PIANO DI RECUPERO DEL CENTRO STORICO PARTICOLAREGGIATO PER LA CITTÀ ANTICA E PER IL QUARTIERE DELLE CERAMICHE DI GROTTAGLIE DEL PROFESSOR PIERLUIGI CERVELLATI 2001-02 DI GROTTAGLIE DI PIERLUIGI CERVELLATI (ARCHITETTO BOLOGNESE).
Lo speciale ‘nchiosce intende presentare alle migliaia di persone che visiteranno la nostra città nei prossimi giorni, il centro antico della città delle ceramiche, nela quale si svolgeranno diverse iniziative, su tutte, “l’uva noscia-2 e 3 agosto ed orecchiette nelle’nchiosce il 6 e 7 agosto.
Abbiamo approfondito gli e laborati del piano particolareggiato del piano di recupero del centro storico e del quartiere delle ceramiche redatto dall’architetto Pierluigi Cervellati, e con il suo appronfonditi studio ed analisi sociale ed urbanistica ha “disegnato” la dimensione urbana della città, studio completato con interssanti grafici dei prospetti degli edifici prospicenti proprio vie e ‘nchiosce.
Scrive Pierluigi Cervellati “casali isolati ma comunque vicini, posti in zona rilevante rispetto all’intorno, che nei secoli si addensano per dare spazio ad altri casali addizione spesso di quelli esistenti, fino a determinare un nucleo compatto di case di vicoli, di strade e di “rughe”, DI “NCHIÒSCIA” IN DIALETTO GROTTAGLIESE, di passaggi e di “mura”/recinti protettivi del proprio privato”
“LA MOSCHEA, SE MAI FU COSTRUITA, FORSE DIVENTÒ CHIESA”.
Di seguito la relazione dell’analisi del contesto urbano della città di Grottaglie, del Prof. Pierluigi Cervellati, con approfondimento di funzioni importanti come “lu javità” nella dimensione urbana e sociale dell’antica polis e del quartiere delle ceramiche.
LA CITTÀ ORIGINARIA
L’origine di Grottaglie -lo si affermò, pur con tutti i “distinguo” e gli interrogativi necessari, nelle prime note illustrative (o 1° rapporto, che dir si voglia) alle ipotesi progettuali relative al piano particolareggiato della città antica- potrebbe derivare da civiltà mediterranee.
C’è, infatti, una notevole analogia topografica con città di piccola e media dimensione realizzate -o “trasformate”, come si insisterà fra poco- nel mediterraneo e anche in luoghi molto vicini alla stessa Grottaglie. L’analogia topografica é ancor più evidente se considerata con altre città, come Algeri ad esempio, nella parte opposta del Mediterraneo. Leonardo Benevolo sostiene che le città fondate o trasformate dagli arabi, sono molto simili fra loro e hanno conservato la loro struttura originaria fino all’epoca moderna.
Esse mantengono uno dei caratteri fondamentali delle città del mondo antico: tutti gli elementi edilizi -le case, i palazzi, gli edifici pubblici- formano una serie di recinti, e gli ambienti interni si affacciano su questi, non sullo spazio esterno.
Le città arabe perdono la complessità delle città ellenistiche e romane: non hanno fori, basiliche, teatri, anfiteatri, stadi, ginnasi, ma unicamente abitazioni private -case o palazzi- e due tipi di edifici pubblici, i bagni e le moschee per il culto religioso.
Le case sono quasi sempre a un piano (come prescrive la religione) e la città diventa un aggregato di case che non rivelano dall’esterno la loro forma e la loro importanza. Le strade sono strette 7 piedi (suggerisce la regola di Maometto) e formano un labirinto di passaggi tortuosi -spesso anche coperti- che conducono alle porte delle case ma non permettono un orientamento e una visione complessiva del quartiere. Anche le botteghe dei commercianti non sono raggruppate in una piazza, ma sono allineate in una o più strade, coperte o scoperte, che formano il bazar. In questo tessuto irregolare si aprono -e acquistano pieno valore- i vasti cortili delle moschee.
La città diventa un organismo compatto, chiuso e concluso spesso dalle mura. La porta é un “vestibolo per l’intera città”. Dopo la porta incomincia la rete delle strade; se non si è all’interno di un vicolo, non é più possibile l’incontro e la sosta. La città mediterranea, non ippodamea, assomiglia alle città orientali prima dell’ellenismo. Fra il secolo VIII° e il XI° d.C. l’area mediterranea diventa nuovamente il centro civilizzato dell’antico continente, il punto di smistamento fra Europa, Asia e Africa.
Enrico Guidoni, che negli ultimi 30 anni per primo ha studiato la presenza di forme arabe in Italia e ha guardato con attenzione Grottaglie, facendone spesso argomento per tesi di laurea, puntualizza: “se la città-monumento, lo ksar militare e la moschea appartengono ad una sfera di dominio che é insieme politico, militare religioso, il tessuto viario e le residenze dei sudditi, dei fedeli e dei seguaci del Corano, la città reale, legata alla vita delle popolazioni, allineata da ogni ostentazione di potenza e da ogni imposizione prospettica, é la città intesa in senso tutto negativo da Maometto, il luogo transeunte della vita umana, dove si verificano quotidianamente i pericoli e le difficoltà della vita: essa corrisponde ad una concezione fortemente unitaria, gerarchizzata ed elitaria della società, in quanto corpo e sostegno di una parte più nobile che ne dirige e governa l’esistenza.
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