SETTIMANA SANTA IN PUGLIA: I RITI A TARANTO 2021.PRIMA PARTE/3.

I RITI DELLA SETTIMANA SANTA DI TARANTO SONO DEGLI EVENTI CHE SI SVOLGONO NELLA CITTÀ DEI DUE MARI DA DIVERSO TEMPO,  A PARTIRE DALLA DOMENICA DELLE PALME.

di vito nicola cavallo

 Il racconto della storia dei  riti della Settimana Santa, che  risalgono alla seconda metà del 1500, in piena dominazione spagnola  nell’Italia meridionale. Gli Aragonesi, portarono in città i loro usi e costumi, compresi quelli pasquali, a differenza di ciò che accade oggi, essi avevano luogo solo la mattina del Venerdì Santo, e a parteciparvi erano tutte le confraternite di Taranto, non solo quelle principali di San Domenico e del Carmine. Conosciamo da vicino le due principali confraternite,(1) la venerabile Confraternita dell’Addolorata e san Domenico trasse le sue origini e le sue tradizioni liturgiche e popolari dapprima dall’Ordine dei Padri Predicatori di san Domenico e successivamente dalla spiritualità dei Servi di Maria.

I Padri domenicani insediatisi stabilmente nelle città di Taranto, a partire dal 1315, nella città Vecchia, nell’antica Abbazia di San Pietro Imperiale, tenuta un tempo dai Padri Benedettini, e denominata solo nella seconda metà dell’Ottocento come San Domenico Maggiore, operarono per un lunghissimo arco di tempo, con alterne vicende, ora di splendore, ora di decadenza, sino alla metà del XIX secolo, dopo l’Unità d’Italia. I Padri domenicani, per celebrare il trionfo della cristianità contro il pericolo turco, nella battaglia di Lepanto (7 Ottobre 1571) fondarono due Confraternite laicali: il Nome di Dio ed il Rosario. Pur essendo la spiritualità domenicana pienamente espressa nelle due congreghe, i Padri predicatori, circa un secolo dopo, nel 1670 fondarono una terza Confraternita, San Domenico in Soriano, intitolata al loro Patriarca.

La data di fondazione si rileva dal Regio assenso concesso da Ferdinando IV Re delle Due Sicilie, il 24 Aprile 1777.Verso la Vergine Addolorata, si ebbe un ulteriore impulso devozionale  dopo la costruzione della statua della Vergine – attualmente custodita dalla Confraternita – avvenuta nella seconda metà del Seicento, a Napoli, ad opera di autore ignoto contemporaneamente alla costruzione della statua di San Domenico, commissionata dai Padri domenicani. La statua dell’Addolorata veniva  portata in forma privata in San Domenico due volte l’anno: in occasione del Venerdì di Passione e della Settimana Santa, e la terza domenica di settembre, per la festa del Trionfo dei Sette Dolori. Nel 1870, a seguito della Supplica inviata dai confratelli di San Domenico, il 6 Settembre, alla cura Generalizia dei Servi di Maria, per il riconoscimento e la istituzione della confraternita dell’Addolorata da aggregare all’antica Confraternita domenicana, l’Arcivescovo di Taranto Mons. Giuseppe Rotondo, il 17 Dicembre, eresse canonicamente la Confraternita dell’Addolorata aggregandola a quella di San Domenico.

 Da quella data la Confraternita ebbe la doppia denominazione e adottò le regole statuarie del 1861. La Confraternita di Maria SS. del Carmine fu fondata ufficialmente il 10 Agosto del 1675 con un decreto dell’allora Arcivescovo di Taranto Mons. Tommaso F. Sarria O.P. Diversi documenti riportano come data di fondazione del sodalizio il 1577, nel 1765 la Confraternita riceve in dono le statue di Gesù Morto e dell’Addolorata dalla famiglia Calò. Don Diego Calò, infatti, commissionò a Napoli le due statue in cartapesta e ogni Venerdì Santo venivano portate in processione in forma privata. I suoi discendenti continuarono il pio esercizio sino a quando Francesco Antonio Calò, decise di donare le due statue alla Confraternita del Carmine che, tra tutte le Confraternite invitate dalla stessa famiglia per la Processione del Venerdì Santo, si distingueva per devozione.

 L’unica richiesta della famiglia Calò fu che i discendenti della stessa dovevano partecipare al corteo religioso reggendo i lacci della bara del Cristo Morto. La Confraternita osservò la richiesta e presumibilmente dopo pochi anni aggiunse altre sei statue che raffigurano i vari momenti della Passione da aggiungere alla Processione primitiva.. Nel 1806, a causa dell’arrivo a Taranto delle truppe francesi di Napoleone, il Convento dei Carmelitani venne soppresso e fu usato per depositare armi e ospitare le numerose contingenze inviate dall’imperatore francese. La Chiesa fu chiusa al culto e la Confraternita del Carmine trovò ospitalità presso la Confraternita della SS. Trinità sino 1810 , anno in cui il sodalizio ritornò nella sua sede originaria. Il 16 marzo del 1875, papa Pio IX, concesse ai Confratelli del Carmine che effettuavano la pia pratica del Pellegrinaggio ai Sepolcri, le stesse indulgenze dei pellegrini che si recavano in visita alle sette Chiese dell’ Alma Roma, privilegio rinnovato successivamente da Leone XIII e da S. Pio X. (1)

I riti della Settimana Santa furono introdotti a Taranto dal patrizio tarantino don Diego Calò, il quale nel 1703, commissionò a Napoli le statue di Gesù morto e dell’Addolorata, le stesse ereditate, durante il periodo illuminista nel 1765 dal patrizio tarantino Francesco Antonio Calò, custode della tradizione della processione dei Misteri del Venerdì santo, donò alla Confraternita del Carmine le due statue che componevano la suddetta processione e la prima volta fu il Venerdì Santo 4 aprile 1765, attribuendole l’onore e l’onere di organizzare e perpetrare quella tradizione cominciata nel 1703. Prima delle processioni, ogni confraternita  faceva pellegrinaggio ai sepolcri della città vecchia, con a capo un confratello troccolante , che agitava uno strumento di legno dal suono particolare, un caratteristico “trac-trac” dal quale potrebbe derivare la parola “troccola”.

Rumore assordante, del quale,  gli abitanti della città vecchia se ne lamentavano, infatti, nel 1708, il vicario capitolare proibì l’uso delle troccole durante la processione del venerdì mattina. La processione dei Misteri un tempo si svolgeva, quindi, nella città vecchia di Taranto, poi, per cause non meglio definite, si decise di spostarla nel borgo nuovo.(2)

I Riti della Settimana Santa a Taranto iniziano alle 15:00 del Giovedì Santo con il Pellegrinaggio agli altari della Reposizione detti Sepolcri. I Confratelli, vestendo l’Abito di Rito, scalzi, col cappuccio calato sul viso e il cappello in testa, e recando in mano il bordone, visitano le chiese del Borgo e della Città Vecchia, per fare rientro nella chiesa del Carmine intorno alla mezzanotte. Nel buio della notte ha inizio (1) il Pellegrinaggio della B.V. Addolorata.

La statua della Vergine è portata in processione dalla Confraternita di Maria SS. Addolorata e San Domenico. Il corteo religioso parte dalla Chiesa di San Domenico in città vecchia e raggiunge alle prime luci dell’alba la città nuova. La durata complessiva di questa processione è di 14 ore. I confratelli indossano l’abito di rito composto da un camice bianco stretto in vita e sui polsi un rosario con medaglie a carattere religioso che pende alla destra del camice, una cinta di stoffa nera che pende alla sinistra del camice, la mozzetta di colore nero con il medaglione raffigurante la Vergine Addolorata, un cappuccio bianco calato sul volto tutta la notte con due fori all’altezza degli occhi, un cappello di colore nero calato sulle spalle, una finta corona di spine sul capo e infine scarpe nere e guanti bianchi.

La processione è aperta dalla troccola (strumento in legno che produce un caratteristico suono), le pesàre ( gli unici bambini che partecipano alla processione), la Croce dei Misteri, i crociferi, 14 poste (coppie di confratelli), il trono e infine la statua dell’Addolorata portata a spalle da quattro confratelli in abito di rito e da quattro forcelle in abito scuro.(2) Il Pellegrinaggio agli altari della Reposizione detti Sepolcri, riprende poi, alle prime luci del Venerdì Santo per concludersi intorno alle 11.

SEGUE DOMANI

(1) www.settimanasantainpuglia

(2) https://fabioligonzo.com/i-riti-settimana-santa-taranto/

(3) https://it.wikipedia.org/wiki/Settimana_santa_di_Taranto

(4) https://www.facebook.com/groups/136096949797184