AUGURI A DON CIRO SANTOPIETRO ALLA MADONNA DEL CARMINE PER I 60 ANNI.OGGI 18 E 30 CON DON SALVATORE LIGORIO CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA.

Pubblichiamo una riflessione del 2021 di Don Ciro Santopietro sul nostro San Ciro. Auguri Don Ciro dalla redazione di pegaso.it.

SAN CIRO MEDICO EREMITA E MARTIRE  NELLA PANDEMIA DEI TEMPI MODERNI.”BENEMERENZE SOPRANNATURALI DELLA SUA PROFESSIONE, EVOLUZIONE DEL SUO CULTO,ORIGINE E SVILUPPO DELLA SUA DEVOZIONE” A NAPOLI E GROTTAGLIE.

Don Ciro Santopietro parroco della chiesa Madonna del Carmine di Grottaglie : “San Ciro, un medico che ancora guarisce! Più ti fai guaritore di ferite altrui,

Oggi ospitiamo la meditazione, in onore di San Ciro Medico Eremita e Martire di Don Ciro Santopietro, parroco della Chiesa della Madonna del Carmine di Grottaglie.

Da ormai quasi un anno, l’umanità sta attraversando un tempo di profonda sofferenza a causa della pandemia da Corona Virus. Quotidianamente siamo messi davanti al dramma della malattia e della morte che inesorabile sembra galoppare sul mondo. Un denso velo è stato squarciato davanti ai nostri occhi: ci illudevamo di essere invincibili, arroccati in mille sicurezze; ci siamo ritrovati fragili creature, sospese sul vuoto dell’incertezza. E abbiamo (ri)scoperto più che mai il bisogno di alzare gli occhi al cielo! In particolar modo, abbiamo visto lo sforzo eroico di medici, infermieri e operatori sanitari che hanno avuto il coraggio di sfidare il Covid, in una lotta disperata contro la morte, anche al costo di sacrificare la propria esistenza. Li abbiamo definiti, a giusta ragione, “angeli”, abbiamo dedicato loro canzoni, elogi, articoli, servizi televisivi. Abbiamo compreso quanto sia necessario un servizio di sanità efficiente. E il mondo sarà per sempre grato a questi uomini e donne che hanno avuto un ruolo di fondamentale importanza nella lotta alla pandemia.

A Grottaglie, poi, c’è un medico speciale, che ormai tre secoli continua a curare i mali del corpo e dell’anima di chi a lui ricorre. Piedi scalzi e occhi al cielo, la sua immagine è presente in ogni casa. Un uomo calvo e barbuto. Un dottore vissuto nel III secolo d.C. nel lontano Egitto, eppure capace ancora di prescrivere farmaci e medicamenti efficaci. Una presenza mistica ed austera eppure più che familiare. Un amico, un intercessore, uno di casa insomma.

È Ciro d’Alessandria, il nostro amato Santo Patrono.

Al di là dei riti, della tradizione e del folklore, che sicuramente quest’anno vivremo con un intensità diversa rispetto al passato, ci chiediamo cosa possa dirci la testimonianza di San Ciro in un periodo di grave crisi e di sofferenza come questo. Cosa ci consiglierebbe? Quale medicina ci fornirebbe?

Da Sofronio di Gerusalemme, suo primo biografo, sappiamo che Ciro fu un medico anargiro (dal greco, “senza denaro”): egli offriva le sue prestazioni mediche ad Alessandria, nel rione Doryzim, senza richiedere alcun compenso economico. Il paradigma di tutta la sua esistenza fu la più completa gratuità. Premurosamente curava la gente e assisteva gli ammalati senza chiedere neppure un soldo in cambio.

Forse se potesse parlarci, Ciro d’Alessandria ci direbbe anzitutto che la ricchezza, il profitto, il conto in banca non possono dare senso ai nostri giorni. E ce ne rendiamo conto proprio in momenti come questi, nei quali un inaspettata contingenza mette in discussione tutte certezze su cui abbiamo costruito secoli e secoli di civiltà. Ciò che riempie la vita, sembra dirci la testimonianza di Ciro, non è quello che raccogliamo ma quello che diamo! E più doni, più sarai felice. Più ti fai guaritore di ferite altrui, più vedrai sanate le tue!

C’è stato anche un momento di crisi nella vita di Ciro: nel 299 un editto impose a tutti i medici di cessare il loro servizio perché accusati di cospirazione contro l’impero. Ciro dovette chiudere la sua attività medica. Eppure seppe vedere in questo momento difficile, in cui tutto sembrava perduto, una opportunità. Seppe aprire una nuova via. Decise infatti di ritirarsi nel deserto d’Arabia dove iniziò la sua esperienza eremitica: scelse il silenzio della contemplazione e della ricerca di Dio. Ecco il secondo messaggio che la vita di San Ciro ci offre in questi tempi di crisi: fare dell’imprevisto, per quanto drammatico possa essere, il punto di partenza per una vita nuova. È vero il virus ci ha tolto tanto e continua a farci sprofondare nell’incertezza, eppure proprio in questo tempo possiamo riscoprirci più attenti alla vita, possiamo cogliere la voce di Dio che si manifesta nella quotidianità delle piccole cose. “Fermati” sembra dirci Ciro “ascolta la voce del silenzio, penetra nei deserti della tua anima e troverai Dio!”.

Ma Ciro è anche il martire fedele, il testimone dell’amore di Cristo. Egli preferì la morte piuttosto che venir meno al suo credo cristiano. Lasciò che gli venisse tagliata la testa invece di rinnegare la fede in Cristo.

Ci vuole coraggio, diremmo!

No, ci vuole amore! Ciro muore per amore, di Cristo e di un gruppo di discepoli, con lui incatenati. Così la morte diviene il più bel messaggio della sua vita: se uno muore per amore, vivrà in eterno!  Se io riesco a morire ogni giorno, a mettere da parte il mio egoismo, la mia brama di potere, il mio desiderio smodato di possedere le cose e le persone, forse riuscirò a vivere da uomo finalmente libero. Come Ciro, il cui nome, a distanza di 18 secoli, ancora risuona sulle nostre labbra e il cui volto rimane impresso nelle pagine della storia umana, imperitura dimostrazione della grandezza di Dio.

Il vaccino di cui abbiamo bisogno tutti, allora, ce lo offre proprio San Ciro: un medicamento capace di difenderci non tanto dai mali del corpo quanto da quelli del cuore, molto più gravi e mortiferi. Questo medicinale è la carità che, come dice San Paolo, non avrà mai fine. Perché non c’è mai un tempo inopportuno per amare, fosse anche una bruttissima pandemia!

Ama e guarirai! Un medico egiziano di nome Ciro ce lo garantisce!