19/20.SPECIALE UVA NOSCIA.IL SISTEMA RURALE DELLE MASSERIE DEL MERIDIONE:LA DOGANA ARAGONESE ED IL PAESAGGIO SOCIALE DAL XVI -XVII SEC. (PARTE 19/20).

Come avemmo già modo di dire, è in questo periodo che le grandi masserie sino ad allora i volani economici del territorio, vengono completamente abbandonate, con conseguente secondo esodo dalle campagne verso la città. Tale fenomeno porterà la confusione urbana e quindi la congestione facendo perdere alla città quella complessità ( assumendo complicazione urbana),che definimmo attributo che connota spontaneamente la città.

Infatti confusione non và di pari passo con complessità urbana, la prima caratterizza la caoticità la confusione, la seconda caratterizza la sintesi del ruolo della città, vista nella sua evoluzione e quindi nella storia del territorio, tale sintesi è esprimibile, così come nella dimensione, in una serie di rapporti di relazioni tra le varie fenomenologie urbane rapporti che vanno sempre e comunque ricercati nello spazio urbanizzato e non, in cui vari elementi costituenti concorrono alla definizione del termine città (1) e di complessità di città.

Infatti, la città di Grottaglie sino al ‘60,presenteva delle situazioni di complessità più tangibili, è qui il caso di ricordare tutta la fenomenologia di rapporti che si sintetizzavano all’interno della vecchia piazza Regina Margherita, fenomenologia strettamente collegata all’attività produttiva delle masserie, era in questo spazio che ci si incontrava, si trovava lavoro, si commercializzavano i prodotti agricoli, per cui non ritengo errato definire questo spazio di sintesi urbana per le attività svolte sia sul territorio che nella città. Oggi questo spazio è stato completamente distrutto, ad esso è emblematicamente oggi una sovrapposizione di quella mancanza di complessità della nuova città inserita a forza all’interno del centro antico.

Questo spazio di sintesi è stato trasferito nel periodo trattato (anni ‘60),in maniera chiaramente infelice all’interno della nuova non città definito nel nuovo centro tra le vie Diaz, Marconi, delle Torri, Matteotti, ma dove le vecchie funzioni o attività primarie hanno lasciato posto solo ed unicamente ad attività di tipo commerciali al dettaglio sicuramente elemento utile ed importante per una città, ma non unico, tale da concorrere da solo a definire nè una dimensione nè una complessità urbana, esprimendo nello stesso tempo la grande libertà di vivere lo spazio, definibile spazio urbano a antropico (dell’uomo).

Dopo queste considerazioni si possono trarre delle conclusioni sul fenomeno dell’industrializzazione, infatti fra quanto espresso emerge che :

-la città di Grottaglie oggi ha perso molto sia in complessità che in dimensione urbana, sia nella sua globalità che nei minimi spazi sè rapportata alla vecchia città ed al vecchio rapporto tra città e territorio (masseria) perdendo in pienezza ed in solidità urbana:

 -la città oggi è divisa per parti, ha perso quella quantità di integrazione ed interconnessione tra le varie funzioni ed attività, perdendo nel tempo alcune attività tra cui quella della produzione dei pellami, e quella ben più importante quale l’agricoltura pastorale legata all’entità delle masserie.

-inesistenza della dimensione urbana e degli elementi definenti il significato di città, nelle nuove zone con la conseguente loro periferizzazione, creando così dei quartieri dormitorio quali la zona 167 vuoti di socialità e di scambi interpersonali.

-la città nella sua interezza, ha perso il rapporto sia con il territorio che con la sua storia.

-le considerazioni sopra espresse non possono essere slegate dal fenomeno-effetto dell’industrializzazione, fattore di ordine strutturale che ha portato lo sconvolgimento della città odierna.

Questi processi, assumono un certo peso sullo sviluppo qualitativo della città, infatti assistiamo ad una crescita urbana e ad un eccessivo uso del suolo urbano, tale da generare un incremento delle contraddizioni, nella domanda ed offerta delle aree edificabili avendo di conseguenza dei fenomeni tra cui quelli già citati in precedenza  che porteranno alla divisione della città per ceti sociali, infatti avremo:

-centro storico e zona 167 si insediano le fasce di popolazione più emarginate.

-parte della città di fine ottocento le fasce di popolazione con discrete condizioni socio-economiche ,e quelle persone provenienti da paesi limitrofi.

-la parte nuova da popolazione con condizioni economiche buone.

Tutto questo portò ad un conseguente aumento di un fenomeno già presente, l’inasprimento delle conflittualità interne al sistema sociale.

Quest’ultimo fenomeno contribuì a sgretolare i rapporti esistenti, esso in quanto fenomeno esterno voluto e mantenuto da alcune fasce sociali detentori di un certo potere politico ed economico contribuendo in maniera sovrastrutturale alla riduzione del significato di città.

Oggi continuiamo ad assistere a questo fenomeno sovrastrutturale, frutto di una cultura, in particolare ,di operatore del settore, che intendono il significato di città nel termine di confusione e del non ordine, perdendo di vista i necessari rapporti essenziali alla definizione della futura città e dell’operato urbanistico.

E quindi possiamo concludere dicendo che, quando il rapporto era chiaro, e cioè il rapporto città-territorio-masseria, esso contribuiva alla definizione di quella dimensione urbana rilevabile nel centro storico; appena questi rapporti si sono offuscati per poi sparire, è subentrato ad esso il fenomeno dell’industrializzazione, si è avuto una crescita edilizia rilevante, e in quella dimensione e la complessità urbana hanno perso di spessore, ed il confronto del sistema urbano fatto sulla cartografia di base porta alle considerazioni fatte in precedenza.

I rapporti possono evidenziarsi in tutti quegli elementi che ognuno porta in sè nella propria memoria urbana in cui riconosce i propri ambiti spaziali, culla della propria evoluzione e della propria crescita, elementi irriconoscibili in altre situazioni urbane dovute proprio al fatto che esigenze simili dell’uomo hanno generato nel tempo e nei luoghi ambiti spaziali diversi.

Aumento demografico all’interno del centro storico, spostamento di quantità di popolazione dal centro storico verso la parte ottocentesca, e spinta la crescita edilizia da parte dei quei contadini aventi più agiatezza economica.

                                               CAPITOLO TERZO

Situazione del territorio agricolo ed urbano odierno della città di Grottaglie-considerazioni e cenni propositivi.

3.1. La situazione del centro urbano

La città oggi si presenta nel suo aspetto edilizio, con un tessuto urbano, per la parte a nord molto regolare e con lotti ben definiti e si evidenzia in modo chiaro come i primi piani regolatori abbiano ritagliato gli assi viari all’interno delle aree private. La città si presenta con una tipologia edilizia del tipo case a schiera, con lotti unifamiliari composti da un massimo di due appartamenti e che in isolati casi, con la tipologia a torre si raggiunge un altezza massima di 12 metri. Ben pochi sono stati gli edifici, sin al 1980, ad elevarsi ad un’altezza superiore ai due piani, l’impulso maggiore della tipologia a torre si è avuto con la nascita della zona P.E.E.P., a nord dell’abitato.

In questi ultimi edifici aventi la caratteristica di periferie dormitorio, si sono insediate quelle fasce di popolazione più emarginate, prima insediate nel centro antico ed insieme ad essi si sono insediate persone provenienti da paesi limitrofi vincitori ed assegnatari di alloggi Italsider.

Tale fenomeno ha portato ad uno svuotamento, per quanto già detto in precedenza del centro antico, creando quella situazione ben evidenziata nella planimetria degli usi dei piani terra, sia dell’indagine demografica.

Risulta chiaro da questo studio come il degrado sia fisico che sociale sia un fatto fortemente negativo, che ha fatto perdere alla città vecchia quella complessità e quella dimensione una volta esistente. Però è necessario dire che questi elementi, almeno per lo studioso sono ancora percettibili, in quanto essi sono senza dubbio inglobati in quelle potenzialità, intrinseca e solida ,che quasi tutti i vecchi centri hanno e che rappresentano all’interno del sistema urbano il cosi-detto “zoccolo duro”.

E’ sarà proprio questa potenzialità, che nel corso del presente studio si tenterà di far emergere cercando di rapportare la stessa al suo territorio, così come fù nei secoli precedenti, in quanto si è fermamente convinti, che nella storia della città che vada ricercato il suo futuro, ed in particolar modo il suo recupero non solo fisico all’interno del vecchio centro, ma inteso come coinvolgimento della città in tutta la sua globalità ed interezza.

Per quanto riguarda il quartiere delle ceramiche, esso, come avremmo modo di dire risulta essere l’unica entità urbana dove ancora la chiarezza di rapporto è rilevabile, conseguenza anche di non sopravvenute situazioni o fenomeni strutturali.

Infatti preme qui sottolineare che nonostante l’attività artigianale sia stata ed è un fattore importante della economia urbana, essa non ha mai dato un forte impulso economico, così come fù negli anni 50 per l’agricoltura, forse anche a causa di forti conflittualità esistenti tra gli operatori del settore, e forse anche la mancanza di precise scelte di indirizzo economico da parte delle istituzioni. Questo chiarimento porta a consolidarsi ancor più la tesi che, nonostante l’attività artigianale vada incentivata e non emarginata, l’attività agricola dato il suo  forte rapporto con il territorio, e data la chiara ed intrinseca potenzialità fisica, è stata e rimane sicuramente l’attività economica primaria della città, che andrà a sostituirsi (2), a quel fenomeno (l’industrializzazione) oggi fortemente in crisi così come fortemente in crisi è quella  città, che questo fenomeno ha contribuito a definire non trascurando infine la scarsa potenzialità di recupero che essa ha, rispetto al contrario, della vecchia città.(2) O meglio andrà a riprendersi quella posizione primaria, che possedeva prima degli anni ‘60 così brutalmente strappatagli dal fenomeno dell’industrializzazione.

INDAGINE DEMOGRAFICA NEL CENTRO STORICO DI GROTTAGLIE

                                                        GENNAIO 1989

I valori qui di seguito riportati sono il risultato di una indagine diretta ,motivata dall’individuazione puntuale delle potenzialità urbane esistenti, mirate ad una proposta  d’uso, collocabile all’interno di una dimensione urbana più ampia, dimensione oggetto del presente studio.

 ABITAZIONI…………… 907

*ALTRE……………………..381

OCUPATE………………..558

DISABITATE…………….339

VANI ABITABILI………1714

VANI OCCUPATI………1608

ATTIVITA’ SVOLTE DALLE POPOLAZIONI TOTALE INSEDIATE 1479:

PENSIONATI……………..479

AGRICOLTURA ………..75

INDUSTRIA ……………….57

TERZIARIO………………..102

DISOCCUPATI…………….178

NON ATTIVI…………………588

* per altre sono indicati i locali adibiti a garage o deposito

3.2 II piani urbanistici e la rottura di uno storico rapporto

Insieme al fenomeno in precedenza esposto hanno contribuito alla rottura dei vari rapporti tra costruito e non, i vari piani urbanistici succedutisi nel tempo, definibili di emergenza, redatti da tecnici spinti da volontà politiche, volontà così esprimibili, sulla ideologia della nuova città:

-demolire pian piano tutto il centro storico opera parzialmente iniziata da una situazione urbana che definirei unica, la vecchia piazza, di cui la città oggi percepisce la mancanza, mantenendo però nella sua memoria storica-urbana ,il ricordo di quella vecchia dimensione-dà libero sfogo alla grande voglia dello sviluppo edilizio conseguenza di un aumento della disponibilità economica di alcune fasce della popolazione .

Vorrei ritornare però un attimo al concetto di attività primaria, l’agricoltura, per la città, infatti, come detto, i cittadini non abbandonano la coltivazione della terra ,in quanto il contadino grottagliese,(1) (2) nel suo inconscio e nel suo essere realista, capisce che tutta la sua generazione, e tutta la sua cultura non appartengono alla cultura dell’acciaio ma bensì a quella della terra. Durante gli anni e sino ad oggi non si è fatto nulla, per fermare l’emorragia di  popolazione dal vecchio centro, anzi a dar manforte a questa situazione, è stata la redazione del nuovo P.R.G., dimostrazione chiara della mancanza prima, di conoscenza dei vari fenomeni strutturali del territorio, e poi di quei passaggi intermedi tra conoscenza-progetto-realizzazione. Infatti, è improponibile uno sviluppo della città, che arrivi a 60.000 abitanti da insediare, mancando una seria motivazione economica che giustifichi tale sviluppo, ed è quindi chiaro come la vecchia mano, che progettò la città di oggi sotto i nostri occhi, sia la stessa mano che tenta in maniera maldestra, l’incentivazione della speculazione da parte di persone che possiedono  del potere politico operando così in maniera sovrastrutturale, e quindi la riproposizione di un modello di città chiaramente in crisi.