3/5.SPECIALE ORECCHIETTE NELLE ‘NCHIOSE: FORMAZIONE DELLE ‘NCHIOSCE(RUGHE) NEL CENTRO STORICO DI GROTTAGLIE TRA CASE DI VICOLI.I DISEGNI DEI PROSPETTI PRINCIPALI.

PIANO DI RECUPERO DEL CENTRO STORICO PARTICOLAREGGIATO PER LA CITTÀ ANTICA E PER IL QUARTIERE DELLE CERAMICHE DI GROTTAGLIE   DEL PROFESSOR PIERLUIGI CERVELLATI 2001-02 DI GROTTAGLIE DI PIERLUIGI CERVELLATI (ARCHITETTO BOLOGNESE).

Ancor prima degli arabi (e sicuramente dopo), ci sono stati altri insediamenti che spesso nella memoria collettiva- si sovrappongono e che hanno contribuito, appunto, fino alla metà del ‘900 a manifestare e a evolvere quella cultura materiale a cui si faceva prima riferimento e che tanta parte ha avuto anche nella costruzione della città che oggi consideriamo antica.

 Pietro Laureano -che si è occupato e si occupa di città storiche con riferimento alle città in zone aride e che ha scritto testi fondamentali per la comprensione dei sassi di Matera e degli ecosistemi connessi alla civiltà islamica, autore di un libro che tutti dovrebbero leggere, La Piramide Rovesciata, offre un’interpretazione molto ragionevole che non demolisce l’ipotesi dell’origine individuata da Guidoni e, contestualmente, ricorda come nel mediterraneo intorno al VI-VIII secolo d. C. le popolazioni di provenienza varia abbiano intrapreso insediamenti in cui l’assetto ambientale del luogo abbia influito sull’insediamento stesso in misura rilevante.

All’origine, si può presumere con cognizione di causa, il luogo più alto, la pietra tufacea che emerge dalla terra argillosa, in una zona in cui, forse, poco più a sud era presente l’acqua paludosa, o sortumosa, per le caratteristiche morfologiche e geologiche ha consentito di individuare rifugi (e quindi abitacoli) ricavati direttamente dallo scavo del tufo.

Rifugi che diventano grotte; “passaggi” per la parte più alta; “mura”. Come lungo la attuale via Martiri d’Ungheria, via XXIV maggio, via Leonardo da Vinci, lato nord. Strada questa che non esisteva nella cartografia ottocentesca.

Il cosiddetto “Quartiere delle Ceramiche” che viene disegnato solo nel catasto di primo impianto, potrebbe suggerire la “forma” iniziale dell’insediamento. Casali isolati ma comunque vicini, posti in zona rilevante rispetto all’intorno, che nei secoli si addensano per dare spazio ad altri casali addizione spesso di quelli esistenti, fino a determinare un nucleo compatto di case di vicoli, di strade e di “rughe”, DI “NCHIÒSCIA” IN DIALETTO GROTTAGLIESE, di passaggi e di “mura”/recinti protettivi del proprio privato. Il dislivello fra ilpiano dell’abitato e la campagna circostante a Grottaglie evidente proprio nel lato sud,via Martiri di Ungheria- fungeva da mura. E, come nelle mura costruite dall’uomo, siaprivano dei passaggi che immettevano nel cuore dell’abitato. Si pensi al Convento delleClarisse e a quello che doveva essere fino a quando non hanno costruito la strada, il rapportodel Complesso Monastico di Clausura con l’esterno.(La questione “città che potrebbe avere avuto influenze musulmane ” ha suscitato pro –teste e ha dato spunto a illazioni fuorvianti da questo lavoro.

Lo ripeto. Non sono uno storico. La storia di un insediamento è indispensabile conoscerla per catturare il genius loci dell’insediamento stesso. L’obiettivo è quello di salvaguardare e mantenere il carat – tere di una città antica esistente già costruita che si intende storicizzarla fino alla prima metà del XX secolo –per ragioni che saranno esplicitate in seguito- e quindi più delle origini è interessante capire ciò che è successo negli ultimi 50 anni. Ipotizzare il mantenimento della città storica, progettando un codice operativo che ridisegni il progetto che ha guidato nel corso dei secoli il formarsi e lo stratificarsi morfologico del centro stesso, esige soprattutto un’attenta analisi dello stato di fatto, una lettura approfondita del presente. Tanto più che, secondo storici molto quotati, l’insediamento in questa parte del Mediterraneo non differisce gran ché sia che l’origine sia di matrice orientale o occidentale. Tracce evidenti dell’influenza medio orientale si riscontrano in tante altre città e non solo dell’Italia meridionale).

SPAZIO E TEMPO

Il passaggio da una concezione ciclica del tempo, ad una che abbiamo definito “vettoriale”(“una freccia proiettata verso l’infinito”) ha determinato una separazione della città del passato da quella contemporanea. Il tempo vettoriale é il tempo che deve continuamente superare i confini, specie quelli urbani. Mentre la parte ottocentesca di Grottaglie -con la forza del “positivismo” post-unitario- ricalca il modello dell’ortogonalità “ippodamea” già sperimentato nelle grandi capitali europee e nelle nuove città americane, l’espansione successiva agli anni cinquanta del ‘900 dilaga nella campagna, senza forme e senza limiti. Come il “tempo” anche lo “spazio” urbano é in continua espansione, proiettato verso la conquista di nuovo spazio già coltivato.

I filosofi e i commentatori della nostra epoca sottolineano che “siamo tutti animati dalla fuga dal presente”. Siamo tutti in ritardo e ugualmente siamo alla ricerca di confini.

Le mura storiche a Grottaglie forse non ci sono mai state. Il disegno seicentesco (che riproduce un perimetro murato) potrebbe essere di fantasia o di tipo progettuale. In ogni caso non è attendibile. Nel senso che non è mai stato realizzato. In non poche località vicine alla costa si progettarono difese contro i turchi: non sempre vennero realizzate. La compattezza della forma e il rilievo della terra verso sud-ovest, l’essere incorniciata dalle gravine, con il solo collegamento marginale e in parte tangente della via Appia, fanno dubitare della necessità di realizzare delle mura oltre a quelle formate dalle stesse case con le aperture prevalentemente rivolte verso l’interno- che delimitano l’area.

Ciò che nonostante tutto interessa é constatare e sottolineare, come la città storica, sia diventata una parte sempre più piccola della città contemporanea.