“E cussi’ passo’ la prucissione ti santu Ggiru alli Vurtagghi , 2024”..

di Elio Francescone

La processione, come fenomeno religioso, certamente risale al basso Medioevo e precisamente all’età angioina, rimanendo immutata, nella sua coreografia, con labari,stendardi, costumi, baldacchini e vestizioni che provengono dalle “sacre manifestazioni”, opera delle varie congreghe perse e recuperate nel tempo. Ma, nel contempo, non dimentichiamo le classiche processioni degli dei greci e romani!

Eccola, in un pomeriggio rigido ma illuminato dai raggi del sole: e’ la processione del 31 gennaio 2023 che , come ogni anno(eccetto quei due anni precedenti della pandemia), oltre a essere un omaggio di devozione verso San Ciro, è anche un’esaltazione del sentimento religioso-sociale del popolo grottagliese il quale, in virtu’ di questo andare, monotono e lento,a volte claudicante e ondulatorio,con canti e gestualita’ varie, con vesti e divise, evidentemente sente ancor di piu’ la sua “simbiosi” con questo santo, proveniente dalla nobile ed antica terra d’Africa ed “introdotto” a Grottaglie da S.Francesco de Geronimo nel 1709.

Volti all’unica meta, i fedeli si scoprono “solidali” gli uni con gli altri, determinati a concretizzare nel cammino della vita gli impegni cristiani maturati nel percorso professionale:speranze e conforti,anche nel gelo di un vento invernale o di una pioggia.La variegata e variopinta turba umana scorre, come un serpente che striscia sulla terra :simboli, malati,piedi e mani.

Ore di canti e trasferimenti, magia di una corona stretta tra le mani,piedi nudi che premono il selciato.Squilli di tromba e fanfara musicale che conferiscono un’aria misteriosa ed attrattiva, interrotti dalle voci dei confratelli e dalle preghiere della colonna umana. E, forse, e’ una riconciliazione tra l’imperfezione dell’uomo e la divinita’.

E poi ci sono gli occhi degli spettatori sul marciapiede e sulle strade, in un turbinio di diversi sentimenti:una curiosita’ inquirente, un distacco isolante,una lente che immortala.

Considerazione finale del tutto personale:credo che il martire di Alessandria preferirebbe che, appena dopo la sua statua, ci fossero… i “penitentes” e gli “orantes”, ovvero coloro che chiedono grazie e speranze, per se stessi e/o anche per i propri cari o amici.Ed i cosiddetti “notabili”/politici( o coloro che pomposamente si ritengono tali) farebbero bene ad abbassare gli sguardi in segno di compunzione, invece di scambiare un atto di fede con una passerella di moda e/o di “ messa in evidenza “, visto che in Italia ci sono sempre elezioni e si fa a gara per avere continuamente maggiore visibilita’!

E a pensar male si rischia di indovinare, come asseriva qualcuno che ne capiva di tale debolezza umana.

E questo gia’ sarebbe un miracolo “democratico” di San Ciro! Ma neppure il Santo di Alessandria puo’ fare tale miracolo!