dalla forma alla idealizzazione delle figure che erano così perfette , e che ripeto se Dio c’è li c’è Dio. Se parliamo del pittore di Berlino, chi non conosce questo pittore, andate a guardare, era il designer dell’epoca , immaginate un vaso già bellissimo, la forma disegnata proprio da un designer, tutto nero spesso con una figura, una, non riempito, illezziosito, una figura e se Dio c’è è Dio, e non ce ne per nessuno. Il pittore di Berlino , andate a guardare, filettatura unica e pulitissima , e li vedi proprio come la figura umana veniva idealizzata. Quindi quel mondo era quello in cui la sapienza si trasferiva di padre in figlio , tutto questo dopo la nostra generazione s’interrompe, per cui o si trovano le soluzioni, oppure non avremo più muratori , fabbri, falegnami, sarti, niente .Bisogna essere ottimisti, non è possibile affermare che in passato era così e dopo ancora peggio, noi artigiani siamo ormai dimenticati, e come noi appartenessimo non all’Italia , ma alla Svizzera, cittadini di altra Nazione, voglio dire, facciamo una selezione del sapere e del fare, io conosco artigiani di una bravura unica , quasi dei geni, abbandonati lì, persone che diventano commerciante di tabacchi abbandonando la propria arte e maestria, ci rendiamo conto di questo?

Con Mimmo, continua il suo racconto, all’interno della chiesa cripta bizantina dedicata a Santa Barbara, presso la sua abitazione.

Entriamo in trincea, a circa tre metri al disotto del piano del giardino ottocentesco della storica abitazione padronale, lo sguardo cattura la bellezza dei tre dipinti bizantini, che rappresentano il Cristo Pantocratore, Santa Barbara e San Nicola. Inizia il racconto di Mimmo Vestita, circa venti anni fa dopo l’acquisto di questa abitazione, ho iniziato i lavori di recupero, prima della casa a seguire il giardino e le sue pertinenze, tra esse un angolo che sarebbe stata la rivelazione, la cripta bizantina. Un spazio colmo di pietre, con muri più o meno antichi, l’idea era quella di addossare il giardino alla roccia calcarea esistente verso lato in direzione del castello Episcopio, in questo spazio era presente un vecchio forno a legna , realizzato con materiale lapideo, iniziano le operazioni di demolizione del vecchio forno  rimozione di vecchie pietre, durante i lavori rileviamo la presenza di una colonna, modellata in forma tortile. La meraviglia e la curiosità sale, durante i lavori emergono l’acquasantiera e le nicchie con i dipinti , e degli loculi scavati nel tufo, forse una farmacia, dove probabilmente i monaci mettevano vasetti contenenti  erbe medicinali ed unguenti. Abbiamo svuotato questo posto per metà, per l’altra metà era occupato dal già menzionato forno per la cottura del pane, il forno era molto grande, e chiudeva praticamente tutto, sul forno c’erano altre pietre, un forno secondo me dalle dimensioni sproporzionate per un posto come questo. Un manufatto, il forno, realizzato in maniera pessima, e cosa singolare, ci siamo resi conto che il forno non era mai stato usato, la volta era crollata e l’argilla tra un mattone e l’altro era ancora cruda; ma anche l’intonaco di rifinita dello stesso era composto da argilla e paglia ,tutto il lavoro è stato eseguito insieme agli archeologi. Ci siamo chiesti, dunque, il perché questo vano forno non sia mai stato utilizzato, secondo gli archeologi, probabilmente, a causa delle varie invasioni dei saraceni, il luogo venne abbandonato in fretta e furia; un forno che è stato classificato intorno al 1300, quindi molto antico. Molti dubbi mi assalirono, e quindi ho richiesto di effettuare dei saggi esplorativi, per conoscere anche la profondità del sito, il forno non lo si voleva demolire, ma dopo mia insistenza, si è proceduto all’indagine conoscitiva, e concordammo la demolizione del forno, seguendo la procedura da me suggerita, di numerare ogni pietra  per un agevole ricostruzione dello stesso. Dopo la demolizione e lo scavo in trincea, a circa due metri di profondità, rileviamo un non roccia viva, ma un muro perfettamente sigillato; un muro che già faceva presagire qualche sorpresa, iniziamo l’esplorazione, dopo aver rimosso un concio di tufo del muro, si appalesa un vuoto, buio, non si vedeva nulla, l’archeologa del gruppo prende iniziativa, e con la luce del proprio smartphon “illumina” lo spazio buio retrostante. La commozione assale la ricercatrice, le lacrime inumidiscono il volto, e l’espressione si riempie di gioia e stupore, dopo pochi attimi, si riprende ed esclama “ dietro qui c’è un affresco bellissimo, vedo il volto di una Santa, vedo un medaglione ed un vestito tempestato di pietre preziose. Stupore, incredulità e meraviglia prese tutti i presenti, non rassegnati, il muratore procede alla rimozione di altri tufi dal muro, da dopo modificato dalla sua antica integrità muraria, appare alla luce dei nostri occhi l’effige colorata di Santa Barbara. Questo convince gli archeologici, a demolire del tutto il forno, con calma ed attenzione subito dopo, la scoperta completa della figura di Santa Barbara ,il Cristo benedicente che porta nella mano sinistra un libro aperto dove c’è scritto “EGO SUM LUX MUNDI” (Io sono la Luce del Mondo) ; per cui se vogliamo è fortemente evocativo, che dopo secoli di buio, Lui che è la luce del mondo, torna alla luce. Per ultimo, viene fuori San Nicola, quindi non abbiamo fatto altro che pulire gli affreschi, che erano intatti, anzi erano anche più intatti di come si vedono oggi . Abbiamo pulito tutto, ma ancora non abbiamo capito il perché i monaci occultarono questa chiesa. Procediamo nello scavo di una nicchia posta alla destra di Santa Barbara, cominciamo a svuotare, ed oltre a terra e pietre, ritroviamo molti oggetti che appartenevano alla chiesa, per cui vengono fuori due croci manili, un d’argento e una di bronzo, su queste croci c’era un Cristo minuto, molto elegante, quasi contemporaneo appariva con un vestito fin sopra le caviglie , era così rappresentato nel medioevo, non come lo si rappresenta oggi. Poi viene fuori un sigillo, con una scritta in greco, poi un encorpium , che non è altro che una piccola crocetta di pochi centimetri con la figura di un Cristo da ambedue le facciate, un Croce che si apre in due, vuota dentro, quindi un porta reliquie. Encorpium, classificato intorno al IX secolo dopo Cristo. Poi dopo le tante cose, sono state ritrovate diverse coppette in ceramica, di varia tipologia con delle monete dentro, perché delle monete? Di queste coppette ne abbiamo rivenute 24  nel giardino, molte di esse riproducevano lo stemma nobiliare dei Crociati, perché i crociati ? Qui passavano i Crociati ‘ Si, qui ad appena duecento metri , c’è un pezzo dell’Appia Antica , e dunque passavano da qui lasciavano un dono , in onore di Santa Barbara e San Nicola che notoriamente sono i protettori degli uomini che vanno per mare. Per cui i Crociati diretti in terra Santa, spesso a morire e quindi lasciavano un offerta per imbonirsi il buon ritorno, quindi si rilevano lo stemma nobiliare della famiglia  e con altre simbologie , del tipo, la croce di Malta. In più scavi vengono fuori tante simbologie, che fanno riferimento ai Cavalieri Templari, quindi l’ipotesi che è stata fatta dagli archeologici, che questo luogo ha avuto una forte frequentazione dei Cavalieri del Tempio, infatti non a caso questa chiesa è l’unica che ha le colonne tortili, l’unica chiesa di questo periodo, le colonne tortili sono proprio il simbolo dei Templari, rarissima in questo periodo, non esiste altra chiesa in Puglia. Poi sono state rivenute tante altre simbologie, che fanno riferimento ai Templari. Qual è l’ipotesi ? Che quando i Templari, vengono messi fuori legge i monaci occultano questa chiesa, nascondendo quello che potevano, perché sicuramente ci sarà stato un editto, magari dal vescovo di Taranto, che questa chiesa doveva essere distrutta e quindi loro per non farla distruggere costruiscono nella chiesa un forno, non lo usano, lasciando così un messaggio al “mare” del tempo, forse hanno immaginato che dopo tanti secoli qualcuno avrebbe ritrovato questa chiesa.

Proseguiamo la visita nel giardino della casa-museo di Mimmo Vestita, un luogo che ha voluto dedicare alla ceramica, raccontaci allora Mimmo questo luogo della cultura e della rigenerazione dei sensi “questa è una casa che ha le sue origini, la prima ala nel ‘400 con le mura di cinta della città di Grottaglie, la facciata invece è dell’800 coevo al giardino con un colonnato che veniva realizzato per la padrona del palazzo,  qui faceva salotto con le sue amiche, è un giardino segreto, tale perché ha setti murari alti e non è possibile introspicere dall’esterno, quindi veniva garantita lo “javitare” della casa padronale. In spazi ricavati nei vecchi servizi del palazzo (cisterne e deposito) realizzo mostre ed eventi con il tema dedicato alle ceramiche, all’architettura. Negli spazi dedicati alle mostre è possibile vedere in modo permanente, ad esempio, oltre alla ceramiche e maioliche antiche, i pavimenti rivenuti durante i lavori di recupero e ristrutturazione della casa-museo; tra questi , pavimenti del ‘700 realizzato con cocci in  ceramiche, o pavimenti di età romana, dal II sec. a.C. sino alla caduta dell’Impero Romano, idea del riuso del materiale di scarto in cocci di ceramica, per realizzare mosaici o la tecnica del “cocciopesto”, pezzi di pavimento consumati dall’usura del tempo, una volta aveva l’aspetto di un seminato veneziano , una graniglia veneziana. I cocci nella composizione del pavimento, erano legati con la calce degli antichi romani, la calce idraulica. Sotto l’antica dimora dell’800, entriamo nelle già citate cisterne, un tempo utilizzate per lo smaltimento dei reflui dei servizi igienici e per il deposito dell’ acqua piovana, le cisterne d’acqua che fungevano anche da sistemi primordiali di condizionatori d’aria durante la calura estiva. Infatti gli stessi erano collegati con le stanze superiore del palazzo, con stretti cunicoli, attraverso cui giungeva la fresca aria  ricambiando quella calda ed afosa. In queste ex cisterne, Mimmo Vestita ha collocata parte dei reperti antichi in ceramica rivenuti nel vicino giardino padronale, insieme a ceramiche d’uso cosi detta “robba gialla”, “robba bianca”, come “minzane”( che servivano per il trasporto dell’acqua di liquidi in genere) o “capase”, “cammautti ( usati per iliquidi e le conserve) e pitali”, pitale che non è il vaso da notte ma un contenitore dove si custodiva olio extravergine d‘oliva o le conserve. La casa-museo , ricorda Mimmo, è visitabile durante il periodo estivo, in particolar modo la sera dalle 21, 00 in poi ,previa prenotazione, ma anche durante l’inverno. Un luogo magico da dover visitare, un luogo commovente!   

l Quartiere delle Ceramiche ha restituito una cripta con tre affreschi. Il rinvenimento è stato reso noto da Angelofabio Attolico, collaboratore del dipartimento di studi classici e cristiani della cattedra di Archeologia e Storia dell’arte Paleocristiana e Altomedievale dell’Università di Bari, diretto da Gioia Bertelli. La cripta ha rilevato la presenza di tre affreschi raffiguranti San Nicola, Santa Barbara ed il Cristo benedicente. Si tratta di un trittico in fase di datazione, che potrebbe contribuire a definire meglio i rapporti tra i vari nuclei abitativi presenti a Grottaglie tra il XII e il XIII secolo. La datazione degli affreschi consentirebbe di comprendere l’evoluzione dei nuclei e degli insediamenti abitativi.Dichiara  Attolico  “Già da tempo l’Università di Bari collabora con l’amministrazione di Grottaglie e conduce   studi sul’ età medioevale. Le prime fasi di questa ricerca hanno portato allo studio di diversi insediamenti di età medioevale, quali ed esempio a testimonianza la più antica è costituita dalla prima fase delle decorazioni pittoriche della Chiesa Maggiore di “Riggio”, datata alla prima metà del X d.C. Tale datazione non fissa l’inizio dell’abitato ma è ipotizzabile che il dipinto murale sia stato realizzato quando il villaggio era pienamente sviluppato. Quindi nei secoli successivi diversi edifici di culto, di cui non è possibile stabilire la datazione originaria, probabilmente di carattere privato e con destinazione funeraria, registrano la realizzazione di affreschi la cui datazione non sembra superare il XIII d.C. è il caso della Chiesa Maggiore e Minore di Riggio, della “Cripta delle nicchie” di Penziero e della “Cripta di San Pietro” presso Lo Noce. Non si conosce bene l’evoluzione dei nuclei abitati e dei loro rapporti commerciali ed amministrativi fino al XI d.C., ma qualcosa si può desumere da quanto avviene dopo il basso Medioevo, quando i villaggi ubicati presso le gravine di S. Elia e S. Giorgio (attuale centro storico e quartiere delle ceramiche) assumono un ruolo di aggregazione di primo piano. Insediamenti medioevali, in particolare quest’ultimi, che hanno formato il centro abitato di Grottaglie, la scoperta della cripta in cui ubicata la chiesa con i tre affreschi-in fase di studio (probabilmente i santi Barbara, Nicola ed il Cristo Pantocrator) è di grande importanza, per capire il fenomeno evolutivo della stessa città delle ceramiche ed in particolare modo del centro storico. Questa chiesa, infatti, si colloca nella gravina di S. Giorgio che fù interrata e coincide con l’attuale via Crispi (quartiere delle ceramiche) ed è testimonianza di un pregresso insediamento probabilmente rupestre che era presente in questa gravina e che ha avuto una evoluzione successiva che ha portato all’attuale centro storico. Questi affreschi sono interessanti ci permettono di capire la datazione e la formazione del primo insediamento si tratta di affreschi basso mediovale dopo il mille probabilmente del XII sec. Sono in corso di studio interessante questa chiesa per il suo stato di conservazione degli affreschi che riproducono il Cristo benedicente che porta nella mano sinistra un libro aperto dove c’è scritto “EGO SUM LUX MUNDI”, dipinto ben conservato ed è affiancato da una santa parzialmente conservata perché bisogna tener conto che il centro storico nel corso della sua trasformazione diverse fasi di interramento e distruzione per la costruzione in età moderna degli edifici alla destra del Cristo abbiamo un santo benedicente con il libro chiuso nella mano sinistra, tra l’altro questi affreschi sono importanti per la datazione dell’insediamento rupestre e del centro storico di Grottaglie , ma è anche interessante come sono ben conservati i dettagli che ci permettono di leggere l’aspetto originale della chiesa si segnala la presenza della croce in negativo collocata sul banco di roccia, che si ritrova nel territorio in altri contesti come nella chiesa della Madonna delle Grazie di S. Marzano di S. Giuseppe e nel Territorio tarantino . All’ingresso della chiesa-cripta, si evidenziano delle nicchie ed acquasantiera, si rileva che questi luoghi nel tempo hanno subito delle trasformazioni quindi è difficile affermare che queste realizzazioni sono state realizzate con la prima fase d’impianto della chiesa, e quindi collegabile alla chiesa stessa, la funzione di queste nicchie era quello di appoggio, diversa la nicchia affianco al santo benedicente che và messa in relazione con la chiesa, in quanto in tutta l’area sono state ritrovati una gran quantità di  frammenti ceramici che aderiscono ad epoche diverse, per cui pur non possedendo dati stratigrafici affidabili fa pensare ad un utilizzo continuativo della chiesa fino all’età moderna, non necessariamente con scopo cultuale dell’ambiente. Tutta la ceramica di età medioevale che abbiamo ritrovato ed analizzato nella fase preliminare dello studio non và messa direttamente in relazione con la chiesa ma ad una frequentazione nell’età medioevale della gravina di S. Giorgio e sicuramente la cosa interessante per Grottaglie che ha fatto della ceramica il suo marchio ed elemento di riconoscimento  è la presenza di una grandissima quantità di ceramica medioevale che mette in discussione una serie di discorsi fatti sino ad oggi sulle produzioni, confermate da altri studi in corso sul territorio, che probabilmente ci fossero dei centri di produzione di età neobasso medioevale anche qui a Grottaglie anche prima della produzione della graffite”.

https://www.salentoacolory.it/la-cripta-nascosta-di-grottaglie

(…)Una scoperta inaspettata, una cripta nascosta per 700 anni, tracce dei famosi cavalieri Templari, l’archeologo di turno che gettando un fascio di luce attraverso una parete che occludeva una cavità si commuove come un bambino, davanti ad affreschi secolari, sapientemente celati… ce n’è abbastanza per far rimescolare il sangue della passione nelle vene degli appassionati di Storia. E’ quello che mi è successo, tornando in visita a Grottaglie, una delle incantevoli cittadine asserragliate fra le gravine dell’arco jonico di Terra d’Otranto, abitate da tempo immemorabile……attraversando il Quartiere delle Ceramiche della città, ed entrando in casa del maestro ceramista Mimmo Vestita, un palazzo storico che ha attraversato varie fasi della sua vita nei secoli, a partire già da età Romana, come testimonia il pavimento a tessere che si ritrova in uno dei suoi vani…ma la scoperta più grossa è accaduta nel 2008, quando Mimmo ritrovò, in un piccolo ipogeo, un forno per il pane, parecchio antico, in condizioni non molto buone, che gli fu datato dagli archeologi al 1300. Dopo una piccola indagine, però, vista la sua posizione insolita, ed il fatto che questo forno non fu mai usato, esso risultò costruito come per celare qualcos’altro: alle sue spalle una parete nascondeva il proseguo di quella cavità ipogea… una cripta!Il rudere del forno fu così smontato, e l’antica chiesa fu completamente ripulita. Un tempio di cui non si ha traccia nelle fonti storiche, tornato dal nulla, così, ai nostri giorni… Tante sono le peculiarità, che fanno di questa cripta quasi un unicum. Dal pozzo che si apre sulla destra, uno scavo archeologico ha riportato alla luce una considerevole quantità di reperti, che sono datati già a partire dal IX secolo. E poi, vasi, coppe con stemmi di cavalieri, con dentro una moneta, croci templari… L’altare presenta queste bellissime colonne tortili, che sono una vera rarità, in Puglia Al centro, uno splendido Cristo benedicente, con l’iscrizione latina: “Io sono la luce del mondo”… …sulla destra, Santa Barbara, vestita con splendidi abiti… …sulla sinistra, San Nicola di Myra……sulle pareti laterali, tre nicchie si aprono, perfettamente scavate nella roccia… …sotto il Cristo, un’altra nicchia……con al suo interno, una Croce affrescata……di fronte all’ingresso, una parete veramente insolita, nel panorama delle chiese rupestri di questa zona: un’altra colonna tortile, l’acquasantiera, scavata nel banco roccioso, e poi lungo tutta la parete, una “farmacia”, come la definisce qualcuno, nella quale i monaci riponevano le loro cose… …l’acquasantiera ha un piccolo affresco all’interno, una sorta di albero… …ed infine, sulla volta, una grande croce (che come le altre gli studiosi ritengono potrebbe essere “templare”)… …i reperti ritrovati sono ancora in fase di studio, all’Università di Bari, per completare una serie di raffronti che pare molto difficile con altri luoghi, per lo meno vicini… …tuttavia, una sorta di ipotesi la si è costruita: questo luogo, sorgendo nei pressi della Via Appia (di cui a 200 metri da qui restano anche labili tracce), è stato un tempio prediletto per i Crociati ed i cavalieri che si apprestavano a partire per la Terra Santa. Qui venivano, per i loro voti, prima di imbarcarsi… …ma con il 1307, e la distruzione e persecuzione degli ultimi Templari, questo tempio sarebbe stato “protetto” dalla furia devastatrice che giunse anche in questo lembo orientale d’Italia… (vedi anche i Templari nel Salento)……qualcuno occluse con cura questa cripta, con una parete in conci di tufo che la nascondeva del tutto, e poi venne costruito il forno, che non venne mai usato. Finché, ai nostri giorni, Mimmo l’ha ritrovata. Confesso che sentire la sua storia del ritrovamento mi ha fatto emozionare, perciò vi invito ad ascoltare direttamente la sua voce, in questo video che vuol essere una testimonianza ricca di molteplici significati!

La cripta nascosta di Grottaglie

Una scoperta inaspettata, una cripta nascosta per 700 anni, tracce dei famosi cavalieri Templari, l’archeologo di turno che gettando un fascio di luce attraverso una parete che occludeva una cavità si commuove come un bambino, davanti ad affreschi secolari, sapientemente celati… ce n’è abbastanza per far rimescolare il sangue della passione nelle vene degli appassionati di Storia. E’ quello che mi è successo, tornando in visita a Grottaglie, una delle incantevoli cittadine asserragliate fra le gravine dell’arco jonico di Terra d’Otranto, abitate da tempo immemorabile……attraversando il Quartiere delle Ceramiche della città, ed entrando in casa del maestro ceramista Mimmo Vestita, un palazzo storico che ha attraversato varie fasi della sua vita nei secoli, a partire già da età Romana, come testimonia il pavimento a tessere che si ritrova in uno dei suoi vani…

…ma la scoperta più grossa è accaduta nel 2008, quando Mimmo ritrovò, in un piccolo ipogeo, un forno per il pane, parecchio antico, in condizioni non molto buone, che gli fu datato dagli archeologi al 1300. Dopo una piccola indagine, però, vista la sua posizione insolita, ed il fatto che questo forno non fu mai usato, esso risultò costruito come per celare qualcos’altro: alle sue spalle una parete nascondeva il proseguo di quella cavità ipogea… una cripta!

Il rudere del forno fu così smontato, e l’antica chiesa fu completamente ripulita. Un tempio di cui non si ha traccia nelle fonti storiche, tornato dal nulla, così, ai nostri giorni…

Tante sono le peculiarità, che fanno di questa cripta quasi un unicum. Dal pozzo che si apre sulla destra, uno scavo archeologico ha riportato alla luce una considerevole quantità di reperti, che sono datati già a partire dal IX secolo. E poi, vasi, coppe con stemmi di cavalieri, con dentro una moneta, croci templari… L’altare presenta queste bellissime colonne tortili, che sono una vera rarità, in Puglia…

Al centro, uno splendido Cristo benedicente, con l’iscrizione latina: “Io sono la luce del mondo”…

…sulla destra, Santa Barbara, vestita con splendidi abiti…

…sulla sinistra, San Nicola di Myra…

…sulle pareti laterali, tre nicchie si aprono, perfettamente scavate nella roccia…

…sotto il Cristo, un’altra nicchia…

…con al suo interno, una Croce affrescata…

…di fronte all’ingresso, una parete veramente insolita, nel panorama delle chiese rupestri di questa zona: un’altra colonna tortile, l’acquasantiera, scavata nel banco roccioso, e poi lungo tutta la parete, una “farmacia”, come la definisce qualcuno, nella quale i monaci riponevano le loro cose…

…l’acquasantiera ha un piccolo affresco all’interno, una sorta di albero…

…ed infine, sulla volta, una grande croce (che come le altre gli studiosi ritengono potrebbe essere “templare”)…

…i reperti ritrovati sono ancora in fase di studio, all’Università di Bari, per completare una serie di raffronti che pare molto difficile con altri luoghi, per lo meno vicini…

…tuttavia, una sorta di ipotesi la si è costruita: questo luogo, sorgendo nei pressi della Via Appia (di cui a 200 metri da qui restano anche labili tracce), è stato un tempio prediletto per i Crociati ed i cavalieri che si apprestavano a partire per la Terra Santa. Qui venivano, per i loro voti, prima di imbarcarsi…

…ma con il 1307, e la distruzione e persecuzione degli ultimi Templari, questo tempio sarebbe stato “protetto” dalla furia deDDvastatrice che giunse anche in questo lembo orientale d’Italia… (vedi anche i Templari nel Salento)…

…qualcuno occluse con cura questa cripta, con una parete in conci di tufo che la nascondeva del tutto, e poi venne costruitoEEE il forno, che non venne mai usato. Finché, ai nostri giorni, Mimmo l’ha ritrovata. Confesso che sentire la sua s9KKKKK(1)toria del ritrovamento mi ha fatto emozionare, perciò vi invito ad ascoltare direttamente la sua voce, in questo video che vuol essere una testimonianza ricca di molteplici significati!

(1)Eugenio Imbriani (Ceramica artigianale in Puglia) e Simona Di Giulio ed Emanuela Di Palma( Bottega Cosimo e Carmelo Vestita”). In “ La ceramica di Grottaglie, ovvero l’importanza della tradizione a cura di Stefania Massari e Pasquale Izzo-De Luca Editore d’Arte. Roma, Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari-26 novembre 2003-30 giugno 2004

(2) PIER LUIGI CERVELLATI. RELAZIONE NORME DI ATTUAZIONE CODICE DI PRATICA CITTA’ DI GROTTAGLIE Piano di Recupero del Centro Storico particolareggiato per la Città Antica e il Quartiere delle Ceramiche 2001/2002.Grottaglie

(3) “La ceramica dei fratelli Vestita di Grottaglie”-FAI giovani Bari organizza, sabato 13 maggio 2017.

(…) https://www.salentoacolory.it/la-cripta-nascosta-di-grottaglie/

oliera realizzata dalla Bottega “Fratelli Vestita” che è stata utilizzata per l’accensione della lampada votiva da parte del sindaco di Bari Michele Emiliano ed stata offerta in dono alla comunità di Assisi. L’oggetto riprende la tipologia formale delle oliere del Quattrocento

La decorazione pittorica della “Chiesa Maggiore” della gravina di Riggio a Grottaglie.

Angelofabio Attolico prosegue nelle sue dissertazioni sul ritrovamento della chiesa e delle ricognizioni di superficie eseguite nel territorio di Grottaglie. –  proseguendo – “Le ricognizioni di superficie eseguite nel territorio di Grottaglie (TA) dalla Cattedra di Archeologia e Storia dell’Arte Paleocristiana e Altomedievale dell’Università degli Studi di Bari hanno permesso l’individuazione e l’analisi di un significativo numero di insediamenti rupestri di età medievale; tra essi un ruolo di primaria importanza è rivestito dal villaggio della gravina di Riggio, che presenta, oltre a numerose grotte antropiche adibite a scopo abitativo e produttivo, due chiese affrescate. La decorazione pittorica della “Chiesa Maggiore” è stata sottoposta ad indagini storico artistiche, archeologiche ed archeometriche che hanno permesso l’individuazione di due fasi diverse di stesura degli intonaci: la prima, ascrivibile al X secolo d.C., presenta alcuni temi iconografici desueti e trova confronti in area cappadoce; la seconda, databile intorno alla metà del XI secolo d.C., è caratterizzata da sette santi vescovi, la cui cifra stilistica rimanda ad analoghi esempi documentati in Puglia e in Grecia”.

La lettura stratigrafica della (Chiesa Maggiore) della gravina di Riggio, è stata invece affidata a Maristella Miceli, la quale nel merito ha così dichiarato.

“Contestualmente allo studio delle testimonianze storico artistiche è stata condotta anche l’analisi stratigrafica dell’architettura della chiesa mediante una attenta lettura dei segni in negativo ancora presenti sulla superficie rocciosa. Le fasi di frequentazione identificate sono da mettere in relazione all’utilizzo liturgico dell’invaso, che a partire da un’epoca cronologicamente non precisabile, ha conosciuto anche una rifunzionalizzazione non cultuale. Il modello icnografico, ad aula unica con due absidi orientate, trova confronti in numerosi altri edifici ipogei e subdiali presenti in una vasta area che comprende le coste del Mediterraneo occidentale ed orientale”.