URBANISTICA. ”IL SACCO DI GROTTAGLIE”. ARCH.FANIGLIULO “STRAVOLGIMENTO ARCHITETTONICO ED URBANSITISCO DELLA CITTÀ.”

INTERPELLO DI PEGASO.IT AL MINISTERO DELL’INTERNO PER LA ROTONDA DI PIAZZA IV NOVEMBRE.

LA DENUNCIA PUBLICA  DELL’ARCHITETTO ANTONIO FANIGLIULO.

“Con grande rammarico, emerge la necessità di censurare ancora una volta le scelte urbanistiche e dei lavori pubblici promossi negli ultimi anni dall’amministrazione comunale di Grottaglie. Tali scelte e molteplici interventi realizzati, privi di ragionevolezza, logicità e utilità hanno evidenziato una scarsa sensibilità, attenzione e rispetto per la storia e la cultura locale, che destano profonda preoccupazione e danneggiano la città per il loro impatto deleterio su storia, cultura, paesaggio e bellezza. Una deriva urbanistica e culturale senza precedenti. Le decisioni prese sembrano orientate a soddisfare interessi contingenti e speculativi, piuttosto che perseguire una visione di sviluppo, qualità e crescita collettiva. Incomprensibilmente, i progetti intrapresi, e messi in campo, ignorano il valore storico, urbatettonico e paesaggistico della Città, rischiando di compromettere per sempre l’identità culturale della stessa, ma anche la qualità della vita dei cittadini, alimentando un processo di progressiva perdita del valore attrattivo, paesaggistico e storico della Città delle Ceramiche. Non sorprende, dunque, che molti condividano la riflessione amara: “Grottaglie, amata da pochi, posseduta da molti!”

Numerosi sono gli interventi realizzati o proposti che sollevano forti perplessità per il loro impatto negativo e pregiudizievole. Dallo stravolgimento di Viale Matteotti – già viale della rimembranza – evocativo della memoria storica e sociale – anziché riqualificato e “pedonalizzato”per valorizzare l’identità storica – trasformato in un banale e mortificante parcheggio con una pseudo pista ciclabile di nessuna funzionalità; alla riannunciata demolizione e ricostruzione della scuola Sant’Elia, pregevole esempio di architettura razionalista che invece andrebbe valorizzata. Da piazza G. Verdi a piazza C. Cafforio trasformate in spazi privi di funzionalità e che non favoriscono l’aggregazione, né valorizzano il contesto cittadino, configurandosi, di fatto, in “vuoti urbani”; alla triste vicenda, dei Comparti “C” del PRG vigente dove i proprietari fondiari da troppi anni sono gravati e schiacciati da una IMU sproporzionata e irragionevole, mentre, nel recente passato aree destinate all’edilizia popolare sono state trasformate in occasione di monetizzazione per pochi privilegiati.

Tali fatti evidenziano un grave deficit di trasparenza, di competenze e una mancanza di sensibilità da parte dell’amministrazione. Tuttavia, l’episodio più eclatante, emblematico e doloroso riguarda lo scempio della Lirica Architettonica costituta dal Parco Monumentale di Piazza IV Novembre progettato dal noto Architetto Marcello Piacentini, con contributi dello scultore Sergio Sportelli e del latinista Ettore Paratore: UN SIMBOLO FERITO! Dedicato ai “Figli della Patria Caduti nelle due Guerre Mondiali, il Parco rappresentava un’opera di straordinaria bellezza e importanza storica. In Puglia, “secondo” soltanto al Sacrario Militare dei Caduti d’Oltremare di Bari. Nonostante il vincolo di BENE CULTURALE imposto dal Ministero della Cultura, violando le disposizioni normative, all’ombra della Soprintendenza. Una visione progettuale e un intervento decisamente sbagliato, barbaramente ne ha mutilato l’essenza architettonica, alterandone le auree proporzioni dell’impianto geometrico piacentiniano, stravolgendo l’aura commemorativa e la bellezza del componimento Architettonico La sua deturpazione è un ferita aperta per la Città, un simbolo violato e una denuncia che grida vendetta per la mancanza di sensibilità, cura e rispetto per il Patrimonio Culturale proprio da parte delle Istituzioni, e in special modo della Soprintendenza, forse distratta, verso il nostro parco architettonico, artistico, paesaggistico e culturale. Nè si può sottacere lo stravolgimento del vecchio “Largo di Porta Sant’Angelo”, trasformato in “rotatoria stradale” al cospetto rigoroso di antiche quinte murarie architettoniche. Anch’esso un luogo simbolo della memoria storica e collettiva della Città.

Ora si profila e preoccupa molto la minaccia della “Variante Urbanistica Semplificata”. Un ulteriore attacco al patrimonio Culturale e Paesaggistico cittadino. Un altro grave, impattante, pregiudizievole ed esteso intervento urbatettonico, già approvato dalla Giunta e adottato dal Consiglio Comunale di Grottaglie, senza un preventivo adeguato coinvolgimento della cittadinanza e delle categorie economiche e culturali della Città. Un esempio emblematico di trasformazione urbana basata su logiche espansionistiche e consumo di suolo, speculative, di politica e di finanza urbanistica. La compromissione della “valle dei giardini”, già “orti urbani”. Una zona “agricola speciale”, così la definisce il PRG, naturale e periurbana, lungo via Papa Leone XIII, alle pendici del rinomato Quartiere delle Ceramiche. Già correttamente destinata dallo stesso strumento urbanistico e dal Piano Particolareggiato del Centro Storico e del Quartiere delle Ceramiche, a servizi per standard urbanistici (D.M. 1444/68) per lo stesso Quartiere e la realizzazione di un Centro Internazionale per la “esposizione permanente di prodotti delle arti ceramiche”. Un’area unica nel suo genere, meravigliosa per la sua morfologia e orografia, caratterizzata da una straordinaria bellezza naturale e paesaggistica che rischia di essere compromessa e vanificata da una variante urbanistica che, su un’area di 42.000 mq circa, prevede la costruzione di assurde e invasive “strutture commerciali, food e opere pubbliche(?)” con un ingombro volumetrico di 40.000 mc circa (equivalenti a circa 140 appartamenti).

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Esse, per un’area incontaminata e naturale, includono anche un assurdo, violento e orrendo capannone pressostatico in plastica, visibile da ogni angolazione e cono ottico possibile, che deturpa irrimediabilmente e ostacola la vista del panorama visibile proprio dal Quartiere delle Ceramiche verso la vallata, e viceversa. Un complesso immobiliare, che porta ad alterare in modo irreversibile l’aspetto del paesaggio. Evidentemente, al progetto manca la sensibilità di una visione rispettosa del contesto antropico e paesaggistico del Luogo e dell’area estesa che lo circonda. Invece di tutelare e valorizzare quest’area e il patrimonio locale, si propone un intervento urbanistico con soluzioni invasive, deleterie e squallide che rischiano di cancellare uno spettacolo paesaggistico ineguagliabile, lo skylend della Città di Grottaglie visto da Sud-ovest, oltre che minare lo stesso Quartiere delle Ceramiche. È impensabile, è infamante deturpare un’area così preziosa con interventi di questo tipo: il paesaggio non è solo un bene estetico, ma anche un patrimonio identitario e culturale del Luogo. La variante proposta dalla società che ha acquisito la gran parte della proprietà delle aree (oltre quelle ancora da espropriare), e adottata dal Consiglio Comunale contraddice apertamente ed è in netto contrasto con le Norme Urbanistiche previste dal Piano Regolatore Generale (PRG) e dal Piano Particolareggiato, che stabiliscono criteri rigidi per la tutela del Centro Storico e del Quartiere delle Ceramiche. Queste aree sono considerate un patrimonio non solo per i cittadini di Grottaglie, ma anche per i turisti che ogni anno visitano la città attratti soprattutto dalla sua tradizione ceramica e dai suoi Beni Architettonici come il Castello Episcopio che da oltre mezzo secolo attende la sua ristrutturazione. Tuttavia, ancora una volta, gli interessi privati e speculativi sembrano arrogantemente prevalere. Con questo intervento l’amministrazione comunale dimostra di essere più attenta e sensibile alle richieste di alcune “società” che al bene comune: non c’è alcuna visione ampia e a lungo termine, solo decisioni dettate da interessi contingenti, opportunismi, ovvero per sfamare gli appetiti di qualcuno.

Quale necessità della variante urbanistica se nel PRG vigente esistono già le aree tipizzate per attività commerciali di grande impatto ambientale? Lo strumento Urbanistico vigente del Comune di Grottaglie, prevede almeno tre comparti Tipizzati per “Destinazioni Commerciali ”. Uno di essi – Tipizzato Dc3 – proprio sulla stessa direttrice stradale di via Leone III, confinante e parallela all’area per la quale è stata richiesta e adottata la Variante Urbanistica. Pertanto, proprio non si comprende perché, l’amministrazione comunale, voglia annullare questa corretta destinazione d’uso – Standard Urbanistici e “esposizione permanente di prodotti delle arti ceramiche” – che gratifica, celebra e implementa il Quartiere delle Ceramiche, oltre che proteggere il Paesaggio, quando lo stesso intervento a scopi commerciali, e magari meglio progettato, può essere agevolmente traslato e ubicato soltanto pochi metri oltre. Quindi salvaguardando e proteggendo lo stesso Quartiere e il Centro Storico, valorizzando il Paesaggio e senza snaturare, ovvero conservando, lo skylend antropico della Città di Grottaglie, ben visibile e attraente già percorrendo la superstrada TA-BR, oltre che da altre parti del territorio.

Malauguratamente la Variante Urbanistica adottata, dovesse ottenere l’approvazione definitiva, il danno maggiore lo riceverà proprio il Quartiere delle Ceramiche che ha una prevalenza altimetrica di circa 30 metri, verso le sue pendici. Lo si riscontra guardando dai suoi altipiani. Ad oggi è ancora possibile godere e distinguere un panorama unico con una vista mozzafiato a perdita d’occhio che nelle giornate limpide e terse abbraccia a 180 gradi tutta la vallata sottostante che spazia dalla piana di Montedoro-Genzano-Melio a quella di Cimino e del Mar Piccolo fino allo skylend della Città di Taranto e quartiere Tamburi. Ovviamente, le stesse suggestive visioni si ottengono guardando la Città di Grottaglie dalla campagna. Non a caso, le prescrizioni del CUR al PRG raccomandano proprio l’asse stradale di via Leone XIII e l’area ad esso sottostante, al fine di mantenere inalterato il confine urbano e la visione del Centro Storico dall’agro, e viceversa. Va inoltre osservato che le opere previste come “infrastrutture a cedersi”, altro non sono che uno “specchietto per le allodole” e rischiano di compromettere non solo il paesaggio, ma anche la vivibilità della Città creando nuovi “Vuoti Urbani”. Strada a quattro corsie, asfaltata? in un contesto naturalistico? peraltro per un brevissimo tratto di appena 450 metri, parcheggi e aree gioco, sembrano tutti funzionali più al centro Commerciale e food che alla qualificazione urbana e ambientale. Non contribuiscono neppure al miglioramento della qualità della vita del contesto urbano che, tuttavia, resta periferico.

Pertanto, appare realistico che l’operazione finisca per addossare alla collettività i costi di gestione e manutenzione delle cosiddette “infrastrutture a cedersi”, peraltro realizzabili con costi bassi, per la società proponente, e trattenere per se stessa i benefici del pieno utilizzo di tutte le infrastrutture e degli impianti. Per quanto proposto dalla società richiedente la variante urbanistica, suscitano perplessità anche le tempistiche adottate e le modalità procedurali eseguite per il rilascio dei provvedimenti. Se l’intervento progettato persegua davvero l’interesse pubblico, o se rappresenti un beneficio esclusivo per pochi; Se nasce da una reale esigenza collettiva o da richieste esterne, magari per favorire interessi privati. Tanto più che, la stessa amministrazione comunale, poco più di due anni fa, ha respinto una richiesta analoga per una struttura commerciale simile in un’area ubicata poco distante da quella oggetto di variante urbanistica. Oltretutto, vigendo la Legge Regionale 18/2019 che istituisce la Perequazione Urbanistica, non si comprende perché, fissando a “priori” l’indice perequativo, non si debba procedere con l’acquisizione dei “Diritti Edificatori” prelevati dall’apposito “Registro” (art. 8), e magari commercializzando quelli dei Comparti “C” che attendono di ottenere esecutività. Quindi, ove l’amministrazione ritenga l’utilità e l’interesse pubblico dell’iniziativa, procedere con i Bandi Pubblici per l’assegnazione delle aree, e indire le dovute Gare per l’asta dei diritti edificatori necessari per l’edificabilità.

Non è assolutamente più tollerabile che la proprietà fondiaria, disconoscendo o scavalcando gli strumenti urbanistici regolarmente approvati – nel disimpegno o con l’assenso della pubblica amministrazione – debba procedere con ,Varianti Urbanistiche per superare e stravolgere lo stesso strumento urbanistico generale o particolareggiato, e salvaguardare, o imporre, i propri interessi a danno di quelli della collettività. In conclusione, gli interventi proposti, mascherati come “rigenerazione urbana”, rappresentano invece una appropriazione indebita di area vincolata e una minaccia per l’identità di Grottaglie e il suo patrimonio antropico, paesaggistico e culturale, che rischia di perdere la sua attrattiva turistica e di immagine. Il progetto risulta dirompente per il Quartiere delle Ceramiche e il contesto circostante, compromettendo il valore storico, culturale e paesaggistico dell’area. L’intervento rischia di ridurre il patrimonio e danneggiare irrimediabilmente il paesaggio, senza adeguate giustificazioni di sorta. È necessario, quindi, un riesame attento del progetto di variante urbanistica, nel rispetto dell’interesse collettivo e della tutela del Paesaggio, delle presenze antropiche, della cultura locale. Inoltre, è fondamentale che l’amministrazione comunale, per salvaguardare la bellezza storica, culturale e paesaggistica della Città, respinga la variante adottata il 21 dicembre 2024 e promuova soluzioni e interventi trasparenti e coerenti con la tutela del territorio, favorendo e implementando la valorizzazione del Quartiere delle Ceramiche e delle sue tradizioni. Proposte come queste, altamente impattanti, devono essere orientate verso le aree di PRG compatibili e congruenti con la destinazione commerciale di categorie M1, M2 o superiori, peraltro già individuate proprio dallo stesso PRG, come quella di via Pio XII. Le stesse, per garantire trasparenza, terzietà e vantaggi collettivi, vanno gestite e assegnate tramite bandi pubblici. La città delle ceramiche merita un futuro che ne rispetti e valorizzi la bellezza storica e culturale, non scelte che alimentano degrado e speculazione”