PITTORI DEL XX SECOLO:LA SCUOLA DI GROTTAGLIE GENNARO LUPO, ANNIBALE ARCES , CIRO FANIGLIULO, CIRO FRANCESCO D’AMICIS, GIUSEPPE SPAGNULO.

CIRO FANIGLIULO-DETTO “LU MILORDO”1881-1969.”IL PITTORE SOLDATO-AUTODIDATTA”.

di Vito Nicola Cavallo

Ciro Fanigliulo, figura di primo piano della scuola pittorica grottagliese, è stata  approfondita  da Giovangualberto Carducci (1) in “Milordo-Il pittore più popolare del paese, profilo biografico di Ciro Fanigliulo (1881-1969) presentandolo  come“lu Milordo” per la  notoria vocazione ad un “aristocratica” distinzione dagli altri, sempre accurato nella scelta del vestiario, con predilezione per le giacche di velluto e i cappelli a falda larghe, non trascurava mai il benchè minimo dettaglio del proprio aspetto. Usava presentarsi con il papillon al collo e con la pipa ( o il sigaro) in bocca, e manteneva un atteggiamento generalmente silenzioso e distaccato. Insomma un vero Milordo, anche se il suo amico e collega Ciro Francesco D’Amicis non mancò di attribuirgli-ma senza successo-un altro soprannome, Capu ti pippa, perché aveva sempre la pipa in bocca”. Un artista-soldato ed autodidatta per formazione, privo di titoli di studio, ”talento pittorico precoce”(1),in principio con rapporti ostici con la sua famiglia a causa della sua dichiarata avversione al lavoro nei campi. In Fanigliulo “ il dono naturale della pittura”(2) si racconta che “per rimostranza nei confronti del padre lancia la zappa in un pozzo. Difatti, fin da piccolo, dimostra con insistenza la sua inclinazione artistica: accoccolato nel trullo di proprietà della famiglia, quando è costretto a seguire i genitori al lavoro, disegna con il carbone sui muri. Per dissuaderlo i genitori giungono perfino a legarlo ad una sedia. Ma finalmente la sua vocazione viene tollerata. Acquista colori e pennelli, e comincia a dipingere.” “Lu Milordo”, Ciro Maria Fanigliulo, nasce a Grottaglie da Cosimo e

Francesca Gaetana Cavallo il 10 giugno del 1881, “(1)… nel 1901 alla visita di leva dichiarò di saper leggere e scrivere, è da presumere che Fanigliulo abbia frequentato le scuole elementari, senza tuttavia andare oltre. Infatti, può essere ragionevolmente smentita la sua pretesa frequenza della locale Scuola d’Arte per la Ceramica. Egli non ne fu sicuramente allievo fino al 1893, allorchè per

irregolarità amministrative le attività della Scuola furono sospese per circa un decennio, ed è difficile immaginare che possa esservi iscritto successivamente, magari al rientro dal servizio di leva nel 1904……il 31 ottobre 1906 il sindaco di Grottaglie certifica che-Fanigliulo Ciro di Cosimo, da Grottaglie, per mancanza di mezzi non ha potuto frequentare gli studi”. La Scuole d’Arte di Grottaglie venne istituita con  Regio Decreto 27 settembre 1887, di cui è stato direttore il dott. Vincenzo Calò dal  6 ottobre 1910 al 28 agosto 1933, e fondatore della   “Manifattura Calò”, in cui si  formarono artisticamente tanti giovani artisti e docenti. “Lu Milordo” ed il dott. Vincenzo Calò incrociano il proprio percorso artistico ed imprenditoriale nel 1922,quando nella cronaca dell’Ordine in un articolo del 6 ottobre (2), si riporta che “ Di notevole importanza è il riporto di ceramica del comm. Vincenzo Calò di Grottaglie, che sa coltivare l’amore per l’arte anche tra le molteplici cure della sua travagliata professione di medico. La parte artistica decorativa, specialmente quella a smalto, passato ad altissima temperatura, è dovuta al pennello du un altro artista grottagliese, Ciro

Fanigliulo”.Quindi come vedremo in seguito la formazione di Ciro Fanigliulo, sarà caratterizzata dall’incontro dell’artista con diversi Maestri e cultori dell’arte del dipingere, e tra essi, il primo è stato, un docente di disegno presso la Scuola d’Arte di Grottaglie, il prof. Nicola Sardiello (1834-1921). Sardiello (1) a fine del secolo impartisce i primi insegnamenti artistici al giovane “Milordo” che valessero ad affinare il proprio talento. Scrive Fanigliulo “fascicoli di disegno fatti il 1900 in Francavilla Fontana, sotto il prof. Sardiello, andando appiedi ogni giorno”(ndr. 16 Km andata e ritorno).Sardiello doveva essere soddisfatto del so allievo del quale ne “parlava sempre con entusiasmo”, il ventenne Fanigliulo ormai maturata la propria identità di artista, alla visita i leva compiuta a Lecce nel 1901 dichiara di essere pittore (1).”Dichiarato abile, il 23 marzo 1902 fu chiamato alle armi nel Regio Esercito e il successivo 31 marzo fu arruolato nel

5° Genio di stanza a Torino. Il suo servizio di leva si conclude due anni e mezzo più tardi, il 12 settembre 1904. Di quel periodo rimangono vari disegni che riproducono scene di vita militare e soldati, nonché paesaggi con scorci architettonici ovvero ambientati sulle rive del Po. ”Durante il servizio militare, frequentò l’Accademia e conobbe il maestro Lorenzo Delleani, una personalità di rilievo nel mondo dell’arte italiana. Nel 1904, il soldato-pittore rientra a Grottaglie, conosce Angesilao Flora, il suo secondo maestro dopo Sardiello, un sodalizio particolarmente intenso fino al 1915. “Angesilao Flora, nasce a Latiano il 29 Luglio 1863 da una famiglia di artisti. Suo padre era un apprezzato pittore ed un suo procugino, l’alcantariano Padre Pietro Antonio da Chiaia, al secolo Abramo Flora, fin troppo noto statuario e modellatore in cera che annoverava tra i più prestigiosi committenti lo stesso Francesco II di Borbone, re di Napoli. Egli aveva soggiornato dal 1880 per oltre un decennio a Roma, dove, grazie anche le frequentazione degli studi dell’architetto Gaetano Koch e del pittore Cesare Maccari e del decoratore Girolamo Savoranelli, aveva affinato le proprie qualità, specializzandosi soprattutto nella decorazione, nella quale raggiunse risultati di sicuro rilievo, che gli guadagnarono commesse importanti come gli affreschi del teatro romano “Argentina”. Flora non fu

soltanto un valente decoratore, giacchè egli si dimostrò sempre capace di passare con esiti altrettanto efficaci alla pittura e , finanche, alla statuaria in

cartapesta. A Gallipoli, in provincia di Lecce, fondò una scuola “Scuola d’arte applicata all’industria”(3).” Al fianco di Agesilao Flora, Fanigliulo apprese l’arte della decorazione pittorica. E’ noto che con il maestro collaborò alla realizzazione degli affreschi al salone di Palazzo Fedele a Gallipoli e negli anni a venire avrebbe affrescato gli ambienti di varie dimore signorili a Grottaglie, Martina Franca e Francavilla “ (1).Il 4 maggio 1908 sposa Giovanna D’Abramo. Lo stesso anno vince una borsa di studio di lire 700, ma il secondo classificato Vincenzo Portaluri propose impugnativa preso la Quarta sezione del Consiglio di Stato, che annullò la delibera con cui si assegnava la borsa di studio a Fanigliulo.”Lu Milordo” afferma  Giovangualberto Carducci (1) “ Fanigliulo visse esclusivamente di pittura in un paese che a quell’ epoca vedeva le pareti domestiche adornate da grandi fotografie e da immagini sacre piuttosto che da dipinti,e nel quale erano pochissime le persone interessate, per censo e per sensibilità culturale, all’acquisto di quadri. Ma il nostro seppe convivere con tale

situazione e, almeno all’inizio del secolo, le cose non gli dovettero andare così male se nel gennaio 1905 acquistò….un tomolo di terreno seminativo in località

Scarserba (ndr. la masseria dove fu catturato il prete brigante papa Ggiru-al secolo Ciro Annicchiarico sacerdote della collegiata di Grottaglie)…per lui che da ragazzo aveva lottato per non diventare contadino…””(1) Nel 1914 venne eletto consigliere comunale per il Partito Socialista, alla cui ideologia, insieme con Ciro Francesco D’Amicis, egli si era formato sotto l’influenza di Agesilao Flora….Il patto di Londra sancì l’ingresso italiano nella prima guerra mondiale. Fu una svolta anche per anche per Fanigliulo che, per effetto della mobilitazione generale indetta con Regio Decreto, fu richiamato alle armi e il 25 maggio1915”,”(2) e combatte in prima linea sul Pasubio, nel 1916 raggiunse il territorio dichiarato in stato di guerra dove operò come soldato telegrafista, del 5° corpo d’armata del generale Frugoni”,(1)” per oltre tre anni fino al dicembre 1918”, (2)”durante le ultime fasi del conflitto si occuperà dei rilievi topografici per il 3° Genio del V Corpo d’armata. Tiene con se sé un album da disegno e la cassetta degli acquerelli. Ritrae dal vero istanti di battaglia, le gole delle

Dolomiti, le marce delle truppe, le ronde. Dei suoi pastelli-ma non se ne ha la conferma-la 25° Compagnia telegrafisti fa stampare dalla ditta Bestetti e Tummielli di Milano cartoline postali, che distribuisce ai militi. Fanigliulo così scrive il 15 febbraio 1915 alla moglie: ”Carissima Nina, ti mando una delle cartoline dipinte da me, rappresentante la vita in guerra del soldato del genio telegrafisti. Finita la guerra, prima di ripartire per Grottaglie si fa firmare dal sottocapo di Stato maggiore del V Corpo d’armata il permesso “di portare seco alcuni bozzetti artistici”. Infatti il servizio postale militare italiano, per alcuni mesi dallo scoppio del primo conflitto mondiale subì problemi grossi per l’approvvigionamento delle cartoline in franchigia dell’Esercito, anche se ufficialmente (come affermato dallo Stato Maggiore) dal 13 Giugno 1915 il servizio postale militare era pienamente efficiente. La carenza di cartoline in

franchigia venne risolta accettando come corrispondenza in franchigia ogni cartoncino (illustrato o no) che recasse un timbro di reparto militare o di ufficio postale militare fino al 20 Luglio 1916, quando un apposito decreto mise fine alla concessione. Per ragioni di tempo nei controlli della censura si scoraggiava

l’uso delle lettere da parte dei militari in direzione “zona di guerra-paese”; ricordo che le lettere erano accettate solo se in tariffa normale. Se il militare spediva senza affrancare, erano tassate a destino con tassa speciale T.S. di primo porto; infatti il regolamento recitava: “…dal 1 Luglio 1866 il bollo d’origine

d’un uffizio di posta militare sulle lettere è considerato come un’apposizione di francobollo a credito …..”(1) “La lunga permanenza al fronte (sicuramente in

Trentino e, poi, in Alto Adige)  ebbe un immediato riflesso anche nella produzione pittorica di quel periodo, ispirata a paesaggi alpini e a scene militari e belliche, che d’ora innanzi-dati anche i numerosi studi realizzati-sarebbero divenuti temi ricorrenti nei suoi dipinti “il dramma della grande guerra”. Durante

la guerra del 1915-1918 ebbe modo di conoscere artisti del calibro di Cesare Maccari, Aristide Sartorio, Michele Cascella.  Appartengono a quest’epoca alcune delle sue opere più suggestive come le scene dolomitiche e l’inquietante autoritratto in guerra sul Pasubio. Così Emanuele De Giorgio scrisse su “Il Corriere del giorno” (13 luglio 1978): “Il dramma della grande guerra era rimasto inciso nella sua memoria come una sorta di esaltazione mistica per cui tra una

veduta di Grottaglie e una natura morta veniva fuori un quadro di battaglia”. (4)(2).”Nel 1922 partecipa alla III^ Mostra d’Arte a Bari e Romilda Mayer su “Il Corriere delle Puglie” scrive di lui che è un pittore “di sorprendente precisione”. Nel 1923 partecipa a Roma alla Biennale romana e nel 1926 le sue opere furono esposte all’importante rassegna di Schio inaugurata dal Re Vittorio Emanuele III,”(2) in quell’estate (1926) Schio è in fermento. Un guarnitissimo comitato, presieduto dal Maresciallo d’Italia Guglielmo Pecori Giraldi, ex comandante della 1° Armata, sta organizzando la Mostra nazionale delle visioni pittoriche del Pasubio, che si svolgerà a cavallo dei mesi di agosto e settembre. Fanigliulo è tra gli invitati. Il 17 Giugno riceve un biglietto a firma del segretario

della mostra “Le confermo l’arrivo della cassa delle opere, giunte in ottimo stato e di già collocate”. E’ presente con nove dipinti. Giovedì 2 settembre il Gazzettino dà notizia della Mostra del Pasubio e informa: ”Né mancano i grandi nomi. Sartorio, Marchioro, Ortelli, Cascella, Terruglia, Fanigliulo”(2).Una rassegna organizzata dal mercante Ciro Ragusa ed artista ceramico esaltata da “Il gazzettino” del 2 febbraio 1926. Nel 1938 espone a Manila (Filippine), l’anno dopo è a Tirana (Albania). Uomo di forte personalità, dal temperamento austero, piuttosto incline alla ironia severa, Fanigliulo, oltre la pittura, ebbe anche un’altra passione: quella politica, che gli costerà nel 1943 la denuncia per attività antifascista.”(4)

“(1) Reduce dalla prima guerra mondiale, Fanigliulo riprese ad esercitare il suo mandato di consigliere comunale, partecipando abbastanza assiduamente alle

riunioni consiliari dal marzo 1919 al maggio 1920..e dal 1922 al giugno 1926….va ricordata la sua posizione nella spaccatura consiliare determinatasi il 28 giugno 1924 in seguito alla proposta formulata da Salvatore Perduno per cui il Comune di Grottaglie avrebbe dovuto inviare un telegramma di condoglianze alla vedova di Giacomo Matteotti, assassinato dai sicari fascisti il precedente 10 giugno.

Messa in votazione al termine di un acceso dibattito, la proposta fu approvata con un solo voto di differenza: tra i dieci consiglieri favorevoli c’era anche Fanigliulo. Quella delibera fu poi revocata, ma intanto essa lascia intuire una certa distanza del nostro dalla situazione politica che ormai da tempo si era consolidata a livello nazionale. Una distanza comunque non esplicita se già nel precedente maggio Fanigliulo aveva partecipato alla votazione unanime del Consiglio Comunale per conferire la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini” (4) . Il ventennio precedente e quello successivo, ed oltre, vede Fanigliulo

impegnato in produzioni artistiche ospitate in diverse mostre ed appuntamenti culturali in Italia e all’estero, aveva, sotto la guida del suo maestro Agesilao Flora,  in giovane età affrescato a Gallipoli  il Salone del Palazzo Fedele, a Grottaglie affrescava tra l’altro palazzo Motolese, palazzo Pignatelli, palazzo Carrieri, palazzo Volpe. Sue opere si trovano nel Santuario di San Francesco de Geronimo (1931) e che “(1) 1961,ottantenne,lavorò al restauro degli stessi affreschi ,ove erano stati intanto traslati i resti del Santo”. Per la Collegiata ha dipinto “I profanatori del tempio” e “Il battesimo di Gesù”. In “La voce del Popolo” (22 febbraio 1942) don Giuseppe Petraroli scrisse: “La religiosa elaborazione dei quadri di Fanigliulo diventa religiosa ammirazione di chi li guarda. Genio di provincia, aveva un carattere sferzante, un’enorme passione per la caccia, per le chiassose compagnie, i buoni pranzi; molte ragazze si prestavano ad essere ritratte nude dal maestro; il suo studio era intasato di mucchi di quadri. La sua pittura è irruente, con una fisica vitalità”.

Nel 1967 (2) “ il dolore per la morte di un’amatissima nipotina gli causa una grave paralisi. Gli si preclude la parola, ha lunghi e tirannici periodi di incoscienza, la sua forte fibra si deteriora. Ha ottantacinque anni. Lo curano con

affetto la figlia Angela e pochi amici intimi. E’ stata unicamente la parentesi della prima mondiale a trattenere lontano a lungo Fanigliulo da Grottaglie. Dal 1918, tolte rarissime occasioni, non lascia più il suo paese. Il suo universo, lo ha trasferito nel piccolo studio di via Quaranta e poi di via Balestra, dove dipinge, per cinquant’anni, venti ore al giorno. Oltre alla pittura, a cui si è consacrato ( gli eredi hanno calcolato che sparsi per l’ Italia e l’estero, esistono più di diecimila suoi dipinti), valgono la caccia, la famiglia, le libagioni con gli

 amici, i cani, la pipa. Trascorsi due anni di sofferenza a causa della paralisi, durante i quali tuttavia non rinunzia a dipingere…(3) imparò a usare la mano sinistra pur di disegnare e colorare, e fu questo il modo di continuare a vivere e a sentirsi vivo. Tale situazione si trascinò per due anni e si avviò all’epilogo nell’avanzata primavera del 1969 quando Fanigliulo decise di non dormire più a letto e di vivere, giorno e notte, seduto su una poltrona di vimini dietro una finestra da cui poter vedere sempre la luce: trascorse così gli ultimi anni quaranta giorni della sua vita, che si concluse nelle prime ore del mattino del 20 maggio 1969…commosso fu il saluto della comunità grottagliese al “suo” pittore…più popolare del paese”. Nella sua città di nascita, è stata intitolata una via cittadina.(4) Emanuele De Giorgio nel suo “Domenica in Albis” (Racconti Pugliesi, Mario Adda editore, Bari, 1980) nel capitolo intitolato “Battuta di

caccia” ricorda “lo studio del maestro a pianta quadrata con volta a crociera, con unica fonte di luce una lunetta sulla porta d’ingresso”, “la predilezione del maestro per i soggetti di caccia” per il fatto che aveva una enorme passione “per lo svago venatorio e quando poteva concedersi una vacanza, alle prime luci dell’alba, si recava nelle campagne col fucile a tracolla e il suo fedele cane Omero…Cosa c’entrasse il cantore ellenico col cane non saprei proprio dirlo.”. Così scrive Giuseppe  Petrera in “Primo Centenario della Santificazione di S.Francesco De Geronimo sotto il pontificato di Gregorio XVI (26 maggio 1839/26 maggio 1939” e “Guida al Santuario” in Grottaglie, tip. Pettograsso, 1939) :“Il valente Ciro Fanigliulo pittore pregiato che con grande naturalezza e

spontaneità ravviva i suoi lavori artistici, nel febbraio coll’aprile 1930 dipingeva la volta della santa camera dove nacque il concittadino Santo. Questo dipinto nel mezzo rappresenta in un chiarore abbagliante molte schiere di angeli che suonano e cantano l’inno della gloria e salendo gradatamente verso il cielo quasi scompaiono allo sguardo, quale visione celeste. (…) Nell’osservare questo affresco armonico nelle linee lo spirito si eleva in dolce contemplazione”. Don Giuseppe Petraroli in “La voce del Popolo” (22 febbraio 1942) “A Ciro Fanigliulo la natura andò incontro con un paesaggio come al Goldoni con una bambola…Egli è attaccato al suo studiolo come la chiocciola alla conchiglia:là è sempre reperibile di fronte al cavalletto, con l’inseparabile pipetta…Ciò che sembra balzar dalla tela improvvisamente è frutto di intimo lavoro”. Nel 1981 la cooperativa grottagliese grazie ad Antonio Bagnardi e Francesco Coviello il testo “Il dono naturale della pittura”(4). In questo volume si registrano gli interventi critici di Guerricchio, D’Amicis, Mandrillo e Scotti.(2)

(1) Giovangualberto Carducci- Il Milordo:  Il pittore più popolare del paese. Profilo biografico di Ciro Fanigliulo (1881-1969) in “Pittori del XX secolo: la scuola di Grottaglie. Ciro Fanigliulo-2006-Edito dalla Città di Grottaglie.

(2) Fanigliulo “ il dono naturale della pittura”. Considerazioni di Benedetto D’Amicis, Gino Guerricchio, Piero Mandrillo e Walter Scotti. Con 99 opere dalla mostra retrospettiva del pittore. Cooperativa culturale grottagliese. Grottaglie 22 agosto 1981.

(3) Pittori del XX secolo: La scuola di Grottaglie. Gennaro Lupo- Città di Grottaglie. Antonio Basile-Arte in Puglia fine dell’Ottocento al secondo dopoguerra.

(4) Grottagliesi XX secolo-edizioni zoom di Francesco Occhibianco.