“A RELAZIONE ILLUSTRISSIMO CONSIGLIERE “AVVOCATI R. PERRONE-CAPANO, M. SQUICCIARINI. LA GAZZETTA DEL MEZZOGIONO FEBBRAIO 2016 SCRIVEVA “CON I PERRONE-CAPANO IL DIRITTO MISE RADICI NELLA TERRA DI PUGLIA.
“SE GIRATO LU MUNNU ALLA SMERSA LA PROPRIETÀ TI LI MUMMULO È SCIUTA ALLI TRAVERSA”.
Vito Nicola Cavallo

Grottaglie in quel periodo fosse una città o meglio una “Terra civilissima”, viene affermato dall’ Arditi in Corografia Fisica e Storica Provincia di Terra D’Otranto 1879-1885 “a buon diritto, poiché la civiltà comprende anche il lustro e la coltura intellettuale e morale degli uomini riuniti in società e di tal fatta, Grottaglie, n’ebbe gran numero, come può rilevarsi da questi che noto, tra tanti e tanti altri. Francesco de Geronimo…Carlo Quaranta, Marco Romano, Teatino vescovo di Ruvo, Nicola Pignatelli Vescovado di Minervino…..” .
La “fotografia” storica, politica, sociale ed economica, della città delle ceramiche, si rileva nella narrativa giuridica di un lungo contenzioso, di rilevante interesse giurisprudenziale per la Puglia, degli avvocati R. Perrone-Capano e M. Squicciarini, contenuta in un fascicolo intestato come “CORTE APPELLO NAPOLI-SEZIONE I. TRAVERSA CONTRO CAVALLO “A RELAZIONE ILLUSTRISSIMO CONSIGLIERE “un fascicolo di comparsa a difesa di Beatrice Stefanina Traversa.
Il fascicolo “storico”, di proprietà dell’archivista-collezionista grottagliese Salvatore Brittanico, portato all’attenzione esclusiva del nostro giornale, considerata la parentela con gli attori in “scena” del caso “Traversa contro Cavallo” di chi scrive..
Il contenzioso si è svolto per diciotto anni, presso i Tribunali di Taranto, Trani, Napoli e Suprema Corte di Cassazione in Roma, tra il 1899 ed il 1917, tra Stefania Beatrice Traversa, consorte di seconde del ricco possidente Vito Nicola Mummolo ed una parte degli eredi di quest’ultimo, Vittoria Mummolo in Francesco Cavallo.
Padre Stea e Prof. Galletto nel volume, “amministrazioni e amministratori postuinitari Grottagliesi. Stea-Galletto 1861-1900”, affermano che “di quel Mummolo Vito Nicola le discordanti voci di quanti, tutt’ora, lo ricordano o magnanimo benefattore, o interessato e calcolatore”.

Gli avvocati R. Perrone-Capano e M. Squicciarini (op.cit. pag. 3) “Vito Nicola Mummolo da Grottaglie, fra larga industria e commercio, prestava anche somme con effetti cambiarii. Quasi analfabeta, fu correttissimo e di massimo scrupolo nella gestione di un’azienda che a via di lavoro divenne vasta”.In sostanza il contenzioso venne a determinarsi tra la vedova di Vito Nicola Mummolo, Beatrice Stefanina Traversa di Ciro, con i cognati Vittoria Mummolo maritata con Francesco Cavallo, quest’ultimo con il fratello Angelo, figli di Vito Oronzo Cavallo, proprietario terriero, avevano già da tempo rapporti commerciali con il Vito Nicola Mummolo. Gli avvocati R. Perrone-Capano e M. Squicciarini (op.cit. pag. 3) scrivevano che Angelo Cavallo “avendo avuta relazione di affari col defunto V. Nicola Mummolo (ndr deceduto il 21 febbraio 1898) ho rilasciato diverse cambiali allo stesso tutte in bianco, che ho scomputato con somministrazione di generi ed anche con altri beni. Quando eseguivo le dette somministrazioni il Mummolo mi faceva consegnare delle fatture e ricevi, corrispondenti esattamente ai generi forniti dal suo segretario Emidio Forte che scriveva. Dette fatture non venivano firmate dal Mummolo, ma contrassegnate da un timbro a secco, portante il suo nome e cognome “ .
L’oggetto del contendere era la richiesta da parte della Traversa del pagamento di cambiali per lire 25.000, che sostenevano essere un debito del cognato Francesco Cavallo e non già un risultato di CONTO CORRENTE come la difesa della Traversa sosteneva, una dotta e “raffinata” interlocuzione giuridica degli avvocati R. Perrone-Capano e M. Squicciarini, che nell’anno 1917 si discusse dell’ennesima udienza, in questo caso, in Corte d’ Appello di Napoli, dove sembrò prendere forza in danno del Cavallo la predetta tesi , che risultava contraddire quanto per quasi un ventennio ebbe ragione nell’affermare, e cioè che, quella somma di lire 25.000 non fosse un debito, ma una garanzia per l’affitto della masseria Badia, che il Cavallo gestiva per conto anche del Mummolo.

La circostanza della affermazione di Cavallo, risulterebbe altrettanto veritiera e confermata dal pubblico testamento di Vito Nicola Mummolo del 12 febbraio 1898 ( il Mummolo morirà il 21 febbraio 1898) il quale disponeva a favore dei germani Mummolo “…nominare…i miei affezionatissimi germani Francesco, Nicola, Vittoria, Teresa e Crescenzia Mummolo, nonché la soprannominata mia affezionatissima nipote Angelina…miei eredi universali in parti uguali di tutti i beni mobili ed immobili e di tutto quanto altro si comporrà la mia eredità” a seguire e nello specifico per la sorella Vittoria Mummolo, il Mummolo disoneva che “ …l’affitto della masseria Badia voglio che resti a beneficio e carico prenominata mia germana Vittoria Mummolo”.
Del Mummolo, propendiamo per il magnanimo benefattore, protagonista della vita cittadina , nel creare condizioni per attenuare le critiche situazioni sociali , che esplosero in città ad un mese dalla sua dipartita, artefice di opere caritatevoli, e al centro di una storia personale,molto singolare, in merito al suo testamento ed al suo secondo matrimonio con la giovane donna .
Del predetto testamento si ebbe uno strascico giudiziario, che generò un detto locale “Se girato lu munnu alla smersa la proprietà ti li Mummulo è sciuta alli Traversa.” fatta eccezione per l’ultima dimora, dove è sepolto il Mummolo, la prima moglie, ed il giovane Filippo Cavallo deceduto nel 1932 a causa dello scoppio di un petardo pirotecnico in occasione della festa di S.Ciro in c.da Campitelli, di detta ultima dimora sono rimasti eredi discendenti le famiglie Cavallo, di noti Medici ed Architetti della città.
Ma vi raccontiamo chi fosse stato Vito Nicola Mummolo, anche con quanto riportato dallo Stea-Galletto e non solo.

Vito Nicola, nasce a Noicattaro (Ba) , nel 1835, e figlio di Filippo e Urbano Santa, è fratello a Vittoria, Francesco, Nicola,Giovanna, è sposato , dal suo testamento ad “ ..affezionatissima mia moglie di primo letto Agata Giovanna Maranò pubblicamente conosciuta col nome di Elisabetta Maranò” e come si legge dallo stesso testamento del 1898, è sposo in seconde nozze con la giovane ventottenne “ .. moglie Beatrice Traversa di Ciro”, il Notaio Piergianni nel 1898 identifica Mummolo “.. del fù Filippo, proprietario, nato in Noicattaro domiciliato qui in Grottaglie..”.
Il ” Nujese”, così soprannominato il Mummolo, nella poesia locale la “Vivannera-..e vinera li Piemontesi ca si campara a Santu Vilasi; tu fatiavi ddo lu Nujesi,sta turchiavra la ammasci…”, era certamente un facoltoso possidente,tra questi possedimenti erano la casina-oggi villa Gemmato lungo la via dei Due Mari oggi via Ennio (oggetto di attenzione del Prof. Cervellati) , il palazzo ospitante un casa (che sarà donata ai Padri Gesuiti) “decente e comoda per quattro persone,situata in Piazza Margherita”, vari possedimenti alla Badia compresa la masseria ed altre masserie sparse per il territorio è disponeva senz’altro di ingenti somme di denaro, che gli consentivano di poter elargire, per più volte, e come di seguito vedremo, ingenti somme per finanziare la realizzazione di opere pubbliche utili alla città.
Gli avvocati R. Perrone-Capano e M. Squicciarini (op.cit.pag.5) descrivono che “fra i cognati Vito Nicola Mummolo e Francesco Cavallo corsero intimi rapporti e continuazione di affari, dal subaffitto Cigliano all’amministrazione della Badia….La Signora Beatrice Traversa si sposava al Mummolo nel 22 ottobre 1896, che moriva nel 21 ottobre 1898.In questi 16 mesi di vita coniugale ella nulla seppe di fatti della vasta azienda del marito suo. In costei resta umana e perdonabile la possibilità di errore in fatto”
La presenza del possidente Mummolo in terra di Grottaglie, proveniente da Noicattaro-Bari, è senz’altro da far attribuire alla comunanza della produzione di uva da tavola, di cui probabilmente i genitori dello stesso dovevano commerciare, ma non di meno tale presenza è da attribuire, al fatto che, Grottaglie in quel periodo fosse una città o meglio una “Terra civilissima”. (Arditi G. Corografia Fisica e Storica Provincia di Terra D’Otranto 1879-1885) ,questa presenza dei Mummolo, può essere anche sostenuta dalla presenza nella città delle scuole tenute dai padri Gesuiti, a cui il Mummolo era particolarmente legato, e dall’istituzione nel 1868 del Ginnasio , a cui accorsero da diverse Provincie inclusa quella di Bari.

Sempre l’Arditi (cfr, op. cit.) ci riporta ancora “ Soppressi i Monasteri nel 1866, e cadute con essi le scuole che vi tevano i Gesuiti, la città sentiva bisogno dell’insegnamento, avendo sempre prediletto il culto della sapienza; che le verità non esistono sol,tanto in geometria, ma il mondo morale possiede anche le sue, e le necessità della pubblica istruzione n’è una-Quindi nel 1868 vi fu aperto ed inaugurato solennemente un Ginnasio col nome di Giacomo Pignatelli, uomo caro alle lettere, onor singolare di questa sua terra natale!Accorsero volenterosi molti scolari, non che della Provincia nostra, anche di Basilicata, di Calabria, e del Barese. La bontà dell’insegnanti, l’impegno dei discendenti, le prove brillanti degli esami, l’istruzione della mente congiunta all’educazione del cuore, la gara e l’emulazione, ginnastica morale sviluppa ed appalesa la virilità degl’intelletti, diedero fama all’Istituto educatorio, che fiorì rigoglioso per 10 anni, e poi fu chiuso, per motivi di malintesa economia!!!..”
Non si può dubitare , che il Mummolo-per come diremo di seguito- fosse istruito “…. della mente congiunta all’educazione del cuore, la gara e l’emulazione, ginnastica morale sviluppa ed appalesa la virilità degl’intelletti”, e di questo ne dette ampia prova, anche quando e per più volte evitò “amare conseguenze” alla città, così come fù, evidentemente la chiusura del Ginnasio, o come si concretizzarono, immediatamente, a seguito della morte dello stesso Mummolo (1898).

Gli avvocati della Traversa “disegnano” nella propria relazione giuridica che “frattanto il Mummolo vedovava senza prole e dopo tempo si progettava il matrimonio con la giovane Beatrice Traversa, Ciò non andava a sangue ai parenti tutti e più alle speranze del Cavallo. Volgari calunnie con vigliacchi anonimi vennero improntati contro costei: il Mummolo comprese subito la fonte nello interesse dei suoi congiunti: onde, dispiaciuto ed offeso, invitò il cognato a liquidare una buona volta i conti nel 1896.Egli si discolpò e per interposizione di amici i rapporti tornarono buoni. Così gli fu affidata l’azienda di Badia; anzi ne progettò il subaffitto, che non venne mai effettuato. Frattanto nel 22 ottobre 1896 Mummolo sposava la Traversa: ma appena 16 mesi dopo moriva, nel 21 febbraio 1898 lasciando costei legataria della casina ai Due Mari con quanto ivi esisteva; nonché dei suoi crediti, i cui documenti si trovassero nella casina. dopo lunga malattia surta vari mesi prima. La vedova, non potendo e non volendo continuare la gestione, fè chiudere tutti i conti dal Forte, con l’assistenza di suo fratello Donato… Fra questi si rinvvenero i quattro effetti del Franceso Cavallo ammontanti a L. 25.000, cioè due da L. 10.000, uno da 3000 ed un altro sa 2000.Sulla base di tali cambiali nell’11 luglio 1898 la Traversa precettò il Cavallo per L. 25.000, interessi e spese di esecuzione. Nel 9 agosto, ultimo del termine, il Cavallo mosse opposizione. Portata in discussione tale opposizione un anno dopo cioè il 5 giugno 1899 motivo di pretesa nullità di rito, si sostituì quello della prescrizione.” Nelle note i difensori riportano che “la Traversa cadde in aspre contese giudiziarie, con tutti gli eredi del marito, e contro un popolo di negadebiti anche istigati da costoro. Tutti impugnavano, chiedendo prove testimoniali; nelle quali si favorivano a vicenda, alternando le vesti di parte e testimoni compiacenti. Forte (ndr lo scrivano di fiducia di Mummolo) licenziato dalla Traversa , per bisogno e per vendetta, andò vendendosi a tutti questi coalizzati nemici; truffandoli con menzogne e male arti…egli passò commesso dell’avvocato Monaco e del furbo Cavallo fu sollecito incaricare costui della sua difesa”. Alla richiesta Cavallo replicava che” ..di non essere debitore reale ed effettivo; perché le cambiali erano soltanto figurativa essendone rilasciate ..a garanzia del subaffitto Cigliano ed aggiunte altre fino a L. 25.00 per garantia del subaffitto Badia progettato e non mai effettuato “
La storia di quest’uomo la ripercorriamo, attraverso la lettura, giusta, dei fatti riportati da Stea-Galletto (op.cit. in bibliograf.), quando già quarantenne lo stesso è componente, (di una di quelle società di uomini riuniti dotati di alta cultura intellettuale- segnalate dall’Arditi), della deputazione di S.Ciro (1875) la quale eletta dal Consiglio Comunale, si occupava della buona riuscita di una delle quattro feste che si svolgevano nella città.
Nel 1883 Mummolo è incaricato per il buon andamento e la sorveglianza del personale utilizzato per l’istituita cucina economica, realizzata a favore della “povera gente che periva di fame”,il Consiglio Comunale nominò una commissione composta dall’intera giunta e di altri notabili cittadini, i quali, con il soccorso caritativo dei più facoltosi, istituì una cucina economica,distribuendo ai più poveri, gratuitamente, delle minestre…”, per cui è agevole dedurre come la situazione economica e sociale nella città fosse particolarmente critica .

Nel 1887 il Mummolo chiede di poter acquistare il Convento dei Gesuiti, con la quale, a proprie spese, intendeva installare un istituto di beneficenza in perpetuo “ per utilità cittadina…e chiedeva la rendita di tutta la casa, che una volta faceva parte del convento dei Padri Gesuiti”dove si trovava la caserma dei Carbinieri e vi erano case affittate a cittadini e carceri dismesse, giustificando la richiesta con “ la devozione che ha al nostro concittadino S. Franceso De Geronimo e per non essere quel luogo adibito ad altro uso e per essere stimato e rispettato”In risposta consigliere Alfonso Pigantelli che chiedeva di sapere cosa mai volesse effettivamente fare il Mummolo, il consigliere Manigrasso, nella delibera n. 351 del 3 Dicembre 1887 dichiarava che il Mummolo “è un ricchissimo proprietario e capitalista senza figli;ben intezionato di voler creare un istituto di beneficenza,qualunque esso sia e come tale sarà sempre di pubblica utilità a vantaggio del Comune, tanto se trattasi di un ricovero di orfani o di educandato, quanto se di un istituto di istruzione”, a tale dichiarazione, il Pignatelli obiettava in merito alla possibilità che il Mummolo, volesse affidare “privatamente” ai Gesuiti l’istruzione secondaria e complementare così come si praticava nel Capoluogo di Provincia, il tutto a beneficio del pubblico;dobbiamo ricordare che già dieci anni prima, venne chiuso il Ginnasio intitolato a Giacomo Pignatelli, e ancor prima erano state “Soppressi i Monasteri nel 1866, e cadute con essi le scuole che vi tenevano i Gesuiti” , la possibilità che i Gesuiti esercitassero ancora una volta l’istruzione, a qualcuno non era gradito, ed infatti in quella seduta del 3 Dicembre 1887 vi furono proteste ed intemperanze,problemi durante la votazione, tale da indurre il Consigliere Manigrasso a chiedere il rinvio della delibera che il Sindaco Ragusa accordò.

Da sinistra; Vittoria Mummolo, Vito Nicola Cavallo, la piccola Vittoria Cavallo, Francesco Cavallo (di Vito Oronzo Cavallo).Seconda foto a destra Eredi Francesco Cavallo da sinistra Francesco Cavallo (in piedi), Pietro Cavallo e Oronzo Cavallo (seduti), Carmela Tagliente (coniugata con Vito Nicola Cavallo) con Antonio Cavallo e Nicola Cavallo (in piedi),da destra Vito Nicola Cavallo, Vittoria Cavallo e uomo anziano.
Nel 1889 il Mummolo è consigliere comunale, ed è ancora componente di quella commissione-comitato che istituì la cucina economica nel 1883;nel 1890 le condizioni di vita dei grottagliesi è precaria, e mentre anche i padri del convento dei Minimi si prodigano per non esigere i fitti dei locali di pertinenza del proprio convento, per “ soccorrere e sollevare, in maniera più concreta, le triste condizioni delle classi operaie artigiane ed agricole, sia per mancanza di lavoro , nella presente stagione, e si per la contagiosa malattia (colera)l’influenza, che ha colpito quasi i tre quarti degli abitanti, diffondendosi in tutte le famiglie…”il comitato chiede al Comune un più “largo sussidio, all’opera filantropica”considerato che le offerte ( date, evidentemente dai cittadini più facoltosi-tra cui il Mummolo) ammontavano alla metà delle spese di esercizio, infatti i componenti il comitati si sono “distinti e cooperati per regolare attuazione e funzionamento”.

Nel 1892 il Mummolo oltre a proseguire la sua funzione di amministratore della città e continuare a far filantropia, concede al Comune un prestito di oltre 1000 lire, per far fronte alle esigenze della municipalità e per pagare gli stipendi, quando il Sindaco Ciro Motolese lascia il suo incarico, per motivi non ben compresi, o meglio non resi tali.
Tali difficoltà economiche indussero il Comune a ricorrere a qualche prestito, anche di somme consistenti, non mancando obbligazioni verso privati ed enti pubblici, tra questi privati si evidenziava il Vito Nicola Mummolo, il quale aveva concesso al comune un prestito di 4.500 lire.
Per far fronte al pagamento di questi debiti, l’Amministrazione dovette rivedere i canoni di fitto delle proprietà comunali, e tra queste c’era il Convento dei padri Gesuiti, per il quale, il canonico V. Verga offrì per l’acquisto lire 10.000, al fine di destinare detto immobile a “opera di beneficenza ed istruzione”, il Comune pur considerando tale offerta vantaggiosa, chiedeva la Canonico di voler permutare il conventino con la casa posta di fronte al Municipio, allo scopo di adibirlo a casa comunale, a tale richiesta il canonico non aderì;successivamente il canonico ribadì la richiesta d’acquisto motivandola con “non solo per adibirlo ad abitazione di sacerdoti, ma anche ad uso di pubblico vantaggio, facendo della casa ove nacque il Gran Taumaturgo un vero e solenne santuario”.

Per la proposta d’acquisto del conventino dei Gesuiti-fatta dal Can. Verga- la Giunta Provinciale la ritenne non conveniente, in quanto la stima giusta fù di lire 12.600, che il Mummolo proponeva di versare ed acquistare per il medesimo scopo del Canonico Verga-ad onorare una su precedente richiesta d’acquisto (1887)- nel caso il Canonico Verga avesse rinunciato, non fù venduto a nessuno dei due, è a dir poco singolare questa avversione dell’Amministrazione nei confronti sia del Canonico sia dello stesso Mummolo, che come detto ha già anticipato alla municipalità consistenti somme, e visto che ambedue avevano espresso il desiderio di fare di quel caseggiato il Santuario a S.Francesco de Geronimo.

Nel 1894 il Mummolo insieme al Dott. Vincenzo Calò si prodiga per la realizzazione della statua in argento di S.Francesco De Geronimo, conservata nel Monastero di S.Chiara, era Badessa del Monastero dal 1890 suor Marianna Maranò, questa statua venne condotta a Grottaglie da Napoli da P. Guglielmo Celebrano, in tale occasione si sollecitò il ritorno dei padri Gesuiti.
I padri Gesuiti non potettero occupare la propria casa di via S.F. De Geronimo-via Spirito Santo, perchè occupata dalla caserma dei Carabinieri è ormai di proprietà del Comune, con il quale già da tempo si trattava per la restituzione, ma per come già visto non si riusciva a concludere la trattativa.
Giunti a Grottaglie i Gesuiti, in mancanza di una abitazione, la Badessa di S. Chiara Marianna Maranò , suora affezionatissima alla Compagnia di Gesù, il quale aveva“ un cuore espansivo,una capacità maschia, una fermezza di carattere e a tutto questo accoppiava una grande semplicità”(bibl. Cons. V.M. Talò-Il Monastero di S. Chiara a Grottaglie), avendo lo stesso cognome della consorte di primo letto del Mummolo ( e quindi con qualche grado di parentela), non gli fù difficile esortare con buoni modi, il benestante Vito Nicola Mummolo ha dare una sua casa,decente e comoda per quattro persone,situata in Piazza Margherita, rifondendola di tutto l’occorrente, letti, tavoli, biancheria, cosa fatta dal Mummolo.(Bibl. Cons.I Gesuiti a Grottaglie 1897-1997 –A.M.D.G.)

Al contrario di quanto affermato dallo Stea-Galletto che detta casa dai Gesuiti “ medesimi acquistata dal Mummolo e ciò a scopo principalissimo di avere la loro abitazione unita al tempio di S.Francesco De Geronimo affidato alla loro custodia”
Siamo al 1897, il Comune è alle prese con debiti contratti per la realizzazione della strada per S. Marzano e per l’ampliamento del cimitero, la ditta Marseglia, esecutrice di detti lavori, stanca di aspettare per il pagamento di quanto dovutogli, non concede più tempo all’Amministrazione, minacciando così di licenziare operai, incrementando così le precarie condizioni economiche della cittadina; ancora una volta interviene in soccorso il Mummolo, che” promettendo di fornire i fondi necessari in seguito alle sollecitudini del benemerito signor Calò e alle assicurazioni del Sindaco e del Segretario che egli, ciò facendo non avrebbe nulla arrischiato” il Marseglia avrebbe ricevuto dal Mummolo” sino alla concorrenza del suo credito verso il Comune con l’obbligo di continuare alacremente” ed impiegando il maggior numero di operai al giorno, il Mummolo accordava al Comune una necessaria dilazione di pagamento, “accontentandosi del già deliberato 6%, anzi, aggiungeva di essere disposto erogare, alle stesse condizioni, quanto occorreva per le opere pubbliche che si reputassero ora opportuno di compiere”.E’ da sottolineare che gli interessi chiesti erano quelli già preventivamente accordati al Marseglia, con l’aggiunta possibilità di avere più tempo per restituire l’avuto e di poter disporre di altre fonti di finanziamento per altre opere pubbliche, per quei tempi non era poco, visto che nessun altro sembrava essere disposto tanto, oltre a garantire lavoro per cui “ sono parecchi giorni che il numero degli operai nei lavori è aumentato , e edi quanti se ne presentano a lavorare, nessuno viene respinto. E la Giunta vrdrà quanti altri lavori potranno farsi eseguire, profittando dell’offerta spontanea del Mummolo”.
E lo stessa padre Stea conferma che detta operazione si diede un respiro di sollievo e non vedere tante braccia incrociate, ma molte bocche sfamate e messe a tacere con buona pace delle famiglie e maggior tranquillità del Consiglio, il quale, nel prendere atto di quanto comunicato in seduta, a voti unanimi, esprimeva la sua ammirazione per l’atto “immensamente generoso ed umanitario” del Mummolo, in momenti di particolare crisi, dando modo di impiegare “ i poveri disoccupati” e agevolando nello stesso tempo, le condizioni delle casse municipali, e veniva dichiarato “ che simili azioni in momenti difficili e di grande bisogno, rendono l’individuo meritevole della pubblica benemerenza e dovrebbero pel bene del paese essere imitate da tutti coloro che trovansi nelle condizioni di poterlo fare “ s’ incaricava il Presidente(Oronzo Traversa-Sindaco) di esprimere con lettera il sincero voto di lode del Consiglio al Mummolo.
E’ incomprensibile, dopo quanto affermato da padre Stea, perché lo stesso non condivida l’elogio fatto dall’Avv. Orazio Motolese alla commemorazione funebre del Mummolo nel 1898, anzi arriva al chiedersi se fosse “magnanimo benefattore, o interessato e calcolatore”.
E dello stesso anno-1899- dopo un estenuante trattativa con il Comune, l’atto con cui i Gesuiti cedono in permuta al Comune la casa donata agli stessi dal Mummolo, riscattano il Convento con l’annessa chiesa nell’antico comprensorio della famiglia De Geronimo, mentre la ex casa dei Gesuiti viene adibita a sede del Municipio, detta circostanza portò un certo turbamento, dato che tale atto di permuta, pareva mancare di gratitudine al Mummolo da poco deceduto, ma anche per i dovuti riguardi agli eredi, ed in particolare alla moglie ( di seconde nozze) Beatrice Traversa che desiderava recuperare la casa donata ai padri dal marito.
Nel 1898 la moglie Beatrice Stefanina Traversa aveva intrapreso la ventennale lite con il cognato Francesco Cavallo “ sulla base di tali cambiali nell’11 luglio 1898 la Traversa precettò il Cavallo per L. 25.000, interessi e spese di esecuzione”, azioni diverse di recupero da parte della seconda consorte di Mummolo, che come vediamo di seguito proseguì l’azione contro Cavallo per il recupero di quelle venticinquemila lire, non già oggetto di un conto corrente, come regolato dal codice civile e commerciale, nonostante la dimostrate relazioni di carattere economico e di parentela, tra il mummolo ed il cavallo (cognati), in corso già dal tempo de padre di Francesco, Vito Oronzo Cavallo, MA UN VERO È PROPRIO DEBITO, a parere giuridico degli avvocati R. Perrone-Capano e M. Squicciarini.
IL LUNGO CONTENZIOSO.




Che detto recupero da parte di Beatrice Traversa non potesse verificarsi, è forse dovuto al fatto che la prima moglie del Mummolo, quella Elisabetta Maranò aveva lasciato in dote al marito delle proprietà, e non fù un caso se l’omonima suora badessa Maranò riuscì a convincere il Mummolo al lascito della casa in piazza ai padri gesuiti, e non è un caso che i due busti marmorei conservati nella casa dei Gesuiti sono di Elisabetta Maranò e di Vito Nicola Mummolo, busti un tempo ubicati nell’ultima dimora del cimitero di Grottaglie.
Le conclusioni del ventennale conflitto economico-parentale, che per la maggior parte si dimostrava a favore del Cavallo Francesco, si risolverà in favore della Traversa con le conclusioni edotte dai propri avvocati, R. Perrone-Capano e M. Squicciarini, in punto di diritto di “lana caprina” .
Si convinse la Corte d’Appello di Napoli (1917), che le 25.000 lire risultavano essere un debito e non già una garanzia del rapporto che intercorreva da generazioni tra i Mummolo e i Cavallo, titoli cambiari che secondo gli avvocati non erano compresi in un conto corrente in guisa della normativa del codice civile e del commercio…davverro “PUDORE !!!”.



Il giorno 11 del mese di Febbraio del 1898, Vito Nicola Mummolo detta il suo testamento al Notaio Piergianni, sono testimoni alcuni consiglieri comunali, in detto testamento si legge che il Mummolo, pur infermo di corpo è sano di mente ed è nei suoi retti sensi, lascia ai suoi diretti eredi rilevanti somme in denaro, come lo stesso avviene per qualche nipote orfano e alcuni conviventi in casa, lascia la sua casina di via dei Due mari alla giovane seconda moglie Beatrice Traversa (sposata il 1896), firma di suo pugno l’atto.
Il giorno 21 del mese di Febbraio 1898 muore Vito Nicola Mummolo nella sua casina di via dei Due Mari, sulla cui balaustra in ferro, è rimasta impressa VNM.(Vito Nicola Mummolo).

Lasciamo al testo della delibera del Consiglio comunale la dovuta commemorazione della città:
“L’anno 1898 addì 24 del mese di Febbraio alle ore 10.. …” ,cento anni fà, nella delibera n. 55 il Consiglio Comunale deliberava “la Commemorazione del defunto Consigliere Comunale Vito Nicola Mummolo” opere ed ideali furono elogiati dal Consigliere Avv. Orazio Motolese, interpretando l’unanime consenso del Consiglio, si legge “Egli loda la vita laboriosa onesta e benemerita compiuta dal defunto e fà rilevare che l’opera di lui si rendeva utile,proficua ed indispensabile tanto nel Consiglio Comunale tanto per l’intiero paese.Uomo di grande esperienza e di logica non comune e provvisto di ricco censo gli era stabile l’ideale di produrre del bene all’intiero paese ed infatti egli ne ha dato luminose prove,e quindi la sua esistenza si rendeva oltremodo necessaria in queste tristi condizioni di crisi economica generale ma la morte inesorabile,ha voluto innanzi tempo siffatta importante esistenza,di cui le amare conseguenze saranno generalmente risentite.Fà che gli eredi imitandovi i proponenti benefici del defunto ne volessero continuare l’opera sua lodevole ed utile…….(continua) Il Consiglio poi interprete dei sentimenti del paese,esterna ai congiunti il sentito dispiacere della inaspettata ed immatura perdenza di Vito Nicola Mummolo che si era reso oramai benemerito per le innumerevoli buone opere da lui compiute. Propone quindi che il Consiglio si rechi personalmente in casa Mummolo per esprimere le proprie condoglianze e che sia tolta la seduta in segno di lutto.Il consiglio all’unanimità approva. Approvato Sindaco-Traversa”
(rif.biblig. .amm.ni e amm.ri postuinitari Grottagliesi.Stea-Galletto 1861-1990.- I GESUITI A GROTTAGLIE-cento anni di storia 1897-1997-Padri gesuiti Grottaglie-delibera del consiglio comunale n.55 del 28 Febbraio 1898.Piccolo teatro di Grottaglie Mi ricordu nnu giurnu Cantavi-punto zero coop-arl ed.-1978).
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