SOLENNI FESTEGGIAMENTI DI SAN FRANCESCO DE GERONIMO.IL SANTO CAMPANO E PUGLIESE.

AMICO DEI POVERI E CONSOLATORE DEGLI AFFLITTI. TESTIMONIANZA E RIFLESSIONE DEL  PROF. FRANCESCO OCCHIBIANCO.

Santo “amico dei poveri e consolatore degli afflitti”, con il Prof. Francesco Occhibianco, scrittore e studioso delle opere e della vita di San Francesco de Geronimo, docente e giornalista.

“La vita di un santo è sempre straordinaria e singolare, ma quella del missionario della Compagnia di Gesù Francesco de Geronimo (Grottaglie, 1642; Napoli, 1716) ha davvero qualcosa di sorprendente. Del più grande apostolo di Napoli, dell’insigne taumaturgo che, con la reliquia di san Ciro (medico, eremita e martire alessandrino vissuto nel III secolo) operò innumerevoli e strabilianti miracoli, ci resta ancora viva l’immagine di un uomo umile e caritatevole, profondamente innamorato del Vangelo.

Amico dei poveri e consolatore degli afflitti, fu sempre al fianco dei più bisognosi, aiutò le prostitute che abitavano nei lupanari dei Quartieri spagnoli a lasciare il meretricio, al quale spesso erano costrette dalla miseria e a ritrovare, finalmente, la propria dignità.

Fu sempre osservante delle Regole della Compagnia, pronto all’ubbidienza, alla rinuncia, al sacrificio. Animato fin dai primi anni del Noviziato  dall’ardente desiderio di diffondere, sull’esempio di Francesco Saverio, la parola di Dio otras Indias, accettò dai superiori l’evangelizzazione nelle Indie di quaggiù, prima quella di Lecce (dal 1671 al 1764), poi la missione urbana di Napoli e dei suoi casali. In questo compito, che lo sottopose a fatiche continue, inesplicabili e quasi inverosimili, fu aiutato da una schiera di laici debitamente preparati, che appartenevano alla congregazione della missione.          Con la sua parola fervida ed infuocata come la lava del Vesuvio, accompagnata da una gestualità teatrale e dalla peculiare drammatizzazione barocca (uso del teschio, della corda, di una corona di spine) il de Geronimo fu un predicatore penitenziale ed un eccezionale banditore della divina Parola. La sua omiletica era efficace, in grado di convertire i peccatori più ostinati e contumaci.

Lavorò con entusiasmo, diligenza e zelo (tanto da poter essere ammirato e, difficilmente, imitato) nella vigna del Signore  per il riscatto integrale dell’uomo, travolto (a causa della sua fragilità e malizia) da tante passioni: la gaudente carnalità, gli spassi (posillipi), l’usura, il gioco d’azzardo con le carte e i dadi (la spada di fuoco del demonio, come egli diceva), le volgari oscenità dei saltimbanchi di largo Castello, che facevano esibire sul palco donne discinte e procaci. In un quaresimale a San Giovanni Maggiore citò, come emblema delle frascherie  e dei passatempi che distraevano dalle pratiche cristiane, l’albero della cuccagna a Largo di Palazzo, liscio e cosparso di sapone e grasso: chi sale alla cima di una trave per un prosciutto, mezza canna di drappo, si espone      a       morire. O santa Fede, dove sei? Si perde tanto bene per uno spasso momentaneo. Sconfinato fu il suo amore per l’umanità dolente: soccorreva i poveri e gli emarginati, visitava i carcerati della Vicarìa (di cui era cappellano), confessava i forzati delle galere (sulle quali faceva ogni anno il Precetto pasquale), convertiva i turchi musulmani, andava a trovare gli ammalati degli Incurabili. Con la sua celebre esortazione (Tornate a Cristo) indusse i peccatori ad abbandonare i fumi mondani, i trastulli e le voluttà, a seguire i valori veri e profondi della vita cristiana e a partecipare alla Comunione mensile, che si teneva al Gesù Nuovo.

Fu promotore della concordia e della pace, direttore spirituale nei diversi monasteri femminili della città, “voce” autorevole (si pensi all’ingresso a Napoli, nel 1707, delle truppe imperiali austriache) e punto di riferimento anche per i nobili, molti dei quali erano gli elargivano offerte in denaro per i poveri e ricorrevano ai suoi consigli per dirimere le controversie. Già in vita veniva considerato un santo, non solo per i miracoli e per quella capacità di scrutare i cuori, cioè di leggere, con precisione infallibile, i più reconditi segreti, ma anche semplicemente per il suo ardente fervore, per le sue prediche appassionate, per una condotta esemplare. Le nobildonne gli chiedevano l’esito della loro gravidanza e il sesso del nascituro, in quanto era

noto in tutta Napoli il dono straordinario che aveva della chiaroveggenza, come poi si rivelerà nella predizione della santità di Alfonso de Liguori e a Francesca delle cinque piaghe. Gli ammalati lo chiamavano al loro capezzale per baciare la reliquia di san Ciro e per conoscere il decorso della loro malattia. Se il santo si mostrava allegro, capivano che sarebbero guariti.

Entrò in contatto con i maggiori artisti napoletani del tempo, tra cui Cosimo Fanzago, Francesco Solimena, Paolo de Matteis, Giacomo del Po.

Vincenzo Maria Orsini, il fut uro papa Benedetto XIII, quando era arcivescovo di Benevento, ascoltava con grande interesse le sue prediche e nutriva nei suoi confronti una profonda stima. L’11 maggio del 1716, giorno dei suoi funerali, la gente di ogni ceto sociale si diede appuntamento al Gesù Nuovo (cappella della Santissima Trinità) per riabbracciare, per l’ultima volta, il suo amato padre, per entrare in possesso di una reliquia (un brano della veste o un frammento del suo confessionale) ed assistere alla prodigiosa effusio sanguinis. Il de Geronimo fu canonizzato dal papa Gregorio XVI il 26 maggio del 1839, insieme ad altri quattro beati, Alfonso de Liguori, Pacifico da San Severino, Giovanni Giuseppe della Croce e Veronica Giuliani. Dal 1945 il suo Corpo (le ossa sono state riposte dentro una statua di cera in mostra dentro una monumentale urna di bronzo) si venera a Grottaglie, nel Santuario a lui dedicato. A Napoli, nella cappella posta a sinistra dell’altare maggiore, (lì dove si ammira la pregevole opera dello scultore calabrese Francesco Jerace) è collocato in un reliquiario che contiene il suo braccio destro.

Dal mio ultimo libro sul santo-LEZIONI D’AMORE-del dicembre 2019.Questo volume contiene le meditazioni del santo sul grande tema dell’amore. Nel ciclo delle prediche su san Francesco Saverio, il de Geronimo aveva già messo in evidenza che l’apostolo delle Indie esercitò al massimo grado la carità fraterna: In tutte le opere della misericordia corporale si esercitò la sua santa carità; onde pareva nato non per sé, ma per aiuto del prossimo e poteva dire con san Paolo: «Mi sono fatto tutto a tutti» (1 Cor 9,22). Dalla mattina alla sera era tutto dato alle fatiche, non perdeva un momento: istruendo, predicando per le piazze, per le strade e le campagne.

L’amore per il prossimo è una regola infallibile per verificare se veramente siamo buoni e cari a Dio. Il suo cuore bruciò d’amore come una fornace; spesso gli era necessario buttarsi sul petto dell’acqua gelata per rinfrescarne l’ardore. Dio ama tutti gli uomini che Lui ha creato, eppure non viene ripagato con la stessa moneta. Perché non l’amiamo? Sapete perché? Perché non lo conosciamo! Dicono i filosofi che il calore è figlio della luce. Così l’amore nasce dalla cognizione, se non si conosce, non si ama. Dio dà bellezza al sole, ai pianeti, ai fiori e a tutte le cose belle. Chi è più buono, onorevole e dilettevole di Dio? Chi è più ricco di Dio, padrone del cielo e della terra, dei regni e delle nazioni? Eppure Egli non è amato a causa dell’ignoranza, che ci fa vivere in uno stato di “allucinazione”. Per almeno un quarto d’ora al giorno bisognerebbe meditare la Passione di Cristo,considerare leacerbe pene

tollerate con tanto amore da Cristo per noi: per amarlo di più, per odiare i vizi ed evitare che l’anima si riempia di ruggine.  Meditare la Passione di Cristo era, per il santo, la cosa più beata, la più dolce[1], utilissima per ricevere grandi favori. L’amore di Gesù per l’uomo è stato infinito. Egli ha riscattato le nostre anime, tutte schiave del demonio e si è sottomesso a grandissime ignominie per redimere l’umanità. Fu ingiuriato da tutto il popolo, lacerato da flagelli, illividito da schiaffi, coronato di spine, senza alcun rimorso da parte dei suoi carnefici: così chi si mette in capo un puntiglio e la vuol spuntare, non stima scrupoli, avvertimenti…, corre alla cieca. Quando le mamme povere, osservò in una meditazione sulla Natività, vedono i ricchi indossare panni eleganti, mentre i loro dei miseri stracci, devono consolarsi, perché Gesù Bambino fu avvolto in poveri pannicelli…di lana e di lino…lavorati dalla mano di Maria. Vestono gli uomini di tanta varietà di drappi preziosi: quante sete da quei mirabili vermi ogni anno! L’arte si ingegna in quante invenzioni! Camminate per questi fóndachi di mercanti: vedete per curiosità quante sete di varietà di colori, di fiori, che incantano la vista, con invenzione di filar l’oro e l’argento e ridurlo a potersi tessere come la seta. Vedete che broccati d’oro! Ognuno sceglie a suo gusto i drappi. Vedete questi giorni camminar tanti giovani, tante donne con vesti tante pompose, chi di un colore, chi di un altro…Vedete tanti palazzi vestiti di panni preziosi di ricami, anche d’oro, tanti cortinaggi nobilissimi, specchi, argenti, quadri…Gesù ci insegna da quelli stracci che, mentre vive, l’uomo in terra non ha da procurare grandezze, ricchezze, pompe, vanità…Ma non l’ha fatto Dio queste sete, ori e per chi? Non per l’uomo? Sì, ma vuole che tu ti servi di loro, non loro di te. Dio vuole che non ti servi in eccesso e con pregiudizio dei poverelli che muoiono di fame e di freddo…Vuole che mangi, ma non che ti tenga ogni ora tavola posta di sorbetterie, di canditi; non che in un banchetto si spendano 500, 1000 ducati. Vuole che ti vesti di seta, ma non che consumi le rendite in tali vanità. In conclusione per il santo gli uomini si sono allontanati da Dio a causa delle insane ed indurite passioni radicate nei cuori che impediscono loro di mettere a fuoco e distinguere i veri ed autentici valori cristiani per cui vale la pena vivere. Da qui la bella similitudine dei cristalli: Come chi tiene occhiali di cristallo vede ogni cosa nell’esser suo naturale, ma chi li ha coloriti    vede ogni cosa del loro stesso colore: chi li tiene neri, vede nero; chi verdi, verde; chi rossi, rosso; ma l’errore non è nell’oggetto veduto, bensì nella potenza visiva ingannata.

E le nostre lenti, sembra concludere il santo, di che colore sono? E come guardiamo noi il mondo? Con gli occhi dell’egoismo oppure con quelli dell’amore?”

FRANCESCO OCCHIBIANCO è un giornalista pubblicista e docente di Lettere nella Secondaria di primo grado. Nel 1996 si è laureato in Lettere Classiche (indirizzo Archeologico) con il massimo dei voti e lode all’Università di Bari con una tesi in Letteratura italiana dal titolo “Il Fuggilozio di Tommaso Costo”. Relatore è stato il preside della Facoltà, il professor Francesco Tateo. Dal giugno 1999 è corrispondente da Grottaglie del “Nuovo Quotidiano di Puglia”. Dal 2006 è titolare di cattedra di Italiano, Storia e Geografia nell’Istituto comprensivo “Leonardo da Vinci” di Monteiasi, un piccolo Comune ubicato a pochi chilometri da Grottaglie, sua città natale. Dal 2006 al 2011 è stato Addetto stampa del Comune di Grottaglie.  Ha diretto i seguenti giornali: “La Voce di Grottaglie”, “Via Crispi”, “Segnali di fumo”, “Zibaldone”, “Tempi di unità”. Ha collaborato con diversi suoi articoli le seguenti riviste dei gesuiti: “Tornate a Cristo”, “Societas”, “Gesuiti in Italia”, “Il Gesù Nuovo”.PUBBLICAZIONIdi Francesco Occhibianco-La Masseria “Monti del Duca”, Tipografia Ettorre, Grottaglie 1997, pp. 71. -Padre Vincenzo Campagna S.J., Grottaglie 2001, pp. 32. – Elogio del naso, Nicola Calabria editore, 2002, pp. 139.- Gli scritti di san Francesco de Geronimo, Apostolo di Napoli, La voce di Grottaglie, Grottaglie 2003, pp. 254.- La gallina fa coccodè, Bastogi editore, Foggia 2005, pp. 167. -Il ciliegio di Washington: legalità, sicurezza e patrimonio rurale, Locorotondo editore, 2011, pp. 223.- Il santissimo Crocifisso tra fede e tradizione- Monteiasi, Quaderno di ricerche e riflessioni, Istituto Comprensivo Leonardo da Vinci-Monteiasi, Tipografia Ettorre, Grottaglie 2012, pp. 36. – La scuola si racconta, attraverso la voce dei protagonisti (Annuario scolastico 2011/2012), Tipografia Ettorre, Grottaglie 2012, pp. 157. – Come “non” perdere le elezioni. Dizionario semiserio dalla A alla Z. #Amministrative 2016: il caso di Grottaglie, Lulu.com, maggio 2016, pp. 46. –Storia del Santuario di san Francesco de Geronimo e dei Padri Gesuiti di Grottaglie, Lulu.com, luglio 2016, pp. 294.-Le reliquie di san Francesco de Geronimo della Compagnia di Gesù. Missionario e Apostolo di Napoli, Lulu.com, dicembre 2016, pp. 116. -Le medaglie commemorative di san Francesco de Geronimo S.I., Lulu.com, dicembre 2016, pp. 163.- San Francesco de Geronimo. La vita, le prediche, i miracoli del grande missionario della Compagnia di Gesù, Lulu.com, dicembre 2016, pp. 436. – Il Vocabolario di san Francesco de Geronimo S.I. Aforismi, meditazioni e massime spirituali, Lulu.com, gennaio 2017, pp. 335.- Madre Teresa Quaranta. Suore Missionarie del Sacro Costato e di Maria SS.ma Addolorata, Lulu.com, marzo 2017, pp. 260.- Le virtù di san Francesco Saverio S.I., Apostolo delle Indie. Un ciclo di prediche di san Francesco de Geronimo, missionario della Compagnia di Gesù, Apostolo di Napoli, Lulu.com, maggio 2017, pp. 180.- Elogio della pazienza. Prediche inedite di san Francesco de Geronimo della Compagnia di Gesù, Lulu.com, maggio 2017, pp. 142.- Pensieri sull’Eucaristia di san Francesco de Geronimo S.I. Dalle meditazioni eucaristiche del missionario gesuita, Apostolo di Napoli, Lulu.com, maggio 2017, pp. 184.- I fioretti di san Francesco de Geronimo S.I., Lulu.com, maggio 2017, pp. 150.- La Passione di Cristo. Meditazioni di san Francesco de Geronimo, missionario della Compagnia di Gesù e Apostolo di Napoli, Lulu.com, giugno 2017, pp. 171. – Il bestiario di san Francesco de Geronimo S.I. Gli animali nelle prediche del missionario gesuita, apostolo nel Regno di Napoli, Lulu.com, agosto 2017, pp. 156. – Maria, nemica del peccato. Meditazioni mariane di san Francesco de Geronimo S.I., Lulu.com, settembre 2017, pp. 240. -Gli scritti di san Francesco de Geronimo della Compagnia di Gesù. Piccolo saggio sugli autografi del santo, Lulu.com, ottobre 2017, pp. 335. – Bartolo Longo a Grottaglie e tre lettere inedite del beato, Lulu.com, gennaio 2018, pp. 230. – Pasquale Fasciano, il gigante di Cinecittà, Lulu.com, gennaio 2018, pp. 230. – Il vero volto del padre Francesco de Geronimo, Lulu.com, gennaio 2018, pp. 220.  – Pubblicazioni degeronimiane. [In occasione e in ricordo del Terzo centenario della morte (1716-2016)], Lulu.com, marzo 2018, pp. 273.  – Guida del Santuario di Grottaglie. [Volume primo: Cenni storici sui Padri Gesuiti di Grottaglie: dalle origini agli Anni Quaranta, pp. 248]; [Volume secondo: Cenni storici sui Padri Gesuiti di Grottaglie: dagli Anni Cinquanta ai giorni nostri, pp. 228], Lulu.com, maggio 2018.-La prodigiosa reliquia del sangue di san Francesco de Geronimo, apostolo di Napoli, Lulu.com, ottobre 2018, pp. 110. – Le Lettere di san Francesco de Geronimo (1642-1716), apostolo di Napoli, Lulu.com, ottobre 2018, pp. 254. – “Lecce mia…che ora è?”. Prediche salentine. I primi sermoni del padre Francesco de Geronimo, santo taumaturgo, insigne missionario della Compagnia di Gesù ed Apostolo di Napoli, Lulu.com, ottobre 2018, pp. 210. – Il cordone di frate Egidio, Lulu.com, dicembre 2019, pp. 139. -Prediche sul Natale. Sermoni natalizi di san Francesco de Geronimo (1642-1716), Lulu.com, dicembre 2019, pp. 209.-La mistica di Genova. Suor Giovanna Battista Solimani (1688-1758), Fondatrice delle Monache Romite, Lulu.com, aprile 2020, pp. 195. Lezioni d’amore. Meditazioni di san Francesco de Geronimo, missionario della Compagnia di Gesù, Lulu.com, maggio 2020, pp. 240. – Errico Petrella. La vita e le opere del grande compositore palermitano. Aneddoti petrelliani, Lulu.com, giugno 2020, pp. 367.

 SAGGI: Dal pergamo alle piazze. L’arte della sacra eloquenza negli Scritti di san Francesco de Geronimo, in «Nelle Indie di quaggiù», a cura di Mario Spedicato, Edipan, 2006, pp. 241-266. -I riti della Settimana Santa a Grottaglie, in «Settimana santa a Grottaglie. Riti religiosi e tradizione popolare», a cura di D. De Vincentis, Grottaglie 2009, pp. 14-18.- Il massaro di Monteiasi Bonafede Gerunda, un astuto eroe popolare realista, in «Umanesimo della pietra», Martina Franca, luglio 2012, pp. 79-96. -I Gesuiti a Grottaglie e Gli scritti di san Francesco de Geronimo, in «Riscoprire   san Francesco de Geronimo (Grottaglie 1642- Napoli 1716). Storia-Culto- Spiritualità» (a cura di Rosario Quaranta). Atti dei cicli di conferenze tenute nel III Centenario della morte, Grottaglie 2017, pp. 71-80; 97-121.