“SETTIMANA SANTA A GROTTAGLIE SONO ANNUNCIATI DA UN SORDO RULLIO DI TAMBURI, UNO SQUILLO STENTOREO DI TROMBA RESA RAUCA DAL TEMPO, ANNUNZIANO ANCORA OGGI A GROTTAGLIE LA PASSIONE DI GESÙ”.
di Vito Nicola Cavallo
II fedele che comincia la sua adorazione, visitando le chiese, dice: Vado in chiesa e rimango tutti gli altari sono spogliati; mi volto verso l’altare maggiore, e non vedo più il Signore! Domando attorno: dov’è scomparso?Nel Sepolcro l’hanno deposto! O sepolcro glorioso, tutto pieno di grande amore! ed il corpo tuo prezioso sta esposto per quarantore! Sepolcro visitato dalla cristianità! bagnato dalle lacrime della Vergine Maria! Quello fu il pianto che salvo la mia anima! Sepolcro visitato dalla cristianità! Dagli angeli salutato e dalla Vergine Maria!Riti e tradizioni della Settimana Santa a Grottaglie sono annunciati da un sordo rullio di tamburi, uno squillo stentoreo di tromba resa rauca dal tempo, annunziano ancora oggi a Grottaglie la Passione di Gesù. A Grottaglie, protagoniste della Settimana Santa, sono le Confraternite, custodi attente delle più belle tradizioni, impegnate in clima post-conciliare a culturizzare il loro contributo unificando valori di fede e valori tradizionali.
Caratteristici i canti popolari, con il solito accordo di terza, che i buoni confratelli preparano per tutta la Quaresima. Venerdì Santo: la processione dei Misteri. Un’asta ha assegnato ai vincitori, nella Domenica delle Palme, i simulacri. Li addobberanno a proprie spese con fiori, con lumi e gli immancabili aranci del Cristo all’orto. Sempre ammirata la stupenda urna, opera dell’artigiano locale Giuseppe Quaranta (Sepparédda) che accoglie il Cristo morto. È una processione imponente dove la pietà e la fede non sono offuscate dal folklore. Ai quattro punti cardinali della città il Padre spirituale benedice con la reliquia della Santa Croce il popolo genuflesso. Sabato Santo: l’ansia dell’attesa. Le strade strette, i vicoli del centro storico odorano della calce bianca che le nostre buone donne hanno gettato a piene mani sulle facciate delle case. Il profumo delle “palòmme” (scarcédde) a forma di “agnello, bamboccio, panierino”, colle buone uova di gallina, stuzzica già l’appetito dei piccoli e dei grandi, facendo impallidire il sofisticato uovo di cioccolata. Ma non si può! Bisogna attendere le campane della
Veglia Pasquale! ”Così D. Cosimo De Siati sintetizzava la settimana santa grottagliese della quale ripercorriamo ora i momenti con i vari riti, i protagonisti e i luoghi .Ad anticipare in qualche modo i riti della Settimana santa grottagliese sono due manifestazioni: una Via Crucis generale, curata da tutte le parrocchie, per le vie della città che in genere si tiene prima della settimana santa; e, come in tanti altri luoghi, la processione della Desolata che tradizionalmente viene curata dalla Confraternita del Nome di Gesù.
Questo pio sodalizio, inizialmente istituito presso la chiesa del Carmine, nel 1624 venne aggregato alla Collegiata dove aveva la cura della cappella del Crocifisso. Successivamente si costruì un piccolo oratorio in piazza vicino a quello del Rosario, sotto il titolo della Natività della Vergine e si resse con regole dettate dai padri Domenicani. L’arcivescovo di Taranto Tommaso Caracciolo confermò l’erezione nel 1644. In forza della comunicazione spirituale con la confraternita del Nome di Gesù eretta nella chiesa di S. Maria sopra la Minerva di Roma, godeva di molte indulgenze previste dalla bolla “Cum certas” di Paolo V del 31 ottobre 1606. Era tenuta a solennizzare la festa della Circoncisione, a
prendere parte alle varie processioni, alle Quarantore nella domenica di Passione; a fornire la dote ad alcune ragazze povere, e a molte altre azioni di pietà, come la celebrazione di messe, uffici divini e opere di misericordia spirituali e materiali. I confratelli, che vestono il saio con mozzetta rossa, dovevano recarsi nell’oratorio nei giorni di venerdi, al tramonto del sole, e nelle domeniche e nelle feste durante l’anno; frequentare spesso i Sacramenti; fare l’elemosina e compiere altri doveri del genere, secondo le regole prescritte. Nel 1873, a seguito dell’abbattimento dell’antico oratorio in piazza, la confraternita passò dapprima nella chiesa dello Spirito Santo e poi, dal 1939, in quella della Madonna del Lume.Questo piccolo gioiello di devozione e di arte è sito in pieno centro storico, nello spazio urbano compreso tra l’omonimo arco e la via S. Francesco De Geronimo. Conosciuta anche col titolo di S. Mattia o “La Comunità”, essa apparteneva all’antica Congregazione dei Chierici di S. Gaetano fondata nel 1641 dall’arcivescovo di Taranto, il teatino Mons. Tommaso Caracciolo, con lo scopo di elevare l’educazione spirituale, morale e culturale dei Grottagliesi. In questa Chiesa S. Francesco De Geronimo ebbe i primi rudimenti culturali ed i sani principi di educazione religiosa. La costruzione originaria appartiene alla prima metà del secolo XVII. Sciolta la
“Comunità”, nel 1755 il canonico Giambattista Monaco fece demolire l’antica chiesa ricostruendola nelle forme attuali col titolo della Madonna del Lume. La facciata è semplice, con il portale timpanato, sormontato da una sorta di finestrone atipico a forma di specchiera e dai lineamenti a bulbo. Ai due lati dell’unico portone d’entrata vi sono due nicchie nelle quali sono situati due mezzi busti raffiguranti S. Gaetano a sinistra e S. Andrea Avellino a destra.
L’interno è composto da una sola navata ai lati della quale si aprono con arco a tutto sesto tre cappelle a sinistra e tre cappelle a destra, sopraelevate dal piano della chiesa da tre scalini e dedicate rispettivamente, entrando a destra, a S. Vincenzo Ferrer, a S. Gaetano da Thiene, fondatore dei Teatini, e all’Arcangelo Raffaele col giovane Tobia; ed entrando a sinistra, a S. Pasquale Baylon, S. Maria del Pozzo e a S. Andrea di Avellino. Nella pala d’altare è rappresentata la Madonna del Lume: la Vergine Santa, con il Cristo Bambino in braccio ed in atto di salvare anime da un mostro infernale,
è attorniata da angeli poggiati su nuvolette e due di essi recano una corona. Il piccolo tempio è riccamente decorato con stucchi, fregi e motivi tardo barocchi (II metà sec. XVIII). Alcune tele vengono tradizionalmente attribuite al pittore grottagliese Nicola Coviello (metà sec. XVIII).Nel retro dell’altare maggiore si può osservare, scolpito in pietra, un interessante bassorilievo colorato raffigurante Cristo Morto di ignoto scultore locale, risalente probabilmente ai primi anni del secolo XVII. La statua della Desolata che viene portata in processione nel Venerdì di Passione è opera in cartapesta dei primi anni del Novecento. Essa è “tutta vestita di nero, col mantello anche esso nero, con righello dorato ai bordi. Un pugnale in metallo le trafigge il petto. Le mani stringono un fazzoletto bianco in seta con orli ricamati. II volto delicato e di fattura raffinata, rivolto al cielo esprime un intenso dolore; ha 1’aureola a raggiera. La statua da sempre viene usata nel Venerdi di Passione, come un vero inizio della Settimana Santa. Anticamente quando nella Chiesa Madre veniva predicata tutta la Quaresima, questa statua portata in processione dalla Congrega del SS. Nome di Gesù chiudeva il suo itinerario bussando alla porta centrale; era quella una buona occasione per infervorare sempre più i fedeli all’amore della Vergine Addolorata, e muoverli
a compassione e disporli meglio alla Santa Pasqua”. La processione della Desolata, come già detto, si tiene il Venerdì di Passione, ossia il Venerdì precedente la Domenica delle Palme. Alle ore 18.30, dalla Chiesa Matrice, nella quale precedentemente viene traslata, esce la statua della Vergine e percorre l’antico centro e parte del paese nuovo. Vi partecipano i confratelli rivestiti col saio, bordone mozzetta rossa, le consorelle e i devoti. Nella circostanza Il coro esegue i tradizionali canti della Passione di Gesù, dei quali, alcuni sono gli stessi che il coro del Purgatorio canta durante la processione dei Misteri del Venerdì Santo.
Il Giovedì Santo è dedicato all’esaltazione dell’Eucaristia con l’allestimento del “Sepulchrum Domini” (Sibbùrcu) nelle principali chiese cittadine: Chiesa Madre, Carmine, S. Francesco De Geronimo, Paolotti, Madonna delle Grazie, Rosario e S. Maria in Campitelli che per l’occasione, con tanta fantasia e passione vengono abbellite e addobbate. A solennizzare il Giovedì Santo sono i confratelli del Carmine. Questi vestono il saio con cappuccio bianco, mozzetta gialla con sottostante pazienza marrone, cingolo, cappello color marrone e bordone. Incedono a piedi scalzi, sempre in coppia, sì da formare sul retro la scritta DECOR – CARMELI. La Regola della confraternita, approvata dall’arcivescovo di Taranto Mons. Antonio d’Aquino nel 1620, confermata dai suoi successori e munita infine di regio assenso nel 1777, si apre con queste parole che ben richiamano la finalità dell’antico sodalizio: “Quanto siano nella divina scrittura raccomandate le orazioni, l’uso dei Sacramenti, le opere della misericordia, facilmente vedrà, chi attentamente la legge, dove ritroverà un’inestimabile
utilità di queste sacre cose, poiché l’orazione è come un corriere, il quale ci porta ogni bene; i Sacramenti come piccoli rivoli, dai quali scaturiscono a noi i meriti della Passione di Cristo; le opere della misericordia come tesori con i quali acquistano la misericordia da Dio di avere azione nel regno di Cieli; perciò alcuni devoti cristiani non contentandosi di quel che di precetto siano obbligati a fare intorno a queste cose, s’hanno voluto obbligare più strettamente, onde hanno istituito alcune compagnie dedicate a quest’esercizio e sante opere, pigliando per intercessori e protettori alcuni santi, sotto il cui stendardo militano. SEGUE DOMANI
(1) Rosario Quaranta in “ Settimana Santa a Grottaglie Riti Religiosi e Tradizione Popolare”. Comune di Grottaglie-assessorato al turismo e marketing della ceramica artistica e tradizionale .
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