D’ALO’ SU ON. MATTEOTTI “IL SUO CORAGGIO NEL DENUNCIARE I BROGLI ELETTORALI, LA VIOLENZA SQUADRISTA E LA SUA LOTTA PER I DIRITTI DEI LAVORATORI CI LASCIA UN’EREDITÀ PREZIOSA DA TRASMETTERE ALLE NUOVE GENERAZIONI”.
SUD IN MOVIMENTO SU ON. MATTEOTTI”ANCHE SE IL CONTESTO STORICO È COMPLETAMENTE DIVERSO RISPETTO A QUELLO DEL 1924, LE NUBI CHE SI PROFILANO ALL’ORIZZONTE NON LASCIANO PRESAGIRE NULLA DI BUONO”.
Di seguito pubblichiamo i due “pipponi” di democrazia teorica, del sindaco e del suo Sud in Movimento, in occasione della consegna del “Telegramma a Matteotti” alla nipote dello stesso onorevole e la contemporanea collocazione della stele in memoria del parlamentare socialista, ignorando i 268 Caduti in guerra grottagliesi, che in quel viale Matteotti sono ricordati con gli alberi che D’Alò continua a buttar giù.
Ma proviamo a misurare il “grado” di autentica democrazia di questo sindaco e del suo Movimento, poco o per niente disponibili al confronto, che rifuggono di persona o attraverso l’informazione, che ignora le istanze proposte dai cittadini che amministra insieme all’organo di controllo della stessa amministrazione.
Abbiamo notizia che la richiesta inoltrata dal nostro giornale, di rilascio di copia del decreto del MIC sul Monumento ai Caduti, dovrebbe essere consegnata via PEC all’Avvocato Cosimo Romano, dopo che lo stesso MIC ha consegnato all’architetto Fanigliulo da tempo, che solerzia!!!
Nel mese di maggio 2024, decine di cittadini, un ex sindaco, un ex segretario generale, un ex assessore del Comune di Grottaglie insieme a decine di persone interessate alla ingiustificata demolizione del Monumento ai caduti, richiedevano un incontro nella sala consiliare della città delle ceramiche, richieste inoltrate con PEC, D’Alò ha ignorato e dunque respinto la richiesta, e nel mentre era alle prese a scrivere alla Procura della Repubblica di Taranto, comunicando che un gruppo di cittadini intendevano bloccare i lavori.
Lavori che sono ancora sospesi, nonostante il decreto “poziopilatesco” del MIC sulla “scellerata” decisione di D’Alò di demolire parzialmente l’opera del “fascistissimo” Marcello Piacenti, che continua a contaminare con le sue opere l’Italia moderna, con il palazzo di Giustizia di Milano, l’EUR….
D’Alò e Sud in Movimento, provate a giustificare perché di questo rifiuto, magari anche il presidente del Consiglio comunale e l’intero consiglio comunale, complice di questa indifferenza di un esercizio democratico, quanto è credibile quanto dichiarato nelle seguenti note, IL SILENZIO generale potrebbe avere il seme dormiente di una velata azione anti-democratica, camuffata da “dolci” affermazioni democratiche “taroccate”, che si traducono in rifiuto, silenzio, azione conseguenziale, indifferenza e “potere” di una MAGGIORANZA, che spiega la DEMOCRAZIA con la commemorazione di un “Telegramma per Matteotti”.
Erroneamente il sindaco, poco attento e studioso afferma che “ nel 1924, durante il regime fascista, il nostro Consiglio Comunale non ebbe il coraggio di schierarsi dalla parte giusta, negando perfino l’invio di un telegramma di condoglianze alla famiglia di un deputato assassinato per le sue idee”.
I fatti raccontano in delibere del 1924, che la maggioranza del consiglio comunale, decise con coraggio di deliberare l’invio del telegramma quel 28 giugno 1924, decisione revocata il seguente 2 luglio, per le pressione delle locale autorità fascista che impose un ordine del giorno di revoca.
Be oggi molto più facile i democratici all’acqua di rose, sotto un autoritario Governo di una despota come Giorgia meloni, la democrazia per fortuna si trova a Grottaglie, con il democraticissimo Ciro D’Alò che non concede l’aula consiliare e dopo sei mesi non risponde ai propri cittadini…ma non abbiamo fortunatamente un aula “sorda e grigia……”.
“Una mattina mi son svegliato, o bella ciao…bella ciao…bella ciao , ciao , ciao!!!!”
“A cento anni dall’assassinio di Giacomo Matteotti, Grottaglie decide di sanare una ferita storica.
Nel 1924, durante il regime fascista, il nostro Consiglio Comunale non ebbe il coraggio di schierarsi dalla parte giusta, negando perfino l’invio di un telegramma di condoglianze alla famiglia di un deputato assassinato per le sue idee.
Non è solo un atto formale, ma un momento di riflessione sul significato dell’antifascismo nella società odierna. Matteotti rappresenta uno degli esempi più alti di resistenza alla tirannia, sacrificando la vita per i valori della democrazia, della giustizia e della libertà.
Il suo coraggio nel denunciare i brogli elettorali, la violenza squadrista e la sua lotta per i diritti dei lavoratori ci lascia un’eredità preziosa da trasmettere alle nuove generazioni.
Per questo abbiamo coinvolto il Consiglio Comunale dei ragazzi in questa commemorazione: saranno loro i custodi di questa memoria e i difensori della democrazia.
L’antifascismo non è un valore del passato, ma una pratica quotidiana di resistenza contro ogni forma di autoritarismo. In un’epoca in cui riaffiorano linguaggi pericolosi, Matteotti ci ricorda che la democrazia è un bene prezioso da difendere ogni giorno.
La stele che abbiamo inaugurato su viale Matteotti non è solo un monumento, ma un monito per il presente e il futuro. È un impegno della città a onorare chi ha sacrificato tutto per la libertà, continuando a lottare per una società più giusta.
Consegnando il telegramma a Elena Matteotti, Grottaglie non solo corregge un errore del passato, ma riafferma la propria identità di città antifascista.
“Il fascismo non è un’opinione come le altre, è un crimine”, diceva Matteotti. Parole che risuonano ancora oggi e che ci ricordano il dovere di vigilare, resistere e costruire una società più giusta e democratica.
𝘼 𝙢𝙖𝙧𝙜𝙞𝙣𝙚 𝙙𝙚𝙡 𝙘𝙤𝙣𝙨𝙞𝙜𝙡𝙞𝙤 𝙘𝙤𝙢𝙪𝙣𝙖𝙡𝙚 𝙙𝙞 𝙞𝙚𝙧𝙞 𝙧𝙞𝙥𝙤𝙧𝙩𝙞𝙖𝙢𝙤 𝙦𝙪𝙞 𝙞𝙡 𝙣𝙤𝙨𝙩𝙧𝙤 𝙞𝙣𝙩𝙚𝙧𝙫𝙚𝙣𝙩𝙤.
“Oggi è una giornata particolarmente importante per la città di Grottaglie. Cento anni fa la nostra comunità, non inviando quel telegramma, poneva su di essa un’onta che oggi siamo chiamati ad eliminare.
Grottaglie è sempre stata una comunità progressista e aperta, e il passaggio che oggi questa assise si appresta a compiere ne è la palese dimostrazione soprattutto in un periodo particolarmente fosco come quello che stiamo vivendo.
Anche se il contesto storico è completamente diverso rispetto a quello del 1924, le nubi che si profilano all’orizzonte non lasciano presagire nulla di buono.
𝗚𝗹𝗶 𝘀𝗽𝗮𝘇𝗶 𝗱𝗶 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗲𝘀𝘁𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝘀𝗶 𝗳𝗮𝗻𝗻𝗼 𝘃𝗶𝗮 𝘃𝗶𝗮 𝗽𝗶𝘂‘ 𝘀𝘁𝗿𝗲𝘁𝘁𝗶 (𝗱𝗱𝗹 𝘀𝗶𝗰𝘂𝗿𝗲𝘇𝘇𝗮), 𝗶 𝗱𝗶𝗿𝗶𝘁𝘁𝗶 𝗱𝗲𝗶 𝗺𝗶𝗴𝗿𝗮𝗻𝘁𝗶, 𝗴𝗶𝗮‘ 𝗽𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗮𝗿𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗲𝗿𝗼𝘀𝗶, 𝗮𝗵𝗶𝗻𝗼𝗶, 𝗮 𝗽𝗮𝗿𝘁𝗶𝗿𝗲 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗲 𝗲𝘀𝗽𝗲𝗿𝗶𝗲𝗻𝘇𝗲 𝗴𝗼𝘃𝗲𝗿𝗻𝗮𝘁𝗶𝘃𝗲 𝗱𝗶 𝗰𝗲𝗻𝘁𝗿𝗼 𝘀𝗶𝗻𝗶𝘀𝘁𝗿𝗮, 𝘀𝗼𝗻𝗼 𝗼𝗿𝗺𝗮𝗶 𝘀𝗰𝗼𝗺𝗽𝗮𝗿𝘀𝗶 𝗲 𝗶𝗹 𝗰𝗮𝘁𝘁𝗶𝘃𝗶𝘀𝗺𝗼 (𝗻𝗲𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝘀𝗺𝗼 𝗻𝗼𝗻 𝗽𝗼𝘁𝗲𝘃𝗮 𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲 𝗽𝗶𝘂 𝗮𝗽𝗽𝗿𝗼𝗽𝗿𝗶𝗮𝘁𝗼) 𝗲‘ 𝗼𝗿𝗺𝗮𝗶 𝗱𝗶𝘃𝗲𝗻𝘁𝗮𝘁𝗼 𝘀𝗲𝗻𝘁𝗶𝗿𝗲 𝗰𝗼𝗺𝘂𝗻𝗲.
La guerra è tra noi.
Ed è proprio in questo contesto che la figura di Giacomo Matteotti assume ancor più importanza.
Ricordare a distanza di un secolo le gesta di un uomo, un politico, brutalmente ammazzato da mano fascista non è sufficiente.
Oggi noi siamo chiamati a ricordare anche come quel regime, che fino a quel momento ancora si nascondeva dietro una seppur flebile legittimità costituzionale, abbia tentato in tutti i modi di insabbiare la ricerca della verità.
Siamo chiamati a ricordare come quel regime assoldò uomini della peggior specie per compiere un omicidio così efferato.
Siamo altresì costretti a ricordare che l’attuale presidente del Senato non fa mistero di possedere il busto di colui che di lì a qualche settimana diventerà il Duce d’Italia.
Abbiamo paura di convincerci che quelle nubi che siamo abituati a vedere sempre troppo lontane, da qui a pochissimo tempo, potrebbero scatenare una terribile tempesta.
Quindi il nostro compito non è solo ricordare e, per quanto riguarda questa assise, redimerci da ciò che è stato, ma abbiamo il compito, tutti noi, di dare sempre più impulso ad una resistenza intellettuale perché ciò che stato non accada mai più.
Ed è proprio dalle comunità che questa spinta deve avere impulso. Noi, politici che più di ogni altro, siamo a contatto, quotidianamente, con i cittadini, dobbiamo essere da esempio, affinché l’uso sistematico della violenza e la sopraffazione dell’altro, strumenti tipicamente impiegati dall’ideologia fascista, siano cancellati completamente da ogni spazio politico e sociale.
Non una briciola delle brutture fasciste deve sopravvivere nel tempo e nello spazio.
Questo sarà possibile se ci impegneremo collettivamente a far crescere, sempre più, una cultura fondata sull’antifascismo, grazie alla quale ogni persona di questo mondo, nessuna esclusa, non dovrà più essere deliberatamente oggetto di soprusi, intimidazioni e ingiustizie”.
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