BRIVIDI DI FREDDO

di Saverio Fanigliulo


Nel cuore della notte
agitata dai fantasmi del passato, era sveglio il mio papà,
rimembrava quei momenti tristi e bui vissuti come prigioniero nei campi di lavoro tedeschi.
Un freddo gelido permeava il suo corpo,
perfino nelle calde notti di agosto.
Al risveglio, intirizzito, si rinnovava la paura
per quei luoghi infernali, per quegli stenti,
per i morsi della fame, per le minacce
e le torture dei nazifascisti,
per l’esercizio sistematico della violenza cieca e disumana.
Com’era duro il pensiero ossessivo e devastante di quei giorni
trascorsi in gioventù,
nella disperazione,
ignaro della sorte riservatagli,
distante dall’amato luogo natio e dagli affetti.
Gemendo, ci raccontava del suo gravoso patire,
ma non vi era alcun modo per attutire il dolore per indurre conforto, rasserenare, dimenticare e passare oltre.
Nessuna tregua,
per ridare un attimo di pace in un luogo nefasto
di orrore, disperazione e fango.

“Brividi di Freddo” è una toccante e intensa riflessione che ci conduce nel cuore della notte agitata da spettri del passato, con il protagonista, il padre dell’autore, che si trova sveglio a rivivere i momenti tristi e bui trascorsi come prigioniero nei campi di lavoro tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale. La descrizione del freddo gelido che permea il suo corpo anche nelle calde notti di agosto crea un potente simbolismo, trasmettendo la persistenza dei traumi e delle sofferenze vissute.

Il testo cattura vividamente l’angoscia e la paura che affliggono il protagonista al risveglio, quando il ricordo di quei luoghi infernali, degli stenti, della fame, delle minacce e delle torture inflitte dai nazifascisti torna ad affiorare. La narrazione si dipana attraverso il freddo, sia fisico che emotivo, che ha segnato in modo indelebile l’esperienza del protagonista. La menzione della violenza sistematica e disumana mette in evidenza la crudeltà insensata dei nazifascisti e la loro capacità di infliggere sofferenze impensabili.

FOTO DI CIRO DE VINCENTIS-GROTTAGLIE

Il testo rivela la durezza del pensiero ossessivo e devastante di quei giorni trascorsi nella giovinezza, immerso nella disperazione e all’oscuro della sorte che lo attendeva. La distanza dall’amato luogo natio e dagli affetti intensifica il senso di isolamento e solitudine del protagonista. L’autore ci conduce attraverso le profonde emozioni del padre, gemendo mentre racconta del gravoso patire, senza possibilità di attenuare il dolore o di trovare conforto.

La mancanza di tregua nel racconto sottolinea l’assenza di pace in quei luoghi nefasti di orrore, disperazione e fango. La poesia di Saverio Fanigliulo rende omaggio alla memoria di coloro che hanno sofferto e perso durante quel periodo buio della storia, e allo stesso tempo, mette in luce la forza e la resilienza di coloro che hanno vissuto esperienze così traumatiche.