Nell’alta Murgia, ai numerosi jazzi abbandonati, testimoni della passata prevalenza del pascolo, fece riscontro una rada presenza di masserie di pecore di discrete ed a volte notevoli dimensioni.
Le difese, sono costituite più che dal recinto, che si frantuma in una serie di recinzioni delimitanti le aree per gli animali, nel sistema di caditoie e garitte
poste nell’edificio dell’abitazione; nelle Murgie settentrionali la masseria ha attraversato diversi fasi, da masseria di pecore è passata a masserie di pecore e da campo, se non a volte solo di campo, con conseguente sostanziale modificazione del suo impianto.
Le caratteristiche difensive delle masserie fortificate giunte sino a noi , per tanto, quelle relative al nucleo dell’insediamento, che di solito coincide con l’abitazione del massaro o del proprietario, è a due piani, dotato di caditoie e più spesso di garitte pensili; le dimensioni spesso notevoli di questi insediamenti, di solito comportava impianti difensivi di tipo complesso quali camminamenti collegati in sistema, con garitte pensili, caditoie o semplici feritoie.
Pressochè assenti nella Murgia dei trulli, le masserie fortificate ricompaiono nell’area del tarantino nord-occidentale ove la distanz tra i centri abitati e la
scarsa presenza di abitanti nelle campagne, fà si che la dimensione delle masserie è sempre cospicua tanto da fare assumere loro, non di rado, le caratteristiche di piccoli villaggi, (vedasi masseria VICENTINO O MISICURO , l’una con evidenti segni di fortificazione ubicata lungo la provinciale Taranto-Oria ), con case dei contadini, rustici e chiesetta addossati alla casa padronale ( masseria GALEASI ) spesso del tipo a corte chiusa con presenza di ogni tipo di fortificazione, dalla torre merlata allae garitte pensili, alle caditoie.
Tutta la penisola salentina è interessata da un notevole numero di masserie fortificate con prevalenza di due tipologie:
-quello della masseria con torre
-e quello della masseria con recinto e torre.
Alle volte e la stessa torre che lungo le coste ha funzione prevalente di torre di avvistamento, a costituire il corpo principale della masserie, altre volte la
torre non è che il corpo di fabbrica più alto tra quelli costituenti il complesso; non è tuttavia assente, nell’interno, il tipo di masseria difesa da un muro perimetrale massiccio di un unico portale controllato da caditoie e da garitte ai vertici.
Quasi sempre, comunque, gli insediamenti salentini sono di una qualità formale, che diventa spesso architettonica , senza riscontri nel resto della Puglia; l’individuazione di una data o al più di un periodo durante il quale si inizia a “fortificare” gli insediamenti rurali non è possibile, appare più accettabile dire che è soltanto verso la fine del 1440 che in Puglia si fini’ di pensare agli edifici rurali ( che non fossero le abitazioni elementari ) come ovviamente-fortificati e, pertanto, soltanto da quell’epoca si possono distinguere le masserie fortificate da quelle che, appunto, cominciavano a non esserlo più. Di insediamenti risalenti a tale periodo, comunque, non vi sono tracce apprezzabili tanto che, allo stato attuale degli studi
sull’argomento ben poche masserie fortificate possono datarsi prima della metà del 1500 ( anzi la maggior parte di esse và decisamente collocata nei tre secoli successivi), salvo taluni edifici, quali alcune ( torri) di terra di Bari per esempio, o parti di edifici, che chiaramente risalgono ad epoche anteriori.
Anche nel caso delle masserie fortificate infatti, và con molta attenzione letta la stratificazione storica sempre riscontrabili nei loro edifici; è rarissimo il caso di un insediamento sorto dalle origini nella sua dimensione massima, spesso risulta che pur apparendo architettonicamente unitaria, una masseria presenti fabbriche del XIV sec. , del XVI se. ed anche del XIX sec. organicamente fuse; il che dimostra , tra l’altro la continua validità socio economica della masseria in Puglia fino agli inizi di questo secolo. Per quanto interessa il nostro argomento vè, in oltre, da notare come, di frequente, le “ DIFESE” siano di data decisamente posteriore a quella attribuibile all’edifici: ciò e di particolare importanza poichè costituisce la prova che le masserie venivano fortificate, e cioè si chiudevano rispetto al territorio, quando la sicurezza nella
campagne non era più garantita nè dalle amministrazioni comunali, nè da quelle provinciali ne da quelle centrali.
Ed in Puglia ciò è avvenuto principalmente nel 1600, parte del 1700 ed in tutto il 1880: non è un caso che a tali periodi risalgano la maggior parte delle “fortificazioni” di edifici rurali. Il graduale impoverimento del Mezzogiorno, già ricco, potente ed opero nei primi tempi dei regimi di Napoli e Sicilia, che sfocerà nella grave crisi della seconda metà del ‘600, viene attribuito al permanere della grande feudalità terriera ed al continuo scemare dei traffici: sono queste sostanzialmente le cause ultime anche del diffondersi, in quell’epoca, del “ difese” negli insediamenti rurali.
Se da un lato, infatti, la grande feudalità ( che con la terra ormai aveva sempre meno contatti diretti), venivano favorendo sempre di più una agricoltura estensiva e con un sistema fiscale arduo, scoraggiava o addirittura distruggeva ogni forma di industria; dall’altro lato, il graduale spostamento verso nord del baricentro economico europeo, con la mancata apertura di nuove strade e la mancata difesa delle vie commerciali esistenti, riduceva i traffici, o quantomeno, li rendeva unidirezionali nel senso che per l’Italia meridionale iniziò la fase ( mai più chiusa ) dell’ “ estrazioni” delle sue risorse, sia economiche sia umane.
Agli abusi feudali però, viene fatta risalire la principale responsabilità del declino; abusi che si riducevano, considerandoli politicamente, ad un indebolimento dell’autorità dello Stato: socialmente ed economicamente, ad
una degradazione ed un’ immiserimento della popolazione che reagirono con il brigantaggio. Nessuno loda, romanticamente, i briganti, ma il brigantaggio nacque da una umana ribellione al feudalesimo.
Riprendiamo con particolare interesse l’approfondimento su uno dei più noti briganti del Salento, quel Ciro Annicchiarico-prete brigante detto “papa Ggiru”, già incontrato in passato (in foto nelle pagine precedente), disegnando il profilo del personaggio, con il contributo di studiosi locali come il prof. Rosario Quaranta, il prof. Francesco Occhibianco ed il Dott.On. Giampaolo Cassese, chi era dunque” papa ggiru”.Vai a: Navigazione, cerca
Don Ciro Annicchiarico, popolarmente noto come “Papa ggiru”, (Grottaglie, 15 dicembre 1775 – Francavilla Fontana, 8 febbraio 1817) con la sua storia avventurosa, ambigua e contraddittoria, è una delle figure più significative del brigantaggio preunitario pugliese.
Dopo aver studiato nel seminario di Taranto, venne ordinato sacerdote nel 1799 dal famoso arcivescovo Giuseppe Capecelatro. Dotato di solida cultura e di buone capacità, ricoprì vari incarichi all’interno del locale capitolo della Collegiata. L’uccisione misteriosa del giovane chierico Giueppe Motolese, avvenuta a Grottaglie il 16 luglio 1803, subito dopo la festa della Madonna del Carmine, cambia radicalmente la vita del brillante sacerdote, appartenente alla fazione giacobina. Egli, infatti, viene accusato dell’omicidio per motivi di gelosia e la sua fuga avalla l’opinione corrente della sua colpevolezza.
BIBLIOGRAFIA
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(17) Storia d’ Italia. Dal primo settecento all’ unità. Terzo volume. Edizione G.Einaudi editore 1973.
(18) Storia d’ Italia .Dall’unità ad oggi. Volume IV.Edizione G.Einaudi 1975.
(19) A.A.V.V. – 12 masserie del tarantino a cura del circolo Italsider di Taranto.
(20) Prof. A. Fornaro. Il problema di Mesochorum. Bari 1973
(21) Le cento masserie di Crispiano (Taranto) a cura del Comune di Crispiano
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