”UN MOVIMENTO FIBRILLARE CHE INVADE L’ORGANISMO, UN FASCINO ARCANO IRRESISTIBILE ED UN’EBREZZA”
Nella prima decade di agosto a Grottaglie la “TARANTA” la farà da “padrona” il 2 e 3 agosto con “l’uva noscia” e 6 e 7 agosto “orecchiette nelle ‘nchiosce”, abbiamo approfondito la morfologia urbana delle “nchiosce” e la storia della viticoltura pugliese, conosciamo attraverso il medico grottagliese Ignazio Carrieri ed “Il Tarantolismo Pugliese”.
La taranta (tarantella) e la pizzica pizzica ,una danza-terapia che contribuisce a “scazzicare” (rimuovere, sollecitare) e a rimettere in moto, una fisiologia parzialmente o totalmente bloccata: l’esorcismo coreutico-musicale del tarantismo. Nelle quattro serate ci si “scazzicherà” con la tarantella e la pizzica nelle ’nchiosce del centro storico della città delle ceramiche. Conosciamo la storia del Tarantolismo in Puglia.
Da diverso tempo la curiosità e l’interesse verso il fenomeno del tarantismo sono enormemente cresciuti, ed il prodotto più importante di questa attenzione è la “Notte della taranta”, manifestazione che nell’arco di due settimane dà vita a una serie di concerti affidati a gruppi di musica popolare, in diverse città della provincia di Lecce e con il concertone finale di Melpignano.
“l’ha pizzicato la taranta !”,chi è la taranta, è Lycosa tarentula. Un piccolo ragno, della famiglia degli aracnidi, la cui presenza nei territori mediterranei è conosciuta da millenni, sembra che gli antenati del ragno attuale fossero già presenti sul pianeta già 400 milioni di anni fa.
Nel Salento si è cominciato molto tempo fa a chiamarlo tarantola, Il morso di questo ragno è doloroso, come ben sanno i contadini che d’estate si apprestano a fare la raccolta del grano, ma non è assolutamente mortale, il morso del ragno è stato associato il fenomeno del tarantismo, una sorta di disturbo di carattere neurologico e psichiatrico.
Nel passato e per lunghi periodi, in Puglia ed in particolare nel Salento, nel periodo estivo, nei paesi, città, masserie ed in particolare a Galatina nella cappella di San Paolo, il 29 Giugno commemorazioni di SS. Pietro e Paolo, si era attratti da una musica di “suonatori” improvvisati (barbieri-Luigi Stifani di Galatina, necrofori, contadini), violino, tamburello, chitarra ed “ (2) un gran
vociare di capannelli dei “ carnevaletto delle donne (1)” e di curiosi attorniare “la tarantata”, di solito una donna dai 25 ai 50 anni, che ballava ad un ritmo sostenuto e gesticolava con le braccia in alto e, a volte, le portava in basso per sollevare appena la lunga gonna a campana che le si impigliava tra le Gambe. Il suo capo era avvolto da un fazzoletto scuro, annodato sotto il mento, che faceva da cornice e da contrasto al volto pallido ed amaciato.(2 cit. C. De Roma)” Questo pallore, nei casi d’isteria e non già “ di pizzicata della taranta !”, “(1) veniva accentuano, strofinandosi il volto di cenere. A Galatina due sorelle, Francesca e Polissena Farina, dette le Bellevicine, curavano con la loro saliva persone punte o morse da animali velenosi, per privilegio concesso alla loro famiglia e tramandato per linea femminile dagli apostoli Pietro e Paolo, i quali, prima uno e poi l’altro, abitarono, secondo antichissima tradizione, in quella loro casa (1)”.
La tarantata “ (2 cit. C. De Roma) manifestava una sofferenza diffusa che voleva trasmettere alle quattro persone, che erano lì con lei sedute a ridosso di una parete, che invece erano indifferenti, quasi a rendere un rito dovuto. I musicanti…ripetevano sino alla noia un motivo dal ritmo molto mosso. Tutto intorno era silenzio, mentre fuori dall’uscio, la gente curiosava, si informava ed andava via dopo le opportune considerazioni e qualche smorfia o risolino, esclamava “l’ha pizzicato la taranta !”
Approfondiremo problematica della malattia funzionale causa di nevropatie prodotte dal morso della tarantola o Falangio di Puglia, a causa del virus, con lo studio del Dott. Ignazio Carrieri, che condividendo in parte l’analisi del fenomeno, giunsero a conclusioni differenti. Il medico Giorgio Baglivi, leccese d’adozione, autore di una famosa dissertazione De anatome morsu et effectibus tarantulae (1696), afferma che : “un coniglio morso da un ragno muore senza che la musica gli procuri alcun giovamento e ciò dimostra sperimentalmente l’inefficacia della musica per la cura, per gli animali e per gli uomini. Esistono casi di aracnidismo, egli asserisce, ma più numerosi sono i casi in cui lo stato di malessere è solo attribuito al morso; in particolare le donne, solitamente segregate in una vita priva di relazioni, partecipano alla terapia come se fosse un’occasione di fuga e di gioco; alcune accentuano il pallore strofinandosi il volto di cenere e corrono dove sentono musica”(1)
Il Dott Ignazio Carrieri , medico condotto a Grottaglie (1862-1926) ,” laurea in medicina a Napoli nel 1886, conseguita a 24 anni, e un bagaglio di esperienze vissute sul campo a diretto contatto con i più poveri e deboli, furono degli ingredienti più che sufficienti per far maturare la sua opera d’esordio Il Tarantolismo Pugliese. Un vero e proprio successo che di fatto andava a riempire una lacuna imperdonabile nella medicina della prestigiosa scuola napoletana, per la spiegazione di un fenomeno, o meglio patologia, che ha turbato le menti di illustri studiosi e scienziati: “Pubblico questo lavoro senza la pretesa di essere andato in fondo all’ardua questione del Tarantolismo, un tempo molto dibattuta ed oggidì del tutto negletta per la smania di un malinteso e spesso esagerato positivismo, che nella seconda metà di questo secolo ha invaso le lettere, le scienze, le arti”.(2)(4)
Nonostante fosse intriso del folclore dell’antica provincia di Terra d’Otranto, lo studio del Carrieri rimane critico e scrupoloso. Ribadisce una netta separazione tra nevrosi e psicosi, per distinguere quanti dal ragno venivano morsi per davvero, da quelli che invece lo ritenevano solo un evento plausibile ma che in realtà non si era mai verificato. (3)(4)(nella foto donna con tamburello f.to Ciro De Vincentis. Il Dott. Ignazio Carrieri)
In “Tarantolismo pugliese” del 1983 il Dott. Ignazio Carrieri introduce l’approfondito studio sul “ Tarantolismo o Tarantismo nella Puglia Salentina volgarmente Tarantola, quale speciale nevropatia prodotta dal morso della tarantola o Falangio di Puglia (Phalangium Apuliae-Lycosa tarentula). Le origini della taranta si perde nella notte dei tempi, risalenti ai Marsi e Psilli ai tempi di Augusto, utilizzati dalle armate romane per succhiare le ferite velenose.” Il Carrieri è del parere “ che dopo il le valutazioni di moltissimi autorevoli scrittori sia assodato, che quel ragno fu chiamato Tarantola dal nome della città di Taranto…gloriosa metropoli della Magna Grecia ed ancora regina dello Jonio, erano in sommo onore la musica, le danze denominate pirriche ed i balli ad onor del Dio Bacco e della Dea Cibele. Infatti le vesti, gli atteggiamenti e le movenze delle nostre tarantolate, ornate con tralci di vite e variopinti fazzoletti a rosoni sono identici a quelli delle baccanti”
Eugenio Imbriani in cos’è il Tarantismo , introduce un avvenimento suggestivo “nel 1602 vengono pubblicati a Napoli i Tre dialoghi di Vincenzo Bruno, uno dei quali intitolato Dialogo delle tarantole, in cui due filosofi, Pico e Opaco, ragionano di fatti accaduti a Venosa qualche anno prima, in seguito all’apparizione di una cometa: l’aria si era fatta più calda e le tarantole avevano aggredito in massa la popolazione; la combinazione dei due eventi aveva determinato situazioni assolutamente straordinarie; c’era gente che parlava lingue sconosciute, c’era chi si comportava da monaca, chi leggeva il Vangelo, chi, dichiarando di essere un famoso musicista, strimpellava malamente su una rebecchina scassata, chi pretendeva riverenza da gran signore, un altro andava urlando il suo amore alle suore di un convento, ci fu anche un’invasione di spiriti, donne ammodo si esibivano in ardentissime evoluzioni. Il testo, soprattutto, descrive, per la prima volta nella letteratura, i momenti dell’uscita dalla crisi di una giovane serva che danza agghindata con monili e abiti che ha ricevuto in prestito, seguendo gli ordini che un essere invisibile, la sua signora, Caterina, le impartisce attraverso il liuto; la povera ragazza si libera di lei parlando in versi e invocando la Madonna, e infine crolla per terra esausta (Bruno 2005; Imbriani 2004)”.
Il Carrieri chiarisce, a seguito delle sue scrupolose osservazioni e studi, delle conseguenze causate dal veleno a seguito della morsicatura dell’aracnide- Lycosa tarentula, “ alterazione del torrente circolatorio con diminuzione della pressione arteriosa, indebolito impulso cardiaco, degenerazione dell’emazie e perturbamento dei centri nervosi” prosegue nel dettaglio “ il virus della taranta, produce morte in piccoli animali, e non ne l’uomo, a cui invece eccita fortemente i centri nervosi motori ed , in seguito, ai movimenti non intenzionali della danza.
Quindi una malattia funzionale.” ne consegue la probabile cura corporale, ed il medico condotto dettagliando chiarisce ” la terapia di questa nevrosi ha… efficacia (ndr) limitatissima nei medicamenti e nell’idroterapia, convinto come sono che soltanto la musica e la danza hanno il potere di calmare i loro accesi e di promuovere colla ripetuta diaforesi l’eliminazione, dall’organismo, di quel principio tossico inoculatovi. La cura si divide in semplici applicazioni di compresse fredde sulle parti dolenti …e conseguente succhiamento e lozioni di ammoniaca e soluzione di cloruro di sodio.” Avviandosi alle conclusioni riporta alla pratica di curare i tarantolati con la musica ai tempi della Scuola Pitagorica in Taranto e afferma “La musica e la danza sono senza dubbio i rimedi sovrani di questa nevropatia, hanno indiscutibilmente grande efficacia nella cura del tarantolismo non solamente per la potente influenza fisiologia e morale, che la divina arte dei suoni (ndr la musicoterapia) esercita sul sistema nervoso; ma anche per il profuso sudore prodotto dal continuo moto muscolare che arreca molto sollievo all’infermo. La musica e la medicina non sono poi così agli antipodi come si crede comunemente. Chi ha per la musica una maggiore sensibilità può dire quante volte egli abbia avvertito ai melodiosi concenti di qualche istrumento un brivido, che serpeggia per tutte le membra, un movimento fibrillare che invade l’organismo, un fascino arcano irresistibile ed un’ebrezza, che rapisce nella contemplazione di un ideale, il quale molte volte per un azione misteriosa e del tutto a noi ignota, finisce per giovare alla vita materiale. Ricapitolando ne consegue i seguenti corollari: 1) La musica talvolta riesce sedativa, agendo sulla sfera dei nervi psico-sensori, tal altra eccita vivamente i centri motori e ciò in un primo tempo.2) La danza, la quale costituisce un sintomo ed insieme un elemento essenziale di cura, rappresenta la reazione che gli infermi oppongono a quell’intorpidimento, specie degli arti inferiori conseguenza dell’azione transitoria esercitata dal virus della tarantola sulle zone motrici. 3) La danza medesima torna di positivo vantaggio agl’infermi, non solo perché impartisce una grande attività alle membra, rese talvolta semiparalizzate dall’azione del virus poc’anzi accennata ma altresì perché colla diaforesi straordinaria agevola l’eliminazione dall’organismo di materiale tossico, sulla cui natura regna una grande confusione di idee. 4) La danza e la musica finalmente attivano in sommo grado la circolazione del sangue, alterato nella sua composizione chimica e morfologica.” L’anima del pugliese (com’ebbi a dimostrare in altra occasione) è essenzialmente musicale: la musica pulsa nel nostro sangue e vibra nelle più intime latebre del nostro essere”.(2)
“La tarantata si fa ragno, diventa il ragno che è in lei: il suo pensiero si muta in ritmo puro e nel movimento quasi meccanico sorgono figure di liberazione travolte però ancora da ombre disperate. La donna in piedi lotta con la taranta, immaginando di calpestarla e di ucciderla con il piede che batte la danza”(5)
- Cos’è il Tarantismo di Eugenio Imbriani
- Rosario Quaranta, specializzato in Biblioteconomia ed Archivistica. Presentazione di Ciro De Roma. Edizione Altamarea 1998,Ignazio Carrieri,1893 i risultati dei suoi studi sul fenomeno del Tarantolismo pugliese.
- Salvatore Quasimodo, in commento al film documentario di Gianfranco Mingozzi “La taranta”, 1961).
- Il Tarantolismo Pugliese di Ignazio Carrieri di MARCO PICCINNI
- Salvatore Quasimodo, in commento al film documentario di Gianfranco Mingozzi “La taranta”, 1961.
- https://www.youtube.com/watch?v=wmbXOdI1yhE
- https://www.youtube.com/watch?v=KzJxfsIk54c
- http://www.pizzica.info/de-martino-e-la-terra-del-rimorso.html
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