SETTIMANA SANTA DEL MAESTRO CIRO QUARANTA.

NON SONO INTERESSATO A FARE BELLE FOTO, MA SONO DESIDEROSO DI “VEDERE” UNA STORIA E DI RACCONTARLA ATTRAVERSO UN ‘IMMAGINE“.

Ciro Quaranta, il fotografo operaio, grottagliese, con la sua caratteristica cortesia e signorilità, nasce a Grottaglie nel 1955. Inizia a lavorare come operaio all’età di 16 anni. Nel periodo in cui frequenta le scuole serali, dove conseguirà il titolo di perito elettrotecnico, comincia a interessarsi di fotografia. Nel 1995 pubblica il libro “Foto a ricordo”, una ricognizione sulle feste religiose del Sud Italia. Dal 1996 inizia la sua indagine sul mondo del lavoro partendo dall’industria nella quale è impiegato. Negli anni a seguire contadini, operai, ceramisti. Nel 2015 espone  con la mostra “ L’Uomo di Banda”, letta con le parole di Robert Capa è”Non sono interessato a fare belle foto, ma sono desideroso di “vedere” una storia e di raccontarla attraverso un ‘immagine”. Le bande musicali pugliesi, o le cosiddette Bande da giro, sono il più grande fenomeno di cultura popolare nel sud Italia, esse suscitano ancora un grande interesse, anche se l’epoca d’oro delle bande sia ormai passata e si sia esaurita la sua funzione sociale di “opera dei poveri” come aveva alla fine dell’800, quando ha contribuito a divulgare il melodramma tra le classi contadine. Ciro Quaranta nelle sue fotografie, rigorosamente monocrome, non cerca di porre attenzione solo alle tradizioni della sua regione ed agli aspetti ormai quasi dimenticati, ma è tesa a scoprire e investigare “l’Uomo di Banda”. Il fotografo, che ha da sempre percorso all’interno dei suoi lavori le mille sfaccettature della vita e dell’uomo, è sempre stato incuriosito ed attratto dalla loro vita nomade, dalla loro passione conseguita senza non pochi sacrifici e soprattutto dalle parole e dal loro sguardo. (foto di Ciro Quaranta:in “Volti del lavoro” Provincia di Taranto-Museo Nazionale Archeologico 4 Aprile-1 Giugno 2008) .Ciro Quaranta ha guardato anche al mondo del lavoro catturando momenti e volti che restituiscono la dignità della manualità; dai suoi scatti non emergono mai fatica e sofferenza ma sempre orgoglio e senso di appartenenza alla classe operaia. È stata l’occasione per accendere i riflettori su una professione che ricopre un ruolo sociale di primaria importanza, diffondendo la musica di grandi autori per le strade e le piazze di ogni città, borgo o paese più sperduto. Intervistato da Francesco Lorizio  raccontava “Negli anni ’80 i giornali ingaggiavano dei fotografi per raccontare il mondo, ciò faceva del reporter un giornalista che al posto della macchina da scrivere, aveva la macchina fotografica. Le mie foto riguardano prevalentemente il mondo del lavoro. Io cerco emozioni. Nelle rughe di un lavoratore, c’è la fatica di un uomo e il mio scopo è stato quello di immortalare tale fatica.   Ciro Quaranta ha guardato anche al mondo del lavoro catturando momenti e volti che restituiscono la dignità della manualità; dai suoi scatti non emergono mai fatica e sofferenza ma sempre orgoglio e senso di appartenenza alla classe operaia. È stata l’occasione per accendere i riflettori su una professione che ricopre un ruolo sociale di primaria importanza, diffondendo la musica di grandi autori per le strade e le piazze di ogni città, borgo o paese più sperduto.Sono stato ospite di altre culture e ho aperto la mia mente a nuovi sguardi. Viaggiare rende liberi. Tutti i miei lavori si possono definire da fotoreporter. Il bianco e nero, per me, non è realtà, mi da la sensazione di immaginare un mondo a parte, le foto non invecchiano. Io, come principio, non sono contrario all’uso degli smartphone, perché la foto è per tutti reperibile al momento in cui c’è qualcosa da documentare, però ci sarebbero due limiti: la qualità della fotografia e l’impossibilità di archiviarla .A me non piacciono le distanze, non uso zoom, a me piace fotografare da vicino. . Una foto nasce prima nella testa, poi, se hai una macchina fotografica a portata di mano, la scatti senza avere la sfortuna di non poter immortalare quel momento. Con l’età si fanno pensieri spirituali. Io ultimamente, prima di addormentarmi, faccio pensieri volti al Signore.”