LE SIMILITUDINI ARCHITETTONICHE E STILISTICHE TRA IL MONUMENTO AI CADUTI DI GROTTAGLIE (1956-58) E IL MONUMENTO ALLA VITTORIA DI MARCELLO PIACENTINI (1926-1928).
Riceviamo dall’architetto Antonio Fanigliulo la seguente nota, inviata dal sindaco di Grottaglie Avv. Ciro D’Alò al MIC Puglia in merito ad una nota dello stesso architetto Fanigliulo inviata al sindaco il 27 giugno 2024 in merito ai lavori avviati al Monumento ai Caduti della città delle ceramiche.
Scrive l’architetto Fanigliulo “caro collega e direttore, le invio l’allegata nota, del sindaco di Grottaglie, estratta in copia presso il MIC-Taranto a seguito di autorizzazione di accesso agli atti del procedimento di apposizione di vincolo sul Monumento ai caduti di Grottaglie, opera dell’architetto Marcello Piacentini. Il suo articolo di ieri, in merito all’invito del sindaco di Grottaglie all’architetto Marcello Piacentini, il 5 novembre 1958, per l’inaugurazione del successivo 9 novembre, del parco monumentale di piazza IV Novembre, realizzato nel 1923(sindaco Marinaro delibere n. 7 del 29.11.1923; n. 13 del 22.12.1923; n. 31 del 28.04.1923; n. 66 del 23.03.1923 n. 67 del 26.03.1923; n. 91 del 30.06.1923) e completato con l’architettura piacentiniana tra il 1956 e 1958. Un documento importante che supporta favorevolmente le mie dichiarazioni in merito all’attribuzione dell’opera allo stesso Piacentini, fatto questo, che rende incomprensibile ed inspiegabile la richiesta del sindaco che rivolto al MIC “ li-vi diffido formalmente dall’apporre il vincolo” sul monumento ai caduti già centenario, la ringrazio anticipatamente per la consueta disponibilità-architetto Antonio Fanigliulo “
LE SIMILITUDINI ARCHITETTONICHE E STILISTICHE TRA IL MONUMENTO AI CADUTI DI GROTTAGLIE (1956-58) E IL MONUMENTO ALLAVITTORIA DI MARCELLO PIACENTINI (1926-1928).
In “Monumentomania» Asburgica e «Monumentomania» italiana a Bolzano nell’età dei nazionalismi: dall’«era perathone” alla ‘prima’ “era tolomei» (1889-1928). Il monumento alla Vittoria di Marcello Piacentini (1926-1928) (1), è agevole apprendere il pensiero e lo stile progettuale, del Prof. Marcello Piacentini nella concezione della composizione architettonica del monumento ai caduti.
Nell’approfondita disanima dell’opera citata (1) sul sacello della città di Bolzano, il pensiero corre alle similitudini evidente con il successivo progetto del monumento ai Caduti di Grottaglie in provincia di Taranto.
Visionando i due prospetti grafico (Bolzano), fotografico (Grottaglie)… Marcello Piacentini, uno dei più grandi architetti moderni per genialità…la Commissione approva che l’incarico sia affidato a Marcello Piacentini e a Pietro Canonica.
«Il Monumento, sobrio e imponente, è di classici modi e misure, è alto e largo 22 metri ed è profondo 10. È costruito con tre sorta di pietre: …. I lavori saranno iniziati il 12 luglio p.v. ed il Monumento verrà inaugurato il 24 maggio 1928 nel decennale della Vittoria. A chiarimento del “Comunicato del Ministero P.I.” si aggiunge che il Monumento sorgerà a Bolzano al di là del ponte sul Talvera sull’asse del bivio tra le due vie nazionali che vanno una a Merano e l’altra alla Mendola. Questo bivio sarà trasformato in una grandiosa piazza larga 80 metri,
e tutta circondata da giardini; giardini folti di abeti, di cedri, di cipressi che formeranno un parco e che saranno alla massa architettonica un severo fondale scuro reso più grandioso … dalle vette delle Dolomiti che si proitteranno di sopra gli alberi nel cielo. Il Monumento è orientato a Levante, avrà cioè il sole di fronte nell’ora del mattino, mentre i raggi del tramonto traverseranno le colonne e vi faranno attorno un alone d’oro. È costituito da un masso rettangolare di marmo. Poggia sopra una base formata di 5 gradini di Granito grigio, che era già…Il ricco repertorio di ritagli di giornali coevi -conservato presso il “Fondo Piacentini” della Facoltà di Architettura di Firenze e relativo al giorno della posa«ecco il progetto … Il monumento è alto e largo 22 metri ed è profondo 10 metri. È costruito con tre sorta di pietre: i cinque gradoni di Granito grigio sono quelli già dagli Austriaci troppo presto preparati come base del Monumento alla loro Vittoria; il Monumento propriamente detto in Travertino romano; l’ara, tra le quattro colonne, di messo, in Porido viola di Val Gardena. Le colonne sono fasci littori stilizzati. Quattro Scultori collaboreranno con l’Architetto: Libero Andreotti, Pietro Canonica, Arturo Dazzi e Adolfo Wildt. Nel mezzo del fastigio sarà scolpita la igura dell’”Italia vincitrice” che tende l’arco verso il conine settentrionale. Intorno all’ara correrà un bassorilievo con la rappresentazione del ”Martirio e dei Martiri trentini”. Nei nicchioni interni verso l’ara staranno le statue dell’”Ardire” e del “Dolore”» 90.
Fu a suo tempo pubblicato un primo schizzo del progetto [sul «Corriere della Sera»], schizzo che sembra in seguito aver subito ulteriore elaborazione e sviluppo. Purtroppo il bozzetto definitivo non ci è ancora noto del tutto: esso verrà esposto domani sul luogo della prima pietra. Ad ogni modo restano invariate le linee principali del Monumento, così come vennero concepite dall’alta mente dell’Artista. Questo sarà costituito da una mole architettonica quadrangolare con sei colonne sul fronte, di una circonferenza quasi uguale a quella del Pantheon romano, con un ampio frontone dalla classica quadriga della Vittoria e tutto l’insieme arieggerà il….L’opera sorgerà in mezzo a giardini ed abbellirà grandemente la città, mostrandosi a chiunque giunga o esca da Bolzano nella sua mole imponente, che segnata col segno dell’Arte grande, severa ed immortale di Roma … Esso verrà inaugurato nel 1928 nel decimo anniversario della Vittoria»…dell’«Italianità», VISTO CHE IL RE, DOPO LA POSA DELLA PRIMA PIETRA DEL MONUMENTO, AVEVA DATO UFFICIALMENTE L’AVVIO AL CANTIERE ANCHE DELLE VICINE CASE PERGLI IMPIEGATI DELLO STATO: «IL SOVRANO SI INTERESSÒ VIVAMENTE DEL PROGETTO DI COSTRUZIONI … DI CENTO APPARTAMENTI … PRESENTATI
DALL’ARCH. CALZA BINI … E POSTI A POCHI METRI DAL LUOGO OVE FU CALATA LA PRIMA PIETRA PER IL MONUMENTO. VOLLE POI ACCERTARSI CHE LE COSTRUZIONI STESSE NON DISARMONIZZASSERO CON IL VICINO MONUMENTO ALLA VITTORIA E VOLLE ANCHE PERSONALMENTE PARLARNE CON L’ARCHITETTO PIACENTINI, CHE DIEDE AMPIE ASSICURAZIONI. PARE INFATTI CHE UNO SPESSO FILARE DI ALBERI SEPARERÀ LE ABITAZIONI DAL MONUMENTO: SARÀ COSÌ POSSIBILE, ED È BENE, CONCILIARE QUESTE MANIFESTAZIONI, ENTRAMBE ALTAMENTE SIGNIFICATIVE NELLA DIVERSITÀ DELLA ISPIRAZIONE»… Ricorda il giorno in cui presentò il bozzetto al Duce, che trovò il monumento “romanamente fascista” e lo accetto senza riserve. Me ne mostra il bozzetto in una riproduzione fotografica [poi edita sul giornale con l’autografo di Piacentini]: consta di una poderosa mole architettonica a base rettangolare sorretta, nei due lati frontali principali, da due serie di 6 colonne ciascuna, di diametro pressoché uguale a quelle del Pantheon romano, ma rafiguranti i fasci littori dai quali, nella parte superiore, emerge la scure simbolica. Il monumento, che sorgerà sulla sponda destra della Talvera, nel parco che precede l’abitato di Gries, pur avendo una severa linea classica, è modernamente intonato alle nuove sorti di Roma e misurerà complessivamente 19 metri di altezza. Nell’interno troneggerà una grande ara marmorea alta 4 metri che porterà in bronzo i simboli della Vittoria e le figure dei Martiri: Battisti, Filzi e Chiesa. Chiedo all’architetto Piacentini quando l’opera sarà compiuta e mi risponde: “entro due anni, poiché il Duce vuole che dopo lo slancio mirabile della Nazione nell’offrirgli i quattro milioni occorrenti, essa venga inaugurata nel decimo anniversario della Vittoria. Del resto – soggiunge – basterà che i miei collaboratori della parte scultorea siano solleciti, come io lo sarò per quella architettonica, perché essa sia realmente compiuta entro due anni”. Ci lasciamo dopo che, con atto gentile e ben gradito, mi
ha donato a ricordo del piacevole incontro, una delle fotografie del bozzetto, contrassegnata con la data e con la firma. Ho rivisto più tardi Marcello Piacentini alla posa della prima pietra, tutto affaccendato a disporre il cerimoniale semplice e sbrigativo…rispondere con CHIAREZZA PROGRAMMATICA ALLA FUNZIONE CHE IL MONUMENTO DEVE ASSUMERE ALL’INTERNO DELLE IPOTESI SULLA CITTÀ “ITALIANA” … E NELLA CREAZIONE DI UNA MODERNA CITTÀ COLLOCA IL PUNTO FERMO, DI ELEVATA QUALITÀ PROGETTUALE, RAPPRESENTATO DAL MONUMENTO… COME PUNTO FERMO DI CONDENSAZIONE DI VALORI SIMBOLICI E FORMALI EMINENTEMENTE URBANI … anche venendo
duramente attaccato, oltre che lodato [da Roberto Papini, con il quale esisteva peraltro un forte entente cordiale] … IL MONUMENTO NON È SOLO IL PUNTO OBBLIGATO D’IRRAGGIAMENTO DELLE NUOVE STRADE PRINCIPALI … PER PORSI POI COME L’ELEMENTO MONUMENTALE E FIGURATIVO DI MAGGIOR RIFERIMENto … [Negli anni successivi] con la creazione di un “foro” monumentale incentrato sull’Arco dopo il 1934 … il cui progetto architettonico viene affidato a Paolo Rossi De Paoli … grazie anche
alla realizzazione di un nuovo ponte sul Talvera in asse con il Monumento [ponte Druso] … LA PROGETTAZIONE PIACENTINIANA INTORNO AL TEMA DELLA PIAZZA E DELLA STRADA PORTICATA … [EVIDENZIA] LA POETICA DECHIRICHIANA COME LUOGO DEL “SILENZIO E DELLA SOLITUDINE” … ANCHE SE NON VIENE PIÙ REALIZZATA LA ZONA ANTISTANTE AL MONUMENTO».
Un ulteriore nodo storiograficamente problematico riguarda poi il rapporto di Piacentini con gli altri Artisti coinvolti nell’opera, da Arnaldo Foschini, architetto e collaudatore, agli Scultori soprattutto. COME SI ARTICOLÒ QUEL RUOLO, CHE L’ARCHITETTO RICOPRÌ PER CONTO DELLA “COMMISSIONE” NELLA VICENDA, DI COORDINATORE DI TUTTE LE PROFESSIONALITÀ, SOPRATTUTTO IN RAPPORTO CON GLI SCULTORI – OLTRE CHE CON I DIRETTORI DEI LAVORI – CHE CON IL LORO OPERATO CONTRIBUIVANO ALLA REALIZZAZIONE DI UNA VERA E PROPRIO GESAMKUNSTWERKE, CIOÈ UN’OPERA D’ARTE TOTALE?
Il “Contratto uficiale” sottoscritto il 12 novembre tra Piacentini e la “Commissione“ parlava genericamente di una «direzione artistica dell’Architetto» (“Art.IV”)110, ma interessante è vedere come ciò venne a coniugarsi nella realtà. Una centralità, quella piacentiniana, peraltro ribadita dalle fonti conservate presso l’Archivio Centrale dello Stato di Roma (fonti che possono dettagliare coinvolgimenti, decisioni e orientamenti in rapporto ai suoi singoli ‘collaboratori’ artistici), ma che sembra necessitare, rispetto alle ipotesi e alle considerazioni storiografiche in qui svolte, di ulteriori riflessioni. Infatti, in tutta questa serie di interrogativi storiografici vi sono una serie di ‘fulcri problematici’ che vale la pena di analizzare e ripercorrere più nel dettaglio, sub
specie piacentinana. L’architetto Piacentini, al quale l’altra sera fu comunicato l’onoriico incarico dal Capo del Governo, si è messo già a studiare il tema importante. Egli già conosce il luogo dove il monumento dovrà sorgere e con il quale, nella forma e nelle proporzioni, dovrà accordarsi. Lo stesso si dica dello scultore Canonica. Il progetto sarà, prima che altri, esaminato e giudicato dall’on. Mussolini»…Con ruoli e sfumature diverse, ovviamente, Piacentini dovette confrontarsi con i singoli artisti in maniera dialettica; e ciò ha anche suggerito agli Storiografi l’interpretazione di articolate modalità Progettuali Piacentini scriveva al Milanese: «mi giunge assai gradita la Sua lettera e sono lietissimo della soddisfazione che Ella mi dimostra per il suo compito. Le ho spedito a parte alcuni primi schizzi, dove troverà la collocazione e le misure approssimative dei tre busti. Mi dica sinceramente la Sua impressione e quanto altro crede di dovermi far conoscere. Per il materiale credo sarebbe preferibile un bel marmo chiaro, con la patina come Lei dà generalmente, su un fondo di marmi arabescati (o cipollino antico o onice etc). LE SPEDISCO OGGI ANCHE IL PROSPETTO E LA PIANTA DEL MONUMENTO, COSÌ CHE LEI POSSA FARSI UN’IDEA GENERALE DELL’OPERA…che l’architetto Piacentini aveva il compito di seguire e tutelare la ideazione e lo svolgimento delle varie opere scultoree, anche consigliando gli scultori nella interpretazione del progetto, onde avere a conseguire armonica unità, pur lasciando ai singoli temperamenti artistici le loro peculiari caratteristiche…il Presidente del Consiglio ha disposto che l’opera architettonica venga affidata all’architetto Marcello Piacentini, mentre Pietro Canonica curerà la parte scultorea». «L’ARCHITETTURA ITALIANA S’AFFERMA CON CHIAREZZA DI CONCETTI E D’INTENTI PER LA PRIMA VOLTA DA ALMENO UN SECOLO NEL MONUMENTO DI BOLZANO … ESSA APPARE ORMAI DECISAMENTE DETERMINATA PER MERITO DI MARCELLO PIACENTINI IN ACCENTI DI SPONTANEA E MODERNA MONUMENTALITÀ … CHI HA SEGUITO E SEGUE TREPIDANDO LA FATICATA EVOLUZIONE ATTUALE DELL’ARCHITETTURA ITALIANA … S’ACCORGE CHE SIAMO DI FRONTE AD UN’OPERA INASPETTATAMENTE MATURA, AD UNA PIETRA MILIARE NELLO SVILUPPO DELL’ARTE»… MATERIALI DA COSTRUZIONE E DI RIVESTIMENTO TRA AVANGUARDIA, MODERNITÀ E TRADIZIONE: UN’OPERA CLASSICISTICA ‘MISTA’ IN CALCESTRUZZO, MURATURA E CEMENTO ARMATO (TECNOLOGICAMENTE ‘ROMANA’ E MODERNA) E LA SUA PREZIOSA QUALIFICAZIONE MATERICA…Se ve ne fosse ancora bisogno, dopo i numerosi casi che la Letteratura storico-architettonica riferita al periodo tra le due Guerre, ha già evidenziato, anche il Monumento ai Caduti di Bolzano è testimonianza di quella «dicotomia critica» avanzata dalla Critica
nel Secondo Dopoguerra che vedeva la necessaria corrispondenza tra ‘linguaggio d’avanguardia’ e ‘tecnologia costruttiva moderna’. Sappiamo oggi che le cose non andarono proprio così – cioè che architetture avanguardistiche vennero realizzate con sistemi tradizionali e che viceversa architetture ‘classicistiche’ mostravano solide intelaiature in cemento armato o perlomeno miste – ma anche a questo proposito il caso del Monumento di Bolzano risulta di estremo interesse proprio per l’associazione che esso presenta tra ‘Classicismo novecentesco piacentiniano’ e uso del cemento armato (il Razionalismo faceva ‘ufficialmente’ ingresso in Italia con la serie di articoli divenuti poi noti come “Manifesto” del “Gruppo Sette” proprio a partire dal dicembre del 1926, ma le esperienze europee era già ben conosciute da Piacentini).
Nella proposta piacentiniana infatti la Modernità del nuovo “Stile Littorio” (aggiuntivo rispetto ai tradizionali Tuscanico, Dorico, Ionico, Corinzio e Composito) poteva passare attraverso un sistema costruttivo moderno, anche se non esplicitamente denunciato – cioè le nuove strutture non acquisivano valore espressivo, ma era stato piuttosto Arnaldo Foschini, a suggerire, in sede di una verifica amministrativa dei “Preventivi” per il Monumento «di adottare le strutture in cemento armato anziché quella in semplice calcestruzzo»…Alla fine si optò per una struttura ‘mista’, nonostante Foschini avesse proposto «di adottare le strutture in cemento armato anziché quella in semplice
Calcestruzzo… passando ad una struttura ‘elastica’. Nel “Contratto uficiale” del novembre 1926 la struttura sarebbe però rimasta ‘mista’, «art.II, par.3: al di sopra della platea, per sostegno ai fianchi del Monumento e delle colonne, si costruirà un muro in calcestruzzo di cemento dello spessore di cm 60 … la cripta sarà coperta con una volta in calcestruzzo di cemento dello spessore di cm 60 che dovrà sostenere il piano del Monumento con l’ara…Quindi ancora parti ed elementi in calcestruzzo e in cemento armato: «art.II, par.4: l’anima interna delle colonne e le murature della sopraelevazione saranno pure in calcestruzzo di cemento; al di sopra del piano delle colonne sarà costruita una piattabanda di cemento armato, alla quale si appoggeranno le travi di sostegno del soffitto di bronzo pure in cemento armato. In corrispondenza delle colonne si eleveranno dei pilastri in cemento armato, i cui intervalli saranno riempiti con muratura in calcestruzzo di cemento dello spessore di cm. 50. La copertura finale sarà costituita da un solaio di cemento armato». E così, nella realizzazione Foschini aveva certificato che «le colonne che sostengono il pesante attico, portano nell’interno, per ragioni di statica, un pilastro in cemento armato, come era previsto nel progetto». Nella “Descrizione inale del Monumento” si notava che «le fondazioni … sono costituite da una platea in
calcestruzzo di cemento Portland a kg.150 … le fondazioni dei muri di appoggio delle gradinate sono della stessa composizione … Il piano del Monumento è sostenuto da muri in calcestruzzo di cemento a kg.200 … mentre sulla cripta poggia una grande volta pure in calcestruzzo a kg.300 dallo spessore di 45 cm. Legradinate sono sostenute da nr.24 muri di calcestruzzo … I muri dei 15 vasti ambienti in basso isolati dal terreno hanno muri ricurvi in calcestruzzo di cemento a kg.200 …Nel Monumento propriamente detto
nr 4 colonne intere, 8 colonne a tre quarti e 2 mezze colonne ai fianchi, tutte con anima di calcestruzzo e rivestimento in pietra … Pareti laterali in muratura
di pietrame e calcestruzzo rivestite … La cornice [la trabeazione] … è costituita da un grande architrave in blocchi di Botticino e da un superiore cordolo in
cemento armato rivestito … L’attico è costituito con pilastrini di cemento armato dalla sezione di cm 20×30 e con muratura di mattoni dallo spessore di cm.45 … la cornice superiore è costituita da cordoli di cemento … La copertura superiore è costituita da lastre … sopra un solaio in cemento armato».Per quanto riguardava i materiali di rivestimento da impiegare sull’anima di muratura o calcestruzzo, Piacentini aveva proceduto ad alcuni consulti, in particolare sulla possibilità dell’uso del Travertino (come avevano annunciato inizialmente le testate giornalistiche), certo molto «romano», ma forse non
adatto al clima di Bolzano.Già ne dava notizia la pubblicistica: « Il Monumento è costruito con tre sorta di pietre: i cinque gradoni di granito grigio, e son quelli che gli Austriaci avevano troppo presto preparato come base d’un monumento alla loro vittoria; … Tanto che nella “Descrizione del Monumento” del 14 luglio 1928 si speciicava che «le gradinate … si presentano in gradoni in Granito di Solico … Nel Monumento propriamente detto nr 4 colonne intere, 8 colonne a tre quarti e 2 mezze colonne ai fianchi, tutte con anima di calcestruzzo e rivestimento in pietra di Zandobbio lavorata a bocciarde … con scuri in Botticino … Pareti laterali in muratura di pietrame e calcestruzzo rivestite con Botticino di Brescia lavorato a martellina … La cornice [la trabeazione] … è costituita da un grande architrave in blocchi di Botticino e da un superiore cordolo in cemento armato rivestito con Botticino … L’attico è costituito con pilastrini di cemento armato … rivestito di Botticino a bugne … la cornice superiore è costituita da cordoli di cemento e Botticino … la copertura superiore è costituita da lastre di Botticino … Le due pareti piene interne del Monumento sono rivestite ino a m.4.80 dal pavimento con Marmo verde delle Alpi … In alto,
per un’altezza di m.4.00 il rivestimento è in Cipollino dorato del Piemonte lucido e dello spessore di cm 2 … Sulla parete di destra vi è il busto di Cesare Battisti in Marmo di Carrara patinato con base di cm80x80 alta m.3.35 … nella parete opposta vi sono i busti di Fabio Filzi e Damiano Chiesa dello stesso autore, della stessa materia delle stesse dimensioni … L’altare al centro … in muratura di pietrame è rivestito in Porido della val Canonica … Il pavimento è in Marmo giallo di Siena e Nero di Como … La cripta è chiusa da un muro rivestito di Porido sormontato da un sedile di Botticino …. Cripta e anticripta hanno il pavimento in Botticino lucidato». L’ultima parola è spettata però a Ugo Soragni che, coordinando i lavori di restauro ha evidenziato come «I rivestimenti in pietra del Monumento vennero realizzati, per le colonne, in pietra bergamasca di Zandobbio … Per le cornici e i proili, le pareti piene e le nicchie esterne in Botticino bresciano; per le pareti interne, in Verde delle Alpi e Cipollino dorato del Piemonte; per le pavimentazioni in Marmo Giallo di Siena e Nero trentino di Mori; per la gradinata basamentale [senza usure la pietra del Monumento
asburgico] in Granito bresciano di Colonico; per la ripta in Granito di Merano»ed erano i pezzi preparati a Merano per il Monumento asburgico e lì rimasti.
- FIRENZE, MODERNIZZAZIONE E ITALIANITÀ PROBLEMI DELL’“ARTE ITALIANA” TRA ITALIA E OLTREMARE (1911-1961): DALL’EPICA IMPERIALE ALLE MOSTRE DI F. L. WRIGHT E DEL MADE IN ITALY A CURA DI FERRUCCIO CANALI E VIRGILIO CARMINE GALATI. ANNO 2012 NUMERO 21 EMMEBI EDIZIONI FIRENZE. «MONUMENTOMANIA» ASBURGICA E «MONUMENTOMANIA» ITALIANA A BOLZANO NELL’ETÀ DEI NAZIONALISMI: DALL’«ERA PERATHONER» ALLA ‘PRIMA’ «ERA TOLOMEI» (1889-1928). IL MONUMENTO ALLA VITTORIA DI MARCELLO PIACENTINI (1926-1928) .IL CONTRIBUTO DI ARNALDO FOSCHINI, DI LIBERO ANDREOTTI, PIETRO CANONICA, ARTURO DAZZI, GIOVANNI PRINI E ADOLFO WILDT. LA CRITICA ‘IORENTINA’ DI UGO OJETTI E ROBERTO PAPINI
More Stories
15 GIORNI PER UN PROGETTO DI 750.000,00 EURO PER LA PISTA CICABILE DI VIA CALO’
CASO “PIACENTINI”.ARCH. FANIGLIULO “LA TOPPA DEL SINDACO E’ PEGGIORE DEL BUCO”.
ASSOCIAZIONISMO A GROTTAGLIE.I CONTRIBUTI COMUNALI NEL 2023-24.