17/20.SPECIALE UVA NOSCIA.IL SISTEMA RURALE DELLE MASSERIE DEL MERIDIONE:LA DOGANA ARAGONESE ED IL PAESAGGIO SOCIALE DAL XVI -XVII SEC. (PARTE 17 /20).

Una delle lame (o gravine?) che destano particolare interesse allao studioso, per tutto l’insieme di  grotte scavate nella roccia tufacea è quella di Riggio.

La lama di Riggio, è situata a quattro chilometri a nord di Grottaglie confinante a nord con la gravina di belvedere e con quella di fantiano a sud.(10) La lama inizia a picco e corre da nord-est a sud-ovest con una profondità che in alcuni punti raggiunge quasi i 40 metri.Di tutte le grotte esistenti in questa gravina,solo alcune ed in particolare, ”la casa Vedetta, la grotta Vedetta ela casa Fortezza”, che per la loro tipologia suscitano l’interesse per lo studioso.

Queste tre grotte ubicate all’inizio della gravina, guardando verso nord avendo alle spalle la città di Grottaglie, costituivano un vero e fortilizio (11) quale la grotta Vedetta e la casa Vedetta, erano in particolare i punti di osservazione da una parete della gravina.

La casa Fortezza, ubicata a destra di chi guarda verso nord di fronte alle precedenti, è una serie di grotte che, dal punto di vista tipologico e per la funzione che essa svolgeva desta maggiore interesse delle altre due. La casa o grotta Fortezza, fù detta così per gli usi ai quali era destinata, serviva infatti da rifugio alle donne, vecchi e bambini e nello stesso tempo come strenua difesa in caso di emergenza.

Scavata tra il Vi e il VII sec.d.c. essa è formata da tre vani a base rettangolare e completamente aperta in facciata,  dal piano terreno gli abitanti passavano attraverso delle botole scavate nei pavimenti, ai piani superiori mediante delle scalette in legno che in cvaso di attacchi venivano ritirate ed è in questi locali che si riduceva la difesa degli abitanti di Riggio.(12)

(1) Cfr. vocabolario della lingua italiana G. Devoto-G.Oli “Eruli s. etnico, antica popolazione germanica, dell quale molti elementi fin dal quarto secolo d.C. militavano nell’esercito romano.

(2) Della Monaca-memoria Historia di Brindisi-Lecce 1674 p.296.

(3) La guerra di diciotto anni fù detta Goto-Bizantina.

(4) Oggi masseria Misicuro, classificata nello studio: classificazione storica-geografica delle masserie dell’Agro del comune di Grottaglie al 1989 parte integrante del presente studio.

(5) Studioso locale,il Prof. Fornaro è assistente presso la cattedra di Lettere  all’Università di Bari.

(6) cfr. nota 4

(7) Esso è identificabile, sulla planimetria del territorio di Grottaglie al 1881,all.graf.

(8) Grotte Naturali, dovute al fenomeno carsico

(9) Di proprietà della reale Mensa Arcivescovile di Taranto. Episcopio s.m.-la dimora e la curia del vescovo,vescovato.Dal Latino tardo -Episcopium “dignità episcopale”.

(10) Tali gravine sono facilmente rilevabili dalla planimetria 1:10.000 allegata al presente studio.

(11) Si fà notare, che nelle immediate vicinanze della lama di riggio,vi sono ubicate le masserie Bucito e l’Ovile Riggio (cfr. nota 4),Risulta di particolare rilievo tener conto di queste non casuali ubicazioni da cui si evidenzia come sia stato sempre rilevante il rapporto fra insediamento rupestre o villaggio e masserie,e questo rapporto abbia caratterizzato il relativo territorio nel tempo.

(12) Tali insediamenti, saranno successivamente il progredire delle “massae”,(in periodo Bizantino intese, come piccoli nuclei economici composti da più fondi di natura e cultura diversa) alle masserie intese come nuclei economici più ampi, da ubicare in punti strategico-militari entro cui poter esercitare la difesa del territorio di competenza, in maniera agevole e qundi poter organizzare la produzione agricola. Vedasi masseria Vicentino, le grotte Bucito

1.2 Vicende storiche della città di Grottaglie nel periodo feudale

Nel “1060 mense madio comprehense civitas Tarenti  Roberto il Guiscardo, marciando nel mese di maggio dello stesso anno su Taranto, e vistesi aperte le porte da parte dell’arcivescovo di Taranto Monsignore Dragone e vista nessuna resistenza alla sottomissione da parte della popolazione, donò il feudo di Grottaglie alla reale Mensa Arcivescovile di taranto, già sotto la sua giurisdizione religiosa da parecchio  tempo. Detto feudo comprendeva: la gravina di Riggio, del Fullonese, il Borgo Magnum ,dei Pensieri e quella di San Vittore .

I popoli sparsi in questi luoghi erano assoggettati alla giurisdizione del feudatario arcivescovo, e ad esso pagavano le decime dei loro prodotti. Decime cospicue, conseguenza di un continuo aumento delle rendite dovuto alla trasformazione di diverse “massae” in masserie. La ricchezza accumulata durante l’anno in queste masserie ed altre del territorio così come in tutta la Puglia, non faceva certo diminuire il desiderio da parte di esercito e sovrani di possedere tali zone. Infatti le guerre continuavano a verificarsi con molta frequenza: una si verificò quando il 25 Aprile del 1257 il Papa Alessandro IV lanciò contro Manfredi, una scomunica con la quale lo dichiarava decaduto dal principato di Taranto e dagli altri feudi proibendo ai cristiani di obbedirgli e portagli assistenza. Di conseguenza nella terra d’Otranto

iniziarono ad accendersi focolai di ribellione contro il re Svevo, e Grottaglie con altri borghi del suo territorio, per essere soggetti all’imposizione arcivescovile non potette non seguire la politica papale.

Il re Svevo, con un agguerrito esercito si mosse per punire i ribelli ,e nella marcia verso Oria, Brindisi, Lecce, malmenò il territorio di Grottaglie; ma egli non procurò molti danni alle abitazioni perchè grotte. Salete data la sua posizione collinare, e conseguente tradizionale sistema edilizio (casolari in paglia e terra umidificata ) venne distrutta.

“Appena passò questa bufera, la popolazione locale pensò di ricorrere ai ripari deliberando di chiudere con mura l’abitato e di fortificarlo”.(4) (bibl.4)”Nle 1292 l’allora arcivescovo di taranto oriundo di Alessano, città che era in provincia di lecce nominato da Papa Gregorio X nel 1274,riuscì ad ottenere dal re Carlo D’Angiò la giurisdizione civile sul borgo di Grottaglie” .

“Successivamente, nel 1297 implorò ed ottenne da Roberto Duca di Calabria e figlio di Carlo II D’Angiò, che gli abitanti dei borghi di Salete, di Pensieri, di Mennaio e di Misicuro si trasferissero a Grottaglie, per evitare le guerre e perchè nell’avvenire potessero abitare con sicurezza”.

La città man mano andò sviluppandosi all’interno delle mura, lungo gli assi di collegamento tra le porte d’ingresso e la cattedrale ,dominata dall’alto dall’imponente Castello Episcopio. Verso il XV sec. la città era popolata da più di mille famiglie;essa era suddivisa in “pittagi” ossia quartieri, i quali assumevano la propria denominazione dalle chiesette vicine che quel periodo, risultavano essere numerose e precisamente 27.Grazie alle ricche cave d’argilla, l’arte figulina ereditata dalla madre patria “Rudia”,insieme al commercio delle pelli e dell’attività agricola, si svilupparono, ed insieme, furono gli elementi economici trainanti dello sviluppo urbano successivo. Infatti ,dice il Cafforio  “dalla pastorizia, legata all’agricoltura, derivava il sub prodotto delle pelli che venivano conciate in numerose concerie locali; la vicinanza dei porti di Taranto e di Brindisi, aprendo le vie del mare stimolavano le iniziative, così, l’industriosa popolazione si arricchiva con il commercio di crete e di pellame”

E dove potette svilupparsi l’attività agricola, se non all’interno di quelle “massae” successivamente evolutesi in masserie, che man mano di edificarono lungo i grandi assi di collegamento quali le masserie Misicuro, Vicentino, le Grotte,o come già avemmo modo di dire nelle vicinanze dei villaggi rupestri.(10)Nessuna meraviglia quindi che questo modesto centro, così come nel periodo della scomunica di Manfredi, continuasse a rappresentare un appettitoso feudo, il quale, così come si legge nei vari documenti d’epoca passò da padrone in padrone nel corso dei secoli. Infatti, scrive Padre D’Aria (bibl.5)” nel 1642 esso era per la giurisdizione criminale ,sotto il dominio dei Castelli di Genova i quali la vendettero ai Velluti di Firenze,l’anno seguente,e questi a loro volta la vendettero nel 1659 al principe di Cursi, Gianbattista Cicinelli”.

I Cicinelli, fra soprusi e contrasti culminati nella rivolta del 1734,regnarono fino all’abolizione della feudalità, nel 1806 .

La città di Grottaglie ben consapevole dell’importanza economica di numerose masserie con annessi territori, che sino ad allora erano state possedute sia dai feudatari che dalla reale mensa Arcivescovile di Taranto,nella commissione feudale dedusse deu azioni di rivendica, una contro la reale mensa Arcivescovile per la prelazione dell’intera “Foresta”,situata nella zona (14) dell’attuale masseria della madonna di Mutata, l’altra contro il duca Caracciolo Principe di Cursi.

 (8) PERIODO              1595              1648

 Brindisi                 ab. 1948          ab.   1846        

      Gallipoli           ab. 1285          ab.   1285 

      Grottaglie       ab. 1239           ab.  1239        

      Lecce             ab. 6529           ab.  4623        

      Martina F.       ab. 2033           ab.  2033

      Ostuni             ab. 1806           ab.  1806

      Taranto           ab. 3000           ab.  3000

E’ importante dire,che lo sviluppo dell’industria dei pellami fù una conseguenza della trasformazione voluta, nel 1443 da Alfonso D’Aragona (vedasi cronologie in appendice) con la costituzione della DOHANA MENAE PECUDUM, detta dogana aragonese, dalle masserie da campo in masserie di pecore, avendo così un incremento della pastorizia a discapito della coltura da campo.

Vedasi masseria Bucito, ovile Riggio e le stesse masserie Vicentino e le Grotte.

Altre masserie furono edificate, subito dopo la dogana aragonese ,e precisamente lungo le vie della transumanza ,denominati regi tratturi,una di queste vie è  oggi identificabile con la strada comunale che collega Grottaglie a Martina Franca, nelle cui vicinanze sono collocate le masserie Abbate, Corte Maggiore ,Castagna, Oliovitolo.

 Le vie della transumanza, erano utilizzate, per lo spostamento nei periodi invernali di grosse quantità di bestiame, che dalle alture fredde dell’Abruzzo, venivano nelle miti pianure pugliesi. Dette vie, denominate tratturi variavano nella loro larghezza da un minimo di 12 metri ad un massimo di 111 metri.

Infatti scrive monsignor Giuseppe Blandamura  sul finire del XVIII sec. la consistenza patrimoniale si era di molto aumentata perchè comprendeva:

a) nel territorio o distretto terra di Grottaglie, una “difesa” chiamata volgarmente “foresta”, per un pascolo.

b) una masseria denominata Misicuro c) la bagliva. d) la vigesima dei prezzi dei beni stabili che si vendono nel suddetto territorio e) la difesa denominata “San Giorgio” Castello Episcopio. Le altre proprietà possedute erano: masseria “Colture”, masserie Mutata dentro la foresta, Oliovitolo, le grotte, mentre altri possedimenti erano di altri conventi esistenti in città.

1.3 Tipologia urbana nel centro antico e successivo sviluppo della città.

Grottaglie appartiene alla tipologia urbana tipica del medioevo, a formazione spontanea, ma una delle ipotesi più valide da considerare è data, da una probabile impostazione urbana di tipo arabo  dovuta alle frequenti e lunghe incursioni saracene ; a confortare queste ipotesi è la vasta presenza sul territorio pugliese ed in particolare nelle vicinanze della città, di altre tipologie analoghe, che giustificano la non casuale tipologia urbana.

Le città note con questa tipologia sono caratteristiche, oltre che per la loro complessità, essa intesa come attributo che connota spontaneamente la città per la presenza di vicoli ciechi ad uso residenziale ,materializzazione di quella complessità, che riassume, sintetizzandolo, il ruolo di queste città nella storia. Nella sua struttura originaria, Grottaglie sviluppatasi sul fianco dell’altura, che domina la piana tarantina, era cinta da un muro fortificato con le tre porte denominate Porta Sant’Angelo (demolita),Porta Sant’Antonio e Porta San Giorgio, in prossimità di tale porta, troviamo il castello Episcopio, che è ben evidente, data la particolare imponenza della sua torre, e data l’ubicazione strategica nel punto più elevato della città, e non c’è dubbio, che esso avesse, il compito di osservatorio della piana sottostante e dei terreni limitrofi a monte. Nel tempo, le case in muratura, furono il frutto di un’architettura spontanea con collocazione planimetrica ed altimetrica, approfonditamente studiate.