“L’ICONA QUALE BELLEZZA DEL VOLTO DI DIO”

L’ ICONE DI SUOR PIERPAOLA NISTRI . LA NASCITA DI GESÙ È L’INIZIO DELLA SUA MORTE.

Icona scritta da Suor Pierpaola Nistri per gli 800 anni del presepio di Greccio

DI VITO NICOLA CAVALLO

In occasione del Natale, riprendiamo l’intervista di suor Suor Pierpaola Nistri, delle figlie di Santa Chiara (pierpaolagreen@gmail.com) di Grottaglie, e con le riflessioni di Robert Cheait e lo studioso e storico Cosimo Luccarelli.

Suor Pierpaola cosa  sono queste splendide Icone Sacre?

L’icona è ricerca della bellezza del volto di Dio, è uno sguardo gettato nell’abisso dell’amore di Dio, una finestra aperta verso il cielo.

Le icone possono definirsi  solo opere d’arte?

Spesso si parla dell’icona solo come opera d’arte, mentre c’è qualcosa di più. “Quando guardiamo ad un icona dobbiamo presupporre un messaggio di spiritualità perché dispone l’anima a vivere un’esperienza spirituale senza avere la presunzione di conoscere il mistero di Dio”. Fondamentale per quest’arte è il desiderio della ricerca di Dio espresso dal salmista: Il tuo volto, Signore, io cerco”.

Cosa vediamo dunque nelle icone?

Nell’icona si intravede lo spazio e la prospettiva ribaltata, il movimento e il ritmo, la stilizzazione del corpo umano, la natura, i colori e la luce. Emerge in particolare la bellezza dei volti. L’icona non è una rappresentazione statica. È una ricerca della Luce da rappresentare grazie all’aiuto dei colori.

I pennelli e le tinture sono gli strumenti di un cammino interiore, più profondo e “contemplativo”.

La Madre Chiara d’Assisi, parlava di bellezza, cosa voleva dire?

Parlando della Bellezza, Chiara  fa  riferimento a Maria, da lei imitata. “La sua bellezza sta nella relazione con Cristo, della relazione intima con Dio”. In Maria, risplende anche la bellezza della redenzione operata da Cristo per l’umanità.

Un saluto di tutte le sorelle Clarisse per noi tutti?

“Siate sempre amanti di Dio è delle vostre anime e di tutte le vostre sorelle”, ci esorta la sorella Chiara d’Assisi”. E con questo monito di Chiara vi salutiamo tutti, augurandovi ogni bene nel Signore”

Robert Cheait  riflette sulla «La nascita di Gesù è l’inizio della sua morte», in (https://www.theologhia.com/2020/12/la-nascita-di-gesu-e-linizio-della sua.html ) riportando proprio l’icona di Suor Pierpaola Nistri.” Era depresso Rahner quando scriveva queste parole? Credo sia stato semplicemente realista e questo realismo rispecchia quello che la tradizione ha sempre associato alla nascita del Salvatore: non è una festa ingenua che pensa solo alla nascita, ma una festa realista che pensa a tutto il mistero di Cristo: nascita, vita, morte e risurrezione. Di questa tradizione, l’iconografia conserva l’associazione  tra il Cristo che nasce e il Cristo sepolto. Le fasce del neonato sembrano quelle del Cristo sepolto. A che pro? Non era meglio avere una festa senza ombre? Pongo la domanda con altre parole: che cosa avremmo potuto fare di un Dio che condivide solo le stagioni belle della nostra vita? Come avrebbe redento ciò che non ha assunto? Non a caso, il Natale viene seguito da alcune feste non proprio allegre: il primo martire, santo Stefano, i bambini innocenti, san Giovanni evangelista (mancato martire… almeno agli occhi degli uomini, ma martire dell’amore di Cristo in realtà in una confessione di Cristo, del suo comandamento nuovo, fino alla morte).A che pro allora? Perché solo il Dio che condivide la nostra vita mortale dona senso al vivere, al morire; solo il Dio che diventa uomo, veramente uomo, può divinizzarci senza snaturarci. Vi lascio con il testo di Rahner di cui avevo citato solo una frase in apertura. «La luce di Natale ed il canto degli angeli, che glorifica Dio e proclama la riconciliazione definitiva per gli uomini che Dio ama, devono discendere negli abissi della nostra morte, altrimenti quello splendore e quel suono rimangono vani. Natale non è una festa consolatrice, che per un momento vuole confortarci facendoci scordare l’incomprensibilità del nostro destino. Questa festa dev’essere celebrata là dove noi viviamo, nel dramma della nostra morte, poiché la nascita di Gesù è stata l’inizio della sua morte»

Abbiamo voluto approfondire l’iconografia Sacra del monastero con lo storico Cosimo Luccarelli, che ha realizzato un approfondito studio sulla sua pagina grottagliesità blog, chiediamo di raccontarci delle icone di Suor Pierpaola Nistri. Cosimo Luccarelli ci dona una composizione poetica sul Natale :

A Gesù Bambino

E’ vero, sei di argilla, ma io non ci credo

Ti domando il motivo di tutto ciò che succede,

non capisco perché non fai qualcosa di concreto,

costringendoci a rivolgerci a tua Madre che ci vede;

questo mondo, Signore, ha preso una cattiva strada

perché come ciechi ci siamo consegnati al progresso,

ci rassomigliamo a tante marionette di carta colorata

che cercano piacere e ricchezza perché qualcuno l’ha promesso;

tutte queste disgrazie che ci piovono addosso in grande quantità

uccidono tante generazioni di gente senza conoscere la ragione,

con il progresso otteniamo solo morte e tanta devastazione

distruggendo il creato del Tuo Padre fece con tanta devozione;

ogni anno tu rinasci dentro tante grotte di questo regno

che rassomigliano  a quella dove nascesti con tanta festosità

ma sono Gesù Bambino di argilla, di carta, di gesso, di legno

e non di carne che diventato grande ti uccisero con crudeltà;

il presepe che noi continuiamo a fare onorare la tradizione

ti vuole dire che solo Tu puoi salvare ancora la tua gente amata,

altrimenti finisce che questo mondo pensa che sei stato un imbroglione

e ti uccidono nuovamente senza pensare alla loro vita rovinata.

Natale 2020  

Dopo questa composizione, ispirata dall’icona di Suor Pierpaoloa Nistri introduciamo  una breve storia della vita quotidiana delle Clarisse.                                                            

Nel Monastero delle Clarisse di Grottaglie si svolge quotidianamente una vita di preghiera associata alla grazia del lavoro . Nel privilegio della povertà, da oltre 400 anni (precisamente dal 1591) nel Monastero di Santa Chiara di Grottaglie, le Monache Clarisse vivono in silenzio e nel silenzio la loro vita claustrale seguendo la tradizione “dell’ Ora et Labora” che ben riassume i due momenti equilibrati quotidiani della

preghiera e del lavoro. Accanto alla preghiera, infatti, il lavoro è per le Figlie di Santa Chiara un mezzo per amare e servire Dio e i fratelli, è una grazia, cioè un dono che deve essere vissuto con fedeltà e devozione come raccomanda la loro Madre nella Regola, affinché non ostacoli l’unità e la pace  interiore ed esteriore. Oggi a tutto questo si è aggiunta un’altra attività di rilievo grazie al talento, creatività ed impegno di una giovane suora che riesce a realizzare delle opere iconografiche bellissime e di notevole valore artistico. Sono tante ormai le opere prodotte da Suor Pierpaola, molte sono conservate nel suo monastero, altre sono presso famiglie, chiese, diocesi, conventi e collezionisti privati; ognuna di loro è l’espressione del messaggio cristiano che lei cerca di trasferirci, affinché possiamo cogliere l’essenza della sua spiritualità. Forse non tutti sanno che le icone non sono quadri o dipinti, ma delle raffigurazioni sacre realizzate su tavoletta con processi particolari e che per poterle creare necessita una grande preparazione tecnica ed una profonda purificazione mentale, spirituale e fisica. Nel giorno della memoria di Santa Chiara, fondatrice della famiglia delle sorelle claustrali, presento la bellissima icona di “SANTA CHIARA E DELLE PRIME SANTE DELL’ORDINE”, realizzata da suor Piepaola Nistri,  Badessa del monastero

di Grottaglie. La collezione iconografica sacra del Monastero clariano grottagliese, formata da tantissime opere prodotte da suor Pierpaola Nistri all’interno dello stesso convento, si arricchisce di una nuova opera di pregevole valore artistico e di testimonianza cristiana. L’icona sacra ha sempre suscitato un grande interesse, per la loro storia, per il loro significato simbolico, per la tecnica usata. Il termine icona deriva dalla parola greca “eikon”, che significa “immagine” e l’iconografo è colui che dipinge icone o per essere più precisi, colui che scrive icone. Possiamo dire che l’icona è un’arte teologica, perchè annuncia attraverso i colori ciò che la Sacra Scrittura annuncia con la parola: “l’immagine visibile del Dio invisibile” (Col 1,15). L’icona, dicono i greci, è “deuteròtypos toù prototypoù”, cioè “riflesso della realtà di Dio”, perchè essa dà all’immagine una nuova dimensione, quella trascendente, in quanto supera la forma della nostra realtà per far presente la realtà di Dio. “Signore agli artisti tu affidi la missione di rivelare lo splendore del Tuo Volto. Fa che le loro opere portino all’umanità un messaggio di pace e di speranza”. E con questo spirito missionario l’iconografa del monastero grottagliese offre al popolo cristiano la possibilità di riflettere sull’esperienza di fede di Santa Chiara e delle prime sei sante clarisse: Santa Giacinta, Santa Agnese,  Santa Coletta, Santa Caterina, Santa Eustochia e Santa Isabella. Nella presentazione dell’opera le stesse suore dicono che l’icona di Santa Chiara, non vuole rappresentare semplicemente la sua fisionomia o un momento particolare della sua vita, ma vuole essere l’immagine di Dio per il nostro tempo. La figura umana viene perciò trasformata e raffigurata in modo da esprimere, attraverso ogni particolare, il concetto di trasfigurazione. Il volto è il centro dell’icona. Domina tutto, perché è il luogo della Presenza dello Spirito di Dio, l’espressione della vita interiore. Santa Chiara vi è rappresentata in atteggiamento di custode, di protettrice che, sapendo di essere esaudita dal Suo Signore, si offre come sostegno e guida sicura per le Sorelle e per la sua Città, affinché siano difese e protette da Dio stesso. Le sei sante, rappresentate sotto l’abbraccio protettore di Chiara, sono le prime sante dell’Ordine e ne rappresentano la storia e i doni che Dio ha elargito alla Chiesa. Anche i colori dell’icona hanno un alto valore simbolico e  svolgono un ruolo fondamentale nella rappresentazione. Quelli che caratterizzano questa icona sono: l’oro: pura luce, simbolo della presenza del Divino; il blu: simbolo del mistero della vita Divina e della Dimora di Dio, che rappresenta la

trasparenza dell’acqua, dell’aria del cielo e simboleggia la fede; il bianco: la luce dell’eterno; il marrone: segno della povertà e della rinuncia alle gioie della terra; il verde: la vita della vegetazione e, pertanto, simboleggia la crescita e la fertilità, la rigenerazione dello spirito e la sua primavera; il giallo: appartiene alla sfera della luce ed è il suo riflesso; il rosso: l’energia divina, l’amore dello Spirito, simbolo del sangue, con il duplice significato di principio della vita e, nello stesso tempo, di martirio e sacrificio; il bruno: tutto ciò che è terreste e riflette l’intensità della materia. Attraverso la bellezza di quest’opera le amate suore clarisse grottagliesi continuano la loro opera di evangelizzazione e di annuncio della Presenza Divina, una finestra sul mistero, capace di donare un significato, di dare una risposta esauriente ai bisogni più profondi dell’uomo e alle sue angosciose domande. L’icona è conservata nel convento annesso alla chiesa, costruita nel 1600 e un tempo intitolata a San Gerolamo come il convento, quale segno di riconoscenza verso Gerolamo Sanarica, nobile e benemerito grottagliese che volle erigere il monastero di clausura e chiesa per accogliere quelle giovani dell’aristocrazia locale sull’esempio di santa Chiara.