2/5.SPECIALE ORECCHIETTE NELLE ‘NCHIOSE: FORMAZIONE DELLE ‘NCHIOSCE(RUGHE) NEL CENTRO STORICO DI GROTTAGLIE TRA CASE DI VICOLI.I DISEGNI DEI PROSPETTI PRINCIPALI.

PIANO DI RECUPERO DEL CENTRO STORICO PARTICOLAREGGIATO PER LA CITTÀ ANTICA E PER IL QUARTIERE DELLE CERAMICHE DI GROTTAGLIE   DEL PROFESSOR PIERLUIGI CERVELLATI 2001-02 DI GROTTAGLIE DI PIERLUIGI CERVELLATI (ARCHITETTO BOLOGNESE).

L’interferenza fra questi due piani é assai scarsa: essa si verifica solo a livello strategico militare, in quanto la difesa della città é affidata a tutti i cittadini oltre che all’esercito, ma non a livello religioso o politico”. Grottaglie nell’ultimo millennio, é stata soprattutto “città” / insediamento agricolo. Ricordavo, nel 1° rapporto, che nell’archivio Alinari di Firenze avevo trovato una sola immagine fotografica di questa città risalente ai primi decenni del ‘900: delle vacche “incorniciate” da ulivi. Nessun monumento ritenuto degno di essere fotografato, neppure la chiesa Matrice. Figuriamoci la città “bianca”, senza prospettive di qualsiasi tipo; senza particolari caratteristiche costruttive o “folcloristiche”, come potrebbero essere considerati –sbagliando- i trulli. Altri e di maggior spicco monumentale e/o particolare, i centri meridionali censiti fotograficamente negli stessi anni in cui fu scattata l’immagine “agreste”.

 Però le pubblicazioni di storia locale o ancor meglio le cartoline illustrate in uso fino alla seconda guerra mondiale, le cartoline color seppia o bluastre, mostrano la Grottaglie di inizio novecento. Le case sono quasi tutte a un piano. Via d’Oriente sembra una strada larga. Si intuisce la presenza di una campagna solo coltivata, non abitata. Insediamento agricolo, dunque, ancor prima dell’avvento degli arabi. Insediamento agricolo dopo -quando la città si consolida, si trasforma e si conforma alle regole che presiedono l’impianto della città cristiana. Sia nel mondo orientale che in quello occidentale, il tempo legato al lavoro della terra era un “tempo ciclico”. Il tempo dell’agricoltura. Le stagioni si ripetevano l’una dopo l’altra, anno dopo anno. I riti e i costumi, in particolare i modi di coltivare la terra e di abitare, si modificarono e si adeguarono a un tempo, a quelli codificati dalle società precedenti e, a loro volta, vennero cambiati e in gran parte mutuati da quelle successive. C’è stata una grande continuità e un continuo evolversi della cultura materiale nell’assettare la campagna, nel rapportarsi sia con il lavoro che con l’adeguarsi alle diverse istanze religiose.

Le case non restarono ad un unico piano; i palazzi cominciarono ad affacciarsi sulla strada; la Moschea, se mai fu costruita, forse diventò Chiesa. Ma la metamorfosi fu lenta, impercettibile durante la vita del singolo abitante. E anche la “memoria” che si era sedimentata nell’animo degli abitanti, lentamente -molto lentamente- si cancellò. Ma non del tutto. Rimasero come sepolte le tradizioni e le superstizioni. Il modo di abitare, la maniera di usare la strada pubblica come prolungamento –soggiorno collettivo- della abitazione che, uguale ovunque, venne anni addietro definita “casa terranea”. Una casa modulare che tipologicamente si ripete al di qua e al di là del mediterraneo. Ed è una casa funzionale all’agricoltura.

Il tempo “ciclico” legato al lavoro agricolo é stato di “lunga” durata. In pratica lo possiamo considerare consolidato fino alla metà del novecento, quando la città cambia radicalmente la sua forma e la sua dimensione. Certo, anche con l’”addizione tardo ottocentesca” a nord si interruppe il perimetro che molti ritenevano (e alcuni ritengono tuttora) racchiuso un tempo da mura, tuttavia, è proprio negli anni della riforma agraria che inizia la grande espansione. Con il passaggio dal “primario” al “secondario” cambia il modo di recepire il tempo e di costruire la città. Il tempo da ciclico diventa -al pari dell’espansione edilizia- una freccia proiettata verso l’infinito. Il tempo ha dunque inciso e determinato l’impianto urbano.

L’impianto della Grottaglie antica è cambiato e, contestualmente, é rimasto pressoché immutato fino a quando gli abitanti hanno continuato a vivere all’interno della città circondata dalla campagna.

Poi, quando è mutato questo rapporto, la città antica é sembrata inabitabile. Poche le trasformazioni radicali. Gli inserimenti e gli sventramenti che altrove hanno (a volte) reso irriconoscibile il volto originario, ovvero quei lenti ma inesorabili (per la forma della città) adattamenti alle  innovazione tecnologiche, a Grottaglie a partire dalla seconda metà del ‘900 si sono verificati in misura ridotta. In questo senso si potrebbero distinguere due città. Quella di antica, remota origine, e quella “moderna”. A differenza di altre città, la parte più antica non sta al centro ma é marginale alla parte nuova. Per ora non sappiamo – per mancanza di qualsiasi testimonianza, documentale e/o archeologica- come e quando sia avvenuta la fondazione di Grottaglie. Neppure sappiamo se ci sono state più fondazioni. I musulmani non sono una “leggenda metropolitana”.

La loro occupazione nel nord Mediterraneo è un dato incontrovertibile. Come certa è la presenza a Grottaglie di un insediamento preesistente. Pur senza documenti, lo si può intuire abbastanza facilmente, anche da parte di chi non esercita il mestiere di storico.SEGUE