DI ELIO FRANCESCONE
In attesa della notte della Befana, 2024, andiamo indietro nel tempo con qualche foto di una Grottaglie di qualche anno fa, in una società umile e povera tanto quanto di buon senso e dignitosa.
Le foto sono tratte da Grottagliesità che ringrazio e si riferiscono alle manifestazioni della chiesa del Carmine di Grottaglie.
Pubblico,a corredo, una poesia in dialetto di un nostro concittadino, Vincenzo Giuseppe Cofano, nato nel 1921 e morto nel 1996 e che tanto ha dato alla nostra cittadina, sia per cultura tradizionale che per amore.
Una testimonianza su una festa …non piu’ festa, in una societa’ che ha dimenticato la semplicita’ e la sobrieta’ in nome dell’opulenza e dello spreco.E, purtroppo, si e’ messa da parte anche la voglia di sognare e di immaginare.
“LA BBEFÁNA”
Lu giurnu è rriatu,
cha lu Mamminu è scapulatu.
Ritòurnunu alli capanni li pastori
e lli Re Magi vòunu alli castelli,
sott’à nnu cielu
lucenti di stelli,
a li tre cu li cannelli.
Tuttu nturnu è mbiancatu
cupierti son di nevi li paisi
ma alli dodici precisi,
nna vèicchiarèidda, vistuta da puirèidda
vulannu la si vedi
sobbr’a nna scopa totta spilacchiata
cu quera rigida nuttata
scenni int’li camini purtannu alli piccini
li doni.
Nna bambula, nnu Pinocchiiu,
nnu cavadducciu cu lli carruzzini,
nn’elefanti, nnu treninu.
Ma alli piccinni birbuni,
cenniri e cravuni.
Ma pòu ripèinsa cha son tutti belli:
e allora ccioccolati e caramelli.
Ma vui, sapiti ci è sta vèicchia strana?
Ogni piccinnu luccla:
E’ la Bbefana.
(Da notare qualche personaggio conosciuto e a noi caro: Suor Rosa Ceriani,Don Dario Palmisano,Don Cosimo Occhibianco)
A proposito dei Re Magi e dei loro doni…
Solo un Vangelo ne parla, quello di Matteo: «Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: “Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo”… Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra».
Mbè – direte voi – che c’è di strano? È la storia dei re magi! Già: questo è ciò che è scritto; ma provate invece a osservare quello che non c’è… Non si parla di cammelli, per esempio, e nemmeno di re; non si dice che li guidava una cometa, ma soltanto una stella senza coda; e dei nomi di Gaspare, Melchiorre e Baldassarre non c’è traccia, per non parlare del fatto che uno dei tre fosse di pelle nera. Anzi, a dir la verità, leggendo per benino il Vangelo non troverete mai che i misteriosi personaggi venuti da Oriente erano tre… E allora? Tutte favole, tutte invenzioni?
Di sicuro tra la storia narrata in parole stringate da Matteo e quella che noi conosciamo (e anzi viene riprodotta in molti luoghi d’Italia con fastosi cortei e persone addobbate con vesti preziose) ci sono varie differenze; però, se osserviamo bene, si tratta di particolari che la tradizione ha aggiunto proprio perché non riusciva a spiegarsi il racconto tanto misterioso secondo il quale personalità ricche e potenti giungono da molto lontano per adorare (addirittura!) un neonato sconosciuto e poverissimo…
I doni dei Magi hanno un significato: fanno riferimento alla duplice natura di Gesù, quella umana e quella divina: l’oro perché è il dono riservato ai Re e Gesù è il Re dei Re, l’incenso, come testimonianza di adorazione alla sua divinità, perché Gesù è Dio, la mirra, usata nel culto dei morti, perché Gesù è uomo e come uomo, mortale”Da racconti.it)
I tre santi Re Magi d’Oriente
chiedevano fermandosi in ogni città:
“O donne, o fanciulle, sapreste dirci
la strada per Betlemme dove va?”
Né giovani né vecchi lo sapevano
e essi riprendevano il tragitto,
ma una cometa dalla chioma d’oro
or li guidava come una lanterna.
La stella sulla capanna di Giuseppe
alfine si fermò e i santi tre re Magi alla soglia si poterono affacciar;
muggiva il bue, piangeva il bambinello,
e i Re Magi cominciarono a cantar.(Heine)
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