IL PROSSIMO 4 APRILE NEL CASTELLO EPISCOPIO DI GROTTAGLIE INAUGURAZIONE DEL “CALVARIO” DEL PROF. DE FILIPPIS.RIFLESSIONE DI KEFA PETRUS. DI SEGUITO LE FOTO DELL’ESECUZIONE E BENDIZIONE DEL CALVARIO 1958.
Dunque il “calvario” è ricollocato in modo incompiuto, i lavori sono ancora da concludere, dopo nove anni, l’ammnistrazione D’Alò e non è riuscito ad aottenere il lavoro completo dal Liceo “Calò”, così come era stabilito nell’orginaria delibera di giunta comunale. La incredibile giustificazione del mancato completamento del piano d’appoggio dell’opera, è stata che a suo tempo la posa in opera delle “mattonelle tipo gres porcellanato a trama mosaico e che sono un’applicazione recente e tessere di pari dimensioni sono ormai fuori produzione”, avendo un quartiere delle ceramiche, ci sarà qualcuno che insieme al Liceo artistico potrà realizzare quetse tesse, oppure rivolgersi ad un noto concessionario per materiali ceramico di Grottaglie.
Ma veniamo all’altra inconmprensibile iniziativa di annunciare l’inaugurazione dell’opera incompleta per dire cosa, non è dato sapere, ma la singolarità dell’iniztiva è l’assenza di Sua Eccelenza Reverendissim Monsignore Ciro Manieri Arcivescovo Metropolita di Taranto, che incidentalmente è il proprietario del castello Episcopio, e comprendiamo il motivo dell’assenza, la Curia ha intimato lo sfratto all’ammnistrazione comunale già da diverso tempo.
Il novenale calvario dell’opera della Crocifissione di Cristo, ispirata alla Crocifissione di Masaccio, ha destato interesse anche fuori dalla città di Grottaglie, riceviamo una riflessione al riguardo, da Kefa Petrus, artistista e profondo studioso della cultura jonico-salentina, che in passato ha dedicato la sua attenzione ai riti emozionali di Grottaglie ed in particolare i rtuali religiosi e laici che si dedicano al san Ciro. Scrive Kefa Petrus.“Tutto è compiuto. Mi sembra in estrema sintesi quanto è avvenuto in queste ultime ore a Grottaglie. Il riferimento biblico non è casuale, atteso il periodo della settimana santa, che felicemente, ora, si coniuga con la ricollocazione plastica del calvario. L’emblema dell’estremo atto di amore divino, compiuto con il sangue, si associa con quel piccolo atto di amore di un popolo, di una scuola, di un qualsiasi sguardo che ora potrà riposarsi sull’insigne opera d’arte. Quella sublime intuizione dell’ interpretazione del Masaccio, in ceramica, ora campeggia di nuovo gloriosa, nell’identità del popolo grottagliese. Certamente, il divario tra l’agonia storica e quella del restauro è considerevole. Ma, non importa. Importa la passione e quella simboleggiata e quella profusa dai restauratori. Certamente, in queste ore, possiamo affermare che “tutto è compiuto” e che ci si creda o meno, anche ad un’opera umana puo’ spettare una resurrezione. Buona Pasqua ai grottagliesi!”
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