18/20.SPECIALE UVA NOSCIA.IL SISTEMA RURALE DELLE MASSERIE DEL MERIDIONE:LA DOGANA ARAGONESE ED IL PAESAGGIO SOCIALE DAL XVI -XVII SEC. (PARTE 18 /20).

I palazzi di interesse storico-artistico, risultavano essere in numero esiguo ma non eccessivamente esiguo, se rapportati alla dimensione del territorio sia agricolo che urbano. Già verso il 1500 vi fù qualche inizio di edificazione verso l’esterno delle mura e nel 1550 fù completata la chiesa-convento dei Padri Minimi, San Francesco di Paola (4) al di là della porta Sant’Angelo. A collegamento con il vecchio centro abitato e con la suddetta cheisa,si sviluppò, successivamente, un piccolo agglomerato di case lungo l’asse viario, che dovevano avere inizialmente un carattere prettamente rurale per il ricovero giornaliero per diventare successivamente verso il XVIII sec., abitazioni di facoltosi proprietari terrieri data al destinazione di quell’asse viario, a luogo di rappresentatività urbana.

E nello stesso periodo del XVIII sec. (5),un altro quartiere viene a svilupparsi attorno al convento e fuori dalle mura, e fù quello del rione Garibaldi, posta a nord dell’attuale Porta San Giorgio. Infatti mentre la chiesa del Carmine (il nome del convento) e quella adiacente di San Salomè vennero edificate nel 1505 all’interno delle mura (6) e sul lembo di una gravina che costeggiava a nord e sulla quale si sviluppa l’attuale via Ennio, il convento fù edificato nel 1730. Successivamente a quest’epoca nacque il secondo quartiere fuori le mura e per l’epoca in cui sorse assunse carattere geometrico ben definito, con un nuovo tessuto urbano formato da strade e lotti, concepiti cin una chiara forma geometrica regolare,in cui è ben evidente il primo tentativo di lottizzazione e la presenza della mano degli agrimensori dell’epoca.

Tale quartiere è formato da abitazioni scarsamente arieggiate ed illuminate, dovuto sia alla minima dimensione del lotto, sia al basso rapporto esistente tra altezze dell’edificio.

Questo quartiere, in un primo momento venne abitato da contadini i quali riuscirono a raggiungere agevolmente i  propri campi; successivamente (1950) venne abitato dalle famiglie che abbandonavano il vecchio centro storico, a causa dell’insostenibile aumento  demografico  (7)  dello  stesso,  mentre  i  contadini  acquisendo  sempre più agiatezza economica, spinsero lo sviluppo e la crescita della città verso la dimensione (metrica) attuale.

La scelta dello sviluppo della città verso nord, fù dovuto, all’impossibilità di scegliere come zona di espansione quella posta ad ovest del centro storico, cioè verso Taranto, data la presenza di ricchi giardini, e data la natura del terreno di fondazione formato da un profondo strato di terreno vegetale e da sottostante argilla.

Lo sviluppo economico si ebbe principalmente, grazie all’operosità attiva ed intelligente dei contadini i quali furono gli artefici ed i promotori di una ricca trasformazione dell’agro, tramite la realizzazione di grandi quantità di impianti per la produzione di uva da tavola.

Tale operosità subì una buona parte di questi contadini fù assorbita, come mano d’opera dal grande complesso siderurgico, ma nonostante tutto l’agiatezza economica continuò a prosperare ed il sistema delle masserie,così come lo storico rapporto città-territorio-masserie, entrò irrimediabilmente in crisi.

                                            CAPITOLO SECONDO

La dimensione urbana vista attraverso il rapporto di relazione tra città-territorio-masserie.

2.1 Il rapporto esistente nel periodo compreso tra il VI sec. D.C. e il XVIII sec. tra le masserie e la dimensione urbana di Grottaglie.

L’ analisi urbana svolta a livello sia storico che cartografico, porta a fare come già in parte si è fatto nel capitolo precedente, un’ ipotesi sulle motivazioni che hanno generato e quindi sviluppato nel tempo l’ entità urbana della città di Grottaglie.E’ già emersa in precedenza, un solido e storico rapporto tra città e territorio, che ha portato alla definizione della dimensione urbana sin quasi il periodo post-bellico (1940-1945). Questo rapporto si è andato consolidando attraverso determinate attività economiche, quali l’ agricoltura, la pastorizia, il commercio delle pelli; attività che consolidandosi nel tempo, quali ad esempio, il commercio delle pelli, hanno portato ad un incremento della dimensione urbana.

Incremento dovuto, al fenomeno del trasferimento di grosse quantità di popolazione dalle campagne alla città, per tutti quei motivi elencati nel capitolo primo, e per le sopravvenute trasformazioni dovute con l’ inserimento della dogana aragonese, sul territorio agricolo, per cui assistiamo ad un forte decremento delle produzioni cere-agricole a favore della pastorizia e conseguente commercializzazione di pellami e lane. Tale fenomeno, portò chiaramente alla rottura di quella dimensione urbana autosufficiente, costituita dagli orti e dall’ entità edificata esistente all’ interno delle mura. E’ bene sottolineare come tali trasformazioni coinvolgono in modo chiaro le masserie La dimensione autosufficiente (delle masserie),la contrappongo concettualmente alla dimensione non più totalmente autosufficiente della città di quel periodo; infatti, il rapporto di relazione tra città e territorio, viene a svanire, a vantaggio del rapporto tra territorio e masserie trasformando le stesse in piccole entità urbane verso cui, il sistema urbano principale si pone in posizione subordinata.

Quindi sostanzialmente si può affermare che, la dimensione viene a svanire, quando i rapporti di relazione non son più chiari, perdendo quindi il concetto di dimensione urbana. Questo nuovo sistema urbano sparso sul territorio, subirà quelle trasformazioni che in precedenza la città ha subito, quindi ,continui attacchi da parte dei briganti di aree destinate a coltura, a pascolo, si ha lo strapotere dei feudatari del luogo, per cui la gente avendo seri problemi di sopravvivenza e dovendosi difendere dalle continue guerre pensa bene di abitare all’ interno della città. Dove pensa di poter svolgere altre attività strettamente collegate con l’ attività del commercio delle pelli, della lana e della lavorazione delle cretaglie.

Date rilevanti riserve di beni e ricchezze in esse esistenti, per cui le masserie sono costrette alla fortificazione;(3) la continua richiesta di lavoro da parte della popolazione insediata in città con conseguente ampliamento dell’edificato per ospitare le famiglie, che fanno nel tempo assumere a queste masserie, una dimensione metrica monumentale. Questo stato di cose si protrasse fin quasi, l’abolizione della feudalità, periodo in cui l’endemico conflitto tra economia pastorale ed economia agricola, si fà ancora più aspro, ed inizio a nascere focolai di rivolta (4), per la rivendicazione del possesso delle terre e contro le gravose imposizioni di stato. In questo periodo ( XVII sec.) assistiamo ad un’ altro fenomeno, in cui la dimensione urbana viene a perdere in buona parte, quella subordinazione rispetto alle masserie; infatti date le precarie condizioni delle masserie, molti contadini con le relative famiglie tornano all’interno delle mura della città, città in cui la sicurezza veniva garantita dalla giurisdizione arcivescovile, la quale imponeva ai poveri contadini gravose imposizioni, i quali a loro volta almeno per quanto riguarda i capifamiglia fuggono dalle città per andare ad ingrassare le fila del brigantaggio.

E tutti questi saranno i presupposti per la nascita di continue rivolte e lotte di classe, che arriveranno al loro culmine, allo scoppio della seconda guerra mondiale. Ed è in questo secolo e più dall’abolizione della feudalità all’inizio della guerra, che i rapporti di relazione rimangono confusi a causa del continuo alternarsi degli eventi, che coinvolgono in primo piano proprio le masserie le quali di riflesso vanno ad influenzare su quel rapporto esistente tra parte urbanizzata e non; isolando nello stesso tempo l’uomo dallo spazio urbano, e quindi è qui il caso di affermare come la sovrastruttura, (5) sulla struttura urbana, segna e caratterizza il territorio, così come avverrà nel 1960 con il fenomeno dell’industrializzazione.

 Infatti, assistiamo alla riduzione di produzione di grano e cereali in genere, si ha un immediato aumento di prezzi, si hanno le trasformazioni di grosse estensioni di terreno. o meglio, come le sorti di queste entità extraurbane, le masserie, caratterizzino le sorti della dimensione urbana aiutando nello stesso tempo a definire, quella dimensione che oggi, all’ interno del centro storico andiamo a studiare, capire ed ammirare. Bisogna qui sottolineare, la non del tutto corretta definizione di entità extraurbana delle masserie; infatti esse, subiscono un processo del tutto simile a quello delle città, in quanto, alcune quantità di popolazione si distribuiscono all’ interno di questi sistemi rurali non facendo altro che assumere alle stesse, una dimensione che  sino a quel momento era stata ella città, e cioè una dimensione autosufficiente.

 Il brigantaggio, come è noto ha avuto un ruolo fondamentale nell’Italia meridionale sulla caratterizzazione del territorio, ed infatti le masserie fortificate, risultavano essere una caratterizzazione di tale fenomeno. Queste masserie da un punto di vista tipologico, si possono definire entità rurali, destinate alla residenza permanente o temporanea con insediamento produttivo. Tipologie difensive: masseria accorpata, con torre, con recinto e torre, con recinto e senza torre, masseria castello.

 Infatti, in particolar modo nel 1600,parte del 1700 e in tutto il 1800,che queste fortificazioni si intensificano, quando la garanzia di sicurezza da parte dello stato nelle campagne è seriamente compromessa, infatti nulla venne fatto per proteggere i ceti produttivi che dovettero autonomamente attrezzarsi per difendersi dai vari attacchi. Infatti la Puglia era diventata la terra delle grandi masserie produttrici di notevoli quantità di derrate per Napoli.

(4) Ricordiamo quella avvenuta a Grottaglie nel 1513,1674,e quella più grave nel 1723,le cosidette rivolte contro la rendita che porterà nel 1806 all’abolizione della feudalità. (5) La sovrastruttura intesa come fattore esogeno ( che proviene dal di fuori),imposta, su un complesso di atteggiamenti della classe contadina, e cioè la struttura sociale da parte della classe dominante, in posizione conservata sino allo scoppio della guerra.

2.2. La dimensione urbana della città rapportata al fenomeno della industrializzazione degli anni ‘60.

Negli anni ‘60 queste aree, subiscono quel fenomeno che agli inizi del XIX sec. caratterizzeranno tutta l’Europa, l’industrializzazione.

Tale fenomeno riesce a rompere quei rapporti i più delle volte chiari, ( 1946-1959),tra territori e relative entità urbane sparse sull’area del tarantino; rapporti che sino a quel momento a vari genere, erano legati a termini e fenomeni (quali il sistema delle masserie) del spazio fisico e non, che definivano una precisa dimensione urbana anche se variabile sia fisicamente che temporalmente.

Assistiamo quindi alla crisi di quello storico rapporto (città-masserie-territorio),e successivamente all’esplosione urbana delle città dove è ben evidente come lo spazio pubblico venga ritagliato in quello privato; ed in cui si viene a perdere man mano il senso della dimensione urbana e quindi della sua percezione, vista come sicurezza, riferimento visuale, identità urbana, percezione, riscontrabili nella vecchia ed attuale dimensione urbana.