LA DOMENICA IN ALBIS A GROTTAGLIE.

 PASCA TLÌ PALÒMME… ”.

E’ tradizione in Puglia, la domenica successiva la santa Pasqua, recarsi fuori nelle campagne, ed in particolare nei Santuari Mariani edificati nel tempo, abbiamo scritto di tre Santuari, Madonna della Mutata e Santa Maria dei Grani e dell’Abbazia di Santa Maria di Cerrate, nelle provincie di Taranto e Brindisi e Lecce. Continua la consueta tradizione del pellegrinaggio fuori porta, in particolare per il santuario della Madonna di Mutata a Grottaglie (Ta), e delle opere in maioliche, realizzate dal Prof. Domenico  Simeone, nella via Crucis esistente sulla provinciale Grottaglie-Martina Franca. Storicamente apprendiamo dallo storico Ciro Cafforio in “Santa Maria Mutata- nell’ex feudo

di San Vittore della Mensa Arcivescovile di Taranto”, in “Processioni”, “l’anima cristiana quanto più soffre, tanto più prega, crede e spera. Il popolo grottagliese in mezzo a tante afflizioni prodotte da discordie religiose e da conflitti politici, tra avventure e avventurieri abituali e pescare nel torbido, si attaccò sempre più alla sua tenerissima Madre della Mutata, consolatrice degli afflitti. Fin da quando sorse il tempio nella Foresta in onore della Vergine Assunta, gli abitanti di Grottaglie, di Casal Piccolo, di Riggio e di Salete vi si recavano in pellegrinaggio nella festa primaverile di Pasqua, in quella estiva del 15 agosto. Dopo il miracolo della Mutata, come riportato da Emanuele De Giorgio, quando, “alcuni contadini,rinvennero una statua antichissima della Madonna.

La statua sarebbe passata in proprietà al paese verso cui il simulacro della Vergine avrebbe rivolto lo sguardo. Destino volle che la Vergine si voltasse in direzione del mio paese( Grottaglie) e cosi sorse il santuario che porta appunto il nome di « Madonna di Mutata »  della Mutata”(1),prosegue il Cafforio “a queste processioni di devozione ed adorazione i Grottagliesi ne aggiunsero un’altra il lunedì dopo Pentecoste e altre ancora “pro gratiarum actione” da impetrarsi in tutte le necessità spirituali e temporali della vita pubblica….nel 1857, anno in cui si costruì la cappella della Mutata nella Chiesa Matrice. L’uso poi di imporre ilnome di Maria Mutata alle neonate cominciò nel 1790. In tutte le processioni, sia ordinarie che straordinarie, al santuario della Foresta dapprima ilpopolo seguiva il clero, come diciamo ora, in ordine sparso salmodiando lungo la via tortuosa e d’inverno impraticabile”.

Lungo questa via,oggi praticabile e percorribile (ndr.provinciale Grottaglie–Martina Franca),nel 1954 si edificarono 15  colonne in carparo leccese, che ospitarono altrettante maioliche policrome, raffigurante la Passione e Morte di Gesù Cristo. Denominati “Misteri del Rosario, le formelle in ceramica furono  realizzate dal prof. Domenico Simeone, docente di modellato presso l’istituto Statale d’Arte di Grottaglie restaurate nel 2004.

La storia del pellegrinaggio, interessante manifestazione popolare denominata Pasca tli palòmme alla Mutata, è riportato da Emanuele De Giorgio alcuni decenni or sono, ”le brave massaie erano tutte affaccendate a preparare le «scarcedde» che nel gergo dialettale del mio paese si chiamano «palomme»  e i taralli impastati con olio e pepe «li puddichi». Era una gara di ingegnosità perché si trattava di modellare con la pasta le «palomme» che dovevano contenere le uova; prendevano cosl forme l’agnello, la colomba, il gallo e il cestino col manico a tortiglione, il tutto imbottito di uova secondo l’eta del destinatario o il numero dei componenti la famiglia; « palomme » di farina di grano impastata con olio e pepe con nel mezzo delle uova intere, cotte regolarmente nel forno a legna.a due, a quattro, e talvolta fino a venti.

 Naturalmente, la gioia dei bambini era commisurata al grado di munificenza della mamma. (…) La meta perfetta era il Santuario della « Madonna di Mutata » situato a pochi chilometri del paese. Si arrivava percorrendo una strada carrozzabile, piena di fango d’inverno e polverosa d’estate. La tradizione di recarsi al Santuario della Mutata nella Domenica in Albis ancora oggi perdura, ma con modalità alquanto diverse. Il pellegrinaggio così caratteristico non c’è più; ma la gente, numerosissima, non manca di recarsi in auto e di affollare il santuario e le contrade circostanti per trascorrere con la medesima festosa atmosfera familiare una giornata spensierata e serena sotto la protezione dell’antica Patrona di Grottaglie. Anche i dolci tipici e le caratteristiche palòmme, puddìchi  e taralli che, col buon vino, allietano l’allegra scampagnata, vengono ancora preparati nelle case oppure, comodità della vita moderna, sono già belli e pronti nei ben attrezzati forni e nelle pasticcerie della cittadina! 

Qualche anno fa, a testimonianza della vitalità della tradizione, sopra una lunghissima tavolata sistemata sulla via davanti al santuario, ha fatto bello sfoggio di sé,  per ben 18 metri, la Palòmma più lunga del mondo! Iniziativa, questa,che quest’anno la  Proloco di Grottaglie ha chiamato “PASCA TLÌ PALÒMME… IL RITORNO”.

(1) Rosario Quaranta in “Settimana Santa a Grottaglie Riti Religiosi e Tradizione Popolare”. Comune di Grottaglie-assessorato al turismo e marketing della ceramica artistica e tradizionale.